Edmond Rostand


CIRANO DI BERGERAC

 

 

 

Commedia eroica in cinque atti

E' all'anima di Cirano che avrei voluto dedicare questo poema, ma poiché essa è passata in voi, Coquelin, è a voi che lo dedico.

(Dedica dell'autore all'attore Coquelin, primo interprete del ruolo di Cirano al Theatre de la Porte Saint-Manin il 28 dicembre 1897)

PERSONAGGI

Cirano di Bergerac

Cristiano di Neuvillette

Antonio de Guiche

Ragueneau

Le Bret

Carbone di Castelgeloso

Lignière

Visconte di Valvert

Montfleury

Bellerose

Jodelet

Cuigy

D'Artagnan

Brissaille

Cadetti, marchesi, poeti, pasticcieri, moschettieri, pubblico e attori al Palazzo Borgogna, un borghese e suo figlio, un seccatore, un cavalleggero, un ladro, una guardia, un cappuccino, due musici, paggi.

Rossana

Suora Marta

Suora Clara

Madre Margherita

La Governante

Lisa

Attrici, dame, preziose, suore, una vivandiera e una fioraia

L'azione si svolge nel 1640 per i primi quattro atti e nel 1655 per il quinto

ATTO PRIMO

Una rappresentazione a Palazzo Borgogna.

La sala di Palazzo Borgogna nel 1640. Una specie di capannone per il gioco della palla adattato a uso teatrale. Vari manifesti rossi sui quali si legge "La Cloreste". La sala è ancora semibuia

SCENA 1 - Il pubblico, che comincia a entrare a poco a poco. Cavalieri, borghesi, servi, paggi, un ladro, il portinaio, eccetera

(Si sente dietro la porta un vociare, poi un cavaliere entra bruscamente)

IL PORTINAIO (inseguendolo): Ehi, Voi! Quindici soldi!

IL CAVALIERE: Io entro gratis!

PORTINAIO: E perché?

CAVALIERE: Sono cavalleggero del re!

PORTINAIO (a un altro cavaliere che entra): E voi?

SECONDO CAVALIERE: Non pago!

PORTINAIO: Ma...

SECONDO CAVALIERE: Sono moschettiere!

PRIMO CAVALIERE (al secondo): Non comincia che alle due. La sala è vuota. Tiriamo di fioretto. (Tirano di scherma).

UN SERVO (entrando): Ehi, Flanquin...

UN ALTRO (già arrivato): Sciampagna?

IL PRIMO (mostrandogli dei giochi che tira fuori dalla giubba): Carte.

Dadi (Si siede per terra) Giochiamo.

IL SECONDO (si siede anche lui): Sì caro.

IL PRIMO (tirando di tasca un mozzicone di candela che accende e fissa per terra): Ho preso un po' di luce al mio padrone.

UNA GUARDIA (a una fioraia che viene avanti): Carino da parte tua venire prima che accendano le luci!... (la stringe in vita)

UNO DEGLI SCHERMIDORI (ricevendo un colpo): Toccato!

UN GIOCATORE: Fiori!

LA GUARDIA (inseguendo la ragazza): Un bacio!

LA FIORAIA (divincolandosi): Ci vedono!...

LA GUARDIA (trascinandola in un angolo buio): Qui no!

UN UOMO (sedendo a terra con altri, che hanno portato da mangiare): Quando si arriva prima, si ha pure il tempo di mangiare!

UN BORGHESE (col figlio): Vieni, sistemiamoci là.

UN GIOCATORE: Tris d'assi!

UN UOMO (sedendosi anche lui e tirando di sotto il mantello una bottiglia): Un beone ha diritto a bere il suo Borgogna... (beve) a Palazzo Borgogna!

IL BORGHESE (a suo figlio): In che posto siamo capitati? (Mostra l'ubriacone col bastone) Ubriaconi!

(Duellando, uno dei cavalieri lo investe) Spadaccini!.. (Casca in mezzo ai giocatori) Giocatori!

LA GUARDIA (alle spalle continuando a insidiare la fioraia): Un bacio!

IL BORGHESE (allontanando con apprensione suo figlio): Mio Dio! E pensare che in questa sala è stato rappresentato Rotrou!

IL RAGAZZO: E Corneille!

UN GRUPPO Dl PAGGI (tenendosi per mano, entrano ballando e cantando):

Tralalà-lalalà-lallallèra...

IL PORTINAIO (severamente, ai paggi): Mi raccomando, paggi! Niente scherzi!

PRIMO PAGGIO (con aria offesa): Ma, signore, che dite!...

(In fretta, al secondo, appena il portinaio volta le spalle:) Hai con te dello spago?

IL SECONDO: Sì, con un gancio.

IL PRIMO: Così potremo pescare qualche parrucca di lassù.

UN LADRO (ad altri brutti ceffi): Avanti, novellini, prima lezione. Dal momento che siete al primo furto...

SECONDO PAGGIO (gridando ad altri, in galleria): Ehi! Avete cerbottane?

TERZO PAGGIO: E anche piselli! (Gli soffia addosso dei piselli)

IL RAGAZZO (al padre): Che cosa rappresentano?

IL BORGHESE: La "Cloreste".

IL RAGAZZO: Di chi è?

IL BORGHESE: Dell'accademico Balthazar Baro!... Bel testo! (Si allontana al braccio del figlio)

IL LADRO (ai complici): ... Le trine dei calzoni vanno tagliate così!

UNO SPETTATORE (a un altro, indicando in alto): Guardate, alla prima del "Cid" ero là!

IL LADRO (accompagnando la spiegazione col movimento delle dita): Gli orologi...

IL BORGHESE: (tornando avanti con il figlio): Vedrai degli attori molto illustri...

IL LADRO (facendo il gesto di tirare qualcosa da una tasca con piccoli strappi): I fazzoletti...

IL BORGHESE: Montfleury...

QUALCUNO (gridando dall'alto): Luce, accendete la luce!

IL BORGHESE: Bellerose, Epy, la Beaupré, Jodelet!

UN PAGGIO (in platea): Ecco la vivandiera!

LA VIVANDIERA (apparendo dietro il buffet): Arance, latte, sciroppo di lampone, cedrata... (Baccano alla porta)

UNA VOCE IN FALSETTO: Lasciate passare, villani!

UN SERVO (meravigliato): I marchesi!... In platea?

UN ALTRO SERVO: Solo per qualche minuto. (Entra un gruppo di giovani marchesi)

UN MARCHESE (vedendo la sala semivuota): Beh?... Entriamo così, come dei piccoli borghesi! Senza disturbare la gente - senza pestare i piedi a nessuno?... Che vergogna! (Incontra altri gentiluomini, entrati prima di lui) Cuigy! Brissaille! (Grandi abbracci)

CUIGY: E già - siamo arrivati prima della luce!

IL MARCHESE: Non parlarmene! Mi sento...

UN ALTRO: Consolati, marchese. Ecco la luce!

(La sala saluta con un sospiro l'entrata dell'accenditore. Il pubblico fa capannello intorno ai lumi che accende. Entra in platea Lignière con Cristiano di Neuvillette. Lignière, in disordine, ha l'aria di un ubriacone distinto)

SCENA 2

Gli stessi, Cristiano, Lignière, e dopo Ragueneau e Le Bret

CUIGY: Lignière!

BRISSAILLE (ridendo): Non ancora ubriaco!...

LIGNIÈRE (piano, a Cristiano): Posso presentarti? (Cristiano fa segno di sì). Il barone di Neuvillette.

LA PLATEA (sollevata dalla luce che si diffonde): Evviva!

CUIGY (guardando Cristiano): Niente male!

PRIMO MARCHESE (che ha sentito): Insomma...

LIGNIÈRE (presentando a Cristiano): Il signor de Cuigy, il signor de Brissaille...

CRISTIANO (inchinandosi): Enchanté!...

PRIMO MARCHESE (al secondo): Sì, è carino, ma veste molto male.

LIGNIÈRE (a Cuigy): Arriva adesso dalla Turenna.

CRISTIANO: Sono a Parigi da venti giorni appena. Entro domani nel reggimento delle guardie, come cadetto.

PRIMO MARCHESE (guardando tra il pubblico): Ecco la presidentessa Aubry!

LA VIVANDIERA: Arance, latte... (Un accordo di violini)

CUIGY (a Cristiano, indicando il pubblico): Un bel po' di gente, eh!

CRISTIANO: Sì, parecchia.

PRIMO MARCHESE: Bella gente! (Nominano le signore man mano che entrano. Salutano, sorridono)

SECONDO MARCHESE: La signora di Guéméné...

CUIGY: La Bois-Dauphin.

PRIMO MARCHESE: La conosciamo.

BRISSAILLE: La Chavigny...

SECONDO MARCHESE: La conosciamo bene.

LIGNIÈRE: Guarda, c'è anche Corneille. E' arrivato da Rouen.

IL RAGAZZO (al padre): Ci sono gli accademici?

IL BORGHESE: Mah... ne vedo parecchi. Ecco Boudou, Boissat e Cureau, Porchères, Colomby, Bourzeys, Bourdon, Arbaud... Tutti nomi immortali, destinati a restare nei secoli.

PRIMO MARCHESE: Attenzione! Arrivano le preziose: Bartenoide, Urimedonte, Cassandra, Felixeria...

SECONDO MARCHESE (in estasi): Che soprannomi eccitanti! Li conosci tutti?

PRIMO MARCHESE: Sì, tutti!

LIGNIÈRE (a Cristiano in disparte): Caro mio. Lei non si vede. Sono entrate tutte. Sono venuto qui per aiutarti, ma a questo punto me ne torno a bere.

CRISTIANO (supplicandolo): No, ti prego... Tu che conosci tutti in questa città, rimani! Devi dirmi chi è. (Nuovi accordi dei violini. Pronti a iniziare)

LA VIVANDIERA: Pasticcini, limonata!... (I violini attaccano)

CRISTIANO: Temo che sia colta e preziosa. Non oso parlarle. Non so parlare. Oggi si parla e si scrive in un modo che mi mette a disagio.

Io non sono che un militare timido. Lei siede sempre lì, a destra, in fondo - in quel palco vuoto.

LIGNIÈRE (avviandosi a uscire): Io vado.

CRISTIANO (trattenendolo): Aspetta!

LIGNIÈRE: Non posso. Devo andare alla taverna. Mi aspettano. Qui si muore di sete.

LA VIVANDIERA (passando): Aranciata?

LIGNIÈRE (ha un moto di disgusto): Buahahah!...

VIVANDIERA: Latte?

LIGNIÈRE (sempre più disgustato): Mi fai star male!

VIVANDIERA: Vino.

LIGNIÈRE: Ecco! (A Cristiano:) Rimango ancora un po'. Sentiamo com'è questo vino!

(La vivandiera gli dà da bere. Il pubblico, improvvisamente, acclama un ometto grassoccio e gaio chiamandolo per nome: Ragueneau! Ragueneau!)

LIGNIÈRE (a Cristiano): E' il grande pasticciere Ragueneau!

RAGUENEAU (avvicinandosi a Lignière): Avete visto il signor Cirano?

LIGNIÈRE (presentando Ragueneau a Cristiano): Il pasticciere degli attori e dei poeti!

RAGUENEAU (confondendosi): Beh, insomma, sì, io...

LIGNIÈRE: Zitto! Lo sanno tutti che sei un mecenate!

RAGUENEAU: Sì, qualcuno si serve da me...

LIGNIÈRE: A credito. Scrive anche lui - è un buon poeta.

RAGUENEAU: Così dicono, ma...

LIGNIÈRE: E pazzo per la poesia!

RAGUENEAU: E' vero. Per qualche verso io...

LIGNIÈRE: Regaleresti una torta!

RAGUENEAU: Una torta?!... Diciamo un pasticcino!

LIGNIÈRE: Pover'uomo, si scusa! E per un bel sonetto?

RAGUENEAU: Qualche panino. Tutto qui.

LIGNIÈRE (severamente): Con panna! E il teatro - ti piace il teatro?

RAGUENEAU: L'adoro!

LIGNIÈRE: Una passione che paghi in dolciumi! Detto tra noi, quanto t'è costato l'ingresso stasera?

RAGUENEAU: Quattro torte e quindici paste. (Guardandosi intorno). Ma non vedo il signor Cirano. Strano.

LIGNIÈRE: Perché?

RAGUENEAU: C è Montfleury che recita!

LIGNIÈRE: Già, questo cane stasera fa Fedone. Ma che c'entra Cirano?

RAGUENEAU: Allora non sapete niente? Detesta Montfleury. Gli ha proibito di recitare per un mese!

LIGNIÈRE (che è al quarto bicchiere e non capisce): E allora?

RAGUENEAU: Stasera c'è Montfleury!

CUIGY (avvicinandosi): Evidentemente non c'è riuscito.

RAGUENEAU: Come? Sono venuto apposta per vederlo!

PRIMO MARCHESE: Ma chi è questo Cirano?

CUIGY: Un ragazzo che tira bene di scherma.

SECONDO MARCHESE: Nobile?

CUIGY: Abbastanza. E' cadetto. (Indicando un gentiluomo che viene avanti come cercasse qualcuno). Ma il suo amico Le Bret potrà dirvi di più. (Chiama:) Le Bret. (Le Bret si avvicina) Cercate Cirano?

LE BRET: Sì, sono preoccupato.

CUIGY: Diteci. Com'è Cirano?

LE BRET (teneramente): Straordinario. Non conosco un altro come lui.

RAGUENEAU: Poeta!

CUIGY: Spadaccino!

BRISSAILLE: Scienziato!

LE BRET: Musicista!

LIGNIÈRE: Per non parlare dell'aspetto!

RAGUENEAU: Sapeste come si veste!... Bizzarro, eccessivo, stravagante, svanito - potrebbe fornire a un pittore il modello più folle per ritrarre uno spadaccino. Porta un cappello a tre piume e la giubba a sei falde, e il mantello sollevato dietro dalla spada come la coda di un gallo. E il naso!... Sapeste che naso! Non lo si può vedere senza esplodere in un grido di stupore: non è possibile! Troppo esagerato!... Poi si ride e si dice: via, è finto! Ora se lo toglie! Ma il signore di Bergerac non se lo toglie mai!

LE BRET: Non solo non se lo toglie - ma sventra chi lo nota.

RAGUENEAU: La sua lama e le forbici della Parca sono tutt'uno!

PRIMO MARCHESE (alzando le spalle): Non verrà.

RAGUENEAU: Scommettiamo?

IL MARCHESE (ridendo): Come volete.

(Echi d'ammirazione in sala. Entra Rossana e prende posto nel suo palco. Cristiano, intento a pagare la vivandiera, non se ne accorge)

SECONDO MARCHESE: Quant'è bella!

PRIMO MARCHESE: Una pesca col sorriso di fragola!

SECONDO MARCHESE: Così fresca che, a starle troppo vicino, ti prendi una polmonite!

CRISTIANO (scorgendola, a Lignière): E' lei!

LIGNIÈRE (guardandola): Ah, lei?

CRISTIANO: Sì. Presto, dimmi chi è. Ho paura.

LIGNIÈRE (sorseggiando il suo vino): Maddalena Robin, detta Rossana. Ecco tutto. Un'intellettuale.

CRISTIANO: Ahi!

LIGNIÈRE: E' libera, orfana, cugina di quel Cirano di cui si parlava.

(Un signore molto elegante entra nel palco di Rossana e si intrattiene a parlare con lei)

CRISTIANO: E quello chi è?

LIGNIÈRE (che comincia a essere ubriaco): Eh eh!... E' il conte de Guiche. Innamorato di lei, ma sposato alla nipote del cardinale Richelieu. Vorrebbe farla sposare a uno squallido individuo, un certo visconte di Valvert, compiacente... per poterne approfittare. Lei non vuole, ma lui è potente: può renderle la vita difficile. Ho scritto una canzone su questa faccenda... Credo che lui se la sia presa a male. Il finale è terribile... Ascolta... (Si alza vacillando, col bicchiere in mano, Per declamare)

CRISTIANO: No. Vado.

LIGNIÈRE: Dove?

CRISTIANO: Dal visconte di Valvert.

LIGNIÈRE: Attento, che t'ammazza! (Indica Rossana con un'occhiata)

Resta qui. Ti sta guardando.

CRISTIANO: E' vero.

(Resta fisso a guardarla. Il gruppo dei ladri, vedendolo così distratto, con la testa in aria e a bocca aperta, si avvicina)

LIGNIÈRE: Ho sete. Me ne vado. Mi aspettano all'osteria. (Esce barcollando)

LE BRET (riavvicinandosi a Ragueneau dopo un giro per la sala): E Cirano - niente?

RAGUENEAU (incredulo): Pare di no.

LE BRET: Forse non ha visto il manifesto. Speriamo. (Il pubblico rumoreggia sollecitando l'inizio)

SCENA 3

Gli stessi, meno Lignière; de Guiche, Valvert, poi Montfleury

UN MARCHESE (vedendo de Guiche discendere dal palco di Rossana e attraversare la platea seguito dai signori ossequiosi, tra cui il visconte di Valvert): Però, che corte, questo de Guiche!

UN ALTRO: Uff!... Ancora un guascone!

PRIMO MARCHESE: Guascone subdolo e freddo - di quelli che ci sanno fare... Andiamo a salutarlo, è meglio.

(Vanno verso de Guiche)

SECONDO MARCHESE: Che bei nastri, conte de Guiche! Di che colore sono? «Baciami piccina» o «Ventre di cerbiatta»?

DE GUICHE: «Spagnolo malato».

PRIMO MARCHESE: Colore che non mente, dato che, grazie al vostro valore, lo spagnolo se la passerà male in Fiandra.

DE GUICHE: Io salo. Venite. (Procede, seguito da tutti i marchesi e gentiluomini. Si volta e chiama) Andiamo, Valvert!

CRISTIANO (che lo sta ascoltando e osservando, trasale nell'udire questo nome): Il visconte! Bene, vado a gettargli in faccia il mio...

(Mette la mano in tasca e trova quella d'un ladro che sta per derubarlo. Si volta)

Beh?

IL LADRO: Ahi!

CRISTIANO (senza lasciarlo andare): Cercavo un guanto!

IL LADRO (con un sorriso penoso): E trovate una mano. (Cambiando tono, a bassa voce, in fretta:) Lasciatemi, e vi dico un segreto.

CRISTIANO (continuando a tenerlo): Quale?

IL LADRO: Il vostro amico Lignière... che vi ha appena lasciato...

CRISTIANO (come sopra): Sì?

IL LADRO: E' in pericolo di vita. Una sua canzone ha offeso qualcuno molto in alto, e stasera cento uomini - tra cui me gli tenderanno un agguato...

CRISTIANO: Cento?! Mandati da chi?

IL LADRO: Segreto...

CRISTIANO: Ah!

IL LADRO (con molta dignità): ... professionale.

CRISTIANO: Dov'è che lo aspettano?

IL LADRO: Alla porta di Nesle. Vicino a casa sua. Avvertitelo.

CRISTIANO: e dove lo trovo?

IL LADRO: Girate tutte le bettole: «La Pressa d'Oro», «La Pigna», «La Cinta che scoppia», «Le due Torce», «I tre Imbuti» e lasciate in tutte un biglietto.

CRISTIANO: Sì, corro. Che vigliacchi! Cento contro uno! (Guardando Rossana con amore) Però... lasciare lei (e con rabbia Valvert) e lui... Ma bisogna salvare Lignière. (Esce di corsa)

IL PUBBLICO: E allora? Vogliamo cominciare?

UN BORGHESE (mentre la sua parrucca si solleva appesa a un filo, pescata da un paggio dalla galleria superiore): La mia parrucca!

GRIDA Dl GIOIA: E' calvo!... Bravi paggi!... (Risate)

IL BORGHESE (furioso, mostrando i pugni): Mascalzone! (Grida e risate, dapprima molto forti, poi in diminuzione. Infine silenzio)

LE BRET (stupito): Che silenzio improvviso. (Uno spettatore gli parla a bassa voce) Ah?

LO SPETTATORE: Me l'hanno appena confermato.

MORMORIO: - Zitti!

- Sembra lui.

- No!

- Sì!

- Nel palco con l'inferriata.

- Il cardinale!

- Il cardinale?

- Sì, il cardinale!

UN PAGGIO: Diavolo - abbiamo finito di scherzare.

(Si sente battere un colpo sulla scena. Tutti restano immobili. Attenzione generale)

LA VOCE Dl UN MARCHESE (affacciandosi dal sipario): Una sedia! (Viene passata una sedia di mano in mano, sulle teste)

UNO SPETTATORE: Silenzio.

(Si battono tre colpi. S'apre il sipario. I marchesi sono seduti sulle loro sedie, in atteggiamento insolente. Il fondale raffigura una bluastra immagine pastorale. I violini suonano dolcemente)

LE BRET (a Ragueneau, sottovoce): Tocca a Montfleury?

RAGUENEAU (anche lui piano): Sì, comincia lui.

LE BRET: E Cirano non c'è.

RAGUENEAU: Ho perso la scommessa.

LE BRET: Meglio - meglio così!

(Si sente suonare una zampogna e appare Montfleury, in costume da pastore)

LA PLATEA (applaudendo): Bravo Montfleury! Bravo!

MONTFLEURY (ringrazia e comincia a recitare la parte di Fedone): «Felice chi, lontano, in luogo solitario decide di votarsi a esilio volontario. E chi, quando lo Zefiro sussurra tra le fronde...».

UNA VOCE (al centro della platea): Cialtrone, non t'avevo proibito di recitare per un mese?

(Stupore generale. Tutti si voltano. Mormorii)

VARIE VOCI: Che succede? - Chi è?

CUIGY: E' lui!

LE BRET (terrificato): Cirano!

LA VOCE: Fuori, buffone!

(Mormorio d'indignazione in sala)

MONTFLEURY: Ma...

LA VOCE: Che fai, protesti?

VARIE VOCI (dalla platea e dai palchi): - Silenzio!

- Basta!

- Continua, Montfleury!

- Non aver paura!

MONTFLEURY (con voce incerta): «Felice chi, lontano, in luogo soli...».

LA VOCE (sempre più minacciosa): E allora? Devo proprio romperti la schiena?

MONTFLEURY (con voce sempre più debole): «Felice chi...».

LA VOCE: Fuori!

(Proteste in sala)

MONTFLEURY (fievole): «Felice chi, lontano...».

CIRANO (montando in piedi su una sedia, le braccia incrociate, il cappello di traverso, naso terribile): Ora comincio a seccarmi!

(Emozione in sala)

SCENA 4

Gli stessi, Cirano, e poi Bellerose e Jodelet

MONTFLEURY (ai marchesi): Signori, aiutatemi!

UN MARCHESE (con sufficienza): Continuate!

CIRANO: Senti, grassone - se continui mi costringi a schiaffeggiarti!

IL MARCHESE: Basta!

CIRANO: I marchesi stiano zitti ai loro posti, o dovrò sgualcire le loro trine!

TUTTI I MARCHESI (alzandosi): Adesso è troppo! Montfleury...

CIRANO: Vattene, Montfleury. O ti taglio le orecchie!

UNA VOCE: Ma...

CIRANO: Vattene!

UN ALTRA VOCE: Insomma...

CIRANO: Sei ancora lì? (Fa il gesto di rimboccarsi le maniche). Bene! Adesso salgo in scena e ti affetto come una mortadella italiana!

MONTFLEURY (mettendo insieme tutta la sua dignità): Signore, insultando me voi insultate la musa Talia!

CIRANO (molto educatamente): Se questa musa, con la quale, signore, voi non avete nulla a che fare, avesse l'onore di conoscervi non potrebbe tollerare la vostra bestialità, ma vi ficcherebbe il suo coturno in...

LA PLATEA: Montfleury! Montfleury! Vogliamo sentire la tragedia!

CIRANO (a quelli che gridano intorno a lui): Vi prego di avere pietà per il mio fodero: se continuate, sarà costretto a vomitare la lama.

(Il cerchio si allarga)

LA FOLLA (indietreggiando): Ehilà-là!

CIRANO (a Montfleury): Esci!

LA FOLLA (riavvicinandosi): Ohohoh-ho!

CIRANO (voltandosi di scatto): Qualcosa che non va?

(La folla indietreggia di nuovo)

UNA VOCE (cantando dal fondo): Il signor Bergerac è un vero guastafeste ma non c'impedirà di veder la "Cloreste"!

TUTTA LA SALA (in coro): Di veder la "Cloreste"!

CIRANO: Se sento un'altra volta questa canzone, vi stendo tutti.

UN BORGHESE: E chi siete - Sansone?!

CIRANO: Prestatemi la vostra mascella d'asino e vedrete!

UNA DAMA (da un palco): E' inaudito!

UN SIGNORE: Uno scandalo!

UN BORGHESE: Una prepotenza inammissibile!

UN PAGGIO: Comincio a divertirmi! (La platea rumoreggia)

CIRANO: Silenzio! (Nuovi rumori dalla platea sfrenata: ragli d'asino belati, versi d'animali e risate)

Io vi..

(Un paggio miagola)

Vi ordino di tacere! Sfido tutta la platea!

Ecco - scrivo i nomi. Avvicinatevi, giovani eroi!

A ciascuno il suo turno - un numero per uno. Va bene?

Allora, chi vuole aprire la lista? Voi, signore?

No. Voi? No. Avanti, chi vuole duellare per primo?

Giuro che lo tratterò con tutti gli onori!

Tutti quelli che vogliono morire alzino la mano!

(Silenzio)

Cosa c'è? Il pudore vi impedisce di vedere la mia lama nuda? Non un nome? Non una sola mano alzata? Bene. Allora riprendiamo!

(Rivolgendosi alla scena, sulla quale Montfleury attende angosciato:) Dunque, vorrei vedere il teatro guarito da quel cancro. Altrimenti... (mette mano alla spada) ecco il bisturi!

MONTFLEURY: Io...

CIRANO (scende dalla sedia su cui era salito in piedi e si siede comodamente): Batterò le mani tre volte, faccia di luna piena! Alla terza non voglio più vederti.

(La platea rumoreggia divertita. Cirano batte la prima volta le mani)

E uno!

MONTFLEURY: Io...

UNA VOCE (dai palchi): Resta!

LA PLATEA: Resta?... Sì. No... Non resta.

MONTFLEURY: Signori, io credo che...

CIRANO: E due!

MONTFLEURY: Io sono certo che sarebbe meglio se...

CIRANO: E tre!

(Montfleury sparisce come in una botola. Tempesta di risate, fischi, urla)

LA PLATEA: Uhuhuhhh!... Vigliacco!... Torna indietro!

CIRANO (soddisfatto, stendendosi sulla sedia e incrociando le gambe): Che torni, se se la sente.

(Bellerose viene avanti e saluta)

DAI PALCHI: Ecco Bellerose!

BELLEROSE (elegantemente): Nobili signori...

LA PLATEA: No no!... Vogliamo Jodelet!

JODELET (entrando e rivolgendosi al pubblico con voce nasale): Branco di pecore!

LA PLATEA (ride): Bravo!... Bene!... Bravo Jodelet!

JODELET: Niente applausi! Quel povero grassone che vi piace tanto si è sentito...

LA PLATEA: E' un vigliacco!

JODELET: Ha dovuto uscire!

LA PLATEA: Allora che torni!

ALCUNI: Noooo!

ALTRI: Siiii!

UN GIOVANE (a Cirano): Ma infine, signore, perché odiate tanto Montfleury?

CIRANO (gentile, sempre seduto): Per due ragioni, paperino mio, ciascuna delle quali è già da sola sufficiente. Primo: è un pessimo attore, che strilla e fa abortire in gola quei versi che dovrebbero invece volar via leggeri. Secondo: è un mio segreto.

IL BORGHESE ANZIANO (alle sue spalle): Ma così ci avete privato senza scrupoli della "Cloreste"! Io insisto...

CIRANO (voltando la sua sedia dalla parte del borghese, con rispetto):

Vecchio mulo, i versi di quel rimbambito di Balthazar Baro valgono meno di zero. Non ho rimorsi.

UN GRUPPO Dl PREZIOSE (dai palchi): Come - il nostro Baro! Come si può dire una cosa simile!

CIRANO (volgendo la sedia verso i palchi, con galanteria): Signore belle, brillate, fiorite, dateci da sognare, illuminate la morte coi vostri sorrisi, ispirateci versi... ma per favore non li giudicate!

BELLEROSE: E i soldi che devo restituire?

CIRANO (volgendo di nuovo la sedia verso la scena): Bellerose, avete detto la sola cosa intelligente! Non voglio danneggiarvi. (Si alza e lancia una borsa sulla scena). Prendete questa, e tacete! (Stupore in sala)

JODELET (cogliendo al volo al borsa e soppesandola): A queste condizioni, signore, vi autorizzo a interrompere tutte le sere la "Cloreste".

(Il pubblico fischia)

Sono pronto a dividere con voi questi fischi!

BELLEROSE: Lo spettacolo è finito.

JODELET: Sentito? Fuori!

(Il pubblico si avvia a uscire, mentre Cirano si guarda intorno con aria soddisfatta. Ma la folla si arresta nell'udire le battute che seguono, e indugia in sala)

LE BRET (a Cirano): Sei pazzo!...

UN SECCATORE (che si è avvicinato a Cirano): Che scandalo! Ma lo sapete che l'attore Montfleury è sotto la protezione del duca di Candale? E voi, ce l'avete un protettore?

CIRANO: No.

IL SECCATORE: Non ce l'avete?

CIRANO: No!

IL SECCATORE: Come - non avete un potente che possa coprirvi col suo nome?

CIRANO (irritato): Ve l'ho detto due volte: no. Ve lo devo ripetere una terza? No, non ho protettori... (mette mano alla spada) ma una protettrice.

IL SECCATORE: Che farete adesso - lascerete la città?

CIRANO: Vedremo.

IL SECCATORE: Ma il duca di Candale ha il braccio lungo!

CIRANO: Non quanto il mio... (mostra la spada) quando ci aggiungo questa!

IL SECCATORE: Non immaginerete mica che...

CIRANO: Immagino.

IL SECCATORE: Ma...

CIRANO: E ora via - fuori dai piedi!

IL SECCATORE: Ma...

CIRANO: Via! - Ma, ditemi, perché mi guardate il naso?

IL SECCATORE (atterrito): Io?...

CIRANO (avvicinandoglisi): Cos'ha di così strano?

IL SECCATORE (indietreggiando): Vostra Grazia si sbaglia...

CIRANO: E' molle e pendulo come una proboscide?

IL SECCATORE (come sopra): Io non ho...

CIRANO: O adunco come un becco di gufo?

IL SECCATORE: Io...

CIRANO: C'è una verruca sulla punta?

IL SECCATORE: Ma...

CIRANO: O forse ci passeggia qualche mosca? Insomma, cos'ha di così straordinario?

IL SECCATORE: Oh!

CIRANO: E' davvero così fenomenale?

IL SECCATORE: Mi son guardato bene dal guardarlo!

CIRANO: E perché non guardarlo?

IL SECCATORE: Io avevo...

CIRANO: Allora vi disgusta?

IL SECCATORE: Signore...

CIRANO: Ha forse un'aria malsana?

IL SECCATORE: Signore!

CIRANO: Una forma oscena?

IL SECCATORE. No, niente affatto!

CIRANO: E allora perché quell'aria critica? Vi sembra forse troppo grande?

IL SECCATORE (balbettando): No, anzi, lo trovo piccolo, piccolissimo, minuscolo!

CIRANO: Come? Voi mi prendete in giro! Piccolo il mio naso? Ehilà!

IL SECCATORE: Oh, cielo!

CIRANO: Enorme è il mio naso! Vile camuso, idiota, testa piatta, sappi che sono orgoglioso d'una simile appendice, dato ch'è dimostrato che un gran naso distingue l'uomo affabile, buono, cortese, spirituale, liberale e coraggioso, proprio come sono io, e come tu non potrai essere mai, miserabile! Perché questa tua faccia senza gloria che la mia mano sta per incontrare è del tutto priva... (lo schiaffeggia, lui si lamenta) di fierezza, fantasia, lirismo, colore, luce, genio, eleganza - e di naso infine. Proprio come quest'altra faccia che...

(lo gira per le spalle e si appresta e dargli un calcio) il mio stivale sta per incontrare in fondo alla tua schiena!

IL SECCATORE (fuggendo): Aiuto! Guardie!

CIRANO: Questo è un avvertimento per tutti coloro che dovessero trovare buffo il centro del mio viso. Se poi si tratta di nobili, attenti, che li colpisco davanti e non di dietro, col ferro e non con lo stivale, senza dar loro il tempo di fuggire!

DE GUICHE (che è sceso in sala seguito dai marchesi): Ora comincia a diventare seccante!

VISCONTE Dl VALVERT (alzando le spalle): E' solo un chiacchierone!

DE GUICHE: Possibile che nessuno gli risponda?

VALVERT: Nessuno? State a vedere! Vado a cantargliene quattro!

(Avanza verso Cirano, che l'osserva, e si pianta davanti a lui con aria fatua)

Voi... voi avete un naso... ecco... un naso... molto grande.

CIRANO (con aria grave): Sì, molto.

VALVERT (ridendo): Ecco!

CIRANO (imperturbabile): Tutto qui?

VALVERT: Ma...

CIRANO: Eh, no! E' un po' poco, ragazzo mio! Ce n'erano di cose da dire sul mio naso - diamine! - e di toni da sfoggiare! Per esempio, vediamo: Aggressivo: «Io, signore, se avessi un naso simile, me lo farei tagliare!». Amichevole: «Certo che quando bevete vi si immerge nel bicchiere! Fatevene fabbricare uno su misura!». Descrittivo: «E una montagna, un picco, un promontorio!... Ma che dico, un promontorio? E una penisola!». Curioso: «A che vi serve questo affare smisurato? Da scrittoio signore, o da scatola da lavoro?». Grazioso: «Amate a tal punto gli uccelli che paternamente voleste preoccuparvi di offrire un trespolo alle loro zampette?».

Truculento: «Ditemi, signore, quando fumate, il naso vi fa da cappa del camino? E i vicini non gridano al fuoco?».

Previdente: «Fate attenzione, con tutto questo peso voi potreste cadere faccia per terra!». Tenero: «Metteteci sopra un parasole che gli preservi quel suo bel colore!». Pedante:«Pare che l'animale che Aristotele chiama ippocampelefantocammello pesasse quanto il vostro naso!». Cavalleresco: «Cos'è quest'uncino, una nuova moda? Comodo per appenderci il cappello!». Enfatico: «Che naso! Nessun vento può fargli venire il raffreddore ad eccezione del maestrale!». Drammatico: «Quando sanguina, sembra il Mar Rosso!» Ammirato: «Che splendida insegna per un profumiere!». Lirico: «E' una conca. Potreste farci il bagno!». Semplice: «Quando si può visitare il monumento?». Rispettoso: «Certo che voi ne possedete di beni al sole!». Ruspante: «E che è un naso questo? Andiamo! O è un rafano gigante o un melone nano!». Militare: «Puntate!». Pratico: «Giocatevelo al lotto. E' una bella puntata!». Oppure, facendo il verso alla tragedia greca, piangendo: «Ecco il naso che ha distrutto l'armonia di questo viso! Guardatelo, il traditore! Ne arrossisce di vergogna!».

Ecco quante cose, mio caro, avresti potuto dirmi se solo avessi un briciolo di cultura o di spirito. Ma di spirito, tristissimo individuo, tu non ne possiedi un atomo. Quanto alla cultura, poi non ne hai abbastanza da mettere insieme più di sette lettere quelle che formano la parola cretino! Comunque, quand'anche tu avessi avuto tanta immaginazione da potermi dedicare tutti questi epiteti alla presenza del nostro nobile pubblico, non avresti avuto il tempo di pronunciarne uno solo, poiché certe cose me le dico da me - con molta disinvoltura, bisogna riconoscere - ma non permetto a nessun altro di dirmele.

DE GUICHE (tentando di condurre via Valvert): Lasciate perdere, visconte!

VALVERT (soffocato dalla rabbia): Ma guarda che maniere! Un villano che... che non ha nemmeno un paio di guanti! Uno che esce così - senza merletti, senza nastri, senza galloni!

CIRANO: Io sono elegante dentro. No, non mi agghindo come una fraschetta, ma sono assai più pulito, anche se meno carino. Io non andrei mai in giro portandomi addosso - magari per negligenza - un affronto non lavato, un onore sgualcito, la coscienza ingiallita di sonno, degli scrupoli.

Non c'è nulla che in me non risplenda. Sono libero, leale. Le mie verità, quando cammino tra la gente, risuonano come speroni.

VALVERT: Ma signore...

CIRANO: Non ho guanti? Bell'affare! Ce ne avevo uno solo... d'un vecchissimo paio! Ma mi era così di peso che devo averlo lasciato sulla faccia di qualcuno.

VALVERT: Mascalzone, facchino, villano, piedi piatti, ridicolo!

CIRANO (togliendosi il cappello e salutando, come se il visconte si stesse presentando): Piacere. Cirano Saviniano Ercole di Bergerac.

(Risate)

VALVERT (esasperato): Buffone!

CIRANO (lanciando un grido, come preso da un crampo): Ahi!

VALVERT (che stava andandosene, voltandosi): Che altro c'è?

CIRANO (con una smorfia di dolore): Bisogna smuoverla un po'. S'è intorpidita... Ecco cosa succede a lasciarla per troppo tempo inoperosa! - Ahi!

VALVERT: Che avete?

CIRANO: Mi ha preso un crampo alla spada!

VALVERT (sguainando la propria): E va bene!

CIRANO: Vi colpirò con grazia.

VALVERT (sprezzante): Poeta!

CIRANO: Sissignore, poeta! Tanto che adesso, così, mentre che ci battiamo - hoplà! - vi improvviso una ballata.

VALVERT: Una ballata?

CIRANO: Suppongo non sappiate che sia, vero?

VALVERT: Ma...

CIRANO (recitando una lezioncina): Dunque, la ballata si compone di tre strofe di otto versi ciascuna...

VALVERT (battendo i piedi): Uffàaa!

CIRANO (continuando): E di una finale di quattro.

VALVERT: Voi...

CIRANO: Io vi compongo adesso una ballata mentre duelliamo. E all'ultimo verso vi tocco.

VALVERT: Non è possibile!

CIRANO: No?

(Si mette a declamare)

«Ballata del duello al Palazzo Borgogna tra Bergerac e un topo di fogna!».

VALVERT: E questo che significa?

CIRANO: E' il titolo.

LA PLATEA (eccitata al massimo): - Largo!

- Adesso viene il bello!

- Fate posto!

- Silenzio!

(Si forma un circolo di curiosi in sala. Marchesi e ufficiali mescolati a borghesi e popolani. I paggi gli uni sulle spalle degli altri per vedere meglio. Le signore si sporgono dai palchi. A destra, De Guiche e i suoi gentiluomini. A sinistra, Le Bret, Ragueneau, Cuigy, eccetera)

CIRANO (chiude un momento gli occhi): Aspettate un attimo!... Cerco le mie rime... Ecco, ci sono.

(Fa ciò che dice in versi)

Con grazia getto lontano il cappello e piano lascio cadere il mantello mentre sguaino dal fodero la spada per colpirti laddove più m'aggrada.

Guardami bene: sono più leggero di Scaramouche nell'arte dello stocco.

Perciò ti avverto, povero guerriero:

QUANDO FINISCE LA BALLATA, IO TOCCO.

(Primo scambio di colpi)

Facevi bene a restartene zitto.

Dimmi, dov'è che vuoi esser trafitto?

Al fianco, al cuore - sotto il giubbetto? - Oppure al fegato al viso al petto?

Le cocce sbattono, la lama svetta.

Credo d'aver deciso: adesso scocco.

Torno a ripeterti quel che t'aspetta:

QUANDO FINISCE LA BALLATA, IO TOCCO.

Mi manca un verso, non viene - mi manca...

Ma dimmi, che ha la tua faccia? Si sbianca?

E' per donarmi quel verso che voglio?

Vediamo, amico: m'ispiri cordoglio.

Guarda, mi scopro - mi chiudo. Sei lento.

Reggilo meglio quel tuo ferro, sciocco!

Giostro, ci siamo, contrattacco. Attento!

QUANDO FINISCE LA BALLATA, IO TOCCO.

(Annuncia solennemente: Ultima strofa)

Occhio alla lama. Raccomandati a Dio!

Ecco: tiro di quarta, paro, sei mio!

Entro t'affondo. Ehilà!

(Il visconte, colpito, barcolla)

Pavido allocco!

ECCO, E' FINITA LA BALLATA, IO TOCCO.

(Acclamazioni. Applausi dai palchi. Piovono fiori e fazzoletti. Gli ufficiali circondano Cirano, congratulandosi. Ragueneau danza di gioia. Le Bret è felice e al tempo stesso preoccupato. Gli amici del visconte di Valvert lo sostengono e lo portano via. La folla saluta la vittoria di Cirano con un lungo grido)

UN CAVALLEGGERO: Stupendo!

UNA DONNA: Bello!

RAGUENEAU: Favoloso!

UN MARCHESE: Incredibile!

LE BRET: Incosciente!

(Ressa intorno a Cirano. Si sente dire: Complimenti... Bravo..)

VOCI Dl DONNA: Che eroe!

UN MOSCHETTIERE (andando incontro a Cirano con la mano tesa):

Permettete, signore?... Siete stato straordinario - e credo di intendermene. Del resto, ho già espresso il mio entusiasmo mentre assistevo al duello... (Se ne va)

CIRANO (a Cuigy): Ma chi è? Come si chiama?

CUIGY: D'Artagnan.

LE BRET (prendendo Cirano per un braccio): Devo parlarti.

CIRANO: Aspettiamo che la gente se ne vada. (A Bellerose:) Posso restare in teatro?

BELLEROSE (rispettosamente): Ma certo.

(Si sentono grida all'esterno)

JODELET (che ha guardato): Stanno fischiando Montfleury.

BELLEROSE (solennemente): Così sia.

(Cambiando tono, al portiere e allo smoccolatore delle candele).

Sgombrate. Chiudete. Non spegnete le luci. Torneremo dopo cena a provare una nuova farsa.

(Jodelet e Bellerose escono, dopo aver rivolto grandi saluti a Cirano)

IL PORTINAIO (a Cirano): E voi, non andate a cena?

CIRANO: Io?... No. (Il portinaio si allontana)

LE BRET (a Cirano): Perché?

CIRANO (orgogliosamente): Perché... (Cambiando tono, vedendo che il portiere è lontano:) Perché non ho soldi.

LE BRET (facendo il gesto di lanciare una borsa): Come?!... E quella borsa?

CIRANO: La pensione paterna - un giorno e... via!

LE BRET: E per il resto del mese?

CIRANO: Non ho più niente.

LE BRET: Che Pazzia!

CIRANO: Ma che gesto!

LA VIVANDIERA (tossendo dietro il suo piccolo banco): Ehm!.. (Cirano e Le Bret si voltano. Lei si avvicina timidamente). Signore... sapervi digiuno... mi spezza il cuore... (Mostrando il buffet) Qui ho di tutto... (Con slancio) Prendete!

CIRANO (togliendosi il cappello): Bambina mia, il mio orgoglio di guascone mi impedirebbe dl accettare dalle vostre mani anche il più piccolo dolcino, tuttavia temo troppo che un rifiuto potrebbe offendervi, perciò accetterò... (va al buffet e sceglie) così, qualcosina - un chicco d'uva... (lei gli offre il grappolo, lui prende un chicco) uno solo.

Un bicchier d'acqua... (lei fa per versagli del vino, lui la ferma) d'acqua... E mezzo pasticcino. (Ne prende metà e restituisce l'altra)

LE BRET: Non essere stupido!

LA VIVANDIERA: Qualche altra cosa!

CIRANO: Sì, la vostra mano da baciare.

(Bacia la mano che lei gli tende come fosse quella d'una principessa)

LA VIVANDIERA: Grazie, signore. (Gli fa un inchino) Buona sera.

(Esce)

SCENA 5

Cirano, Le Bret, poi il portiere

CIRANO (a Le Bret): Parla, ti ascolto.

(Si siede davanti al buffet e poggia il pasticcino) Pranzo...

(... il bicchiere d'acqua) Bere...

(... il chicco d'uva) Dessert!

(Si siede) Ecco fatto. Mi metto a tavola. Ho una fame da morire.

(Mangia) Dicevi?

LE BRET: Che questi gradassi ti guasteranno lo spirito se continui ad ascoltare solo loro!... Va' un po' a chiedere alla gente di buon senso - chiedi che effetto ha provocato la tua bravata.

CIRANO (mandando giù un pasticcino): Enorme.

LE BRET: Il cardinale...

CIRANO (felice): C'era anche il cardinale?

LE BRET: Deve aver trovato l'episodio...

CIRANO: Molto originale.

LE BRET: In ogni caso...

CIRANO: E' un autore. Il fatto che la "pièce" di un collega sia stata impedita non può che fargli piacere.

LE BRET: Ti stai facendo troppi nemici. Davvero.

CIRANO (prendendo il chicco d'uva): Secondo te, quanti posso essermene fatti stasera?

LE BRET: Quarantotto, senza contare le donne.

CIRANO: Vediamo, fa un po' il conto.

LE BRET: Montfleury, quel borghese, de Guiche, il visconte, l'autore, l'Accademia...

CIRANO: Basta così! Troppo bello!

LE BRET: Ma dove vuoi arrivare? Che ti sei messo in testa?

CIRANO: Erravo in un labirinto. Avevo troppe scelte da compiere, tutte complicate. Allora ho deciso...

LE BRET: Che cosa?

CIRANO: Di farmi sempre notare, in ogni circostanza, in tutti i modi.

Era la via più semplice.

LE BRET (alzando le spalle): E va bene! Ma mi vuoi dire almeno il motivo - dico quello vero - del tuo odio per Montfleury?

CIRANO (alzandosi): Quel grassone si crede ancora affascinante e, quando balbetta sulla scena, fa l'occhio di triglia alle signore con quelle sue oscene pupille di rana... Bene, io lo odio da quando s'è permesso, una sera, di posare il suo sguardo su di lei... Buah! M'è parso di veder strisciare una lumaca su di un fiore.

LE BRET (stupito): Ma com'è possibile?

CIRANO (con una risata amara): Che io sia innamorato?

(Cambiando tono, serio). Sono innamorato.

LE BRET: E si può sapere di chi? Non me ne hai mai parlato.

CIRANO: Di chi?... Vediamo, rifletti un po'. Questo naso che mi precede di un quarto d'ora dovunque io vada mi vieta perfino il sogno d'essere amato da una brutta. Allora, di chi vuoi che mi sia innamorato? Ma è chiaro! Mi sono innamorato - che vuoi farci- della più bella di tutte!

LE BRET: La più bella?

CIRANO: Di tutte! La più splendida, la più fine (desolato), la più bionda!

LE BRET: Eh, Dio mio! E chi è questa?

CIRANO: Un pericolo mortale senza volerlo, dolcissimo senza saperlo - una trappola della natura, una rosa moscata nei cui petali l'amore tende agguati! Chi conosce il suo sorriso ha conosciuto la perfezione.

Riesce a fare della grazia con un niente, a trasfondere il senso del divino nel più insignificante dei suoi gesti. Venere non saprebbe scivolare in una vasca né Diana camminare attraverso i grandi boschi fioriti allo stesso modo in cui lei si siede su una sedia o passeggia per Parigi.

LE BRET: Perdìo! Capisco. E chiaro.

CIRANO: E trasparente.

LE BRET: La Robin, tua cugina?

CIRANO: Sì, Rossana.

LE BRET: Bene - tanto meglio! Tu l'ami? Diglielo! Stasera ti sei coperto di gloria sotto i suoi occhi.

CIRANO: Guardami, amico mio, e dimmi che speranza posso avere con questo naso! No non mi faccio illusioni. Certo, qualche volta mi capita d'illanguidirmi nelle notti chiare, entro in qualche parco dall'aria profumata e annuso l'aprile con questo mio povero gran diavolo di naso; vedo qualche dama illuminata da un raggio d'argento, camminare lentamente nella notte al braccio del suo cavaliere, e mi dico che anche a me piacerebbe averne una al mio braccio, e mi esalto, mi abbandono... finché non scorgo all'improvviso l'ombra del mio profilo sul muro del giardino!

LE BRET (commosso): Amico mio!...

CIRANO: Credimi, è davvero triste, certe volte, sentirsi così brutti, così soli...

LE BRET (prendendogli la mano): Che fai, piangi?

CIRANO. Ah no! Mai. Sarebbe troppo sgradevole vedermi colare una lacrima giù per un simile naso. Non permetterei mai alla divina bellezza delle lacrime di mescolarsi con una tale porcheria! Non c'è niente di più sublime del pianto, e non vorrei che per causa mia, suscitando il riso, anche una sola lacrima fosse ridicolizzata.

LE BRET: Dai, non essere triste. In amore può succedere di tutto.

CIRANO (scuotendo il capo): No. Io amo Cleopatra: ti sembra che abbia l'aria di un Cesare? Adoro Berenice: ho il fisico di un Tito?

LE BRET: Ma tu hai coraggio, hai spirito! Hai visto con che occhi ti guardava quella ragazza che ti ha appena offerto da mangiare?

CIRANO (sorpreso): E' vero.

LE BRET: Lo vedi? E allora?... Anche Rossana seguiva il tuo duello con emozione.

CIRANO: Con emozione?

LE BRET: Sì, ne è rimasta turbata! Fatti coraggio, parlale, fa' in modo che...

CIRANO: Che mi rida sul naso? No. E' la sola cosa al mondo che mi mette paura.

IL PORTINAIO (introducendo qualcuno per Cirano): Signore, chiedono di voi...

CIRANO (vedendo la governante): Mio Dio, la sua governante!

SCENA 6

Cirano, Le Bret, la governante

LA GOVERNANTE (con un grande saluto): Mi manda a chiedere dove può incontrare, segretamente, il suo valoroso cugino.

CIRANO (sconvolto): Incontrare me?

LA GOVERNANTE (con un inchino): Sì, voi. Deve parlarvi.

CIRANO: Deve?

LA GOVERNANTE (con un altro inchino): Parlarvi!

CIRANO (barcollando): Dio mio!

LA GOVERNANTE: Andremo a messa domattina a Saint-Roch, alle prime luci dell'alba.

CIRANO (aggrappandosi a Le Bret): Oh, Dio mio!

LA GOVERNANTE: Dove possiamo vederci, dopo, per parlare un po'?

CIRANO (incapace di connettere): Dove?... Io... ma... Oh, Dio mio!

LA GOVERNANTE: Fate presto!

CIRANO: Ci sto pensando.

LA GOVERNANTE: Dove?

CIRANO: Da... da... Ragueneau, il pasticciere...

LA GOVERNANTE: E dov'è?

CIRANO: In via - ah, Dio mio! Dio mio! via Saint-Honoré...

LA GOVERNANTE (uscendo): Saremo lì alle sette.

CIRANO: Ci sarò. (La governante esce)

SCENA 7

Cirano, Le Bret, poi gli attori, Cuigy, Brissaille, Lignière, il portiere, i musicisti

CIRANO (cadendo tra le braccia di Le Bret): Un appuntamento!... Lei... a me...

LE BRET: E allora, non sei più triste?

CIRANO: Ah, qualunque cosa sia, lei sa che io esisto!

LE BRET: Ti vuoi calmare adesso?

CIRANO (fuori di sé): Adesso... io sarò più frenetico e folle che mai! Ho bisogno di battermi con un esercito! Ho dieci cuori, venti braccia! Affrontare dei nani non può bastarmi più... (urla a squarciagola) Ho bisogno di giganti!

(Intanto sulla scena, in fondo, gli attori hanno ripreso a provare. I musicisti hanno ripreso posto)

UNA VOCE (dalla scena): Silenzio laggiù! Stiamo provando!

CIRANO (ridendo): Ce ne andiamo!

(Si allontana. Dalla porta d'ingresso entrano Cuigy, Brissaille e alcuni ufficiali che sostengono Lignière completamente ubriaco)

CUIGY: Cirano!

CIRANO: Che c'è?

CUIGY: Un bel tordo tutto per te!

CIRANO (riconoscendolo): Lignière!... Che t'è successo?

CUIGY: Ti cercava.

BRISSAILLE: Non può rientrare a casa.

CIRANO: E perché?

LIGNIÈRE (con voce impastata da ubriaco, mostrandogli un biglietto tutto gualcito): Questo biglietto mi avverte... cento uomini mi aspettano... per via d'una canzone che ho scritto... sono in pericolo... Fammi venire a dormire a... casa tua...

CIRANO: Cento uomini, hai detto? Bene, stanotte dormirai a casa tua!

LIGNIÈRE (spaventato): Ma...

CIRANO: Prendi quella lanterna!... (Lignière obbedisce precipitosamente) E andiamo! - Ti giuro che stanotte ti rimbocco le coperte!... (Agli ufficiali:) Voi seguiteci a distanza, senza intervenire!

CUIGY: Ma sono cento!...

CIRANO: Stasera è quel che mi ci vuole!

(Gli attori, scesi dalla scena, in costume, fanno cerchio intorno)

LE BRET: Ma perché prendersela tanto calda per proteggere un...

CIRANO: Ecco Le Bret che rompe!

LE BRET: Un ubriacone qualsiasi?...

CIRANO (battendo sulla spalla di Lignière): Perché questo ubriacone, questo barile di moscato, questa botte di rosolio, fece una volta qualcosa di così gentile che non ho mai visto niente di simile. Alla fine d'una messa, avendo visto la donna che amava bagnare la mano nell'acqua benedetta, si precipitò sull'acquasantiera - lui che alla sola vista dell'acqua sta male- e la bevve tutta!

UN'ATTRICE (in costume da servetta): Che carino!

CIRANO: Vero, piccina?

L'ATTRICE: Ma perché in cento contro un povero poeta?

CIRANO: Andiamo! (Agli ufficiali:) E voi, signori, guardatevi dall'intervenire - quale che sia la situazione!

UN ALTRA ATTRICE (scendendo di scena): Io vado a vedere!

CIRANO: Venite!

UN'ALTRA (scendendo a sua volta, a un vecchio attore): Vieni anche tu, Cassandro?

CIRANO: Venite tutti - il Dottore, Isabella, Leandro! Tutti! Venite, adorabili pazzi, a legare la farsa italiana al dramma spagnolo!

TUTTE LE DONNE (saltellando di gioia): Bravo! - Presto, il mantello! - Il mio cappuccio!

JODELET: Andiamo!

CIRANO (ai musicisti): Anche voi! Ci suonerete qualcosa! (I musicisti si accodano al corteo che va formandosi) Bene, bravi! Ufficiali e signore in costume, io vi precederò di venti passi.. (si allontana di venti passi) io solo, con in testa le piume che la gloria in persona, di sua mano, mi appuntò sul cappello!... Capito? Guardatevi dal darmi manforte! - Pronti?... Un due tre! Portiere, apri la porta!

(Il portiere apre. Appare un angolo pittoresco della vecchia Parigi illuminato dalla luna)

Ah, Parigi notturna e nebbiosa! Il chiaro di luna cola giù per i lividi tetti. Su questa scena si reciterà tra poco qualcosa di davvero straordinario. Laggiù la Senna, avvolta in una sciarpa di vapori, trema come uno specchio magico... Venite - venite a vedere!

TUTTI: Alla porta di Nesle!

CIRANO (sulla soglia): Alla porta di Nesle!

(Girandosi, prima d'uscire, all'attrice in costume da servetta:) Volevate sapere, signorina, perché hanno mobilitato cento uomini per aggredire questo povero poeta? (Estrae la spada, con molta calma) Perché sapevano che è amico mio.

ATTO SECONDO

La rosticceria dei poeti.

La bottega del pasticciere-rosticciere Ragueneau, col suo ampio laboratorio.

I forni rosseggiano nell'ombra. Le pentole scintillano. Gli spiedi girano. E' la cottura del mattino. Ressa di cuochi e sguatteri.

SCENA 1

Ragueneau e sua moglie Lisa. Ragueneau, al tavolino, scrive con aria ispirata e conta sulle dita

PRIMO PASTICCIERE (portando un piatto): Frutta mandorlata!

SECONDO PASTICCIERE (portando un piatto): Torta!

TERZO PASTICCIERE (portando un arrosto guarnito con piume): Pavone!

QUARTO PASTICCIERE (portando un vassoio con dolci): Sfogliatelle!

QUINTO PASTICCIERE (portando una specie di terrina): Stufato di manzo!

RAGUENEAU (cessando di scrivere e alzando la testa): L'argento dell'alba già scivola sul rame delle pentole. Soffoca in te l'ispirazione, Ragueneau. E l'ora del forno - quella dei versi verrà poi! (Si alza. A un cuoco:) Ehi, voi! Allungatemi quella salsa. E' troppo ristretta.

IL CUOCO: Di quanto?

RAGUENEAU: Tre giambi!

IL CUOCO: Che?

PRIMO PASTICCIERE: La torta!

SECONDO PASTICCIERE: La torta!

RAGUENEAU (davanti al caminetto): Allontanati, Musa mia - che il fuoco di questi tralci non ti arrossisca gli occhi!

(A un pasticciere, mostrandogli delle pagnotte:) Queste paste son tagliate male: la cesura va nel centro, tra gli emistichi!

(A un altro, mostrandogli un dolce incompleto:) Qui, a questo palazzo di crosta, manca il tetto: bisogna mettercelo!

(A un giovane apprendista che, seduto per terra, infila polli allo spiedo:) E tu, su questo spiedo smisurato, alterna alle umili galline superbi tacchini - come i poeti rinascimentali alternavano i grandi versi ai più modesti, e metti al fuoco strofe di arrosti!

UN ALTRO APPRENDISTA (avvicinandosi con un vassoio coperto da un tovagliolo): Padrone, pensando a voi, ho fatto cuocere al forno questo che, spero, vi piacerà. (Scopre il vassoio e appare una gran torta in forma di lira)

RAGUENEAU: Una lira!

L'APPRENDISTA: In pasta di briosce.

RAGUENEAU (commosso): Con frutta candita!

L'APPRENDISTA: Guardate le corde - le ho fatte tutte di zucchero.

RAGUENEAU (dandogli dei soldi): Vatti a fare un bicchiere alla mia salute! (Vedendo entrare Lisa). Svelto! Mia moglie! Nascondi i soldi e sparisci!

(A Lisa, imbarazzato, mostrandole la lira:) Bello, no?

LISA: Ridicolo! (Poggia sul banco una pila di sacchetti di carta)

RAGUENEAU: Dei sacchetti? Bene. Grazie. (Li guarda) Ma, cielo! I miei libri più cari! I versi dei miei amici! Li hai strappati, lacerati per farne sacchetti per i dolci! Ah, tu resusciti il mito di Orfeo dilaniato dalle baccanti!

LISA (seccamente): Perché, non ho il diritto di utilizzare seriamente ciò che i tuoi miserabili scrittorelli ci lasciano come unico pagamento di quello che divorano?

RAGUENEAU: Zitta, formica!... Non insultare le divine cicale!

LISA: Prima di frequentare quella gente, amore mio, non mi chiamavi baccante né formica!

RAGUENEAU: Far questa roba con quei versi!

LISA: Non servono ad altro.

RAGUENEAU: E che avreste fatto, signora mia, se si fosse trattato di prosa?

SCENA 2

Gli stessi, più due ragazzi, appena entrati nella pasticceria

RAGUENEAU: Che volete, ragazzi?

PRIMO RAGAZZO: Tre paste.

RAGUENEAU (servendoli): Ecco fatto. Ben cotte... E ben calde.

SECONDO RAGAZZO: Ce le incarta, per favore?

RAGUENEAU (tra sé): E già - con uno dei miei sacchetti!

(Ai ragazzi:) E con che ve le incarto?...

(Prende un sacchetto e, all'atto di metterci le paste, legge:) «Quando Ulisse Penelope lasciò...» - Non questa!

(Ne prende un altro. Al momento di metterci le paste, legge:) «Il biondo Febo...» - No, questa no!

LISA (impaziente): E allora, si può sapere che aspetti?!

RAGUENEAU: Ecco, ecco, ecco qua! (Prende un terzo sacchetto, rassegnandosi:) Il sonetto a Fillide! Che tristezza!

LISA: Finalmente s'è deciso! (Alza le spalle e si mette a riordinare piatti in una credenza)

RAGUENEAU (approfittando che lei ha voltato le spalle, richiama i ragazzi che stanno per uscire): Psss!... Aspettate, ragazzi! Ridatemi il sonetto a Fillide e, invece di tre paste, ve ne do sei.

(I ragazzi gli restituiscono il sacchetto e prendono in fretta i dolci, andandosene. Ragueneau, stendendo il foglio, si mette a declamare:) «Fillide!...». Su un nome così dolce una macchia di burro!

«Fillide!...» (Entra bruscamente Cirano)

SCENA 3

Ragueneau, Lisa, Cirano e poi un moschettiere

CIRANO: Che ore sono?

RAGUENEAU (salutandolo con devozione): Le sei.

CIRANO (emozionato): Tra un'ora... (Cammina su e giù per la bottega)

RAGUENEAU (andandogli dietro): Bravo! Vi ho visto...

CIRANO: Che cosa?

RAGUENEAU: Combattere!

CIRANO: Dove?

RAGUENEAU: A Palazzo Borgogna!

CIRANO (con noncuranza): Ah, il duello!...

RAGUENEAU (ammirato): Sì, il duello in versi...

LISA: Non parla d'altro!

CIRANO: Bene. Mi fa piacere.

RAGUENEAU (dando un a fondo con uno spiedo): «Quando finisce la ballata, io tocco!... Quando finisce la ballata, io tocco!...». Che bei versi!

(Con entusiasmo crescente) «Quando finisce la ballata, io...»

CIRANO: Che ore sono, Ragueneau?

RAGUENEAU (restando in posizione di a fondo e guardando l 'orologio):

Sei e cinque - «...io tocco!» (Rialzandosi): Che ballata, ragazzi!...

LISA: Che avete alla mano?

CIRANO: Niente. Una stoccata.

RAGUENEAU: Qualcosa di pericoloso?

CIRANO: No, niente.

LISA. Secondo me, mentite.

CIRANO: Mi cresce il naso? In tal caso deve trattarsi di una bugia tremenda! (Cambiando tono) Aspetto qualcuno. Se non vi dispiace, vi prego di lasciarci soli.

RAGUENEAU: Veramente, non posso. Stanno per arrivare i miei Poeti...

LISA (sarcastica): Per la prima colazione!

CIRANO: Li manderai via quando ti farò segno... Che ore sono?...

RAGUENEAU: Le sei e dieci.

CIRANO (sedendosi nervosamente al tavolo di Ragueneau e prendendo della carta): Una penna.

RAGUENEAU (dandogli quella che ha all'orecchio): Ecco, di cigno!

UN MOSCHETTIERE (con grandi baffi, entra e saluta con voce stentorea):

Salute! (Lisa gli va precipitosamente incontro)

CIRANO (voltandosi): Chi è?

RAGUENEAU: Un amico di mia moglie. Gran soldato, a quanto racconta...

CIRANO (prendendo la penna e allontanando con un gesto Ragueneau): Zitto!... Scrivere, piegare il foglio... (a se stesso) darglielo, togliermi di mezzo... (gettando via la penna) Vigliacco! Ma io preferirei morire piuttosto che dirle una parola... (A Ragueneau:) Che ore sono?

RAGUENEAU: Le sei e un quarto.

CIRANO: Piuttosto che dirle una parola! Mentre se le scrivo...

(Riprende la penna) E va bene! Scriviamola questa lettera d'amore che ho già scritto e riscritto cento volte dentro di me, che è già pronta, così pronta che se metto l'anima mia vicino al foglio non mi resta che copiare.

(Scrive. Dietro i vetri della porta si intravedono figure magre ed esitanti che si approssimano)

SCENA 4

Ragueneau, Lisa, il moschettiere, Cirano che scrive al tavolino, i poeti, tutti sporchi e vestiti di nero

LISA (a Ragueneau): Ecco che arrivano i tuoi accattoni!

PRIMO POETA (entrando, a Ragueneau): Ciao, collega!

SECONDO POETA (come sopra, prendendogli le mani): Caro collega!

TERZO POETA: Aquila dei pasticcieri! (Annusa) Che buon odore!

QUARTO POETA: O Febo della rosticceria!

QUINTO POETA: Apollo dei cuochi!

RAGUENEAU (circondato, abbracciato, scosso): Come ci si sente a proprio agio con voi!...

PRIMO POETA: Abbiamo fatto tardi per la folla che s'è ammassata alla porta di Nesle.

SECONDO POETA: Ci sono i corpi di otto teppisti, sventrati a colpi di spada, stesi nel loro sangue sulla via.

CIRANO (alzando un attimo la testa): Otto?... Credevo sette! (Riprende a scrivere)

RAGUENEAU (a Cirano): Sapete chi li ha stesi?

CIRANO (con noncuranza): Io? No.

LISA (al moschettiere): E voi?

IL MOSCHETTIERE (arricciandosi i baffi): Forse.

CIRANO (scrivendo, mormora di tanto in tanto qualcosa): «Io vi amo...».

PRIMO POETA: Dicono che un sol uomo ha sgominato tutta una banda!

SECONDO POETA: Sapessi che spettacolo! Tutto intorno, sulla strada, sono sparsi picche e bastoni!...

CIRANO (scrivendo): «I vostri occhi...».

TERZO POETA: Per terra è tutto pieno di cappelli - fino al quai des Orfèvres!

PRIMO POETA: Diamine! Quest'uomo doveva essere terribile!...

CIRANO (come sopra): «Le vostre labbra...».

PRIMO POETA: Un gigante!

CIRANO (come sopra): «E quando vi vedo mi sento venir meno dalla paura...».

SECONDO POETA (prendendo un dolce): Che hai scritto di nuovo, Ragueneau?

CIRANO (come sopra): «Che vi amo...». (Si ferma al momento di firmare, si alza e si mette la lettera in tasca.) Non c'è bisogno di firmare. Gliela darò io stesso.

RAGUENEAU (al secondo poeta): Ho messo in versi una ricetta.

TERZO POETA (sistemandosi davanti a un vassoio pieno di dolci alla crema): Sentiamo questi versi!

QUARTO POETA (rimirando una brioche): Questa brioche ha il cocuzzolo di traverso. (L'addenta)

PRIMO POETA: Questa focaccia profumata rimira col suo occhio di mandorla dall'angelico sopracciglio il vate famelico... (prende un pezzo di focaccia)

SECONDO POETA: Avanti, ti ascoltiamo!

TERZO POETA (stringendo un pasticcino tra le dita): Guarda come sbava la sua crema. Sembra che rida.

SECONDO POETA (mordendo il dolce a forma di lira): Per la prima volta in vita mia la poesia mi dà da mangiare!

RAGUENEAU (preparandosi a recitare, tossisce e si mette in posa):

Dunque, una ricetta in versi...

SECONDO POETA (al primo, dandogli una gomitata): Che fai, la prima colazione?

PRIMO POETA (al secondo): E tu, pranzi?

RAGUENEAU (dice il titolo): «Come si fanno le tartine mandorlate».

(Declama:)

Batti l'uovo fino a quando non diventi zabaione e procedi poi versando una dose di limone.

Alla spuma mischia infine latte dolce mandorlato in formelle da tartine e disponile di lato.

Stendi poi la pasta frolla e cospargile d'intorno miele fresco di corolla finché sia ben caldo il forno.

Fai colare poco a poco la tua spuma sulla pasta e il pasticcio metti al fuoco per il tempo che gli basta.

Ne verranno fuori a frotte sorridenti e rosolate d'ogni dolce assai più ghiotte le tartine mandorlate.

I POETI (a bocca piena): Squisito!.. Delizioso!

(Un poeta, soffocato dal cibo, emette un gemito. Si ritirano tutti verso il fondo mangiando. Cirano, che ha seguito la scena, si avvicina a Ragueneau)

CIRANO: Non vedi come si abboffano mentre tu li culli coi tuoi versi?

RAGUENEAU (a bassa voce, con un sorriso): Li vedo... senza guardare, per non disturbarli. E dire i miei versi a queste condizioni mi dà un piacere doppio, perché soddisfo il mio dolce peccato di vanità e al tempo stesso do da mangiare a chi non ha mangiato.

CIRANO (battendogli sulla spalla): Mi piaci! (Ragueneau va a raggiungere i suoi amici. Cirano lo segue con lo sguardo, poi, rivolto a Lisa, bruscamente:) Ehilà, Lisa! (Lisa, in tenera conversazione con il moschettiere, trasale e si dirige verso Cirano) Che fa quest'ufficiale, vi assedia?

LISA (con aria offesa): Ma che dite? Mi basta un'occhiata per respingere qualsiasi assalto alla mia virtù!

CIRANO: Sarà, ma io questi occhi vostri li trovo un po' arrendevoli.

LISA (con un gridolino soffocato): Ma...

CIRANO (mettendo le cose in chiaro): Ragueneau mi piace. Perciò, signora Lisa, badate a non fargli scherzi.

LISA: Ma...

CIRANO (alzando la voce per farsi sentire dal moschettiere): A buon intenditore... (Saluta il moschettiere e va a mettersi in attesa alla porta d'ingresso, guardando l'orologio.)

LISA (al moschettiere, che si è limitato a rispondere al saluto di Cirano): A dire il vero, mi stupite!... Che aspettate a rispondergli?... Su, rispondetegli... parlategli del naso...

IL MOSCHETTIERE: Del naso?... del suo naso?!... (Si allontana. Lisa lo segue)

CIRANO (dalla porta sul fondo, facendo segno a Ragueneau di portare via i poeti): Psss!...

RAGUENEAU (mostrando ai poeti l'altra porta): Andiamo, staremo meglio di là.

CIRANO (insistendo con impazienza): Psss!... Psss!

RAGUENEAU (conducendo via i poeti): Potremo leggere dei versi con più calma.

IL PRIMO POETA (disperato, a bocca piena): Ma i dolci...

SECONDO POETA: Portiamoli! (Escono tutti dietro a Ragueneau)

SCENA 5

Cirano, Rossana e la governante

CIRANO: Se sento che c'è soltanto un'ombra di speranza, tiro fuori la lettera... (Rossana, mascherata, e la governante appaiono dietro i vetri. Lui apre precipitosamente la porta) Entrate!... (Rivolgendosi alla governante:) Due parole.

LA GOVERNANTE: Anche quattro.

CIRANO: Siete golosa?

LA GOVERNANTE: Da morire.

CIRANO (prendendo in fretta dei sacchetti di carta dal banco): Bene. Eccovi due poesie di Benserade...

LA GOVERNANTE (delusa): Che?...

CIRANO: Ve le riempio di pasticcini.

LA GOVERNANTE (risollevata): Ah!...

CIRANO: Vi piacciono i «petit chou»?

LA GOVERNANTE (con dignità): Quando c'è tanta crema.

CIRANO: Eccovene sei nel grembo d'una poesia di Saint-Amant! E in questi versi di Chapelain depongo un frammento, leggero, di focaccia. Vedo che vi piacciono i dolci appena cotti!

LA GOVERNANTE: Ne vado pazza!

CIRANO (caricandole le braccia dei sacchetti ricolmi): Ecco, adesso andateli a mangiare fuori.

LA GOVERNANTE: Ma...

CIRANO (spingendola fuori): E non rientrate prima di averli finiti!

(Chiude la porta, ritorna verso Rossana e si ferma)

SCENA 6

Cirano, Rossana e, per un istante, la governante

CIRANO: Sia benedetto tra tutti gli istanti quest'istante in cui, ricordando all'improvviso che io esisto, siete venuta qui per dirmi... Per dirmi?

ROSSANA (che si è tolta la maschera): Innanzitutto grazie, perché quel ridicolo individuo, quello sciocco cui avete dato ieri scacco matto col vostro prodigioso gioco di spada, è l'uomo che un signore prepotente... incapricciatosi di me...

CIRANO: De Guiche?

ROSSANA (abbassando gli occhi): ...Cercava d'impormi... come marito...

CIRANO: Di comodo?... Tanto meglio, signora. Non per il mio naso ma per i vostri begli occhi mi sono battuto.

ROSSANA: Poi... volevo dirvi... Ma per ciò che sto per confessarvi bisognerebbe che io ritrovassi in voi quel mio... fratello, con cui giocavo nel parco - vicino al lago...

CIRANO: Sì, ricordo... venivate tutte le estati a Bergerac.

ROSSANA: Usavate le canne come spade...

CIRANO: E il grano, capelli biondi per le vostre bambole.

ROSSANA: Era tempo di giochi...

CIRANO: Di more aspre...

ROSSANA: Tempo in cui facevate tutto ciò che vi chiedevo!...

CIRANO: E la preziosa Rossana, in gonna corta, si chiamava ancora Maddalena.

ROSSANA: Ero carina?

CIRANO: Non male.

ROSSANA: Certe volte accorrevate con la mano sanguinante per qualche arrampicata - e io, giocando a fare la mamma, vi sgridavo con un voce che cercava d'essere severa (gli prende la mano:) «Ancora un'altra graffiatura?». Oh, non è possibile! E questa che cos'è? (Cirano tenta di ritirare la mano) No, fate vedere! Come, alla vostra età? Ancora? - Dove te lo sei fatto?

CIRANO: Così, giocando - verso la porta di Nesle.

ROSSANA (sedendosi a una tavola e immergendo il fazzoletto in un bicchiere d'acqua): Dà qua!

CIRANO (sedendosi anche lui): Che mamma carina!

ROSSANA: E ora dimmi - mentre ti asciugo la ferita - quanti erano?

CIRANO: Oh, mica cento.

ROSSANA: Sentiamo.

CIRANO: Ma no, lascia perdere. Dimmi tu, piuttosto, la cosa che poco fa non avevi il coraggio di dirmi.

ROSSANA (senza lasciare la sua mano): Ora ce l'ho. Me l'hanno dato i ricordi col loro profumo. Sì, ce l'ho il coraggio. Ecco, sono innamorata...

CIRANO: Ah!...

ROSSANA: Di qualcuno che non lo sa...

CIRANO: Ah!...

ROSSANA: Non ancora.

CIRANO: Ah!...

ROSSANA: Ma che presto lo saprà.

CIRANO: Ah!...

ROSSANA: Un povero ragazzo che finora mi ha amato timidamente, da lontano, senza dirmelo...

CIRANO: Ah!...

ROSSANA: Fai vedere la mano, brucia... Ma io, dicevo, io gli ho visto tremare l'amore sulle labbra.

CIRANO: Ah!...

ROSSANA: (fasciandogli la mano col fazzoletto): E pensa, guarda il caso, fa parte del tuo stesso reggimento!

CIRANO: Ah....

ROSSANA (ridendo): Sì, è cadetto nella tua compagnia!

CIRANO: Ah!...

ROSSANA: Ha stampato in viso l'intelligenza, il genio. E' fiero, nobile, giovane, intrepido, bello...

CIRANO (alzandosi pallidissimo): Bello?!

ROSSANA: Che c è? Che ti succede?

CIRANO: Io, niente... E'... è... (Mostra la mano con un sorriso) E' la bua.

ROSSANA: Insomma, io l'amo. Però finora non l'ho visto che a teatro.

CIRANO: Allora non vi siete mai parlati?

ROSSANA: Soltanto con gli occhi.

CIRANO: Ma come fai a sapere che?...

ROSSANA: Sotto i tigli della place Royale si chiacchiera... Qualche pettegolo m'ha informato.

CIRANO: E' cadetto?

ROSSANA: Cadetto delle guardie.

CIRANO: Come si chiama?

ROSSANA: Barone Cristiano di Neuvillette.

CIRANO: Come?... Non è tra i cadetti.

ROSSANA: Sì, da stamattina: col capitano Carbone di Castelgeloso.

CIRANO: Che fretta, che fretta di dare il tuo cuore!... Ma, mia povera piccina...

LA GOVERNANTE (aprendo la porta dal fondo): Ho finito i dolci, signor di Bergerac!

CIRANO: Bene! Adesso leggete i versi stampati sui sacchetti! (La governante esce) ...Mia povera bambina, tu che ami tanto le belle frasi, l'intelligenza - e se fosse un ignorante, un individuo grossolano?

ROSSANA: Non è possibile. Ha i capelli di un eroe pastorale dell'Urfè.

CIRANO: E se fosse tanto rozzo nel parlare per quanto è ben pettinato?

ROSSANA: No, ne sono certa. E' uno che sa esprimersi con grazia.

CIRANO: Già, tutti sanno esprimersi con grazia quando hanno un bel profilo. Ma se fosse cretino?

ROSSANA (battendo i piedi): Ne morirei!

CIRANO (dopo una pausa): E mi hai fatto venire per dirmi questo?

Francamente non ne afferro l'utilità.

ROSSANA: E' che da ieri sono molto preoccupata. Mi hanno detto che nella vostra compagnia siete tutti guasconi...

CIRANO: E che rendiamo la vita difficile a tutti i novellini che si fanno raccomandare per essere ammessi tra noi guasconi senza esserlo?

E' questo che ti hanno detto?

ROSSANA: Sì, e puoi immaginare se ho tremato per lui!

CIRANO (tra i denti): E non a torto.

ROSSANA: Ma poi ho pensato, dopo averti visto ieri così invincibile, grande, punire quello squallido individuo, tenere testa a tutti quei bruti - ecco, ho pensato: se volesse, lui che è temuto da tutti...

CIRANO: Va bene. Proteggerò il tuo piccolo barone.

ROSSANA: Davvero lo proteggerai? Ho sempre sentito per te un'amicizia così tenera.

CIRANO: Sì, sì.

ROSSANA: Sarai suo amico?

CIRANO: Lo sarò.

ROSSANA: E farai in modo che non sia costretto a battersi in duello?

CIRANO: Te lo prometto.

ROSSANA: Oh, quanto ti voglio bene. Ora devo andarmene. (Si rimette in fretta la maschera, una veletta sul capo e, distrattamente:) Ma non mi hai raccontato lo scontro di stanotte. Dev'essere stato terribile!...

Digli di scrivermi. (Gli manda un piccolo bacio con la mano) Oh, ti voglio bene!

CIRANO: Sì, sì.

ROSSANA: Da solo contro cento uomini? Addio, vado. Noi siamo grandi amici!

CIRANO: Sì, sì.

ROSSANA: Digli di scrivermi! - Cento uomini! Mi racconterai poi. Ora non posso. Cento uomini! Che coraggio!

CIRANO (salutandola): Ce n'è voluto di più adesso.

(Rossana esce. Cirano rimane immobile, gli occhi bassi. Silenzio. Si apre la porta. Ragueneau sporge la testa)

SCENA 7

Cirano, Ragueneau, i poeti, Carbone di Castelgeloso, i cadetti, la folla, eccetera, poi de Guiche

RAGUENEAU: Si può?

CIRANO (senza muoversi): Sì.

(Ragueneau fa segno agli amici di rientrare. Contemporaneamente dalla porta in fondo entra Carbone di Castelgeloso in divisa di capitano delle guardie)

CARBONE Dl CASTELGELOSO: Eccolo!...

CIRANO (alzando la testa): Capitano...

CARBONE (esultante): Il nostro eroe! Sappiamo tutto! Di là c'è una trentina di cadetti!...

CIRANO (indietreggiando): Ma...

CARBONE (cercando di trattenerlo): Vieni! Vogliono vederti!

CIRANO: No.

CARBONE: Sono tutti a bere all'osteria qui di fronte.

CIRANO: Io...

CARBONE (ritornando alla porta e gridando fuori): L'eroe rifiuta. E' di pessimo umore!

UNA VOCE (dall'esterno): Ah, perdìo! (Chiasso all'esterno, tintinnar di spade che si urtano)

CARBONE (fregandosi le mani): Eccoli che arrivano!

I CADETTI (entrando nella rosticceria): - Perdìo! Per mille dèi! - Morte di Dio!

(Altre imprecazioni)

RAGUENEAU (indietreggiando spaventato): Signori, siete tutti guasconi?!

CADETTI: Tutti!

UN CADETTO (a Cirano): Bravo!

CIRANO: Barone!

UN ALTRO (scuotendogli le mani): Evviva!

CIRANO: Barone!

TERZO CADETTO: Lasciati abbracciare!

CIRANO: Barone!

DIVERSI GUASCONI: Abbracciamolo!

CIRANO (frastornato, non sapendo a chi rispondere): Barone... barone... Vi prego...

RAGUENEAU: Ma siete tutti baroni?

CADETTI: Tutti!

RAGUENEAU: Davvero?

PRIMO CADETTO: Potremmo fare una torre soltanto coi nostri blasoni!

LE BRET (entrando e correndo incontro a Cirano): Ti cercano! Una folla in delirio, guidata da quelli che stanotte hanno visto tutto...

CIRANO (spaventato): Non gli avrai mica detto dove sono?!...

LE BRET (fregandosi le mani): Certo che sì!

UN BORGHESE (entrando, seguito da altri): Signore, tutto il quartiere sta venendo qui!

LE BRET (sottovoce, sorridendo, a Cirano): E Rossana?

CIRANO (bruscamente): Sta' zitto!

LA FOLLA (urlando all'esterno): Cirano!...

(Una turba irrompe nella pasticceria. Acclamazioni)

RAGUENEAU (in piedi su un tavolo): Tutta Parigi nella mia bottega!

Rompono tutto! Stupendo!...

GENTE (intorno a Cirano): Amico... amico mio...

CIRANO: Ieri non avevo tanti amici.

LE BRET (entusiasta) E' il successo!

UN GIOVANE MARCHESE (accorrendo a mani tese): Caro, se tu sapessi...

CIRANO: Se tu?... Tu?... Che abbiamo mai avuto a che fare?

UN ALTRO: Signore, vorrei presentarvi a certe dame che aspettano fuori nella mia carrozza...

CIRANO ( freddamente): E a voi chi mi presenterà?

LE BRET (stupito): Ma si può sapere che hai?

CIRANO: Sta zitto!

UN CRONISTA (con uno scrittoio portatile): Potrei avere qualche notizia su?...

CIRANO: No.

LE BRET (dandogli una gomitata): Ma è Teofrasto Renaudot! L'inventore del giornale. CIRANO: Basta!

LE BRET: Quel foglio su cui si racconta tutta quella roba! Dicono che è un'idea che avrà grandi sviluppi!

UN POETA (venendo avanti): Signore...

CIRANO: Ancora?!

IL POETA: Voglio dedicarvi dei versi...

QUALCUNO (avvicinandosi a sua volta): Signore...

CIRANO: Via!

(Movimento intorno. La folla si apre. Appare de Guiche scortato da Cuigy, Brissaille e dagli ufficiali che hanno assistito all'impresa di Cirano).

CUIGY (a Cirano): Il conte di Guiche! (Mormorii) Viene da parte del maresciallo di Francia!

DE GUICHE (salutando Cirano): ...Che tiene a farvi sapere la sua ammirazione per l'ultima vostra bella impresa.

LA FOLLA: Bravo!

CIRANO (inchinandosi): Il maresciallo se ne intende di valore.

DE GUICHE: Non ci avrebbe mai creduto se questi signori non gli avessero giurato di avere assistito all'episodio.

CUIGY: Con i nostri occhi!

LE BRET (sottovoce a Cirano, che ha l'aria assente): Ma...

CIRANO: Zitto!

LE BRET: Mi sembra che tu stia soffrendo.

CIRANO (trasalendo e tirandosi su di colpo): Io, soffrire?... Davanti a tutta questa gente?... Aspetta e vedrai!

DE GUICHE (dopo che Cuigy gli ha detto qualcosa all'orecchio): La vostra carriera è già ricca di belle imprese. Non fate parte di quei pazzi dei guasconi?

CIRANO: Sì, dei cadetti.

UN CADETTO (con voce terribile): Di noi!

DE GUICHE (guardando i guasconi schierati dietro Cirano): Ah ah!... Dunque questi signori dall'aria così altera sono i famosi...

CARBONE Dl CASTELGELOSO: Cirano!

CIRANO: Sì, capitano.

CARBONE: Dato che la mia compagnia è al completo, mi pare, fatemi il piacere di presentarla al conte.

CIRANO (facendo due passi verso de Guiche e mostrando i cadetti):

Questi sono i cadetti di Guascogna del capitano di Castelgeloso, gente di spada, eroi della menzogna questi sono i cadetti di Guascogna.

A parole son ricchi di corone di fatto un po' più nobili d'un ladro.

Questi sono i cadetti di Guascogna del capitano di Castelgeloso.

Occhio d'aquila, gamba di cicogna, baffi di gatto, dente di carogna, non c'è canaglia che la faccia franca quando incontra i cadetti di Guascogna rivestiti di logora vigogna con la piuma riversa sul cappello, occhio d'aquila, gamba di cicogna, baffi di gatto, dente di carogna.

Sventracristiani e Stritolamascelle sono i vezzeggiativi che si danno.

Ubriachi di gloria e di Borgogna questi sono i cadetti di Guascogna.

Li potete incontrare in ogni fogna purché ci sia da procurarsi rogna.

Sventracristiani e Stritolamascelle sono i vezzeggiativi che si danno.

Eccoli qua i cadetti di Guascogna che tolgono alle donne ogni vergogna.

Non c'è marito che non becchi corna quando incontra i cadetti di Guascogna.

Il vecchio sposo salga sulla gogna in un coro di canti e di risate.

Questi sono i cadetti di Guascogna che tolgono alle donne ogni vergogna.

DE GUICHE (sprofondato con noncuranza in una poltrona che Ragueneau si è affrettato ad offrirgli): Bene. Un poeta è oggi un lusso che va molto di moda. Volete essere dei miei?

CIRANO: No, signore. Di nessuno.

DE GUICHE: Il vostro spirito, ieri, è piaciuto a mio zio Richelieu. Vorrei presentarvi a lui.

LE BRET (affascinato): Gran Dio!

DE GUICHE: Sembra che abbiate scritto una tragedia in cinque atti, a quanto so.

LE BRET (all'orecchio di Cirano): Questa è la volta che ti mettono in scena l'"Agrippina"!

CIRANO (vagamente tentato e lusingato): Ma veramente...

DE GUICHE: Il cardinale se ne intende. Si limiterà a correggervi qualche verso...

CIRANO (rifacendosi di colpo scuro in volto): Impossibile, signore. La sola idea che qualcuno possa cambiare una virgola del mio testo mi fa star male.

DE GUICHE: Ma in compenso, quando gli piace un verso, il cardinale lo paga molto bene.

CIRANO: Sarà sempre meno di quanto me lo paghi io stesso, quando l'amo - subito dopo averlo scritto - e me lo recito da solo!

DE GUICHE: Siete orgoglioso.

CIRANO: Davvero? Come avete fatto a capirlo?

UN CADETTO (entrando con, infilati alla spada, alcuni cappelli deformati, sfondati e dalle piume spiegazzate): Guarda, Cirano, che strani volatili abbiamo preso stamattina sulla piazza! I cappelli dei fuggiaschi!...

CARBONE: Uno splendido trofeo! (Risate generali)

CUIGY: Certo che a quest'ora chi ha pagato quei disgraziati si starà torcendo dalla rabbia.

BRISSAILLE: Ma chi sarà stato?

DE GUICHE: Io. (Le risate si interrompono) Li avevo incaricati di fare ciò che un gentiluomo del mio rango non avrebbe potuto fare di persona - punire un poetastro beone. (Silenzio generale)

IL CADETTO (a bassa voce a Cirano, mostrandogli i cappelli): E di questi che ne facciamo? Sono belli grassi... Facciamo un salmì?

CIRANO (prendendo la spada cui sono infilati e facendoli cadere con un saluto ai piedi del conte): Signore, se volete restituirli ai vostri amici...

DE GUICHE (alzandosi): La mia portantina, presto: devo andare. (A Cirano con asprezza:) Quanto a voi...

UNA VOCE (dalla strada): La portantina del signor conte!

DE GUICHE (dominandosi con un sorriso): Avete letto il "Don Chisciotte"?

CIRANO: L'ho letto. E di fronte a quel pazzo mi levo tanto di cappello.

DE GUICHE: Allora vi consiglio di meditare...

UN VALLETTO (entrando): La portantina è pronta.

DE GUICHE: Sul capitolo dei mulini a vento.

CIRANO (salutandolo): Capitolo tredici.

DE GUICHE: Perché quando li si attacca può succedere...

CIRANO: Attacco dunque persone che vanno a vento?

DE GUICHE: Che un colpo delle loro lunghe braccia vi scagli a terra nella melma!

CIRANO: O alle stelle! (de Guiche esce)

SCENA 8

Cirano, Le Bret e i cadetti, che hanno preso posto nel locale e cominciano a bere e mangiare

CIRANO (salutando con aria beffarda quelli che escono senza più osare salutarlo): Signore... Signore... Signore...

LE BRET (tornando indietro desolato, alza le braccia al cielo):

Bravo!... Bell'affare!...

CIRANO: Ecco che ricominci!

LE BRET: Ti renderai conto che con questa smania di respingere qualsiasi buona occasione adesso cominci a esagerare.

CIRANO: Eh sì! Esagero.

LE BRET: Meno male che lo ammetti.

CIRANO: Ma in linea di principio, per quanto mi riguarda, mi sembra che sia bene esagerare.

LE BRET: Se tu provassi a mettere un po' da parte questo tuo animo da moschettiere, Cirano, il successo e gli onori ti...

CIRANO: E che dovrei fare? Cercarmi un protettore? Trovarmi un padrone? Arrampicarmi oscuramente, con astuzia, come l'edera che lecca la scorza del tronco cui si avvinghia, invece di salire con la forza?

No, grazie.

Dedicare versi ai ricchi come qualsiasi opportunista? Fare il buffone nella speranza vile di vedere spuntare sulle labbra di un ministro un sorriso che non sia minaccioso?

No, grazie.

Mandar giù rospi tutti i giorni? Logorarmi lo stomaco? Sbucciarmi le ginocchia per il troppo genuflettermi? Specializzarmi nel piegare la schiena?

No, grazie.

Accarezzare la capra con una mano e annaffiare il cavolo con l'altra?

Avere sempre a portata di mano il turibolo dell'incenso in attesa di potenti da compiacere?

No, grazie.

Progredire di girone in girone, diventare un piccolo grande uomo da salotto, navigare avendo per remi madrigali e per vele sospiri di vecchie signore?

No, grazie.

Farmi pubblicare dei versi a pagamento dall'editore Sercy?

No, grazie.

Farmi eleggere papa da un concilio di dementi in una bettola?

No, grazie.

Affaticarmi per farmi un nome con un sonetto invece di scriverne degli altri?

No, grazie.

Trovare intelligente un imbecille? Essere angosciato dai giornali e vivere nella speranza di vedere il mio nome apparire sulle riviste letterarie?

No, grazie.

Vivere di calcolo, ansia, paura? Anteporre i doveri mondani alla poesia, scrivere suppliche, farmi presentare?

No, grazie. Grazie, grazie, grazie, no!

Ma invece... cantare, ridere, sognare, essere indipendente, libero, guardare in faccia la gente e parlare come mi pare, mettermi - se ne ho voglia - il cappello di traverso, battermi per un sì per un no o fare un verso!

Lavorare senza curarsi della gloria e della fortuna alla cronaca di un viaggio cui si pensa da tempo, magari nella luna!

Non scrivere mai nulla che non sia nato davvero dentro di te!

Appagarsi soltanto dei frutti, dei fiori e delle foglie che si sono colte nel proprio giardino con le proprie stesse mani!

Poi, se per caso ti arriva anche il successo, non dovere nulla a Cesare, prendere tutto il merito per te solo e, disprezzando l'edera, salire - anche senza essere né una quercia né un tiglio- salire, magari poco, ma salire da solo!

LE BRET: Da solo, d'accordo! Ma non contro tutti! Si può sapere come diavolo t'ha preso questa mania sfrenata di farti sempre e dovunque dei nemici?

CIRANO: A forza di vedere gli altri smaniare per farsi degli amici e scambiarsi sorrisi che fanno sembrare la bocca un culo di gallina.

Preferisco vedere diradarsi sulla mia strada i saluti della gente e poter dire ogni volta: ecco un nemico di più.

LE BRET: Che pazzia!

CIRANO: Sì, lo ammetto. E' il mio vizio. Mi piace non piacere. Adoro essere odiato. Sapessi, amico mio, come si cammina meglio sotto il fuoco eccitante degli sguardi ostili! Che macchie piacevoli ti lasciano addosso il fiele degli invidiosi e la bava dei vigliacchi! La molle aura di amicizia di cui gli altri si circondano, invece, somiglia a quei vaghi paesaggi italiani, indefiniti, nella cui cornice ci si annienta. Certo, ci si sta comodi... ma ci si lascia andare. Per me è diverso: l'odio mi tiene vivo. Ogni nuovo nemico è un raggio. L'odio è una gogna ma anche un aureola.

LE BRET (dopo una pausa, prendendolo sotto il braccio): Sfogati pure con questi tuoi scatti d'ira e d'orgoglio, ma dimmi la verità: non ti ama.

CIRANO: Zitto!

(E' entrato Cristiano e si è mescolato ai cadetti. Nessuno gli rivolge la parola. Alla fine si siede solo a un tavolo)

SCENA 9

Cirano, Le Bret, i cadetti e Cristiano

UN CADETTO (seduto a un tavolo in fondo): Dai, Cirano! (Cirano si volta) Raccontaci tutto.

CIRANO: Un attimo.

(Attraversa la sala a braccetto di Le Bret, conversando a bassa voce)

IL CADETTO (alzandosi e venendo avanti): Il tuo racconto sarà la migliore lezione (si ferma davanti al tavolo di Cristiano) per questo timido apprendista.

CRISTIANO (alzando la testa): Apprendista?

UN ALTRO CADETTO: Sì, settentrionale malaticcio!

CRISTIANO: Malaticcio?

PRIMO CADETTO (sarcastico): Barone di Neuvillette, cercate di imparare qualche cosa: c'è una cosa di cui tra noi non si deve parlare, come di corda in casa di un impiccato.

CRISTIANO: E cos è?

UN ALTRO CADETTO (con voce terribile): Guardatemi!

(Si posa tre volte il dito, misteriosamente, sulla punta del naso)

Capito?

CRISTIANO: Ah! Il...

UN ALTRO: Zitto! Non si deve nominare! (Indica Cirano che conversa in fondo con Le Bret) O ve la dovrete vedere con lui.

UN ALTRO (che intanto, mentre lui parlava con gli altri, è venuto a sedersi sul tavolo, alle sue spalle): Ha ammazzato due persone soltanto perché parlavano con voce nasale, e questo non gli piaceva!

UN ALTRO (con voce cavernosa, spuntando all'improvviso da sotto la tavola): Guai a parlarne! Qualsiasi allusione a quella fatale cartilagine è mortale!

UN ALTRO (poggiandogli una mano sulla spalla): Una sola parola!... Che dico, una parola? Un solo gesto! Basta tirare di tasca il fazzoletto - è come prepararsi il sudario. (Silenzio. Tutti i cadetti, intorno, lo guardano con le braccia incrociate. Cristiano si alza e va da Carbone di Castelgeloso, che ha l'aria di non avere visto niente)

CRISTIANO: Capitano!

CARBONE (voltandosi e squadrandolo): Sì?

CRISTIANO: Come ci si deve regolare quando si incontrano dei meridionali che fanno gli spacconi?

CARBONE: Mostrando loro che anche un settentrionale può avere del fegato. (Gli volta le spalle)

CRISTIANO: Grazie.

PRIMO CADETTO (a Cirano): Allora, il tuo racconto!

TUTTI: Il racconto!

CIRANO (tornando verso di loro): Il mio racconto?... (Tutti si stringono intorno a lui sedendo sui propri sgabelli)

E va bene! Dunque, me ne andavo tutto solo al loro appuntamento. La luna brillava in cielo come un orologio, quando non so quale orologiaio ci ha passato sopra un panno nero. Così s'è fatto buio - la notte più nera del mondo. E le strade, perdìo, non erano illuminate.

Insomma, ho continuato a caso, senza vedere niente...

CRISTIANO: A un palmo dal naso.

(Silenzio. Tutti si alzano lentamente, guardando Cirano con spavento. Lui s'interrompe stupefatto. Attesa)

CIRANO: Chi è quello?

UN CADETTO (a bassa voce): E' arrivato stamattina.

CIRANO (facendo un passo verso Cristiano): Stamattina?

CARBONE (sottovoce): E' il barone di Neuvill...

CIRANO (di colpo, fermandosi): Ah! Va bene...

(Ha un ultimo moto, come per lanciarsi contro Cristiano; impallidisce, arrossisce) Io... (Poi si domina e dice con voce sorda:) Molto bene... (Riprende) Dunque, dicevamo... (Ancora uno scatto di rabbia)

Perdìo!

(Riprende il suo tono naturale) Dicevamo che non si vedeva niente...

(Stupore. Tutti tornano a sedersi guardandosi tra loro)

E io camminavo, pensando che per difendere un povero disgraziato qualsiasi andavo a dare fastidio a qualche potente, forse un principe, che sicuramente mi avrebbe preso...

CRISTIANO: Per il naso. (Tutti si alzano. Cristiano si dondola lentamente sulla sedia)

CIRANO (con voce strozzata dalla rabbia): In odio... Mi avrebbe preso in odio... E che insomma, così, per pura imprudenza, stavo per mettere...

CRISTIANO: Il naso.

CIRANO: Il dito... su qualche piaga. E che questo misterioso nemico poteva essere abbastanza forte da colpirmi...

CRISTIANO: Sul naso.

CIRANO (asciugandosi il sudore sulla fronte): Da colpirmi duramente... Ma mi dicevo: cammina guascone, fai quello che devi fare. Vai Cirano! E così dicendo, mi inoltro nel buio, quando qualcuno mi dà...

CRISTIANO: Una nasata.

CIRANO: Io la paro e, immediatamente, mi trovo...

CRISTIANO: Naso a naso...

CIRANO (scattando verso di lui): Maledizione!

(Tutti i guasconi si precipitano per vedere ma, giunto su Cristiano, lui si domina e continua) Mi trovo circondato da cento teppisti che puzzavano di...

CRISTIANO: Che naso!

CIRANO (pallidissimo e sorridente): Cipolla e aglio! Io attacco a fronte bassa...

CRISTIANO: E naso al vento!

CIRANO: E gli sono addosso. Ne sventro due. Ne passo un altro da parte a parte. Uno mi colpisce: paff.... Io rispondo...

CRISTIANO: Piff!

CIRANO (scoppiando): Per l'inferno! Fuori tutti! (I cadetti si precipitano verso l'uscita)

PRIMO CADETTO: Ecco che la tigre s è svegliata!

CIRANO: Tutti, fuori tutti! Lasciateci soli!

SECONDO CADETTO: Ci siamo! Ne farà polpette.

RAGUENEAU: Polpette?

UN ALTRO CADETTO: Per guarnire un vostro paté!

RAGUENEAU: Oh Dio, mi sento male!

CARBONE: Usciamo.

UN ALTRO: Non ne resterà niente.

UN ALTRO: Andiamo, mi vengono i brividi!

UN ALTRO (chiudendosi la porta alle spalle): Che brutta fine!

(Sono usciti tutti. Cirano e Cristiano rimangono soli, faccia a faccia, e si guardano per un attimo)

SCENA 10

Cirano e Cristiano

CIRANO: Abbracciami!

CRISTIANO: Prego?

CIRANO: Hai del coraggio.

CRISTIANO: Sì, ma...

CIRANO: Hai molto coraggio. Meglio così.

CRISTIANO: Volete spiegarmi?

CIRANO: Abbracciami. Sono suo fratello.

CRISTIANO: Di chi?

CIRANO: Ma di lei!

CRISTIANO: Lei chi?

CIRANO: Rossana!

CRISTIANO (correndogli incontro): Cielo! Voi, suo fratello?

CIRANO: Quasi: un cugino fraterno.

CRISTIANO: E lei vi ha?...

CIRANO: Detto tutto. Sì.

CRISTIANO: Allora mi ama?

CIRANO: Può darsi.

CRISTIANO (prendendogli la mano): Come sono felice di conoscervi!

CIRANO: Ecco ciò che può definirsi un sentimento improvviso!

CRISTIANO: Perdonatemi per...

CIRANO (guardandolo e poggiandogli una mano sulla spalla): E' vero, sei proprio bello, razza di mascalzone!

CRISTIANO: Signore, se voi sapeste quanto vi ammiro!

CIRANO: E tutti quei nasi di poco fa?

CRISTIANO: Li ritiro!

CIRANO: Rossana aspetta una lettera. Scrivile stasera stessa.

CRISTIANO: Oddìo!

CIRANO: Che c è?

CRISTIANO: C'è che se cerco di scriverle mi perdo!

CIRANO: E perché?

CRISTIANO: Perché? Perché sono così stupido da morire di vergogna.

CIRANO: Ma no, non è vero. Non so se te ne rendi conto, ma poco fa non mi hai attaccato affatto come uno stupido.

CRISTIANO: Beh, quando si attacca è facile trovare le parole. Sì, insomma, un certo spirito da militare ce l'ho. Ma con le donne è tutta un'altra cosa. Non so che dire... Oh, certo, i loro occhi, quando passeggio, sono dolci con me...

CIRANO: E i loro cuori, quando ti fermi, non lo sono più?

CRISTIANO: No! Perché io sono di quelli - lo so... e mi tormento- di quelli che non sanno parlare d'amore...

CIRANO: Ecco, lo dicevo!... Io invece, se fossi stato un po' più bello, sarei di quelli che ne sanno parlare.

CRISTIANO: Ah, poter parlare con grazia!

CIRANO: Poter essere un bel moschettiere che passeggia!

CRISTIANO: Rossana è un'intellettuale. Io la deluderò sicuramente.

CIRANO (guardandolo): Potessi esprimere ciò che ho dentro attraverso un interprete bello come te!

CRISTIANO (disperato): Avessi solo un po' d'eloquenza!

CIRANO (bruscamente): Te la presterò io. Tu prestami il tuo fascino. E costruiamo insieme un eroe da romanzo!

CRISTIANO: Ma che dici?

CIRANO: Te la senti di ripetere le cose che io potrei insegnarti?

CRISTIANO: Tu mi proponi...

CIRANO: Così Rossana non resterà delusa! Avanti, dimmi: vogliamo sedurla insieme? Vuoi che ti soffi dentro un'anima?

CRISTIANO: Ma, Cirano...

CIRANO: Sì o no?

CRISTIANO: Mi fai paura.

CIRANO: Insomma, visto che da solo hai paura di raffreddarle il cuore, vuoi che ci mettiamo insieme? Tanto poi sarai tu ad abbracciarla. Vuoi che ci mettiamo insieme? Tu metti le labbra e io le parole!

CRISTIANO: Ti luccicano gli occhi!...

CIRANO: Vuoi?

CRISTIANO: Davvero questo ti piacerebbe tanto?

CIRANO (con slancio): Questo mi... (Riprendendosi, con freddezza d'artista) Mi divertirebbe. E un bell'esperimento per un poeta. Vuoi che ci completiamo a vicenda? Camminerò al tuo fianco nell'ombra: io sarò il tuo spirito, tu la mia bellezza.

CRISTIANO: Ma come faccio a scriverle? Lei aspetta una lettera. Io non potrei mai...

CIRANO (tira fuori la lettera che ha scritto): Eccola la lettera!

CRISTIANO: Ma...

CIRANO: Ci vuole solo l'indirizzo.

CRISTIANO: Io...

CIRANO: Tu non devi che mandargliela. Sta' tranquillo. Va bene così.

CRISTIANO Così voi avete...

CIRANO: Noi abbiamo sempre in tasca lettere pronte per la divinità...

frutto della nostra fantasia, visto che apparteniamo a quella razza d'uomini che per amante si prendono un sogno soffiato nella bolla d'un nome!... Prendi questa lettera, e cambierai in verità le mie finzioni.

Io gettavo a caso queste mie deliranti confessioni: tu le farai posare come timidi uccelli migratori.

Vedrai che in questa lettera - prendila! - fui più brillante che se fossi stato sincero! Insomma, prendila e finiamola!

CRISTIANO: Non sarebbe il caso di correggere qualcosa? L'hai scritta a caso. Andrà bene per Rossana?

CIRANO: Andrà benissimo!

CRISTIANO: Ma...

CIRANO: L'ingenuità dell'amor proprio è tale che Rossana crederà davvero che questa lettera sia stata scritta per lei.

CRISTIANO: Come ringraziarti, amico mio! (Si getta tra le braccia di Cirano. Rimangono così abbracciati)

SCENA 11

Cirano, Cristiano, i cadetti, il moschettiere e Lisa

UN CADETTO (aprendo la porta): Più niente... Un silenzio di morte... Non ho il coraggio di guardare... (Sporge la testa) Che?

(Stupore tra i cadetti)

UN CADETTO: E' impossibile!

IL MOSCHETTIERE (beffardo): Guarda guarda...

CARBONE: Il nostro diavolo s'è fatto santo. Quando lo colpiscono sul naso offre l'altra narice!

IL MOSCHETTIERE: Finalmente si può parlargli del naso! (Chiama Lisa trionfante) Lisa! Ehi Lisa!... Vieni a vedere! (Annusando vistosamente l'aria) Oh oh!... Sorprendente!... Sentite un po' che buon odore!...

Che bell'aria!... (A Cirano, con fare provocatorio, guardandogli il naso:) Ma il signore l'ha sicuramente sentita!... Sentite che bell'aria tira?...

CIRANO (schiaffeggiandolo): Aria di schiaffi! (Gioia tra i cadetti, che hanno ritrovato il loro Cirano)

ATTO TERZO

Il bacio di Rossana.

Una piccola piazza della città vecchia. La casa di Rossana e il muro del giardino. La finestra e il balcone. E' facile arrampicarsi. Di fronte, un'altra casa.

SCENA 1

Ragueneau, la governante, poi Rossana, Cirano e due paggi

RAGUENEAU (terminando un racconto alla governante e asciugandosi gli occhi): ...Poi lei è fuggita con un moschettiere. E io, solo, rovinato, mi sono impiccato. Avevo già lasciato questo mondo quando è arrivato il signor Cirano e mi ha disimpiccato, proponendo poi a sua cugina di assumermi come intendente.

GOVERNANTE: Ma come siete potuto arrivare a questo punto?

RAGUENEAU: Lisa amava i guerrieri, io amavo i poeti! Marte mangiò gli avanzi di Apollo. Semplice, no?

GOVERNANTE (alzandosi e chiamando verso la finestra): Rossana, siete pronta? Ci aspettano!

ROSSANA (la voce, dalla finestra): Arrivo. Prendo il mantello.

GOVERNANTE (a Ragueneau, mostrandogli la porta di fronte): Ci aspettano là, di fronte. Da Clomira. Riceve nel suo salotto. Qualcuno terrà una conferenza sulla Tenerezza.

RAGUENEAU: Sulla Tenerezza?

GOVERNANTE (vezzosa): Ma sì!... (Gridando verso la finestra:) Rossana, fate presto, o perderemo la conversazione sulla Tenerezza!

ROSSANA (solo la voce): Vengo!

(Si sente un suono di strumenti a corda che si avvicina)

CIRANO (cantando fuori campo): Là là là là!...

GOVERNANTE (sorpresa): Ci suonano qualcosa?

CIRANO (seguito da due paggi con liuti): Vi dico che la croma è tripla, tripla!

PRIMO PAGGIO (ironico): Così, signore, voi sapete che le crome sono triple?

CIRANO: Io sono musicista, come tutti gli astronomi di classe!

IL PAGGIO (suonando e cantando) Là là là!...

CIRANO (strappandogli il liuto dalle mani e continuando la frase musicale): Posso continuare da me!... Là là là là!

ROSSANA (affacciandosi): Sei tu?

CIRANO (continuando a cantare sulla stessa aria): Sì, io che vengo a salutare i tuoi gigli e a presentare i miei rispetti alle rose!...

ROSSANA: Scendo! (Scompare nell'interno)

GOVERNANTE (a Cirano, indicando i paggi): Chi sono questi due virtuosi?

CIRANO: Una scommessa, che ho vinto a d'Assoucy. Discutevamo su una questione grammaticale. Sì, no!... Quando a un certo punto mi mostra questi due cialtroncelli che lo seguono strimpellando le loro corde giorno e notte, e mi fa: «Scommettiamo un giorno di musica!». Ha perso. Così, fino a domani, dovrò portarmi dietro questi due liutisti, testimoni musicali di tutto ciò che faccio. Dapprincipio è stato divertente; ora comincia ad annoiarmi.

(Ai musicisti:) Ve ne volete andare?!... Andate a suonare da parte mia una serenata a Montfleury!

(I paggi si allontanano. Alla governante:) Passavo, come tutte le sere, a chiedere a Rossana se... (Ai paggi, che escono:) Suonate tanto!... e male!

(Alla governante:) ...se il suo amico del cuore è sempre così perfetto.

ROSSANA (uscendo di casa): Ah, sì! E' bello, sensibile e senza difetti!

CIRANO (sorridendo): Cristiano, sensibile?...

ROSSANA: Sì, caro! Più di te!

CIRANO: Lo ammetto.

ROSSANA: Secondo me non esiste un dicitore più fine di tutti quei dolcissimi nonnulla che sono tutto in amore. Qualche volta si distrae, le sue muse sono come assenti; poi, tutt'a un tratto, si riprende, e dice cose stupende.

CIRANO (incredulo): Ma no!

ROSSANA: Invece sì! Ecco come siete voi uomini: se un ragazzo è bello dite subito che è scemo!

CIRANO: E sa parlare d'amore con una certa esperienza?

ROSSANA: Altro che parlarne!... Ne disserta!

CIRANO: E scrive?

ROSSANA: Altro che! Senti un po' (declamando:) «Più tu mi prendi il cuore, più lui mi cresce in petto!»... (Trionfante) Che te ne pare?

CIRANO: Insomma.

ROSSANA: E senti questo: «Mi avete preso il cuore, mandate il vostro a me!...».

CIRANO: Una volta ne ha troppo, una volta non ne ha. Insomma, quanto cuore gli serve?...

ROSSANA: Sei irritante!... E' tutta gelosia...

CIRANO (trasalendo): Come?

ROSSANA ...gelosia di poeta. Senti ancora questa: «Se i baci si potessero mandare per iscritto, le mie lettere, tu, le leggeresti con la bocca!...». Non è il massimo della tenerezza?

CIRANO (sorridendo di compiacimento suo malgrado): Certo, queste ultime righe sono... Come dire? Ah, ah!... (riprendendosi, con un certo disprezzo) ...sdolcinate.

ROSSANA: E queste...

CIRANO (eccitato): Ricordi le sue lettere a memoria?

ROSSANA: Tutte!

CIRANO: Non c'è che dire: è un vero seduttore!

ROSSANA: E' un maestro!

CIRANO (modesto): Via, un maestro!...

ROSSANA (perentoria): Un maestro!

CIRANO: Va bene, come vuoi... un maestro.

GOVERNANTE (rientrando precipitosamente in scena): Il conte di Guiche!

(A Cirano, spingendolo verso la casa:) Entra, presto!... Che se ti vede potrebbe insospettirsi e...

ROSSANA (a Cirano): Scoprire il mio segreto. Mi ama, è potente, non deve sapere. Potrebbe distruggere tutto.

CIRANO (rientrando in casa): Va bene, va bene...

(Entra de Guiche)

SCENA 2

Rossana, de Guiche e, in disparte, la governante

ROSSANA (inchinandosi): Sto uscendo.

DE GUICHE: Vengo a prendere congedo.

ROSSANA: Partite?

DE GUICHE: Per la guerra.

ROSSANA: Ah!

DE GUICHE: Stasera stessa.

ROSSANA: Ah!

DE GUICHE: Per l'assedio di Arras.

ROSSANA: Ah, un assedio?

DE GUICHE: Sì... Sembra che la mia partenza vi lasci del tutto indifferente?

ROSSANA (educatamente): Ma, io...

DE GUICHE: Io sono disperato. Vi rivedrò?... E quando? Sapete che sono stato nominato generale?

ROSSANA (indifferente): Congratulazioni.

DE GUICHE: Del reggimento dei cadetti.

ROSSANA: Dei cadetti?

DE GUICHE: Già - di vostro cugino, quello che mi ha insultato. Laggiù saprò vendicarmene.

ROSSANA (soffocata) Come, i cadetti partono?

DE GUICHE (ridendo): Certo! E' il mio reggimento!

ROSSANA (cadendo a sedere, tra sé): Cristiano!

DE GUICHE: Che avete?

ROSSANA (commossa): Questa partenza... mi addolora. Amare qualcuno e saperlo in guerra.

DE GUICHE (sorpreso e affascinato): E' la prima volta che mi dite una parola dolce... e proprio il giorno della mia partenza.

ROSSANA (cambiando tono): E allora, volete vendicarvi di mio cugino.

DE GUICHE (sorridendo): Siamo dalla sua parte?

ROSSANA: No - contro!

DE GUICHE: Vi vedete spesso?

ROSSANA: Raramente.

DE GUICHE: Qualche volta lo incontro con un cadetto... (cerca di ricordare il nome) Quel Neu... Neu... villen, o viller...

ROSSANA: Uno alto?

DE GUICHE: Biondo.

ROSSANA: Rosso.

DE GUICHE: Bello!

ROSSANA: Mah!

DE GUICHE: Un cretino.

ROSSANA: Ne ha tutta l'aria. (Cambiando tono) Dunque, la vostra vendetta contro mio cugino sarà quella di esporlo al fuoco, che lui adora?... E' meschino? So io che cosa potrebbe ferirlo!

DE GUICHE: Cosa?

ROSSANA: Essere lasciato qui a Parigi coi suoi cari cadetti, mentre gli altri partono, a starsene con le mani in mano per tutta la durata della guerra... E' la sola maniera per umiliare un uomo come lui.

Volete punirlo? Bene, tenetelo lontano dal pericolo!

DE GUICHE: Una donna, soltanto una donna potrebbe inventare un simile scherzo!

ROSSANA: Si roderà l'anima, e i suoi amici le mani, per la rabbia di non essere al fronte. E voi sarete vendicato!

DE GUICHE (avvicinandosi): Dunque, mi amate un poco! (Le sorride) Voi condividete il mio rancore, Rossana! E' una prova d'amore.

ROSSANA: Una prova.

DE GUICHE (mostrando diversi plichi sigillati): Ecco gli ordini da trasmettere alle mie compagnie. Li trasmetterò tutti, tranne (ne toglie uno) ...quello per i cadetti.

(se lo rimette in tasca) Lo terrò io. (Ridendo) Ah, ah, povero Cirano!... con la sua voglia di menar le mani!... Certo che voi giocate proprio brutti tiri, no?

ROSSANA: Qualche volta.

DE GUICHE (eccitatissimo): Mi fate girare la testa!

Senti, stasera dovrei partire. Ma ormai... Senti. Qui vicino, sulla strada d'Orléans, c'è un convento dei cappuccini. Un laico non potrebbe entrare. Ma quei buoni frati mi accoglieranno - ci penso io... Possono bene nascondermi nella loro manica: è così larga!

Sono i cappuccini che servono Richelieu: temendo lo zio, temono anche il nipote.

Crederanno che sono partito. Verrò a trovarti mascherato.

Lasciami tardare d'un giorno, pazza!

ROSSANA: Ma se si venisse a sapere! La vostra gloria...

DE GUICHE: Boh!

ROSSANA: E l'assedio? Arras...

DE GUICHE: Che me ne importa! Lasciate che io...

ROSSANA: No!

DE GUICHE: Lascia che io...

ROSSANA (teneramente): Devo difendervi.

DE GUICHE: Ah!

ROSSANA: Partite! Io vi voglio eroico, Antonio!...

DE GUICHE: Che dolci parole! Voi dunque amate...

ROSSANA: Colui per cui ho tremato. Sì.

DE GUICHE (felice): Va bene, parto! (Le bacia la mano) Siete contenta.

ROSSANA: Sì. (Lui esce)

LA GOVERNANTE (facendogli alle spalle una riverenza ironica):

Sìiii!...

ROSSANA (alla governante): Zitta, non ne parliamo con nessuno: Cirano non mi perdonerebbe d'avergli rubato la guerra. (Chiamando forte verso la casa) Cirano!

SCENA 3

Rossana, la governante, Cirano

ROSSANA: Andiamo da Clomira. (Indica la porta) Devono parlare Alcandro e Lisimone.

GOVERNANTE: Qualcosa mi dice che perderemo i loro discorsi.

CIRANO (a Rossana): No no, per carità! Non perdeteveli! (Sono arrivati alla porta di Clomira)

GOVERNANTE (affascinata): Guardate! Hanno fasciato di bende il battente!... (Al battente:) Vi hanno imbavagliato perché il vostro ferro non turbi i loro bei discorsi, vero, piccolo bruto?! (Lo solleva e batte leggermente)

ROSSANA (vedendo aprire): Entriamo... (A Cirano:) Se viene Cristiano, come penso, digli di aspettarmi.

CIRANO: Ah, bene! Ma... (lei si gira) su che l'interrogherai stasera.

ROSSANA: Su...

CIRANO: Su?

ROSSANA: Non glielo dirai mica?

CIRANO: Sarò una tomba.

ROSSANA: Su niente. Gli dirò: avanti, parlate. Improvvisate. Parlatemi d'amore. Siate splendido!

CIRANO (ridendo): Bene!

ROSSANA: Però, zitto!

CIRANO: Certo.

ROSSANA: Nemmeno una parola! (Entra e chiude la porta)

CIRANO: Grazie! (La porta si riapre e Rossana si affaccia)

ROSSANA: Mi raccomando. Potrebbe prepararsi...

CIRANO: Ma no!...

TUTTI E DUE (insieme, con un segno d'intesa): Shshshsh... (Rossana chiude la porta)

CIRANO (chiamando): Cristiano!

SCENA 4

Cirano, Cristiano

CIRANO: So tutto quel che serve. Preparati. E' l'occasione buona. Non perdiamo tempo. E non fare quel muso. Dai, svelto, andiamo a casa tua. T'insegnerò che cosa devi dire.

CRISTIANO: No.

CIRANO: Come?

CRISTIANO: No. Aspetterò Rossana qui.

CIRANO: Sei pazzo? Muoviti, dai. Vieni a imparare...

CRISTIANO: No, te l'ho detto! Sono stanco di prendere a prestito le mie lettere, i miei discorsi, e di recitare una parte... e aver sempre paura. Era comprensibile all'inizio. Ora non più. Ora so che mi ama.

Grazie di tutto. Non ho più paura. Voglio parlarle da solo.

CIRANO: Capisco.

CRISTIANO: Chi ti dice che non ne sia capace?... In fondo, non sono mica così idiota. Vedrai. I tuoi insegnamenti mi sono serviti. Sono in grado di parlare da solo. E, per tutti i diavoli, saprò ben stringerla tra le braccia!...

(Appare Rossana, che esce dalla casa di Clomira) E' lei!... Cirano, aspetta, non lasciarmi!

CIRANO (salutandolo): Parlatele da solo signore! (Scompare dietro il muro del giardino)

SCENA 5

Cristiano, Rossana, alcuni preziosi e preziose, e per un istante la governante

ROSSANA (uscendo dalla casa di Clomira con una compagnia dalla quale si accomiata: riverenze e saluti): Bartenoide - Aleandro Germione...

LA GOVERNANTE (disperata): Abbiamo perso il discorso sulla Tenerezza!

(Rientra a casa di Rossana)

ROSSANA (salutando ancora): Urimedonte, addio...

(Tutti salutano Rossana e si separano, allontanandosi. Rossana vede Cristiano)

Voi!... (gli si avvicina) Fa sera. Restiamo qui. Sono andati tutti via. Non c'è nessuno. Sediamoci. Parlate. Vi ascolto.

CRISTIANO (si siede accanto a lei. Pausa): Io vi amo.

ROSSANA (chiudendo gli occhi): Allora parlatemi d'amore.

CRISTIANO: Io ti amo.

ROSSANA: Questo è il tema. Ora ricamate, ricamate...

CRISTIANO: Io vi...

ROSSANA: Ricamate!

CRISTIANO: Io ti amo tanto.

ROSSANA: Sì, certo. E poi?

CRISTIANO: E poi... Non ti basta che ti amo? Rossana, dimmi che m'ami!

ROSSANA (con una smorfia): Vi ho chiesto delle creme e voi m'offrite un brodino! Ditemi almeno come mi amate!...

CRISTIANO: Ma... molto.

ROSSANA: Va bene.... Ora sciogliete i vostri sentimenti.

CRISTIANO (avvicinandosi e fissandole sensualmente la nuca bionda): Io... vorrei stringerti a me!

ROSSANA: Cristiano!

CRISTIANO: Io ti amo!

ROSSANA (fa per alzarsi): Ancora?

CRISTIANO (trattenendola): No, non t'amo!

ROSSANA (tornando a sedere): Meno male!

CRISTIANO: Io ti adoro!

ROSSANA (alzandosi e allontanandosi): Uffa!

CRISTIANO: Hai ragione... Divento sciocco.

ROSSANA (seccamente): Sì. E questo mi dispiace, come se diventaste brutto!

CRISTIANO: Ma io...

ROSSANA: Andate a riordinare le idee.

CRISTIANO: Io...

ROSSANA: Mi amate, lo so. Addio. (Si avvia verso la casa)

CRISTIANO: Aspettate. Voglio dirvi che...

ROSSANA: Mi adorate. Lo so... No, no, andatevene!

CRISTIANO: Ma io... (Gli chiude la porta in faccia)

CIRANO (che, senza essere visto, è appena rientrato): Bel colpo, eh!

SCENA 6

Cristiano, Cirano e due paggi, per un attimo

CRISTIANO: Aiutami.

CIRANO: No.

CRISTIANO: Se non ritorno immediatamente nella sua grazia, io muoio.

CIRANO: E come faccio, diavolo, a insegnarti tutto così, immediatamente?...

CRISTIANO (prendendolo per un braccio): Dai, aiutami! Guarda! (La finestra di lei si è illuminata)

CIRANO (guardando commosso): La sua finestra.

CRISTIANO (urlando): Mi sento morire!

CIRANO: Parla piano.

CRISTIANO (sottovoce): Morire.

CIRANO: La notte è scura.

CRISTIANO: E allora?

CIRANO: Si può tentare. Non lo meriteresti... Mettiti là, bestia! Là, davanti al balcone! Io mi metterò là sotto... Per suggerirti le parole.

CRISTIANO: Ma...

CIRANO: Sta zitto!

I DUE PAGGI (a Cirano, ricomparendo dal fondo): Ehilà!

CIRANO: Zitti! (Fa loro segno di parlare piano)

PRIMO PAGGIO (a bassa voce): Abbiamo fatto la serenata a Montfleury.

CIRANO (anche lui a bassa voce, in fretta): Bene. Adesso mettetevi lì, ai due angoli della strada. E se arriva qualche passante avvertiteci con una serenata.

SECONDO PAGGIO: Che serenata, signore, allegra o triste?

CIRANO: Allegra se è una donna, triste se un uomo. (I due paggi spariscono in direzioni opposte. A Cristiano:) Chiamala!

CRISTIANO: Rossana!

CIRANO (raccoglie dei ciottoli e li scaglia contro i vetri): Aspetta.

Proviamo così.

SCENA 7

Rossana, Cristiano, Cirano

ROSSANA (aprendo la finestra): Chi mi chiama?

CRISTIANO: Io.

ROSSANA: Io chi?

CRISTIANO: Cristiano.

ROSSANA (con fastidio): Ah, voi?

CRISTIANO: Vorrei parlarvi.

CIRANO (nascosto sotto il balcone, a Cristiano): Bene, bene. Un po' più piano.

ROSSANA: No, andatevene. Parlate troppo male.

CRISTIANO: Vi prego.

ROSSANA: No. Voi non m'amate più.

CRISTIANO (al quale Cirano soffia le parole): Mi accusate di non amarvi più... quando più vi amo!

ROSSANA (che stava per chiudere la finestra, fermandosi): Senti senti!... va meglio.

CRISTIANO (come sopra): L'amore ha preso per culla il mio animo inquieto... e cresce, cresce.

ROSSANA (sporgendosi sul balcone): Va meglio! Ma perché, visto che vi tormenta, non lo strangolaste nella culla?

CRISTIANO (come sopra): Ci ho provato, ma... nulla. Questo neonato è forte... come Ercole.

ROSSANA: Meglio, sempre meglio!

CRISTIANO (come sopra): Per cui.. è lui che ha strangolato come niente i due serpenti.. l'Orgoglio e... il Dubbio.

ROSSANA (poggiando i gomiti al balcone): Molto bene. Ma perché parlate così lentamente? La vostra immaginazione è forse malata?

CIRANO (tirando Cristiano sotto il balcone e sostituendosi a lui): Zitto. Il gioco s'è fatto difficile!

ROSSANA: Le vostre parole esitano. Perché?

CIRANO (a bassa voce, come Cristiano): Perché è notte. E nel buio stentano a trovare le vostre orecchie.

ROSSANA: Le mie non fanno nessuna fatica.

CIRANO: Davvero? E' naturale. Le vostre parole calano direttamente nel mio cuore; e il mio cuore è grande, le vostre orecchie piccole. Poi, le vostre parole scendono, le mie salgono. E' naturale che le vostre vadano più in fretta.

ROSSANA: Sì, ma da qualche istante anche le vostre salgono in fretta.

CIRANO: Questione di ginnastica. Cominciano ad abituarsi.

ROSSANA: In effetti, vi parlo da molto in alto.

CIRANO: Certo, e se vi lasciaste sfuggire da quell'altezza una sola parola cattiva sul mio cuore, mi uccidereste.

ROSSANA: Allora scendo!

CIRANO: No!

ROSSANA: Allora salite voi, presto!

CIRANO (arretrando spaventato): No!

ROSSANA: Come... no?

CIRANO (con voce sempre più rotta dall'emozione): Lasciatemi approfittare per una volta... di quest'occasione che ci è data... di parlarci così, dolcemente, senza vederci.

ROSSANA: Senza vederci?

CIRANO: Ma sì, è stupendo. Ci si indovina appena. Voi intravedete un mantello nero, io una gonna bianca d'estate: io non sono che un'ombra, e voi un chiarore. Voi non sapete cosa siano per me questi momenti. Se qualche volta le mie parole sono state belle...

ROSSANA Certo che lo furono!

CIRANO: Non sono mai riuscite davvero a far parlare il mio cuore...

ROSSANA: Perché?

CIRANO: Perché... perché finora ho sempre parlato attraverso...

ROSSANA: Attraverso che?

CIRANO: Attraverso il tremito e la vertigine che chiunque prova guardandovi... Ma stasera mi sento come uno che sta per parlarvi per la prima volta.

ROSSANA: E' vero. Avete una voce nuova.

CIRANO (accostandosi febbrilmente a lei): Sì, una voce nuova, perché con la notte che mi protegge io oso essere infine me stesso, io oso...

(Si ferma smarrito) Dove sono? Non lo so, ma perdonatemi - è tutto così dolce stanotte... così nuovo per me.

ROSSANA: Così nuovo?

CIRANO (sconvolto come se cercasse di trattenere le parole): Sì, nuovo... Poter essere sincero: la paura di essere deriso non mi dà tregua.

ROSSANA: Deriso, perché?

CIRANO: Ma... per uno slancio... Già, il mio cuore non fa che nascondersi dietro il mio spirito per pudore: io parto per strappare al cielo una stella e poi, per paura del ridicolo, mi chino a raccogliere un fiore.

ROSSANA: Anche un fiore ha del bello. Non mi avete mai parlato così.

CIRANO: E se lasciassimo perdere la letteratura per fuggire verso spazi più... ariosi! Se invece di bere goccia a goccia da un ditale dorato l'acqua insipida di un fiumiciattolo, cercassimo di vedere come l'anima si disseta bevendo a fiotti dalle onde d'un grande fiume!

ROSSANA: Ma lo spirito?...

CIRANO: Me ne sono servito soltanto per farvi restare, ma ora parlare come un poetastro arcadico significherebbe insultare questa notte, questi profumi, questo momento, la Natura tutta!... Lasciamo che, con un solo lampo dei suoi astri, il cielo ci spogli di tutte le nostre finzioni: io ho paura, paura che la nostra alchimia poetica disperda ogni vero sentimento, che l'anima si annienti in passatempi vani e che tutta questa finezza si tramuti in una fine!

ROSSANA: Ma lo spirito?...

CIRANO: In amore lo detesto. Quando si ama è un delitto prolungare questa inutile schermaglia. Arriva inevitabilmente il momento in cui - e compiango chi non l'ha provato - sentiamo che c'è qualcosa di così nobile nel nostro modo di amare da non poterlo avvilire con vani giochi di parole.

ROSSANA: E va bene! Se per noi è arrivato questo momento, che mi direte adesso?

CIRANO: Tutto, tutto, tutto ciò che mi verrà, ve lo getterò a mazzi, senza farne un bouquet. Io vi amo, soffoco, ti amo, sono pazzo, non ne posso più, è troppo; il tuo nome mi sta nel cuore come in un sonaglio, e visto che io non faccio che vibrare per te, sempre, Rossana, il sonaglio s'agita e il tuo nome mi risuona dentro. Ricordo tutto di te, amo tutto: ricordo che la mattina del 12 maggio, l'anno scorso, per uscire, cambiasti pettinatura. A tal punto i tuoi capelli sono diventati la mia luce che - come quando si è fissato il sole troppo a lungo si finisce per vedere proiettato dappertutto un disco rosso quando distolgo lo sguardo dal loro chiarore, riverberi biondi tutto intorno mi bruciano gli occhi.

ROSSANA (turbata): Sì, questo è proprio amore...

CIRANO: Ne ha tutto il triste furore - qualcosa che m'invade, terribile e geloso, e tuttavia non egoista. Per la tua felicità darei in cambio la mia, quand'anche tu non lo sapessi mai; così, soltanto per sentirti ridere qualche volta, da lontano, di quella gioia data dal mio sacrificio. Cominci a capire adesso? A renderti conto? Senti l'anima mia salire verso di te, nell'ombra? Davvero, è tutto troppo bello stasera, troppo dolce. Io ti dico tutto questo, tu mi ascolti - io, te! E' troppo. Nemmeno nei miei sogni più ambiziosi sono mai arrivato a sperare tanto. Non mi resta che morire, subito! Mentre lei trema tra i rami per le cose che le ho detto. Perché voi tremate, tremate come una foglia tra le foglie! Tu tremi! Perché lo sento, che tu lo voglia o no, lo sento il tremito adorato della tua mano scendere giù per i rami di questo gelsomino. (Bacia perdutamente l'estremità d'un ramo pendente)

ROSSANA: Sì, tremo, e piango, e sono tua, e tu m'hai stordita!

CIRANO: Allora, venga pure la morte! Questa ebbrezza sono io, io che gliel'ho data! Ormai non chiedo altro che...

CRISTIANO (nascosto sotto il balcone): Un bacio!

ROSSANA (trasalendo): Che?

CIRANO: Eh!

ROSSANA: Tu mi chiedi?...

CIRANO: Sì... io... (A Cristiano, sottovoce:) Tu vai troppo di fretta.

CRISTIANO: Visto che è così turbata, è il caso che io ne approfitti.

CIRANO (a Rossana): Sì, io... io ho chiesto, è vero... ma, santo cielo! Sono stato troppo audace.

ROSSANA (un po' delusa): Come, non insisti?

CIRANO: Sì, insisto... senza insistere!... Già, già! La tua virtù s'annuvola! Insomma, questo bacio... non darmelo più!

CRISTIANO (a Cirano, tirandolo per il mantello): Perché?

CIRANO: Zitto, tu!

ROSSANA (sporgendosi): Ma che stai dicendo?

CIRANO: Mi rimproveravo d'essere andato troppo in là. Dicevo a me stesso di tacere: zitto, Cristiano!...

(I liuti dei paggi si mettono a suonare) Un momento!... Arriva qualcuno! (Rossana chiude la finestra. Cirano ascolta il suono dei liuti: uno suona un'aria gaia, l'altro un'aria triste) Un'aria triste? Un'aria gaia?... Che vuol dire? E' un uomo? Una donna? - Ah, è un cappuccino!

(Entra un cappuccino con una lanterna)

SCENA 8

Cirano, Cristiano, un cappuccino

CIRANO (al cappuccino): Che fate? Cercate l'uomo come Diogene?

IL CAPPUCCINO: Cerco la casa della signora...

CRISTIANO: Ci mancava questa seccatura!

IL CAPPUCCINO: ...della signora Maddalena Robin detta Rossana...

CRISTIANO: Che può volere?

CIRANO (indicando una salita): Di là! Dritto, sempre dritto...

IL CAPPUCCINO: Grazie. Dirò per voi un rosario. (Esce)

CIRANO: Buona fortuna! (Ritorna verso Cristiano)

SCENA 9

Cirano e Cristiano

CRISTIANO: Fammi avere quel bacio!

CIRANO: No!

CRISTIANO: Tanto, prima o poi...

CIRANO: E' vero. Prima o poi verrà quell'attimo di vertigine in cui le vostre bocche andranno l'una verso l'altra - i tuoi bei baffi biondi e le sue labbra rosa!... Ma (a se stesso:) preferisco che ciò sia per...

(E' interrotto dal rumore della finestra che si riapre. Cristiano torna a nascondersi sotto il balcone)

SCENA 10

Cirano, Cristiano, Rossana

ROSSANA (affacciandosi): Siete voi? Parlavamo di... di un...

CIRANO: Bacio. E' una parola dolce. Non capisco perché voi non osiate pronunciarla. Se già questo vi fa bruciare tutta, che accadrà poi più avanti? Non abbiate paura. Non avete poco fa, quasi senza accorgervene, rinunciato a giocare? Non siete passata senza traumi dal sorriso al sospiro e dal sospiro al pianto? Andate avanti, ancora un poco, senza farci caso, e vedrete: dalle lacrime al bacio non c'è che un brivido.

ROSSANA: Tacete!

CIRANO: Un bacio - ma che cos'è poi un bacio? Un giuramento un po' più da vicino, una promessa più precisa, una confessione che cerca una conferma, un punto rosa sulla i di «ti amo», un segreto soffiato in bocca invece che all'orecchio, un frammento d'eternità che ronza come l'ali d'un'ape, una comunione che sa di fiore, un modo di respirarsi il cuore e di scambiarsi sulle labbra il sapore dell'anima!

ROSSANA: Tacete!

CIRANO: Un bacio - è così nobile un bacio, che la stessa regina di Francia - la regina! - non ha saputo negarne uno a un lord d'Inghilterra.

ROSSANA: E con questo?

CIRANO (esaltandosi): Io sono come quel lord - come Buckingham! come lui vi amo soffrendo in silenzio, mia regina, come lui sono triste e fedele...

ROSSANA: E bello come lui!

CIRANO (tra sé, disincantato): Già, dimenticavo. Sono bello.

ROSSANA: Che aspetti? Sali a cogliere questo fiore ineguagliabile...

CIRANO (spingendo Cristiano verso il balcone): Sali!

ROSSANA: Questo sapore di cuore...

CIRANO: Sali!

ROSSANA: Questo ronzio d'ape...

CIRANO: Dai, sali!

CRISTIANO (esitante): Ma ora... mi sembra che non stia bene!

ROSSANA: Questo frammento d'infinito...

CIRANO (spingendolo): Sali, animale! (Cristiano si lancia su per i rami, raggiunge il balcone e lo scavalca)

CRISTIANO: Ah, Rossana! (L'abbraccia e la bacia)

CIRANO: Che strana sensazione! Un bacio - l'amore pranza e io, come Lazzaro, raccolgo le briciole nel buio. Ma sì, sento che un po' di questo bacio mi appartiene, perché su quelle labbra Rossana bacia le parole che ho detto io... (Si sentono i liuti) Un'aria triste, un'aria gaia: il cappuccino!

(Finge di correre, come arrivasse da lontano, e chiama)

ROSSANA: Chi è?

CIRANO: Io. Passavo di qui... Cristiano è ancora lì?

CRISTIANO (stupito): Toh, Cirano!

ROSSANA: Salve cugino!

CIRANO: Salve!

ROSSANA: Aspetta che scendo. (Rientra in casa. Dal fondo riappare il cappuccino)

CRISTIANO (vedendolo): Ancora lui! (Segue Rossana)

SCENA 11

Cirano, Cristiano, Rossana, il cappuccino e Ragueneau

IL CAPPUCCINO: Abita qui - la signora Robin abita qui!

CIRANO: Come avete detto? Ro-lin?

IL CAPPUCCINO. Robin! - non «lin», «bin»!

ROSSANA (comparendo sulla porta, seguita da Ragueneau e Cristiano):

Che c'è?

IL CAPPUCCINO: Una lettera.

CRISTIANO: Che cosa?!

IL CAPPUCCINO (a Rossana): Nulla di male. Non può trattarsi che di una santa cosa. C'è un degno signore che...

ROSSANA (a Cristiano): E' de Guiche.

CRISTIANO: Come si permette?

ROSSANA: Non temere - non m'importunerà più. (Aprendo la lettera) Io ti amo, e se lui...

(Legge, a bassa voce:) «Signorina, i tamburi battono. Il mio reggimento parte. Io resto. Mi credono già partito. Vi disobbedisco.

Sono in convento. Vi raggiungerò tra poco. Vi mando come messaggero un frate semplice come una capra, che non ha capito niente di tutto ciò.

Le vostre labbra mi hanno troppo sorriso poco fa. Voglio rivederle.

Spero abbiate già perdonato la mia audacia. Mi firmo vostro...

eccetera eccetera». (Al cappuccino:) Ascoltate, padre.

(Tutti si avvicinano. Legge ad alta voce) «Signorina, bisogna sottomettersi alla volontà del cardinale, per quanto possa apparirvi dura. E' per questo che ho scelto, per far recapitare queste righe nelle vostre gentili mani, un frate cappuccino che unisce alla santità l'intelligenza e la discrezione. Noi vogliamo che vi dia la sua benedizione... (volta pagina) nuziale, subito, in casa vostra. Dovete sposare Cristiano segretamente. Ve lo mando. Lo so che vi dispiace, ma rassegnatevi. Sappiate che il cielo benedirà la vostra devozione.

Rispettosamente mi firmo, vostro umilissimo servitore... eccetera eccetera».

IL CAPPUCCINO (contento): Che persona perbene!... L'avevo detto. Non avevo ombra dl dubbio. Non poteva trattarsi che di una cosa santa.

ROSSANA (a Cristiano sottovoce): Ho letto bene?

CRISTIANO: Eh!

ROSSANA (a voce alta, disperata): Ma è... terribile!

IL CAPPUCCINO (a Cirano): Siete voi?

CRISTIANO: No, io.

IL CAPPUCCINO (accorgendosi di quanto è bello): Ma...

ROSSANA (tempestiva): C'è un post-scriptum: «Donate centoventi pezzi d'oro al convento».

IL CAPPUCCINO: Una persona perbene, proprio perbene! (A Rossana:) Rassegnatevi.

ROSSANA (addolorata): Mi rassegno. (Mentre Ragueneau apre la porta di casa e Cristiano invita il cappuccino a entrare, si rivolge a Cirano:) Trattieni de Guiche. Sta per arrivare. Non farlo entrare prima che...

CIRANO: Ho capito. (Al cappuccino:) Quanto vi serve per sposarli?

IL CAPPUCCINO: Un quarto d'ora.

CIRANO (spingendoli): Andate! Rimango io qui!

ROSSANA (a Cristiano): Vieni. (Entrano)

SCENA 12

Cirano solo

CIRANO: Come far perdere a de Guiche un quarto d'ora? (Si arrampica al balcone) Proviamo un po'... Speriamo che funzioni. (I liuti si mettono a suonare un'aria triste) Ecco che arriva un uomo! (L'aria si fa sempre più triste) Non c'è dubbio. Questa volta è proprio un uomo.

(Ha raggiunto il balcone. Si abbassa il cappello sugli occhi, toglie la spada, si avvolge nel mantello, poi si sporge e guarda giù) No, non è troppo alto... Possiamo tentare. (Tira a sé il ramo di un albero e vi si aggrappa con entrambe le mani, pronto a lasciarsi cadere)

Peccato, dover turbare quest'atmosfera di pace.

SCENA 13

Cirano e de Guiche

DE GUICHE (entra mascherato, avanza a tastoni nel buio): Maledetto frate, dove si sarà cacciato?

CIRANO: Diavolo!... E se riconosce la mia voce? Bisogna che mi rimetta a parlare guascone!

DE GUICHE (guardando la casa): E' qui. Non vedo niente. Questa maschera mi acceca!

(Fa per entrare. Cirano salta dal balcone tenendosi al ramo e cade tra la porta e de Guiche. Finge di cadere da grande altezza e si lascia andare per terra, come stordito. De Guiche fa un salto indietro)

Chi è là?

(Quando alza gli occhi il ramo si è raddrizzato, non si vede che il cielo. Non capisce da dove Cirano sia caduto)

Da dove casca quest'uomo?

CIRANO (mettendosi a sedere e parlando con la voce alterata dall'accento guascone): Dalla luna!

DE GUICHE: Dalla?!...

CIRANO (come sognando): Che ore sono?

DE GUICHE: E' pazzo?

CIRANO: Che ora? Che paese? Che giorno? Che stagione?

DE GUICHE: Ma...

CIRANO: Sono frastornato.

DE GUICHE: Signore...

CIRANO: Sono appena caduto dalla luna - come una bomba.

DE GUICHE (spazientendosi): Via, signore!

CIRANO (alzandosi, con voce terribile): Io sono caduto!

DE GUICHE (indietreggiando): Va bene, va bene! Siete caduto...

Dev'essere un demente.

CIRANO (andando verso di lui): Proprio così! Sono caduto - e senza metafora!

DE GUICHE: Ma...

CIRANO: Cent'anni o un minuto - non so quanto è durata la mia caduta!... Ero in una palla color zafferano.

DE GUICHE (alzando le spalle): Va bene. Ora lasciatemi passare!

CIRANO (fermandolo): Dove sono? Ditemi la verità, signore. Dov'è che sono finito come una meteora?

DE GUICHE: Uffa!...

CIRANO: Abbiate pazienza - cadendo dalla luna non ho potuto scegliere il punto d'atterraggio, e ora non so dove mi trovo. Da che parte mi avrà portato il peso del mio culo, su un'altra luna o su una terra?

DE GUICHE: Ma vi sto dicendo, signore...

CIRANO (con un grido di terrore, che fa indietreggiare de Guiche): Oddìo!... In questo paese la gente ha il viso nero!

DE GUICHE (portandosi una mano al viso): Come?

CIRANO (con enfatico terrore): Sono caduto ad Algeri? Siete un indigeno?...

DE GUICHE (toccandosi la maschera): E' una maschera!

CIRANO: Allora sono a Venezia o a Genova?

DE GUICHE (cercando di passare): Scusate, sono atteso da una signora.

CIRANO (completamente rassicurato): Allora sono a Parigi.

DE GUICHE (sorridendo suo malgrado): E' proprio pazzo!

CIRANO: Ah, ridete?

DE GUICHE: Sì, rido, ma voglio passare.

CIRANO (felice): Sono ricaduto a Parigi!

(Finalmente a suo agio, ridendo, spolverandosi, salutando) Scusatemi - arrivo con l'ultimo tifone. Sono un po' sporco d'etere. Ho viaggiato!

Ho ancora gli occhi pieni di polvere di stelle. Agli speroni m'è rimasto impigliato qualche pelo di pianeta.

(Togliendosi qualcosa dalla giacca) Ecco, sulla mia giubba, un capello di cometa!... (soffia per mandarlo via)

DE GUICHE (fuori di sé): Signore!...

(Cerca di passare, ma Cirano lo arresta stendendo la gamba per mostrargli qualcosa)

CIRANO: Mi sono preso nel polpaccio un dente dell'Orsa Maggiore e, sfiorando il Tridente, per evitare una delle sue tre punte, sono caduto a sedere sulla Bilancia, che ora segna il mio peso tra le stelle!

(Impedisce a de Guiche di passare afferrandolo per la giubba) Se poi provate a stringermi il naso, ne verrà fuori latte.

DE GUICHE: Latte?!

CIRANO: Sì, della Via Lattea.

DE GUICHE: Oh, per l'inferno!

CIRANO: E' il cielo che mi manda!

(Incrociando le braccia) Non ci credereste, ma cadendo ho scoperto che Sirio, la notte, si mette un turbante.

(Confidenziale) L'Orsa Minore è ancora troppo piccola per mordere.

(Ridendo) Nell'attraversare la Lira, ne ho spezzato una corda.

(Orgoglioso) Ma ora conto di raccontare tutto questo in un libro.

Userò come asterischi le stelle d'oro che, tra mille pericoli, sono riuscito a catturare col mantello!

DE GUICHE: Insomma, io voglio...

CIRANO: Lasciatemi indovinare!

DE GUICHE: Signore, io...

CIRANO: Vorreste apprendere dalla mia viva voce com'è fatta la luna - e se è abitata!

DE GUICHE (urla): Ma no! Io voglio...

CIRANO: Sapere come ci sono arrivato. Con una macchina di mia invenzione.

DE GUICHE (scoraggiato): E' matto!

CIRANO: Non ho mica rifatto quello stupido aquilone di Regiomontano, né il timido piccione di Archita!

DE GUICHE: Però, è istruito.

CIRANO: No, non ho imitato niente che sia già stato fatto!

(De Guiche è riuscito a passare e si dirige verso la porta di Rossana)

Cirano lo segue, pronto a bloccarlo). Ho inventato sei modi di violare l'azzurro vergine del cielo!

DE GUICHE (voltandosi): Sei?

CIRANO: Potrei mettermi nudo e cospargere il mio corpo di fiale di cristallo piene di rugiada, poi espormi al sole e farmi aspirare in cielo coi vapori del mattino.

DE GUICHE (interessato, fa un passo verso Cirano): Sì, questo è uno.

CIRANO (indietreggiando per tirarselo dietro): Poi potrei fare incetta di vento, per prendere lo slancio, rarefacendo l'aria in un contenitore di cedro mediante specchi ardenti disposti a icosaèdro!

DE GUICHE (fa un altro passo avanti): E due!

CIRANO (arretrando ancora): Bene, potrei farmi scagliare nei prati blu in cui pascolano le stelle dallo scatto d'acciaio di una cavalletta meccanica sospinta da una carica esplosiva!

DE GUICHE (seguendolo senza sospetto e contando sulle dita): Tre!

CIRANO: E dato che il fumo tende a salire, potrei raccoglierne in una sfera quanto mi basta per farmi sollevare!

DE GUICHE (come sopra, sempre più confuso): Quattro!

CIRANO: E dato poi che Febo, quando è giù di tono, ama succhiare il midollo di bue... potrei cospargermene!

DE GUICHE (stupefatto): Cinque!

CIRANO (che, parlando, lo ha tratto fin dall'altro lato della scena):

Infine, dopo essermi steso su un disco di ferro, potrei prendere una calamita e lanciarla in aria! E' un buon metodo: il ferro sale attratto dalla calamita; si rilancia immediatamente in alto la calamita, e così di seguito. Si può ascendere così all'infinito.

DE GUICHE: E sei! - Sei sistemi davvero eccellenti!... Ma voi, signore, quale avete scelto?

CIRANO: Un settimo.

DE GUICHE: E quale?

CIRANO: Provate a indovinare.

DE GUICHE: Questa storia diventa interessante!

CIRANO (imitando il rumore delle onde con grandi gesti misteriosi):

Uhuuu!... Uhuuuh!...

DE GUICHE: Beh?

CIRANO: Avete indovinato?

DE GUICHE: No.

CIRANO: La marea!... Nell'ora in cui la luna attira l'onda, ho fatto un bagno di mare e mi sono steso sulla sabbia. La testa è stata la prima a sollevarsi, poiché i capelli raccolgono più acqua del resto del corpo. Poi mi sono sollevato del tutto, trascinato sempre più in alto, come un angelo. E salivo, salivo dolcemente, senza sforzo, quando all'improvviso ho sentito un colpo!... e allora...

DE GUICHE (incuriosito, sedendosi): Allora?

CIRANO: Allora... (riprendendo la sua voce naturale) Il quarto d'ora è passato, signore. Vi lascio libero. Il matrimonio è celebrato.

DE GUICHE (alzandosi di colpo): Ma... questa voce?

(Si apre la porta della casa. La luce illumina il viso di Cirano) E questo naso!... Cirano?

CIRANO: Cirano. (Indica la porta) Si sono appena scambiati l'anello.

DE GUICHE: Chi?

(Si volta. Sulla porta sono apparsi Cristiano e Rossana che si tengono per mano. Il cappuccino li segue sorridendo. Ragueneau tiene alta una lampada. Chiude il corteo la governante, intontita, in vestaglia)

Cielo!

SCENA 14

Gli stessi, Rossana, Cristiano, il cappuccino, Ragueneau, servi, la governante

DE GUICHE (a Rossana): Voi! (Riconoscendo Cristiano) Lui?

(Inchinandosi con ammirazione a Rossana) Siete davvero furba! (A Cirano:) Complimenti, signor inventore di macchine: la vostra esibizione avrebbe fatto fermare un santo alla porta del paradiso. Annotatevi ogni dettaglio: potrebbe davvero servirvi per un libro.

CIRANO (inchinandosi): E' un consiglio che mi impegno a seguire.

IL CAPPUCCINO (indicando con soddisfazione gli sposi a de Guiche): Che bella coppia, unita per merito vostro.

DE GUICHE (guardandoli con occhi gelidi): Già. (A Rossana:) Signora, vogliate dire addio a vostro marito.

CIRANO: Come?

DE GUICHE (a Cristiano): Il reggimento è già in marcia. Raggiungetelo.

ROSSANA: Per andare in guerra?

DE GUICHE: Certo.

ROSSANA: Ma, signore, i cadetti dovevano restare!

DE GUICHE: Invece partono. (Estraendo un foglio di tasca) Ecco l'ordine. (A Cristiano:) Lo consegnerete voi.

ROSSANA (gettandosi nelle braccia di Cristiano): Cristiano!

DE GUICHE (ironico, a Cirano): La notte di nozze è ancora lontana.

CIRANO (tra sé): Se crede di farmi soffrire!...

CRISTIANO (a Rossana): Ancora un bacio!

CIRANO: Andiamo, sbrighiamoci!

CRISTIANO (continuando ad abbracciarla): Lasciarla è così duro... Tu non puoi capire...

CIRANO (cercando di trascinarlo via): Capisco.

(Si sentono in lontananza i tamburi che battono una marcia)

DE GUICHE: Il reggimento parte!

ROSSANA (a Cirano, trattenendo Cristiano, che lui cerca di tirar via): Lo affido a te... Promettimi che non correrà rischi!

CIRANO: Farò il possibile... ma non posso promettere niente.

ROSSANA (come sopra): Promettimi che sarà prudente!

CIRANO: Sì, cercherò, ma...

ROSSANA: Che non avrà mai freddo!

CIRANO: Ci proverò, ma...

ROSSANA: Che sarà fedele!

CIRANO: Sì, certo, però...

ROSSANA: Che mi scriverà!

CIRANO (fermandosi): Questo sì - te lo prometto!

ATTO QUARTO

I cadetti di Guascogna.

La postazione della compagnia di Castelgeloso all'assedio di Arras.

Avvolti nei loro mantelli, i cadetti dormono. Carbone di Castelgeloso e Le Bret sono svegli. Cristiano dorme tra gli altri, anche lui avvolto nel mantello, in primo piano. Silenzio.

SCENA 1

Cristiano, Carbone di Castelgeloso, Le Bret, i cadetti, poi Cirano

LE BRET: Ma è terribile!

CARBONE: Già, più niente.

LE BRET: Perdio!

CARBONE (facendogli segno di parlare piano): Bestemmia piano! Me li stai svegliando. (Ai cadetti:) Silenzio - dormite! (A Le Bret:) Chi dorme mangia.

LE BRET: E chi ha l'insonnia?... Che miseria! (Si odono in lontananza colpi d'arma da fuoco)

CARBONE: Ci mancava anche questo! Ora me li sveglieranno! (Ai cadetti che alzano la testa:) Dormite!

UN CADETTO (agitandosi): Diavolo - ci risiamo!

CARBONE: Non è niente. E' Cirano che torna.

(Le teste che s'erano sollevate tornano giù)

UNA SENTINELLA (fuori campo): Chi va là?

LA VOCE Dl CIRANO: Bergerac!

LA SENTINELLA: Chi va là?

CIRANO (comparendo sulla trincea): Bergerac, imbecille!

(Viene avanti. Le Bret gli va incontro, preoccupato)

LE BRET: Santo cielo!

CIRANO (facendogli segno di non svegliare gli altri): Zitto!

LE BRET: Ferito?

CIRANO: Lo sai che hanno deciso di non colpirmi mai!

LE BRET: E' assurdo! Non si può rischiare la vita ogni mattina per portare una lettera!

CIRANO (fermandosi davanti a Cristiano): Ho giurato che le avrebbe scritto spesso. (Lo guarda) Dorme. Com'è pallido. Se quella povera figlia sapesse che muore di fame... Pero, è sempre bello!

LE BRET: Va' a dormire - presto!

CIRANO: Non prendertela tanto, Le Bret... Sappi che, per attraversare le linee spagnole, ho trovato un posto in cui sono tutti ubriachi la notte.

LE BRET: Dovresti portarci dei viveri.

CIRANO: Bisogna essere leggeri per passare. Però ti dico che sta per succedere qualcosa di nuovo. Se ho visto bene, di qui a poco i francesi mangeranno o moriranno.

LE BRET: Dimmi.

CIRANO: No, non sono sicuro... Vedrete.

CARBONE: Che vergogna, assediare ed essere presi per fame!

LE BRET: E già - non c'è nulla di più complicato dell'assedio di Arras: noi assediamo Arras, e intanto gli spagnoli assediano noi... Siamo in trappola.

CIRANO: Ora dovrebbe arrivare qualcuno che li assedia a sua volta!

LE BRET: C'è poco da ridere! (Cirano ride) E pensare che rischi la vita ogni giorno, una vita come la tua, per portare... (Vedendo che si allontana verso una tenda) Dove vai?

CIRANO: A scriverne un'altra (Scompare nella tenda)

SCENA 2

Gli stessi, meno Cirano

(Comincia a fare giorno. Chiarore. Si sente un colpo di cannone immediatamente seguito da un rullo di tamburi. Rumori di risveglio. Voci di ufficiali).

CARBONE (con un sospiro): Già la sveglia!

(I cadetti si rigirano nei loro mantelli, stirandosi)

Addio sonno nutriente!... Ci siamo. So già quale sarà la loro prima imprecazione.

UN CADETTO (mettendosi a sedere): Ho fame!

UN ALTRO: Mi sento morire!

(Un 'esclamazione generale di protesta)

CARBONE: Su, alzatevi!

TERZO CADETTO: Non faccio più un passo!

QUARTO CADETTO: Non muovo un dito!

PRIMO CADETTO (specchiandosi in una corazza): Ho la lingua gialla.

Devo aver respirato aria indigesta!

UN ALTRO: Il mio titolo di barone per un pezzo di formaggio.

UN ALTRO: Io, se non mi danno di che riempire lo stomaco, mi ritiro nella mia tenda - come Achille!

UN ALTRO: Sì, pane - vogliamo pane!

CARBONE (verso la tenda dov'è entrato Cirano, a bassa voce): Cirano!

ALTRI CADETTI: Non resistiamo più - Non ce la facciamo!

CARBONE (sempre a mezza voce, alla porta della tenda): Aiutami, Cirano! Vieni a tirarmeli un po' su.

SECONDO CADETTO (precipitandosi verso il primo, che sta masticando qualcosa): Di che ti abboffi tu?

PRIMO CADETTO: Di stoppa da cannone fritta nel grasso dei mozzi delle ruote. La selvaggina scarseggia intorno ad Arras!

UN ALTRO (entrando): Sono stato a caccia.

UN ALTRO (entrando a sua volta): Io a pesca.

TUTTI (precipitandosi sui nuovi arrivati): Che avete preso?

- Un fagiano?

- Una carpa?

- Presto! Che avete?

IL PESCATORE: Un ghiozzo!

IL CACCIATORE: Un passerotto!

TUTTI (esasperati): Basta! - Ribelliamoci!

CARBONE: Cirano, aiuto!

(Intanto s'è fatto giorno)

SCENA 3

Gli stessi, Cirano

CIRANO (uscendo tranquillamente dalla sua tenda con una penna all'orecchio e un libro in mano): Che succede? (Silenzio. Al primo cadetto:) Perché cammini con questo passo strascicato?

IL CADETTO: Ho qualcosa che mi pesa nei talloni!...

CIRANO: E che cosa?

IL CADETTO: Lo stomaco!

CIRANO: Anch'io ce l'ho!

IL CADETTO: E non ti pesa?

CIRANO: No, mi alleggerisce.

SECONDO CADETTO: Io ho i denti lunghi!

CIRANO: Vuol dire che morderai meglio.

TERZO CADETTO: Ho il ventre teso come un tamburo.

CIRANO: Lo useremo per suonare la carica.

UN ALTRO: Mi sento le orecchie che mi ronzano.

CIRANO: Non è possibile. Menti... Ventre affamato non ha orecchie.

UN ALTRO: Qualcosa da mangiare - all'olio...

CIRANO (togliendogli l'elmo e mettendoglielo in mano): Eccoti l'insalata!

UN ALTRO: Che posso divorare?

CIRANO (gettandogli il libro che ha in mano): L'Iliade.

UN ALTRO: A Parigi, intanto, il cardinale fa i suoi quattro pasti!

CIRANO: E che dovrebbe fare? Mandarti una pernice?

LO STESSO: Perché no? E del vino!

CIRANO: Per favore, Richelieu, mandaci del Borgogna "if you please"!

LO STESSO: Sì, mandacelo con un monaco!

CIRANO: Con la tua eminenza grigia.

UN ALTRO: Ho una fame da cavallo!

CIRANO: Bene... Mordi il freno.

PRIMO CADETTO (alzando le spalle): Battute, sempre battute!

CIRANO: Sì, battute! Vorrei poter morire così, una sera, sotto un cielo rilucente di rosa, dicendo una buona battuta per una bella causa. Così, colpito da un'arma nobile e da un nemico che ne sia davvero degno, su un prato di gloria, lontano dal letto di malato, cadere con la lama nel petto e una battuta sulle labbra!

TUTTI (in un grido): Ho fame!

CIRANO (incrociando le braccia): Ma voi non pensate che a mangiare!...

Avvicinati, pifferaio Bertrandou, vecchio pastore, prendi uno dei tuoi flauti dal suo astuccio di cuoio e soffia, suona a questa banda d'ingordi una di quelle vecchie arie di casa, di quelle che fanno sognare, in cui ogni nota è come una piccola sorella che ti trasporta voci e suoni amati - una di quelle arie che vibrano come il fumo su per i tetti dei casolari lontani, una di quelle in cui la musica è come un dialetto familiare!...

(Il vecchio siede e prepara il suo piffero)

Che il flauto militare stamattina ricordi, mentre le tue dita danzano un minuetto d'uccelli sui suoi fori, che prima d'essere d'ebano fu di canna. Che la sua stessa canzone lo stordisca e gli faccia ritrovare l'anima della sua stessa origine campestre!...

(Il vecchio comincia a suonare arie della Francia meridionale)

Ascoltate, guasconi!... Non è più l'acuto piffero da guerra, ma il flauto dei boschi! Non è il sibilo della battaglia ma la melodia lenta dei nostri caprai!... Ascoltate... E' la valle, la brughiera, la foresta, un piccolo pastore bruno col suo berretto rosso in testa, è la dolcezza verde delle sere trascorse sulla riva d'un fiume - ascoltate, guasconi: è tutta la Guascogna!

(Tutte le teste sono chine, gli occhi sognanti; e qualche lacrima furtiva viene asciugata in fretta)

CARBONE (sottovoce, a Cirano): Ma così li fai piangere!

CIRANO: Di nostalgia... Un male più nobile della fame... Sono contento che la loro sofferenza abbia cambiato visceri e ora, invece che lo stomaco, gli stringa il cuore.

CARBONE: Me li rammollirai di commozione!

CIRANO (che ha fatto segno al tamburo di avvicinarsi): Non ti preoccupare. Basta un niente per richiamarli alla guerra. Ecco, basta... (Fa un segno. Il tamburo rulla)

TUTTI (precipitandosi sulle armi): - Che succede?

- Che c'è?

- Che cos'è stato?

CIRANO (sorridendo): Visto? Sono bastati due colpi di tamburo! Addio sogni, nostalgia, vecchia provincia, amore... Ciò che venne col flauto se ne va col tamburo.

UN CADETTO (guardando in fondo): Ah ah! Ecco il signore de Guiche!

(Mormorìo generale di fastidio)

CIRANO (sorridendo): Che bell'accoglienza!

UN CADETTO: Ci annoia.

UN ALTRO: Viene a fare il valoroso in armatura e colletto di pizzo!

UN ALTRO: Lino su ferro!

IL PRIMO: Può andar bene se si ha qualche foruncolo sul collo!

IL SECONDO: Un altro cortigiano!

UN ALTRO: Tale quale suo zio!

CARBONE: E' pur sempre un guascone!

IL PRIMO: Un falso guascone!... Non vi fidate. Perché i guasconi, quelli veri, sono pazzi. Non c'è niente di più infido di un guascone con la testa a posto.

LE BRET: Guardate com è pallido.

UN ALTRO: Ha fame... come un povero diavolo qualsiasi. Ma guarda com'è decorata d'argento dorato la sua armatura. I crampi del suo stomaco brillano al sole.

CIRANO (in fretta): Non facciamogli vedere che soffriamo! Svelti, tirate fuori pipe, carte, dadi... (Tutti si mettono velocemente a giocare sui tamburi, sugli sgabelli e sui mantelli stessi per terra accendendo lunghe pipe da fumo)

E io, io leggo Cartesio. (si mette a passeggiare in lungo e in largo leggendo un libretto che ha tirato fuori di tasca. Entra de Guiche)

SCENA 4

Gli stessi e de Guiche

DE GUICHE (a Carbone): Ah buongiorno! (Si osservano a vicenda. De Guiche, tra sé, con soddisfazione:) E' verde.

CARBONE (allo stesso modo): Non gli sono rimasti che gli occhi.

DE GUICHE (guardando i cadetti): Ecco dunque quei bricconi dei cadetti!... Sì, signori, mi è stato riferito che non perdiate l'occasione di deridermi, che i cadetti - nobili montanari, gentiluomini bearnesi e baroni del Périgord - non abbiano alcun rispetto per il loro colonnello; che mi chiamino intrigante cortigiano, che non tollerino di vedere sulla mia corazza un collo di merletto genovese, e che trovino molto scandaloso che si possa essere guascone senza essere pezzente. (Silenzio. Si gioca. Si fuma) Dovrò farvi punire dal vostro capitano.

CARBONE: No. Io sono libero e non intendo dare punizioni.

DE GUICHE: Ah!

CARBONE: La mia compagnia me la sono pagata. Mi appartiene. Non obbedisco che agli ordini di guerra.

DE GUICHE: Mi basta. (Rivolgendosi ai cadetti:) Me ne frego delle vostre bravate. Tutti sanno con che coraggio io vada incontro al fuoco dei moschetti. Si è visto ieri, a Bapaume, con quale impeto ho messo in fuga il conte di Bucquoi. Tre volte ho caricato, trascinando a valanga i miei soldati sopra i suoi!

CIRANO (senza levare gli occhi dal libro): E la vostra sciarpa bianca?

DE GUICHE (sorpreso e lusingato): Sapete questo?... In effetti, è successo che, mentre caracollavo tra la truppa allo scopo di radunarla per la terza carica, il flusso dei fuggiaschi m'ha trascinato verso le file nemiche. Rischiavo di essere preso e fucilato quando ho avuto la presenza di spirito di sciogliere e lasciare cadere la sciarpa rivelatrice del mio grado militare. Grazie a questo stratagemma mi sono potuto allontanare dagli spagnoli senza essere notato per poi piombare nuovamente su di loro, seguito dai miei risollevati, e batterli. E allora - che ne dite della mia trovata?

(I cadetti non hanno l'aria di ascoltare. Ma ora le carte e i bussolotti dei dadi sono immobili a mezz'aria, il fumo è trattenuto nelle pipe. Attesa)

CIRANO: Che Enrico Quarto, anche se oppresso dal numero, non si sarebbe mai liberato del suo pennacchio bianco.

(Soddisfazione silenziosa. Si calano le carte. Si gettano i dadi. Si riprende a fumare)

DE GUICHE: Comunque sono riuscito nel mio intento. (Come sopra, l'attesa interrompe il gioco e il fumo)

CIRANO: Può essere, ma non si rifiuta l'onore di fare da bersaglio.

(Carte, dadi e fumo riprendono con crescente soddisfazione)

Se io fossi stato presente quando la sciarpa cadde - questa è la differenza tra il mio coraggio e il vostro - l'avrei raccolta e me la sarei messa.

DE GUICHE: Sì, un'altra fanfaronata da guascone!

CIRANO: Fanfaronata?... Prestatemela. Mi offro di andare all'assalto per primo, da stasera, con la vostra sciarpa a tracolla.

DE GUICHE: Offerta da guascone! Sapete benissimo che la sciarpa è rimasta in zona nemica, sulla riva del fiume, in un punto battuto dall'artiglieria. Nessuno potrebbe andare a cercarla.

CIRANO (tirando fuori di tasca la sciarpa bianca e porgendogliela):

Eccola. (Silenzio. I cadetti soffocano le risa nelle carte e nei bussolotti)

DE GUICHE (riprendendosi la sciarpa): Grazie. Mi serviva giusto un pezzo dl stoffa bianca per fare un segnale - che finora esitavo a fare.

(Va alla trincea, vi si arrampica e agita più volte la sciarpa in aria)

TUTTI: Ma che fa?!

LA SENTINELLA (dall'alto della trincea): Laggiù - un uomo che corre!

DE GUICHE (tornando): E' una falsa spia spagnola. Ci rende grandi servigi. Le informazioni che porta ai nemici gliele do io stesso, così possiamo influenzare i loro piani.

CIRANO: E' un miserabile!

DE GUICHE (riannodandosi con noncuranza la sciarpa): E' utile. Dicevamo?... Ah, ecco, volevo dirvi questo. Stanotte il maresciallo, per farci avere dei rifornimenti, ha tentato un colpo decisivo, dirigendosi verso Dourlens, dove si trovano i rifornimenti del re. Li raggiungerà attraverso i campi arati. Ma per poter rientrare senza rischi ha preso con sé tanta truppa che se il nemico ci attaccasse avrebbe sicuramente buon gioco: metà dell'esercito è via.

CARBONE: Certo, se gli spagnoli lo sapessero sarebbe grave. Ma lo sanno?

DE GUICHE: Sì. Stanno per attaccarci.

CARBONE: Ah!

DE GUICHE: Sono stato avvertito dalla mia falsa spia. Mi ha anche detto «Io posso determinare il punto dell'attacco. Dove volete che sia? Dirò che quello è il punto più indifeso, e lì vi assaliranno».

Gli ho risposto: «Va bene. Uscite dal campo e tenete d'occhio le nostre postazioni. Sarà sul punto da cui vi farò segno».

CARBONE (ai cadetti): Signori, preparatevi!

DE GUICHE: Sarà tra un'ora.

PRIMO CADETTO: Ah, bene!...

DE GUICHE (a Carbone): Bisogna guadagnare tempo. Il maresciallo sta per ritornare.

CARBONE: Guadagnare tempo - come?

DE GUICHE: Dovete farmi la cortesia di farvi massacrare.

CARBONE: E la vostra vendetta?

DE GUICHE: Non vi dirò che se vi avessi avuto in simpatia avrei scelto lo stesso voi e i vostri; ma, visto che siete i più valorosi di tutti, servendo il mio rancore io servo anche il mio re.

CIRANO (salutando): Permettetemi di esservi riconoscente, signore.

DE GUICHE (salutando a sua volta): So che vi piace battervi da solo contro cento. Non potrete lamentarvi che ve ne sia mancata l'occasione. (Si allontana con Carbone)

CIRANO (ai cadetti): E sta bene! Vuol dire che aggiungeremo ai sei fregi azzurri e d'oro dello stemma di Guascogna un settimo colore rosso sangue.

(De Guiche, in fondo, discorre a bassa voce con Carbone. Gli ufficiali danno ordini. Si prepara la resistenza. Cirano va verso Cristiano)

CIRANO (mettendogli una mano sulla spalla): Cristiano.

CRISTIANO (scuotendo la testa): Rossana!

CIRANO: Eh!

CRISTIANO: Come vorrei mettere tutto l'addio del mio cuore in una bella lettera!...

CIRANO: Sospettavo che sarebbe stato per oggi. (Estrae dalla giubba una lettera) Così ho già scritto il tuo addio.

CRISTIANO: Fa vedere!...

CIRANO: Vuoi?

CRISTIANO (strappandogli di mano la lettera): Ma sì che voglio!

(L'apre, legge e si ferma) Che strano!...

CIRANO: Cosa.

CRISTIANO: Questo piccolo cerchio...

CIRANO (riprendendosi la lettera e guardandola con aria ingenua): Un cerchio?

CRISTIANO: E' una lacrima.

CIRANO: Ah, sì... Capita che il poeta si lasci prendere dal fascino della sua finzione.. Capisci, no?... Quel messaggio era così commovente che io stesso, nello scriverlo, mi sono messo a piangere.

CRISTIANO: A piangere?...

CIRANO: Sì... perché... morire non è poi così terribile. Ma... non rivederla più... questo è spaventoso. Perché ormai io non la...

(Cristiano lo guarda) noi non la... (vivacemente) tu non la..

CRISTIANO (strappandogli di mano la lettera): Dammi questa lettera!

(Si sente rumore in lontananza)

LA VOCE Dl UNA SENTINELLA: Chi va là! (Colpi d'arma da fuoco. Chiasso. Sonagli)

CARBONE: Che succede?

LA SENTINELLA: Una carrozza! (Tutti si precipitano a vedere)

GRIDA: - Come? Nel campo?

- Com'è entrata?

- Viene dalla parte del nemico!

- Che aspettate? Sparate!

- No, il cocchiere ha gridato...

- Gridato che cosa?

- Servizio del re!

(Tutti guardano all'esterno. I sonagli si avvicinano)

DE GUICHE: Come? Del re?!...

CARBONE: Giù il cappello - tutti!

DE GUICHE: Del re! - Fate largo, miserabili! Lasciatele spazio per la curva! (Entra la carrozza al trotto. E' coperta di fango e di polvere. Le tende sono abbassate. Si ferma di colpo)

CARBONE (gridando): Tamburi! (Rullio di tamburi)

DE GUICHE: Abbassate la predella! (Due uomini si precipitano a eseguire. Si apre lo sportello)

ROSSANA (saltando dalla carrozza): Buongiorno!

SCENA 5

Gli stessi, e Rossana

DE GUICHE: Servizio del re! Voi?

ROSSANA: Ma del solo vero re - dell'Amore!

CIRANO: Dio santo!

CRISTIANO (slanciandosi): Tu! Perché?

ROSSANA: Quest'assedio cominciava a diventare troppo lungo!

CRISTIANO: Perché?...

ROSSANA: Ti dirò poi.

CIRANO (che al suono della sua voce è rimasto paralizzato, immobile, senza osare rivolgere gli occhi verso di lei): Dio mio! Potrò guardarla?

DE GUICHE: Voi non potete restare qui.

ROSSANA (allegra): Ma sì - ma sì che posso! Volete darmi un tamburo?... (si siede su un tamburo che qualcuno le ha dato) Ecco fatto! Grazie. (Ride) Hanno sparato sulla mia carrozza! (Orgogliosa) Una pattuglia! - Non ha l'aria d'essere stata fatta da una zucca? Come quella della favola. Con dei topi per lacchè. (Mandando un bacio a Cristiano) Buongiorno!

(Li guardano tutti) Non avete una bell'aria! - Sapete che Arras è proprio lontana? (Vedendo Cirano) Incantevole cugino!

CIRANO (venendo avanti): Ma come hai fatto?...

ROSSANA: A trovare l'esercito? Ma, mio caro, è stato semplicissimo:

sono andata avanti dovunque ho visto il paese devastato. Ma quanti orrori! Ho dovuto vederli per poterci credere. Signori se questo è il servizio che rende il vostro re, è meglio il mio!

CIRANO: E' pazza! Ma dove diavolo sei riuscita a passare?

ROSSANA: Dove? Dalla parte degli spagnoli.

PRIMO CADETTO: Ah, quanto ci sanno fare le donne!

DE GUICHE: E come avete fatto a traversare le linee?

LE BRET: Dev'essere stato difficile!...

ROSSANA: Non troppo. Sono semplicemente passata nella mia carrozza, al trotto. E se qualche hidalgo tentava di fermarla, io sfoderavo il mio più bel sorriso allo sportello. Così, essendo questi signori la gente più galante del mondo - con buona pace dei francesi - passavo.

CARBONE: Sì, certo, questo vostro sorriso è un passaporto. Ma non vi è capitato che qualcuno vi chiedesse dove eravate diretta?

ROSSANA: Spesso. Allora io rispondevo: «Vado dal mio amante». A questo punto, anche lo spagnolo dall'aria più feroce richiudeva solennemente lo sportello della carrozza e, con un gesto della mano così nobile da fare invidia a un sovrano, sollevava i moschetti già puntati su di me.

Poi, splendido di grazia e d'arroganza, lo sprone teso sotto il merletto a tubo d'organo, il cappello con le piume al vento, s'inchinava dicendo: «Passi pure, senorita!».

CRISTIANO: Ma, Rossana...

ROSSANA: Ho detto: il mio amante. Sì, scusami. Capirai, se avessi detto: mio marito, nessuno mi avrebbe fatto passare.

CRISTIANO: Ma...

ROSSANA: Che c'è?

DE GUICHE: Dovete andarvene di qui.

ROSSANA: Io, andarmene?

CIRANO: E subito!

LE BRET: Senza perdere tempo.

CRISTIANO: Sì.

ROSSANA: Ma come?

CRISTIANO (imbarazzato): E' che...

CIRANO (come sopra): Fra tre quarti d'ora...

DE GUICHE (come sopra): Massimo un'ora...

CARBONE (come sopra): Sarebbe meglio...

LE BRET (come sopra): Voi potreste...

ROSSANA: Voi state per combattere. Io resto

TUTTI: No - non è possibile!

ROSSANA: E' mio marito! (Si getta tra le braccia di Cristiano) Che mi uccidano con te!

CRISTIANO: Ma che hanno i tuoi occhi?

ROSSANA: Te lo dirò poi.

DE GUICHE (disperato): Ma questo posto è mortale!

ROSSANA (voltandosi): Come - mortale?

CIRANO: Tant'è vero che l'hanno dato a noi.

ROSSANA (a de Guiche): Ah! Volevate farmi restar vedova?

DE GUICHE: Vi giuro che...

ROSSANA: No! Sono pazza! Resto. D'altronde, è divertente.

CIRANO: Chi l'avrebbe mai detto! La preziosa celava un'eroina.

ROSSANA: Signor di Bergerac, sono cugina vostra.

UN CADETTO: Vi difenderemo noi!

ROSSANA (sempre più eccitata): Ne sono sicura, amici miei.

UN ALTRO (come ebbro): Tutto il campo profuma d'iris!

ROSSANA: E io ho messo un cappello che mi starà molto bene nella battaglia!... (Guardando de Guiche:) Ma forse è tempo che il conte se ne vada: potrebbero attaccare da un momento dall'altro.

DE GUICHE: E troppo! Vado a ispezionare i cannoni e torno... Avete ancora tempo: cambiate idea!

ROSSANA: Mai! (De Guiche esce)

SCENA 6

Gli stessi, meno de Guiche

CRISTIANO (supplicandola): Rossana!...

ROSSANA: No.

PRIMO CADETTO (agli altri): Ha deciso di restare!

TUTTI (precipitandosi, urtandosi, ricomponendosi): - Presto, un pettine!

- Del sapone!

- Un ago!... Ho la giubba forata.

- Un nastro!

- Il tuo specchio!

- I miei polsini!

- Prestami un ferro per i baffi!

- Un rasoio!

ROSSANA (a Cirano, che la supplica ancora): No! Niente mi farà lasciare questo posto!

CARBONE (dopo essersi, come gli altri, ricomposto e spolverato, s'avvicina a Rossana e cerimoniosamente): Forse è il caso che vi presenti qualcuno di questi signori che avranno l'onore di morire sotto i vostri occhi. (Rossana si inchina e attende, al braccio di Cristiano. Carbone fa le presentazioni) Barone di Peyrescous de Colignac.

IL CADETTO (salutando): Madame...

CARBONE (continuando): Barone di Casterac de Cahuzac. Visconte di Malgouyre Estressac Lésbas d'Escarabiot. Cavaliere d'Antignac-Juzet.

Barone Hillot di Blagnac-Saléchan de Castel-Crabioules...

ROSSANA: Ma quanti nomi avete ciascuno?

IL BARONE HILLOT: Tanti, signora, tanti.

CARBONE (a Rossana): Aprite la mano in cui tenete il fazzoletto.

ROSSANA (apre la mano e il fazzoletto cade): Perché? (Tutta la compagnia fa per lanciarsi a raccoglierlo)

CARBONE (raccogliendolo rapidamente): La mia compagnia era senza bandiera, ma oggi innalzerà la più bella del campo!

ROSSANA (sorridendo): E' un po piccolo.

CARBONE (attaccando il fazzoletto alla sua lancia di capitano): Ma è di pizzo!

UN CADETTO (agli altri): Morirei senza rimpianto dopo aver visto quel bel faccino se solo avessi una noce nello stomaco!...

CARBONE (che l'ha sentito, indignato): Vergogna! Parlare di mangiare quando una donna così bella...

ROSSANA: L'aria del campo è fresca - mi ha messo appetito. Vorrei del pasticcio tiepido e del buon vino. E' tutto il mio menù. Si può avere?

(Costernazione)

UN CADETTO: Tutto qui?

UN ALTRO: Dove prenderlo, gran Dio? Dove?

ROSSANA (tranquillamente): Nella mia carrozza.

TUTTI: Che?!...

ROSSANA: Ma ci vuole qualcuno che serva, tagli e disossi. Guardate il mio cocchiere un po' più da vicino e riconoscerete in lui un uomo prezioso, in grado di riscaldarvi ogni portata.

I CADETTI (precipitandosi verso la carrozza): Ragueneau!

(Acclamazioni)

ROSSANA (seguendoli con gli occhi): Poveri ragazzi!

CIRANO (baciandole la mano): Buona fata!

RAGUENEAU (in piedi a cassetta come un ciarlatano sulla piazza): Signori!...

I CADETTI: Bravo, Ragueneau! Bravo!

RAGUENEAU: Gli spagnoli, troppo presi dalle grazie di madame, non hanno fatto caso al bagaglio dello chef!.

(Applausi)

CIRANO: Cristiano.

RAGUENEAU: Per troppa galanteria non hanno visto... (tira dalla cassetta un piatto che solleva festosamente) la galantina!...

CIRANO (sottovoce a Cristiano): Ascolta una parola...

RAGUENEAU: E mentre Venere teneva occupati i loro occhi, Diana faceva passare la sua... (brandisce un cosciotto) cacciagione!

CIRANO (sottovoce a Cristiano): Ti devo parlare

ROSSANA (ai cadetti che vengono avanti con le braccia colme di vettovaglie): Posatele qui - per terra. (Stende una tovaglia sull'erba. Poi, rivolgendosi a Cristiano, mentre Cirano stava per condurlo da parte:) E tu che fai lì? Renditi utile! (Cristiano va ad aiutarla. Disappunto di Cirano)

RAGUENEAU: Un pavone tartufato!

IL PRIMO CADETTO (che viene avanti festoso, tagliando una grossa fetta di prosciutto): Perdìo! Non andremo a correre il nostro ultimo rischio senza esserci prima fatti un'abboffata... (correggendosi alla vista di Rossana) Pardon!... un banchetto.

RAGUENEAU (lanciando i cuscini della carrozza): I cuscini sono pieni di uccelletti! (Tumulto. Si sventrano i cuscini. Risate. Gioia)

TERZO CADETTO: Guardate - si beve!

RAGUENEAU (lanciando bottiglie di vino rosso): Bottiglie di rubino!... (e di vino bianco:) Bottiglie di topazio!

ROSSANA (gettando una tovaglia piegata a Cirano): Spiega questa!... Su, dammi una mano!

RAGUENEAU (brandendo una lanterna staccata alla carrozza): Ogni lanterna una piccola dispensa!

CIRANO (sottovoce a Cristiano, mentre stendono insieme la tovaglia): Ti devo parlare prima che tu le parli.

RAGUENEAU (sempre più lirico): Il manico della mia frusta è un salame d'Arles!

ROSSANA (versando del vino, servendo): E visto che vogliono farci ammazzare, noi non daremo niente al resto dell'esercito! Sì, tutto per i guasconi! E se viene de Guiche che nessuno lo inviti! (Spostandosi dall'uno all'altro) Piano, c'è tempo. Non mangiate così in fretta.

Bevete un poco. E voi, perché piangete?

PRIMO CADETTO: E' troppo buono!

ROSSANA: Rosso o bianco? - Del pane per il capitano? - Un coltello! - Il vostro piatto! - Ancora un po di crostata? - Vi servo io. Del Borgogna? - Un'ala?

CIRANO (che la segue, carico di piatti, aiutandola a servire):

L'adoro!

ROSSANA (a Cristiano): E tu?

CRISTIANO: Niente.

ROSSANA: Avanti! Qualche biscotto nel moscato... due dita!

CRISTIANO (cercando di trattenerla): Dimmi - perché sei venuta?

ROSSANA: Ora ho da fare... Zitto! tra poco.

LE BRET: De Guiche!

CIRANO: Svelti, nascondete le bottiglie, i piatti, le scodelle, i cestini! Hoplà!... Facciamo finta di niente. (A Ragueneau:) Tu rimonta a cassetta! - Nascosto tutto?...

(In un batter d occhio tutto è stato riposto nelle tende sotto i vestiti e i mantelli, nei cappelli. De Guiche entra in fretta e si ferma di colpo, annusando l'aria. Silenzio)

SCENA 7

Gli stessi e de Guiche

DE GUICHE: Che buon odore!

UN CADETTO (canticchiando con indifferenza): To lo lò - lo lò...

DE GUICHE (fermandosi e fissandolo): Che avete? Siete tutto rosso!

IL CADETTO. Io?... Niente. E' il sangue. Tra poco si combatte:

ribolle!

UN ALTRO: Pum pum pum...

DE GUICHE (voltandosi): Che c è?

IL CADETTO (leggermente brillo): Niente! Una canzone! Una piccola...

DE GUICHE: Siete allegro, ragazzo mio!

IL CADETTO: E' il pericolo che si avvicina!

DE GUICHE (chiamando Carbone per impartirgli un ordine): Capitano! Io... (Si ferma nel vederlo). Peste! Anche voi avete una bella cera!

CARBONE (rosso in viso, nascondendo una bottiglia dietro la schiena, risponde con un gesto evasivo): Oh!...

DE GUICHE: Mi restava un cannone. L'ho fatto portare là (indica in quinta) in quell'angolo. I vostri uomini potranno servirsene- se occorre.

UN CADETTO (dondolandosi): Che pensiero gentile!

UN ALTRO (sorridendogli graziosamente): Che dolce premura!

DE GUICHE: Ma che hanno? Sono pazzi? (Seccamente) Non avendo pratica d'artiglieria, fate attenzione al rinculo.

PRIMO CADETTO: Pfff!... Figuriamoci!

DE GUICHE (andando furioso verso di lui): Ma insomma!...

IL CADETTO: Il cannone dei guasconi non rincula mai!

DE GUICHE (prendendolo per un braccio e scuotendolo): Voi siete ubriaco!... Di che?

IL CADETTO (superbo): Dell'odore della polvere!

DE GUICHE (alzando le spalle, lo respinge e va verso Rossana): Presto, signora, che cosa avete deciso?

ROSSANA: Resto.

DE GUICHE: Fuggite!

ROSSANA: No.

DE GUICHE: E va bene. Allora datemi un moschetto.

CARBONE: Come?

DE GUICHE: Resto anch'io.

CIRANO: Finalmente, signore! Questo si chiama essere coraggiosi!

PRIMO CADETTO: Sareste dunque un vero guascone, nonostante il merletto?

ROSSANA: Che?

DE GUICHE: Non abbandono una donna in pericolo.

SECONDO CADETTO (al primo): Che te ne pare? Credo che gli si possa dare da mangiare. (Tutte le vettovaglie ricompaiono come per incanto)

DE GUICHE (gli si accendono gli occhi): Viveri!

TERZO CADETTO: Ne vengono fuori da tutti i vestiti!

DE GUICHE (controllandosi, orgogliosamente): E pensate che io possa mangiare i vostri avanzi?

CIRANO (salutando): Vedo che fate dei progressi!

DE GUICHE (fieramente): Mi batterò a digiuno.

PRIMO CADETTO (esultando): Comincia a parlare come un vero guascone!

DE GUICHE (ridendo): Io?

IL CADETTO: Lo è davvero! (Si mettono tutti a ballare)

CARBONE: Ho allineato i miei picchieri. La truppa è risoluta.

(Mostra una linea di picche al di là della cresta)

DE GUICHE (a Rossana, chinandosi): Accettate la mia mano per passarli in rivista?

(Lei prende la mano e si avviano verso la trincea. Tutti li seguono)

CRISTIANO (andando da Cirano, in fretta): Allora, cos'è che devi dirmi?

I PICCHIERI (all'esterno): Viva!

CRISTIANO: Qual è questo segreto?

CIRANO: Riguarda Rossana.

CRISTIANO: Sentiamo.

CIRANO: Se ti parlasse delle lettere...

CRISTIANO: Sì?

CIRANO: Non mostrarti stupito.

CRISTIANO: Di che?

CIRANO: Bisogna che ti spieghi... Oh, Dio! E' così semplice, e ci penso soltanto adesso nel vederla. Tu le...

CRISTIANO: Parla!

CIRANO: Le hai scritto... più spesso di quanto non pensi.

CRISTIANO: Come?

CIRANO: Diamine! M'ero impegnato a farmi interprete della tua fiamma.

Così, qualche volta, le ho scritto senza dirtelo.

CRISTIANO: Ah!

CIRANO: E più che normale.

CRISTIANO: Ma come hai fatto, da quando c'è il blocco, per...

CIRANO: Oh!... Prima dell'alba potevo attraversare...

CRISTIANO (incrociando le braccia): Ah! Anche questo è più che normale, vero? E quante volte le hai scritto per settimana?... due- tre-quattro?

CIRANO: Di più.

CRISTIANO Tutti i giorni?

CIRANO: Sì, tutti i giorni - due volte.

CRISTIANO (rabbiosamente): E questo t'inebriava - t'inebriava a tal punto da farti rischiare la vita...

CIRANO (vedendo rientrare Rossana): Zitto! Non davanti a lei! (Rientra precipitosamente nella sua tenda)

SCENA 8

Rossana e Cristiano; in fondo via vai di cadetti. Carbone e de Guiche impartiscono ordini

ROSSANA (correndo verso Cristiano): E adesso, Cristiano...

CRISTIANO (prendendole le man): E adesso dimmi perché sei venuta- perché questo viaggio spaventoso tra soldatacci e avventurieri?

ROSSANA: Per le tue lettere.

CRISTIANO: Dici davvero?

ROSSANA: Peggio per te se ho corso tanti pericoli! Sono le tue lettere che m'hanno fatto perdere la testa. Ah, pensa quante me ne hai scritte in questo mese - una più bella dell'altra!

CRISTIANO: Come? Per qualche letterina d'amore...

ROSSANA: Taci!... Tu non puoi sapere! Mio Dio, io ti adoravo, è vero, da quella sera che, sotto la mia finestra, con una voce che fino allora non avevo mai sentito, la tua anima cominciò a rivelarsi...

Ebbene, leggere le tue lettere è stato come continuare a sentire ininterrottamente, per un mese, la tua voce di quella sera, così tenera, così insinuante. Tanto peggio per te se sono venuta. Nemmeno la saggia Penelope se ne sarebbe rimasta a ricamare sotto il suo tetto se il signor Ulisse le avesse scritto lettere come le tue, ma per raggiungerlo avrebbe dato un calcio - come quella pazza di Elena - ai suoi gomitoli di lana!...

CRISTIANO: Ma...

ROSSANA: Le leggevo, le rileggevo, mi sentivo svenire, ero completamente tua. Ognuno di quei foglietti era come un petalo strappato alla tua anima. Ogni parola di quelle lettere è pervasa dalla fiamma di un amore trascinante, sincero...

CRISTIANO: Ah, trascinante e sincero? Ogni parola, vero?

ROSSANA: Oh, sì! Ogni parola!

CRISTIANO: E tu sei venuta per?...

ROSSANA: Io vengo ...Oh Cristiano, mio padrone! Se m'inginocchiassi ai tuoi piedi tu mi solleveresti, ma è l'anima che io metto ai tuoi piedi, e non potrai risollevarla mai più!... Io vengo a chiederti perdono - ed è proprio il momento di chiederlo, visto che forse stiamo per morire - perdono per averti fatto il torto, nella mia superficialità, d'amarti solo per la tua bellezza!

CRISTIANO (spaventato): Rossana!

ROSSANA: Fui meno superficiale più tardi! - come un uccello che spicca un salto prima di levarsi in volo - amandoti per entrambe, per la bellezza che mi attirava e per l'anima che mi seduceva...

CRISTIANO: E ora?

ROSSANA: Ora, infine, l'hai avuta vinta su te stesso. Ormai non t'amo che per l'anima!

CRISTIANO (indietreggiando): Ah, Rossana!

ROSSANA: Ora puoi essere davvero felice. Perché essere amati soltanto per l'aspetto esteriore dev'essere un tormento per un nobile cuore.

Mentre adesso il tuo spirito cancella la tua immagine - e quella bellezza per cui tu mi piacesti un tempo, adesso che ci vedo bene...

io non la vedo più.

CRISTIANO: Oh!

ROSSANA: Dubiti ancora di una tale vittoria?

CRISTIANO (dolorosamente): Rossana!

ROSSANA: Capisco, non puoi credere a un amore così grande...

CRISTIANO: Io non voglio un amore così. Io, io voglio essere amato più semplicemente per...

ROSSANA: Per ciò che finora t'è valso l'amore di tutte le altre? Ma via, lasciati amare in un modo migliore!

CRISTIANO: No! Era meglio prima.

ROSSANA: Tu non capisci niente! E come ti amo adesso che conta. Adesso ti amo meglio - ti amo bene! Adesso che t'adoro per come sei davvero - cerca dl capire - e non per la tua bellezza...

CRISTIANO: Sta zitta!

ROSSANA: E ti amerei, per giunta, anche se la tua bellezza se ne andasse tutta d'un colpo...

CRISTIANO: Non dirlo!

ROSSANA: E' così!

CRISTIANO: Anche se fossi brutto!

ROSSANA: Anche brutto. Te lo giuro!

CRISTIANO: Dio!

ROSSANA: Non sei contento?

CRISTIANO (con voce soffocata): Sì...

ROSSANA: Che hai?

CRISTIANO (respingendola dolcemente): Niente. Aspetta un attimo.

ROSSANA: Ma...

CRISTIANO (mostrandole un gruppo di cadetti sul fondo): Il mio amore ti fa trascurare quei poveracci. Va' un po' a sorridere anche a loro, visto che tra poco moriranno... Vai!

ROSSANA (intenerita): Cristiano, caro... (Va verso i guasconi)

SCENA 9

Cristiano e Cirano; in fondo Rossana che conversa con Carbone e con qualche cadetto

CRISTIANO (chiamando verso la tenda di Cirano): Cirano!

CIRANO (ricomparendo, armato per la battaglia): Che c'è? Sei pallido!

CRISTIANO: Non mi ama più.

CIRANO: Come?

CRISTIANO: Ama te.

CIRANO: Ma no!

CRISTIANO: Non ama più che la mia anima.

CIRANO: No!

CRISTIANO: Sì! Quindi ama te - e anche tu l'ami.

CIRANO: Io?

CRISTIANO: Lo so.

CIRANO: E' vero.

CRISTIANO: Come un pazzo.

CIRANO: Di più.

CRISTIANO: Diglielo.

CIRANO: No!

CRISTIANO: Perché?

CIRANO: Guardami in faccia.

CRISTIANO: Rossana mi amerebbe anche brutto.

CIRANO: Ti ha detto questo?

CRISTIANO: Adesso.

CIRANO: Ah! Mi fa piacere che te l'abbia detto. Ma lascia perdere, non credere a certe sciocchezze. Dio mio, mi fa piacere che le sia venuto il pensiero di dirti una cosa simile. Ma lascia perdere, non la prendere in parola - lascia perdere, non diventare brutto - non me lo perdonerebbe mai.

CRISTIANO: Voglio vedere!

CIRANO: Ma no - no!

CRISTIANO: Voglio che sia lei a scegliere! Dille tutto!

CIRANO: Ho detto di no! Basta con questo tormento!

CRISTIANO: Dovrei impedirti d'essere felice perché sono bello? Sarebbe troppo ingiusto.

CIRANO: E io, dovrei impedirtelo io perché per caso ho il dono di esprimere... ciò che forse tu senti?

CRISTIANO: Dille tutto.

CIRANO: Ti ostini a tentarmi. Mi fa male!

CRISTIANO: Sono stanco di portare in me stesso un rivale.

CIRANO: Cristiano!

CRISTIANO: Il nostro patto segreto, senza testimoni, potrebbe spezzarsi - se sopravviveremo.

CIRANO: Ti ostini...

CRISTIANO: Sì. Voglio essere amato per me stesso o per niente. Ecco, vado a dare un'occhiata intorno. Vado fino al limite della postazione e ritorno. Tu nel frattempo parlale - e che lei scelga uno di noi due.

CIRANO: Sceglierà te.

CRISTIANO: Lo spero. (Chiama:) Rossana!

CIRANO: No, aspetta!

ROSSANA (accorrendo): Che c'è?

CRISTIANO: Cirano deve dirti una cosa importante... (Lei si avvicina ansiosamente a Cirano. Cristiano esce)

SCENA 10

Rossana e Cirano, poi Le Bret, Carbone, i cadetti, Ragueneau, de Guiche, eccetera

ROSSANA: Una cosa importante?

CIRANO (smarrito): Se ne va!... (A Rossana:) Niente... Se la prende per ogni stupidaggine. L'avrai notato anche tu.

ROSSANA (ansiosa): Forse non crede a quello che gli ho detto! Mi è parso in dubbio!

CIRANO (prendendole la mano): Ma gli hai detto la verità?

ROSSANA: Sì, sì - l'amerei anche se... (Esita un secondo)

CIRANO (sorridendo tristemente): Non osi dire quella parola davanti a me.

ROSSANA: Ma io...

CIRANO: Anche se brutto? - Dillo pure. Non mi dispiacerà.

ROSSANA: Sì, anche se fosse brutto. (Fucilate all'esterno) Senti? Hanno sparato!

CIRANO (ardentemente): Anche mostruoso?

ROSSANA: Anche mostruoso.

CIRANO: Sfigurato?

ROSSANA: Sfigurato.

CIRANO: Grottesco?

ROSSANA: Niente potrebbe renderlo grottesco ai miei occhi!

CIRANO: Ma l'ameresti?

ROSSANA: Anche di più!

CIRANO (sconvolto, tra sé): Dio mio, forse è vero... forse è la felicità. (A Rossana:) Senti, Rossana... io...

LE BRET (entrando di corsa, lo chiama sottovoce): Cirano!

CIRANO (voltandosi): Che c è?

LE BRET: Zitto! (Gli dice qualcosa pianissimo. Cirano lascia la mano di Rossana con un grido)

ROSSANA: Che hai?

CIRANO (a se stesso, attonito): E' finita. (Nuovi colpi d'arma da fuoco)

ROSSANA: Che altro succede? Sparano?

CIRANO: E' finita. Non glielo potrò dire mai più.

ROSSANA (fa per andare): Che succede laggiù?

CIRANO (trattenendola): Niente. (Sono entrati dei cadetti, nascondendo qualcosa che trasportano, e formano un gruppo che impedisce a Rossana di avvicinarsi)

ROSSANA: Quegli uomini...

CIRANO (allontanandola): Vieni via.

ROSSANA: Stavi per dirmi qualcosa?

CIRANO: Che stavo per dirti?... niente - niente, te lo giuro.

(Solennemente) Giuro che l'anima di Cristiano era...

(Correggendosi) E' la più grande!

ROSSANA: Era?... (Con un grido:) Ah!... (Si precipita nel gruppo spostando tutti)

CIRANO: E' finita.

ROSSANA (vedendo Cristiano steso sul suo mantello): Cristiano!

LE BRET (a Cirano): L'hanno preso al primo colpo. (Rossana si getta sul corpo di Cristiano. Altri colpi d'arma da fuoco. Rumori. Tamburi..)

CARBONE (stringendo la spada): Attaccano! Ai moschetti! (Seguito dai cadetti, passa dall'altro versante della trincea)

ROSSANA: Cristiano!

CARBONE: Svelti - spicciatevi!

ROSSANA: Cristiano!

CARBONE: Allineatevi!

ROSSANA: Cristiano.

CARBONE: Pronti con la miccia! (E' accorso Ragueneau portando dell'acqua in un elmo)

CRISTIANO (con voce da morente): Rossana...

CIRANO (all'orecchio di Cristiano, in fretta): Le ho detto tutto. Ama sempre te. (Cristiano chiude gli occhi)

ROSSANA: Amore - amore mio...

CARBONE: Pronti con l'asta!

ROSSANA (a Cirano): Non è morto, no?

CARBONE: Aprite la carica coi denti!

ROSSANA: Sento la sua guancia diventare fredda contro la mia.

CARBONE: Puntate!

ROSSANA: Ha una lettera! (L'apre) Per me.

CIRANO (tra sé): La mia lettera.

CARBONE: Fuoco! (Colpi di moschetteria. Grida. Echi di combattimento)

CIRANO (volendo liberare la mano dalla stretta di Rossana inginocchiata): Rossana, stanno combattendo.

ROSSANA (trattenendolo): Rimani ancora un po'. E' morto. Tu eri il solo a conoscerlo. (Piange dolcemente) Non era un essere dolcissimo - un essere meraviglioso?

CIRANO: Sì, Rossana.

ROSSANA: Un poeta unico - adorabile?

CIRANO: Sì, Rossana.

ROSSANA: Uno spirito superiore?

CIRANO: Sì, Rossana.

ROSSANA: Un cuore profondo, incomprensibile alla gente volgare, un'anima stupenda, affascinante?

CIRANO (con fermezza): Sì, Rossana - sì!

ROSSANA (gettandosi sul corpo di Cristiano): E ora è morto!

CIRANO (tra sé, snudando la spada): E anche a me non resta che morire, visto che lei mi piange in lui senza saperlo (Trombe in lontananza)

DE GUICHE (che ricompare sulla trincea, senza cappello, ferito alla fronte, con voce tuonante): E' il segnale! Le nostre trombe di rame! I francesi rientrano con i viveri! Resistete!

ROSSANA: Sangue sulla sua lettera - e lacrime.

UNA VOCE (all'esterno): Arrendetevi!

VOCI Dl CADETTI: No!

RAGUENEAU (che segue la battaglia dall'alto della sua carrozza): Si mette male!

CIRANO (a de Guiche, indicandogli Rossana): Portatela via. Io vado.

ROSSANA (baciando la lettera): Il suo sangue - le sue lacrime...

RAGUENEAU (saltando dalla carrozza per correre verso di lei): E' svenuta!

DE GUICHE (sulla trincea): Resistete!

UNA VOCE (all'esterno): Gettate le armi!

VOCI Dl CADETTI: No!

CIRANO (a de Guiche): Voi avete già mostrato il vostro valore.

(Indicandogli Rossana) Ora occupatevi di lei.

DE GUICHE (va da Rossana e la solleva): E va bene! Ma ricordate: se guadagnamo tempo abbiamo vinto!

CIRANO: D'accordo! (Gridando verso Rossana, che de Guiche e Ragueneau portano via priva di sensi:) Addio Rossana!

(Tumulto. Grida. Alcuni cadetti indietreggiano e cadono in scena. Cirano si ferma accanto a Carbone coperto di sangue)

CARBONE: Stiamo cedendo! Anch'io sono ferito - due colpi d'alabarda...

CIRANO (gridando verso i guasconi): Fermi!Smettetela d'indietreggiare, bambocci! (A Carbone, sostenendolo:) Non temere. Ho due morti da vendicare: Cristiano e la mia felicità.

(Vengono avanti. Cirano brandisce la lancia cui è fissato il fazzoletto di Rossana) Sventola, bandierina di merletto! Sventola le sue cifre! (Pianta l'asta in terra e grida verso i cadetti:) In piedi - tutti in piedi! Schiacciamoli!

(Al pifferaio:) E tu, piffero, suona!

(Il pifferaio suona. Qualche ferito si rialza. Alcuni cadetti, scavalcando la trincea, vengono a stringersi attorno a Cirano e alla piccola bandiera. La carrozza si copre e si riempie d'uomini, si fa irta di archibugi e si trasforma in fortificazione)

UN CADETTO (indietreggiando e combattendo): Arrivano! (Cade morto)

CIRANO: Li aspettiamo!

(La trincea si copre in un attimo di nemici. I grandi stendardi delle truppe imperiali sventolano)

CIRANO: Fuoco! (Scarica generale)

UN GRIDO (dalle file nemiche): Fuoco!

(Risposta mortale. I cadetti cadono da tutte le parti)

UN UFFICIALE SPAGNOLO (scoprendosi): Ma chi sono questi che si fanno tutti ammazzare?!

CIRANO (recitando in piedi tra le pallottole): Questi sono i cadetti di Guascogna del capitano di Castelgeloso...

(Si lancia nella mischia seguito da qualche sopravvissuto)

Questi sono i cadetti...

(Il resto si perde nella battaglia)

ATTO QUINTO

La cronaca di Cirano.

Quindici anni dopo, 1655. Il parco del convento delle Dame della Croce, in cui Rossana si è ritirata dopo la morte di Cristiano. Suore che vanno e vengono.

E' autunno. Cadono foglie.

SCENA 1

Madre Margherita, Suora Marta, Suora Clara, altre suore

SUORA MARTA (a Madre Margherita): Suora Clara si è guardata due volte allo specchio!

MADRE MARGHERITA (a Suora Clara): E' scandaloso!

SUORA CLARA: Suora Marta ha preso una prugna dalla torta. L'ho vista!

MADRE MARGHERITA (a Suora Marta): E' una bella scostumatezza!

SUORA CLARA: Appena uno sguardo.

SUORA MARTA: Soltanto una prugna.

MADRE MARGHERITA (severa): Stasera lo dirò al signor Cirano.

SUORA CLARA (spaventata): No, per carità! Ci prenderà in giro.

SUORA MARTA: Dirà che le suore sono frivole.

SUORA CLARA: E golose!

MADRE MARGHERITA (sorridendo): Ma buone.

SUORA CLARA: E' vero, madre Margherita, che viene tutti i sabati da dieci anni?

MADRE MARGHERITA: Da più! Da quando sua cugina venne tra noi, quattordici anni fa.

SUORA MARTA: Lui è la sola persona, da quando lei s'è chiusa in convento, che sappia distrarre quel suo dolore che non accenna ad affievolirsi.

TUTTE LE SUORE: - E' così buffo!

- Con lui ci si diverte!

- Ci prende in giro!

- Ma è gentile!

- Gli vogliamo bene.

- Fa piacere preparargli qualcosa di buono da mangiare.

SUORA MARTA: Peccato che non sia un buon cattolico.

SUORA CLARA: Potremmo convertirlo noi.

TUTTE: Sì sì - certo!

MADRE MARGHERITA: Vi avverto figliole, di non toccare più questo tasto. Non lo tormentate. Altrimenti, forse, non verrà più.

SUORA MARTA: Ma Dio...

MADRE MARGHERITA: State tranquille: Dio lo conosce certamente.

SUORA MARTA: E' così orgoglioso. Tutti i sabati, quando arriva, mi dice spavaldamente: «Cara sorella, anche ieri, venerdì, ho mangiato carne!».

MADRE MARGHERITA: Ah, dice così?... Bene, l'ultima volta non aveva mangiato da due giorni.

SUORA MARTA: Ma, madre!

MADRE MARGHERITA: E' povero.

SUORA MARTA: Chi ve l'ha detto?

MADRE MARGHERITA: Il signor Le Bret.

SUORA MARTA: E nessuno l'aiuta?

MADRE MARGHERITA: No. Gli seccherebbe.

(Sul fondo appare Rossana, vestita di nero, col velo di vedova. Accanto a lei de Guiche, elegante e invecchiato)

Rientriamo. La signora Rossana ha visite.

SUORA MARTA (sottovoce a Suora Clara): Non è il maresciallo de Guiche?

SUORA CLARA (guardando): Sì, mi pare.

SUORA MARTA: Erano mesi che non veniva.

LE SUORE: - Ha tanto da fare!

- La corte!

- Le proprietà!

SUORA CLARA: Le cose del mondo.

(Escono. De Guiche e Rossana vengono avanti e si fermano in silenzio. Pausa)

SCENA 2

Rossana, il conte de Guiche (ora duca di Grammont), poi Le Bret e Ragueneau.

DE GUICHE: E resterete qui, inutilmente bionda, in lutto, per tutto il tempo che vi resta?

ROSSANA: Per sempre.

DE GUICHE: Sempre fedele?

ROSSANA: Sempre.

DE GUICHE (dopo una pausa): Mi avete perdonato?

ROSSANA: Visto che sono qui. (Altro silenzio)

DE GUICHE: Era davvero un uomo così...?

ROSSANA: Bisognava conoscerlo.

DE GUICHE: Già. Forse l'ho conosciuto troppo poco. E la sua ultima lettera, è sempre lì sul vostro cuore?

ROSSANA: Come uno scapolare, qui.

DE GUICHE: Anche morto, continuate ad amarlo?

ROSSANA: A volte mi sembra che sia morto solo a metà, che i nostri cuori siano insieme e che l'amore suo mi avvolga, tuttora vivo.

DE GUICHE (ancora una pausa): E Cirano viene a trovarvi?

ROSSANA: Sì, spesso. Il mio vecchio amico mi fa da gazzetta. Viene regolarmente. Se fa bel tempo siede con me sotto quest'albero. Io lo aspetto ricamando e, quando suona l'ora solita, all'ultimo colpo, sento il suo bastone venire giù per le scale. Lui si siede, scherza sul mio ricamo interminabile, mi fa la cronaca della settimana e...

(Entra Le Bret) Ecco Le Bret! (Le Bret viene avanti) Come sta Cirano?

LE BRET: Male.

DE GUICHE: Davvero?

ROSSANA (a de Guiche): Esagera.

LE BRET: Tutto come avevo previsto: l'abbandono, la miseria... I suoi scritti non fanno che procurargli nuovi nemici. Se la prende con tutti: con i falsi nobili, i falsi devoti, i falsi valorosi, i plagiari - insomma, con tutti.

ROSSANA: Ma la sua spada mette una gran paura. Con lui non avranno mai la meglio.

DE GUICHE (scuotendo il capo): Chissà?

LE BRET: Ciò che mi preoccupa non sono gli attacchi, ma la solitudine, la fame, il freddo di dicembre che s'introduce a passi di lupo nella sua camera buia. Sono questi i nemici che possono abbatterlo. Ogni giorno che passa stringe la cinta d'un buco. Il suo povero naso è diventato pallido come l'avorio. Non possiede che un unico vestito leggero.

DE GUICHE: Se l'è voluto. Non lo commiserate troppo.

LE BRET (con un sorriso amaro): Signor maresciallo!...

DE GUICHE: Non lo commiserate troppo: ha scelto di vivere senza compromessi, libero di fare e di pensare ciò che vuole.

LE BRET (come sopra): Signor duca!...

DE GUICHE (altezzoso): Lo so, lo so: io ho tutto, lui niente. Ma vi assicuro che gli tenderei volentieri la mano. (Saluta Rossana:) Addio.

ROSSANA: Vi accompagno. (De Guiche saluta Le Bret e si dirige con Rossana verso l'uscita)

DE GUICHE (fermandosi) Sì, certe volte mi capita d'invidiarlo.

Vedete, quando si è avuto troppo successo nella vita, come me, sia pure senza avere fatto nulla di veramente cattivo, si finisce per sentire mille piccole nausee di sé, che nell'insieme non danno un rimorso ma un indefinibile oscuro fastidio. Così i mantelli ducali, strisciando lungo i gradini che portano al potere, trascinano nelle pieghe del loro bordo impellicciato cumuli di illusioni inaridite e rimpianti, come le foglie morte che la vostra veste di vedova smuove in questo chiostro.

ROSSANA (ironica): Voi un sognatore?...

DE GUICHE: E già. (Fermandosi all'improvviso prima di uscire) Le Bret! (A Rossana:) Scusatemi. Soltanto una parola.

(Raggiunge Le Bret e gli parla a bassa voce) E' vero: nessuno oserebbe aggredire il vostro amico, ma molti lo odiano. Qualcuno a corte, ieri, mi ha detto: «Quel Cirano potrebbe morire per disgrazia».

LE BRET: Ah!

DE GUICHE: Sì. Ditegli di uscire poco. Che sia prudente.

LE BRET: Prudente lui? Tra poco sarà qui. L'avvertirò ma...

ROSSANA (a una suora che si avvicina): Che c'è?

SUORA: Ragueneau, signora. Vuole vedervi.

ROSSANA: Fatelo entrare. (Al duca e a Le Bret:) Viene a pianger miseria. Da quando s'è messo in testa di essere un autore drammatico le ha passate tutte. E' stato cantante...

LE BRET: Inserviente ai bagni turchi...

ROSSANA: Attore.

LE BRET: Sacrestano...

ROSSANA: Parrucchiere...

LE BRET: Maestro di liuto...

ROSSANA: Che mestiere farà adesso?

RAGUENEAU (entrando precipitosamente): Signora! (Scorge Le Bret)

Signore!

ROSSANA (sorridendo): Raccontate pure i vostri guai a Le Bret. Torno subito.

RAGUENEAU: Ma, signora... (Rossana esce senza ascoltarlo con il duca. Lui si avvicina a Le Bret)

SCENA 3

Le Bret e Ragueneau

RAGUENEAU: Bene, giacché ci siete voi, meglio che la signora non sappia. Stavo andando appunto a trovare il vostro amico. Ero a una ventina di passi da casa sua quando lo vedo uscire. Lo seguo per raggiungerlo. Lui sta per svoltare l'angolo, io gli sono dietro... quando all'improvviso - non so se per disgrazia - un servo lascia cadere un tronco dalla finestra sotto cui passava...

LE BRET: Vigliacchi!... E Cirano?

RAGUENEAU: Io accorro e vedo...

LE BRET: Cosa?

RAGUENEAU: Vedo il nostro amico, il nostro poeta, a terra con la testa rotta.

LE BRET: Morto?

RAGUENEAU: No, ma... Mio Dio! L'ho raccolto e trasportato a casa sua, nella sua stanza... Vedeste che stanza!

LE BRET: Soffre?

RAGUENEAU: No, signore. E' svenuto.

LE BRET: Avete chiamato un medico?

RAGUENEAU: Sì, uno che è venuto per pura cortesia. Ha parlato di febbre, di meningi... Non so spiegarvi. Ah, se voi lo vedeste! Ha la testa tutta fasciata... Corriamo, presto. Non c'è nessuno con lui. Se si alza potrebbe morire.

LE BRET (trascinandolo verso l'uscita): Vieni, passiamo per la cappella. Faremo prima.

ROSSANA (entrando e vedendo Le Bret allontanarsi, lo chiama): Signor Le Bret! (Le Bret e Ragueneau scompaiono senza rispondere)

Le Bret che se ne va quando io lo chiamo?! Ragueneau deve averne combinata qualcuna delle sue.

SCENA 4

Rossana sola, poi due suore, un attimo

ROSSANA: Com'è bello quest'ultimo giorno di settembre. La mia tristezza sorride. Lei che rifiuta l'aprile, si lascia sedurre dalla dolcezza dell'autunno. (Si siede al telaio. Due suore escono dalla casa e portano una grande poltrona sotto l'albero) Ecco la sua poltrona.

SUORA MARTA: E' la migliore che abbiamo.

ROSSANA: Grazie, sorella. (Le suore escono) Sta per venire. (Si mette al lavoro. Si sentono i tocchi di un orologio) Già l'ora... Strano. I miei gomitoli! - Già l'ora? Mi stupisce. Sarebbe in ritardo per la prima volta. Forse la suora della portineria l'ha fermato - dov'è il ditale?... eccolo - per esortarlo alla penitenza. (Pausa) Ma ormai non dovrebbe tardare. Guarda, una foglia morta. (Allontana col dito la foglia caduta sul ricamo) No, certo, niente potrebbe - le forbici... qui nella borsa - impedirgli di venire.

UNA SUORA (comparendo sulla soglia): Il signore di Bergerac.

SCENA 5

Rossana, Cirano e, per un momento, Suora Marta

ROSSANA (senza voltarsi): Che dicevo?

(Ricama. Entra Cirano, pallidissimo, il cappello calato sugli occhi. La suora va via. Lui viene avanti lentamente reggendosi a fatica sul bastone. Rossana è presa dal suo ricamo) Ah, queste tinte sfiorite...

Come metterle assieme?

(A Cirano, in tono di affettuoso rimprovero:) Dopo quattordici anni, per la prima volta, in ritardo!

CIRANO (giunge alla poltrona e si siede; poi con voce allegra, in contrasto con la tensione del viso): Sì, che pazzia! Non ci posso pensare. Sono in ritardo a causa...

ROSSANA: Di che?

CIRANO: Una visita piuttosto inopportuna.

ROSSANA (distratta, continuando a lavorare): Ah, qualche seccatore?

CIRANO: No, una seccatrice.

ROSSANO: L'hai mandata via?

CIRANO: Sì, le ho detto: scusatemi, ma oggi è sabato, giorno in cui devo recarmi in un certo posto - e mai niente, finora, mi ha potuto impedire di andarci. Ripassate tra un'ora.

ROSSANA (leggera, futile, superficiale): Bene. Questa persona dovrà aspettare per vederti. Non ti lascerò andare prima di sera.

CIRANO (dolce): Forse dovrò andarmene prima. (Chiude gli occhi e tace per un istante. Suora Marta passa loro davanti. Rossana le fa un piccolo cenno d'intesa)

ROSSANA (a Cirano): Ma come, non importuni la tua suora Marta?

CIRANO (riaprendo gli occhi di colpo): Come no! (Contraffacendo comicamente la voce:) Suora Marta, venite qui! (La suora si avvicina)

Ah ah!... Occhi belli sempre bassi!

SUORA MARTA (alzando gli occhi con un sorriso): Ma... (Nel guardarlo in viso da vicino ha un moto di stupore)

CIRANO (a bassa voce, indicando Rossana): Zitta, non è niente.

(Riprendendo il suo tono spaccone, ad alta voce:) Anche ieri ho mangiato carne!

SUORA MARTA: Capisco. (Tra sé:) Per questo è così pallido.

(In fretta, a bassa voce ) Sì, ma poi passerete al refettorio a bere una buona tazza di brodo... Verrete, vero?

CIRANO: Sì, sì.

SUORA MARTA: Meno male. Siete più ragionevole oggi.

ROSSANA (sentendoli bisbigliare): Che fa, cerca di convertirti?

SUORA MARTA: Me ne guardo bene!

CIRANO: E' vero vuol convertirmi! Perché non mi tenete un bel sermone, voi che avete una chiacchiera così pia? Perché? Mi stupisce... (Con furore da buffone:) Ma stasera voglio stupirvi anch'io. Guardate, vi permetto... (S'interrompe, come cercando la provocazione giusta) Ecco, stasera vi permetto di... pregare per me.

ROSSANA: Oh, oh!

CIRANO (ridendo): Suora Marta non ha parole.

SUORA MARTA (dolce): Non ho mai atteso il vostro permesso. (Rientra)

CIRANO (tornando a Rossana, china sul ricamo): Al diavolo, se potrò mai vedere la fine di questo ricamo!

ROSSANA: Ecco, me l'aspettavo. (Il vento, frattanto, fa cadere delle foglie)

CIRANO: Le foglie...

ROSSANA (sollevando il capo e fissando lo sguardo lontano): Sono d'un biondo veneziano, stinto. Guarda come cadono.

CIRANO: Cadono bene. Riescono a mettere una loro ultima bellezza nel viaggio, sia pure così breve, dal ramo alla terra; e malgrado il terrore d'imputridire, vogliono che questa loro caduta abbia la grazia d'un volo.

ROSSANA: Sei triste?

CIRANO (riprendendosi): Ma no, Rossana, per niente!

ROSSANA: Su, allora, lascia perdere le foglie... E raccontami cosa c'è di nuovo.

CIRANO: Dunque...

ROSSANA: Sì.

CIRANO (sempre più pallido, lottando contro il dolore): Sabato il re Luigi di Borbone ebbe la febbre per indigestione ma la sua malattia venne arrestata e per lesa maestà fu condannata. Domenica al gran ballo della corte di candele esaurirono le scorte. Le nostre truppe, pare, hanno battuto l'esercito imperiale in un minuto.

Quattro stregoni furono impiccati per essersi al demonio consacrati. E alla cagnetta di madame d'Athis hanno fatto un clistere lunedì...

ROSSANA: Cirano, ti prego!

CIRANO: Martedì poi... non è successo niente salvo che Lygdamire cambiò d'amante.

ROSSANA: Ah!

CIRANO (mentre il viso va sempre più alterandosi): Mercoledì ventitré per una gita la corte a fontainebleau si è trasferita. Lo stesso giorno inoltre la Montglait ha detto un secco no al conte di Fiesque. Giovedì la Mancini sembra che sia rimasta a dormire con il re. Venerdì la Montglait ci ha ripensato e ha detto infine sì al suo innamorato. Sabato ventisei...

(Chiude gli occhi. China il capo. Silenzio)

ROSSANA (lo guarda sorpresa e si alza allarmata): E' svenuto! (Gli corre accanto chiamandolo:) Cirano!

CIRANO (riaprendo gli occhi, stordito): Che c'è?... Che?... (Vede Rossana china su di lui e, riaggiustandosi il cappello, si ritrae sulla poltrona) No, no! Ti assicuro, non è niente. Lasciami.

ROSSANA: Ma...

CIRANO: E' la mia ferita di Arras... che... qualche volta... sai...

ROSSANA: Povero amico mio.

CIRANO: Non è niente. Sta passando. (Si sforza di sorridere) Ecco, è passato.

ROSSANA (accanto a lui): Ognuno di noi ha la sua ferita: io ho la mia. Qui, sempre viva, quest'antica ferita (si mette la mano sul petto) è qui, sotto la lettera ingiallita macchiata di pianto e di sangue.

(Comincia a calare il crepuscolo)

CIRANO: La sua lettera... Non mi promettesti che un giorno, forse, me l'avresti fatta leggere?

ROSSANA: La sua lettera?... Vorresti?...

CIRANO: Sì... Voglio... Adesso...

ROSSANA (dandogli il sacchetto che porta al collo): Tieni.

CIRANO (prendendolo): Posso aprirlo?

ROSSANA: Aprilo... Leggi. (Ritorna al suo ricamo, lo piega, riordina le lane).

CIRANO (leggendo): «Rossana, addio, sto per morire!».

ROSSANA (fermandosi, turbata): Così, ad alta voce?

CIRANO (leggendo): «E' per stasera, credo, amore mio. Ho l'anima ancora greve d'amore inespresso, e devo morire. Mai più questi miei occhi esaltati, questi miei sguardi che...».

ROSSANA: Ma come la leggi, questa lettera?!

CIRANO (continuando): «...questi miei sguardi che non conobbero altro splendore che te, mai più baceranno al volo i tuoi gesti. Rivedo adesso un piccolo movimento che ti è familiare quando ti tocchi la fronte, e vorrei gridare...».

ROSSANA (turbata): Ma come la leggi?!

CIRANO (mentre va facendosi sempre più buio): «...e grido: addio!...».

ROSSANA: La leggi con...

CIRANO: «Mia cara, mia cara, mio tesoro...».

ROSSANA (sognante): Con una voce...

CIRANO: «Amore!...».

ROSSANA: Con una voce... (trasalendo) che sento adesso per la prima volta.

(Gli si avvicina dolcemente, senza che lui se ne accorga, e passa dietro la poltrona, chinandosi silenziosamente per guardare la lettera. Il buio aumenta)

CIRANO: «Il mio cuore non ti lasciò mai sola un secondo; io sono e sarò anche all'altro mondo, colui che t'ama senza misura, colui che...».

ROSSANA (poggiandogli una mano sulla spalla): Come fai a leggere al buio?

(Lui trasale, si volta, se la vede accanto, ha un moto di sgomento e china il capo. Un lungo silenzio. Poi, nell'ombra, Rossana riprende a parlare, giungendo le mani:) E per quattordici anni hai recitato la parte del vecchio amico che viene per distrarmi!

CIRANO: Rossana!

ROSSANA: Eri tu.

CIRANO: No, Rossana, no!

ROSSANA: Avrei dovuto capirlo da come dicevi il mio nome.

CIRANO: No, non ero io!

ROSSANA: Eri tu!

CIRANO: Te lo giuro!

ROSSANA: Ora capisco tutto: le lettere, eri tu...

CIRANO: No!

ROSSANA: La voce quella notte tu...

CIRANO: No, te lo giuro.

ROSSANA: L'anima era la tua!

CIRANO: Non ti ho mai amata.

ROSSANA: Tu mi amavi!

CIRANO: Non io - l'altro!

ROSSANA: Tu!

CIRANO (debolmente): No.

ROSSANA: Lo dici già più piano.

CIRANO: No no, mio caro amore... io non ti ho amata mai.

ROSSANA: Ah, quante cose sono morte stasera... e quante ne sono nate! - Ma perché, perché hai taciuto per quattordici anni se il pianto su questa lettera è tuo e lui non c'entra per niente?

CIRANO (restituendole la lettera): Il sangue è suo.

ROSSANA: E allora perché spezzare proprio stasera questo sublime silenzio?

CIRANO: Perché?... (Entrano di corsa Le Bret e Ragueneau)

SCENA 6

Gli stessi, Le Bret e Ragueneau

LE BRET: Che pazzia! Eccolo, ne ero certo - è là!

CIRANO (sorridendo e alzandosi): Toh, chi si vede!

LE BRET: Signora, si è ucciso per venirvi a trovare!

ROSSANA: Mio Dio!... Ma allora, quella sua debolezza improvvisa... quella...

CIRANO: E' vero. Non ho terminato il mio notiziario... Sabato ventisei qualche ora fa hanno colpito a morte Bergerac.

(Si toglie il cappello mostrando il capo fasciato)

ROSSANA: Ma che dice?! - Cirano! - Sei ferito!... Che ti hanno fatto? Perché?

CIRANO: «Poter morire colpito al petto, lealmente, dalla spada di un eroe...» - sì, dicevo così. Ma il destino s'è preso gioco di me... Ed eccomi ammazzato in un'imboscata, alle spalle, da un servo, con un tronco. Molto bene. Ho sbagliato tutto - anche la morte.

RAGUENEAU: Signor Cirano!...

CIRANO: Ragueneau, non piangere così forte!... (Gli tende la mano)

Dimmi, che mestiere fai adesso, amico mio?

RAGUENEAU (piangendo): Spengo le... le candele al teatro di Molière.

CIRANO: Molière!

RAGUENEAU: Ma domani mi licenzio - sì, sono indignato!... Ieri, alla recita dello Scapino, mi sono accorto che v'ha rubato tutta una scena.

LE BRET: E' vero. Tutta.

RAGUENEAU: Sì, signore - quella che dice: «ma che diavolo ci andava a fare in quella galera?...».

LE BRET (furioso): Molière te l'ha rubata!

CIRANO: Zitti! Ha fatto bene... (A Ragueneau:) E dimmi - com'è andata la scena? Ha fatto effetto?

RAGUENEAU (singhiozzando): Che risate, signore! ridevano tutti.

CIRANO: Ecco la mia vita: far da suggeritore, ed essere dimenticato.

(A Rossana:) Ti ricordi quella sera in cui Cristiano ti parlò sotto il balcone? Bene, la mia vita è tutta lì: mentre io restavo giù nell'ombra, l'altro saliva a cogliere il bacio della gloria. E' giusto, lo riconosco ora che sto per morire: Molière ha del genio e Cristiano era bello.

(Si odono i rintocchi della campana e si vedono, sul fondo, passare le suore che vanno alla funzione) Che vadano pure a pregare. La loro campana le chiama.

ROSSANA (alzandosi per chiamare aiuto): Sorella! Sorella!

CIRANO (trattenendola): No, non andare. Non mi ritroveresti più. (Le suore sono scomparse nella cappella. Si sente suonare l'organo) Mi mancava giusto un po' di musica...

ROSSANA: Io ti amo. Vivi!

CIRANO: No. Soltanto nelle favole si dice che il principe, sentendosi dire «ti amo», sciolse la sua bruttezza al sole delle parole... Ma tu lo sai che per me non c'è sole.

ROSSANA: Io sono stata la tua rovina, io!

CIRANO: Tu? Al contrario. Io ignoravo la dolcezza femminile. Mia madre non mi ha mai trovato bello. Sorelle non ne ebbi. Le amanti le ho fuggite per paura del loro sarcasmo. A te devo tutto sommato, d'avere avuto un'amica. A te devo se anche nella mia vita è passato il fruscio di una veste.

LE BRET (mostrandogli la luna): Ecco l'altra tua amica che viene a trovarti.

CIRANO (sorridendo alla luna): La vedo.

ROSSANA: Non ho amato che un uomo solo, e lo perdo due volte.

CIRANO: Le Bret, vado a raggiungere la luna senza nemmeno bisogno d'inventare una macchina che mi ci porti...

ROSSANA: Ma che dici!

CIRANO: Ma sì - quello è il mio paradiso. Più d'un'anima che m'è cara è in esilio lassù, ne sono certo. Vi incontrerò Socrate, Galileo...

LE BRET (ha un moto di ribellione): No! No! Tutto questo è troppo stupido - è ingiusto!... Un poeta come lui, un cuore così grande, morire così... morire...

CIRANO: Ecco Le Bret che si mette a brontolare.

LE BRET (scoppiando a piangere): Amico mio...

CIRANO (alzandosi, delirando): Questi sono i cadetti di Guascogna!... La massa elementare... Non è vero?... Ecco il punto...

LE BRET: La sua scienza... Delira.

CIRANO: Copernico ha detto...

ROSSANA (sospira): Cirano...

CIRANO: Ma che diavolo c'è stato a fare, che c'è stato a fare lui in questa galera?!... Filosofo, fisico, poeta, uomo d'armi, musicista trasvolatore di spazi, gran polemista e anche amante - ma per conto d'altri, qui giace Cirano di Bergerac che in vita sua fu tutto e non fu niente... Me ne vado. Scusatemi. Non posso farmi attendere: lo vedete, il raggio della luna viene a prendermi. (Ricade a sedere. Le lacrime di Rossana lo richiamano alla realtà. Lui la guarda e le accarezza i veli) Io non voglio che tu smetta di piangere l'affascinante, il bello, il buon Cristiano; voglio soltanto che quando il gran gelo avrà freddato le mie vertebre tu dia un doppio senso a questi tuoi funebri veli - voglio che il suo lutto diventi anche un poco il mio lutto.

ROSSANA: Io ti giuro...

CIRANO (scosso da un tremito, si alza): Non qui - non seduto in poltrona! (Qualcuno fa per sostenerlo. Lui lo respinge) Non reggetemi.

(Si appoggia all'albero) Un albero mi basta.

(Silenzio) Eccola che viene. Mi sento già i piedi di marmo, le mani di piombo.

(Irrigidendosi) Ma, visto che viene... voglio aspettarla in piedi...

(estrae la spada) e armato.

LE BRET: Cirano!

ROSSANA: Cirano. (Tutti indietreggiano spaventati)

CIRANO: Mi sta guardando... Mi pare proprio che mi guardi, che si permetta di fissarmi il naso - lei che sul teschio camuso non ha naso... (si mette in guardia) Che dite? Che è inutile resisterle?...

Lo so. Ma non si combatte solo per vincere. No, è assai più bello quando è inutile!...

Vi vedo. Quanti siete? Mille? - Vi riconosco, ci siete tutti... tutti i miei vecchi nemici!

La Menzogna? (Tira colpi di spada nel vuoto) Tieni! Prendi! Ah ah! Il Compromesso, il Pregiudizio, la Viltà... (Duella) Volete che venga a patti? Mai!... Ah, eccoti anche te, la Stupidità!... Lo so che alla fine l'avrete vinta voi, ma non m'importa: io mi batto! mi batto! mi batto!

(Fa ruotare vorticosamente la spada e si ferma affannando)

Sì, m'avete preso tutto: l'alloro e la rosa. Prendete! Prendete!... Ma c'è qualcosa che porto con me, nonostante voi, qualcosa con cui stasera saluterò l'azzurra soglia del cielo nel presentarmi a Dio, qualcosa che non ha piega né macchia...

(si lancia con la spada levata verso il vuoto) qualcosa che...

(La spada gli scivola dalle mani, barcolla, cade nelle braccia di Le Bret e Ragueneau)

ROSSANA (chinandosi e baciandolo): Che cosa?

CIRANO (riaprendo gli occhi e sorridendo): Qualcosa... qualcosa che...

(Muore)

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