Folgňre da San Gimignano



Sonetti politici e morali

 

 

 

 

I
Piú lichisati siete ch'ermellini,
conti pisan, cavalieri e donzelli,
e per istudio de' vostri cappelli
credete vantaggiare i fiorentini;
e franchi fate stare i ghibellini
in ogni parte, o cittadi o castelli,
veggendovi sí osi e sí isnelli:
sotto l'arme, parete paladini.
Valenti sempre come lepre in caccia
a riscontrare in mare i genovesi,
e co' lucchesi non avete faccia;
e come i can dell'ossa son cortesi,
se Folgore abbia cosa che gli piaccia,
siate voi contro a tutti li foresi.
II
Eo non ti lodo, Dio, e non ti adoro,
e non ti prego, e non ti rengrazio,
e non ti servo: ch'eo ne son piú sazio
che l'anime di stare in purgatoro;
perché tu hai messi i guelfi a tal martoro
ch'i ghibellini ne fan beffe e strazio;
e se Uguccion ti comandasse il dazio,
tu il pagaresti senza perentoro.
Ed hanti certo sí ben conosciuto,
tolto t'han San Martino ed Altopasso
e San Michele e 'l tesor ch'hai perduto;
ed hai quel popol marcio cosí grasso,
che per soperbia cherranti ' tributo:
e tu hai fatto 'l cor che par d'un sasso.
III
Cosí faceste voi o guerra o pace,
guelfi, sí come siete in devisione,
ché in voi non regna ponto di ragione,
lo mal pur cresce e 'l ben s'ammorta e tace.
E l'uno contra l'altro isguarda e spiace
lo suo essere e stato e condizione;
fra voi regna il pugliese e 'l Ganellone,
e ciascun soffia nel fuoco penace.
Non vi ricorda di Montecatini,
come le mogli e le madri dolenti
fan vedovaggio per gli ghibellini?
E babbi, frati, figliuoli e parenti,
e chi amasse bene i suoi vicini,
combatterebbe ancora a stretti denti.
IV
Guelfi, per fare scudo delle reni,
avete fatto i conigli leoni,
e per ferir sí forte di speroni,
tenendo vňlti verso casa i freni.
E tal perisce in malvagi terreni,
che vincerebbe a dar con gli spontoni;
fatto avete le púpule falconi,
sí par che 'vento ve ne porti e meni.
Perň vi do conseglio che facciate
di quelle del pregiato re Roberto,
e rendetevi in colpa e perdonate.
Con Pisa ha fatto pace, quest'č certo;
non cura delle carni malfatate
che son remase a' lupi in quel deserto.
V
Cortesia cortesia cortesia chiamo
e da nessuna parte mi risponde,
e chi la dče mostrar, sí la nasconde,
e perciň a cui bisogna vive gramo.
Avarizia le genti ha preso all'amo,
ed ogni grazia distrugge e confonde;
perň se eo mi doglio, eo so ben onde:
di voi, possenti, a Dio me ne richiamo.
Ché la mia madre cortesia avete
messa sí sotto il pič che non si leva;
l'aver ci sta, voi non ci rimanete!
Tutti siem nati di Adamo e di Eva;
potendo, non donate e non spendete:
mal ha natura chi tai figli alleva.

 

 

 

Altri sonetti di dubbia attribuzione

 

VI
Amico caro, non fiorisce ogni erba,
né ogni fior che par, frutto non porta;
e non č vertudiosa, ogni verba,
né ha vertú ogni pietra ch'č orta;
e tal cosa č matura e pare acerba,
e tal se par doler che se conforta;
ogni cera che par, non č soperba,
cosa č che getta fiamma e che par morta.
Perň non se convien ad uomo saggio
volere adesso far d'ogn'erba fasso,
né d'ogni pietra caricarsi 'l dosso,
né voler trar d'ogni parola saggio,
né con tutta la gente andare a passo:
senza ragione a dir ciň non son mosso.

 

VII
Quando la voglia segnoreggia tanto,
che la ragion non ha poter né loco,
ispesse volte ride l'uom di pianto
e di grave doglienza mostra gioco;
e ben seria di buon savere affranto
chi fredda neve giudicasse fňco;
simil son que', che gioi' mostrano e canto
di quel, onde doler devriano un poco.
Ma ben si puň coralmente dolere
chi sommette ragione a voluntade
e segue senza freno suo volere;
che non č giŕ sí ricca podestade
com' se medesmo a dritto mantenere,
seguire pregio, fúgger vanitade.

 

VIII
Fior di virtú sí č gentil coraggio,
e frutto di virtú sí č onore,
e vaso di virtú sí č valore
e nome di virtú č uomo saggio;
e specchio di virtú non vede oltraggio
e viso di virtú, chiaro colore,
ed amor di virtú, buon servitore,
e dono di virtú, dolce lignaggio.
E letto di virtú č conoscenza,
e seggio di virtú, amor leale,
e poder di virtú č sofferenza;
e opera di virtú, esser leale,
e braccio di virtú, bella accoglienza:
tutta virtú č render ben per male.

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