Anonimo


I FIORETTI

DI SAN FRANCESCO D'ASSISI





Al nome di Yhesu Christo

crusifixo et de la sua

matre gloriosa.


In questo libro se contengono

certi miracoli et exempli

devoti del glorioso poverello

messer sancto Francesco

et de alquanti suoi devotissimi frati

et compagni.





I


DEI DODICI PRIMI COMPAGNI DE SANCTO FRANCESCO



In prima è da considerare che 'l glorioso messer santo Francesco in tucti l'acti de la vita sua fo conforme ad Christo: però che, como Yhesu Christo nel principio de la sua predicatione elesse xij apostoli a dispregiare el mondo et omni cosa mondana et seguitare lui in povertà et ne l'altre virtudi; così sancto Francesco elesse nel principio del fondamento de l'Ordine xij compagni (I dodici compagni sono, secondo l'ordine di tempo in cui seguirono Francesco, i seguenti: 1° Bernardo da Quintavalle; 2° Pietro Catani; 3° Egidio; 4° Sabbatino; 5° Morico; 6° Giovanni della Capella; 7° Filippo Longo; 8° Giovanni da S. Costanzo; 9° Barbaro; 10° Bernardo di Vigilante de Vida; 11° Angelo Tancredi; 12° Silvestro), professori de l'altissima povertà.


Et como uno di li xij apostoli de Chirsto, riprovato da Dio, finalmente se appicchò per la gola; così uno de' xij compagni de sancto Francesco, che haveva nome frate Iohanni da la Cappella, apostatò, et finalmente se appicchò per la gola se medesimo. Et questo è ad altri grande exemplo de umilitade et materia de fervore et de timore, considerato che nullo è certo fine a la fine perseverare ne la grazia de Dio.


Et como quelli sancti apostoli furono ad tucto el mondo maravigliosi de sanctità et pieni de Spirito Sancto; così quelli devotissimi compagni de sancto Francesco furono homini de tanta sanctità, che dal tempo de li apostoli in qua el mondo non habe così maravigliosi homini sancti: però che alcuno de loro fo rapto insino al terzo cielo, como sancto Paolo, et questo fo frate Egidio; ad alcuno de loro furono toccate le labra col carbone del fuoco da l'angelo, como fo ad Ysaia propheta, et questo fo frate Filippo Longo; alcuno de loro parlava cum Dio, como uno amico co l'altro, como Moyses (Esodo; III e ss.), et questo fo frate Silvestro; alcuno de loro volava per suctilità per aere a la luce de la divina sapientia, como el aquila evangelista Ioanni, et questo fo frate Bernardo humilissimo, el quale profondissimamente exponeva la divina scriptura; alcuno de loro fo canonizato et sanctificato in cielo vivendo egli anchora in terra, et questo fo frate Rufino, gentile homo de Asisi.


Et così tucti furono privilegiati de singulare segno, sì como nel processo se dirà.




II

COMO FRATE BERNARDO AB ANDONO' EL MONDO PER SERVIRE A DIO.



El primo compagno de sancto Francesco fo frate Bernardo de Asisi, el quale se converti in questo mondo.


Essendo sancto Francesco anchora in habito seculare, benchè ià avesse disprezato el mondo, et andando tucto dispecto et mortificato per la penitenza, in tanto che da molti era reputato stolto, et como pazo era schernito et cacciato con pietre et loto da parenti et da strani, et egli in omni iniuria et scherno passandose pazientemente como sordo et muto; messer Bernardo, el quale era de li più nobili, ricchi et savii de Asisi, comenzò ad considerare in sancto Franceso così excessivo dispregio del mondo, et la grande patientia ne le iniurie, et che egli per dui anni era così abbandonato et disprezato da omni persona, sempre pareva più costante et patiente; comenzò a pensare et dire fra se medesimo: "Per nullo modo pò essere che questo Francesco non habia grande gratia da Dio". Et invitolo ad cena et ad dormire; et sancto Francesco cenò et albergò la sera con lui.


Alhora messer Bernardo se pose in cuore de considerare la sua sanctità; onde fece apparecchiare per sancto Francesco uno lecto ne la camera sua, ne la quale ardeva de nocte sempre una lampana. Et sancto Francesco, per celare la sua sanctità, incontinente, como fo intrato ne la camera, se gictò in su el lecto et fece vista de dormire; et messer Bernardo, similmente depo alcuno spatio, se pose a iacere et comenzò a ronfiare fortemente, como che dormisse. Di che sancto Francesco , credendo veramente che messer Bernardo dormisse, como mostrava, in su el primo sonno se leva de lecto et ponse in oratione, levando gli occhi et le mani ad cielo, et con grandissima devotione diceva: "Dio mio! Dio mio!" Et così dicendo et forte lacrimando stette insino ad matutino sempre replicando: "Dio mio!" et non altro. Et questo diceva sancto Francesco contemplando et admirando la excellentia de la divina Maiestà, la quale dignava de con(de)scendere a li preghi del suo servo poverello Francesco, che pregava per lo mondo che periva, et disponeva provedere per la salute de l'anima sua e de l'altre; et però illuminato da lo Spirito Sancto de la prophetia, prevedendo le grande cose che Dio deveva fare mediante lui et l'Ordine suo, et con la sua insuficientia et poca virtù, chiamava et pregava Dio, chè la sua pietà et omnipotentia, senza la quale niente pò la humana fragilità, supplesse et adiutasse et fornesse quello che per sè non poteva. Or vedendo messer Bernardo li acti devotissimi de sancto Francesco per lo lume de la lampana, et considerando diligentemente le parole che egli diceva, fo toccato nel cuore da lo Spirito Sancto de mutare la vita sua.

Di che la matina chiamò sancto Francesco et dixeli così: "Io ho al tutto disposto nel mio cuore de abandonare el mondo et sequitare te in ciò che tu me commanderai". Odendo questo, sancto Francesco se relegrò et dixe così: "Messer Bernardo, questo che voi dite è operatione si grande e male agevole, che de ciò se vole richiedere consiglio a nostro Signore Yhesu Christo et pregarlo che li piaccia de mostrare sopra de ciò la sua volontà et insegnarce como noi possiamo mettere questo in executione. Et però andiamo insieme al vescovato, dove sta uno buono prete et farimo dire la Messa et poi starimo in oratione in sino ad terza, pregando Dio che ne le tre apriture del messale ce demostri la via che ad lui piace che elegiamo". Rispuse messer Bernardo che questo molto li piaceva; di che alhora andarono al vescovato.


Et poi che hebero odita la Messa et stati in oratione insino ad terza (Insino ad terza; fin circa le nove antimeridiane), el prete per li preghi de sancto Francesco prese el messale et, facto el segno de la croce, lo aperse nel nome del nostro Signore Yhesu Christo tre volte: ne la prima apritura occurse quella parola che dixe Christo nel vangelio al iovene che demandava de la via de la perfectione: Si tu vuoi essere perfecto, va et vendi ciò che tu hai, et dallo ad li poveri, et seguita me (MATTEO; XIX, 21). Ne la seconda apritura occurse quella parola che Christo dixe nel vangelio a li apostoli, quando li mando ad predicare: Non portate nulla per via, nè bastone, nè tasca, nè calzamento, nè denari (LUCA; IX, 3); volendo per questo che tutta la loro speranza del vivere ponessero in Dio et havessero tucta la loro intenzione ad predicare el vangelio. Ne la terza apritura del messale occurse quella parola che Christo dixe: Chi vuole venire depo me, abandoni se medesimo, et tolla la croce sua et seguiti me (MATTEO; XVI, 24 ). Alhora dixe sancto Francesco: "Messer Bernardo, ecco el consiglio che Christo ce dà; va adonque et fa pienamente ciò che tu hai odito et sia benedecto et nostro Signore Yhesu Christo, el quale ha degnato demostrarce la sua via evangelica". Odito questo, messer Bernardo se partì et vendecte ciò che haveva, che era molto ricco, et cum grande alegreza distribuì omni cosa a poveri, a vedove, a orfani, a pelegrini, a monasterii et a spedali; et ad omni cosa sancto Francesco fedelmente et providamente lo adiutava.


Vedendo uno, chiamato messer Silvestro, che sancto Francesco dava tanti denari a poveri, strecto da l'avaritia, dixe a sancto Francesco: "Tu non me pagasti integramente de quelle pietre che tu comperasti da me per acconciare la chiesa et però, hora che tu hai denari, pagame". Alhora sancto Francesco se maravigliò de la sua avaritia, et non volendo contendere con lui, sì como vero observatore del vangelio,mise le mani in seno ad messer Bernardo, et piene de denari le mise in mano de messer Silvestro, dicendo che si più ne volesse più gli ne darìa. Contento de quelli, messer Silvestro se partì et tornose a casa.


Et la sera repensando quello che haveva facto el dì, reprendendose de la sua avaritia, considerando el fervore de messer Bernardo et la sanctità de sancto Francesco, la nocte seguente et dui altre nocte habe da Dio cotale visione. Vedeva uscire de la bocca de sancto Francesco una croce de oro, la cui summità toccava el cielo et le braccia se extendevano da l'oriente insino a l'occidente. Per questa visione egli dette per amore de Dio ciò che haveva et fecese Frate Minore et fo ne l'Ordine de tanta sanctità et gratia che parlava con Dio como el uno amico co l'altro, secondo che sancto Francesco più volte provò et più de socto se dechiarirà.


Messer Bernardo similemente habe tanta gratia da Dio che spesse volte era rapto in contemplatione; et sancto Francesco diceva de lui che era degno de omni reverentia et che egli haveva fondato questo Ordine; però che fo el primo che haveva abandonato el mondo, non servandose nulla, ma dando omni cosa a poveri de Christo, et comenzato la povertà evangelica, offerendose nudo a le braccia del Crucifixo.


El quale sia benedetto in secula seculorum. Amen.



III

COMO SANCTO FRANCESCO PER HUMILTA' SE FECE PORRE UNO PIEDE IN SU LA BOCCA ET L'ALTRO INSU LA GOLA DA FRATE BERNARDO PRIMOGENITO DE L'ORDINE SUO.


El devotissimo servo del Crucifixo messer sancto Francesco, per l'aspreza de la penitentia et continuo piangere, era deventato quasi ciecho et poco vedeva.


Una volta tra l'altre se partì dal luoco (Dalla Porziuncola) dove era et andò ad uno luoco ( Alle Carceri sui fianchi del monte Subasio al di sopra d'Assisi) dove era frate Bernardo, per favellare con lui de le cose de Dio; et iognendo (Iognendo: giungendo) ad luoco, trovò che frate Bernardo era ne la selva in oratione tutto elevato et conioncto con Dio. Alhora Sancto Francesco andò ne la selva et chiamòlo: "Vieni, dixe, et parla ad questo ciecho ". Et frate Bernardo non li respuse niente, però che essendo homo de grande contemplatione haveva la mente suspesa et elevata in Dio. Et perchè haveva la singulare gratia de parlare de Dio, come sancto Francesco più volte haveva provato, empertanto desiderava de parlare con lui.


Facto alcuno intervallo, lo chiamò la seconda volta et la terza in quel medesimo modo; et frate Bernardo non lo odiva, et però non li respuse, nè ando ad lui. Et per questo sancto Francesco se partì un poco sconsolato, et meravigliavase fra sè medesimo che frate Bernardo, chiamato tre volte, non era andato ad lui.


Partendose con questo pensieri, sancto Francesco, quando fo un poco allungato, dixe al suo compagno: "Aspectame qui"; et egli andò ivi presso ad un luoco solitario, et pusòse in oratione, et pregava Dio che li revelasse perché frate Bernardo non era andato ad lui. Et stando così, li venne una voce da Dio che dixe: "O povero homicciolo, de che sii tu così turbato; deve el homo lassare Dio per le creature? Frate Bernardo, quando tu lo chiamavi, era conioncto meco; et però non poteva venire ad te, nè responderte. Adonque non te maravigliare si egli non te potè parlare, però che egli era si fuore de sè, che delle tue parole non odiva nulla".


Havendo sancto Francesco questa resposta da Dio, incontinente con grande fretta retornò verso frate Bernardo, per accusarlessi humelmente del pensiero che haveva havuto in verso de lui.


Et vedendolo venire, frate Bernardo si le fece incontra et gettoseli a li piedi; alhora sancto Francesco el fece levare su et con grande humilità li narrò el pensiero et la turbatione che haveva havuta verso de lui, et como de ciò Dio lo ne aveva represo. Onde concluse così: "Io te comando per sancta obedientia, che tu faccia ciò che io te dirò". Temendo frate Bernardo che sancto Francesco non li comandasse qualche cosa excessiva, como soleva fare, vole honestamente schifare quella obedienti; onde li respuse così: "Io so apparecchiato fare la vostra obedientia et volontà, si voi me promectete de fare quello che io comandirò ad voi". Et promettendoli sancto Francesco, dixe frate Bernardo: "Dite, padre, quello volete che io faccia". Alhora dixe sancto Francesco: "Io te comando, per sancta obedientia, che per punire la mia presumptione hora che me gicterò in terra suppino, me pungi el uno piede in su la bocca et l'altro in su la gola, et così me passi tre volta da l'uno lato ad l'altro, dicendome vergogna et vituperio, et specialmente me dirai: "Jaci, villano, figliolo de Pietro Bernardone; onde viene ad te tanta superbia, che sei una vilissima creatura?" Odendo questo frate Bernardo, benchè li fosse molto duro a farlo, pure per obedientia sancta, quanto più può cortesemente adempiè el comandamento.


Et facto questo, dice sancto Francesco: "Or comanda tu ad me quello che io faccia, però che te ho promessa obedientia". Dixe frate Bernardo: "Io te comando per sancta obedientia, che omni volta che noi siamo insieme, tu me reprendi et correggi asperamente de li miei defecti". Di che sancto Francesco forte se meravegliò, però che frate Bernardo era de tanta sanctità, che egli lo aveva in grande reverenza et non lo reputava reprensibile in cosa veruna. Et però d'alhora inanzi sancto Francesco se guardava stare molto con lui, per la decta obedientia, ad ciò che non li venesse decta alcuna parola de correptione verso de lui, el quale egli conosceva de tanta sanctità; ma quando aveva voglia de vederlo o de odirlo favellare de Dio, el più presto che poteva se spacciava da lui et partevase. Et era grande devotione ad vedere con quanta carità, reverentia et humilità sancto Francesco parlava con frate Bernardo, figliolo primogenito.


Ad laude de Christo. Amen.



IV

COMO SANCTO FRANCESCO ANDO' IN GALITIA; ET DE LA QUESTIONE CHE PUSE L'ANGELO AD FRATE HELYA.



Nel principio d l'Ordine, quando erano ancho pochi frati et non erano anchor presi di luochi (abitazioni per i Frati), sancto Francesco per sua devotione andò ad sancto Jacobo de Galitia (S. Giacomo di Compostella, meta famosa di pellegrinaggi per tutto il medio evo), et menò con lui alquanti frati, fra quali fo el uno frate Bernardo. Et camminando così insieme trovarono in una terra un povero infermo al quale havendo compassione, dixe sancto Francesco ad frate Bernardo: "Figliolo, io voglio che tu remanghi qui a servire questo infermo". Et frate Bernardo humelmente acceptò el comandamento et remase; et sancto Francesco andò con l'altri compagni ad sancto Jacopo. Et essendo ionti et stando la nocte in oratione la chiesa de santo Jacobo, fo da Dio revelato ad sancto Francesco che egli deveva pigliare molti luochi per lo mondo, pero che l'Ordine suo se deveva dilatare et crescere in grande moltitudine de frati. Et per questa revelatione sancto Francesco comenzò a pigliare de luochi in quelle contrade. Et retornando sancto Francesco per la via de prima, retrovò frate Bernardo et lo infermo perfectamente guarito; onde sancto Francesco concedecte l'anno sequente ad frate Bernardo che egli andasse ad sancto Jacobo.


Et così sancto Francesco se tornò ne la Valle de Spoliti (Spoleto). Et standose in uno luocho solitario egli et frate Masseo et frate Helya et alcuni altri; li quali tucti se guardavano disturbare sancto Francesco da la oratione, et ciò facevano per la grande riverentia che li portavano, et sapevano che Dio gli revelava grande cose ne l'oratione. Hor advenne un giorno che sancto Francesco era in oratione ne la selva, uno jovene bello, apto ad caminare, venne ad la porta del luocho , et picchiò forte, et sì in fretta, et per sì grande spatio, che li frati molto se meravigliarono de cos' disusato picchiare. Andò frate Masseo, aperse la porta et dixe ad quello iovene: "Onde vieni tu, figliolo, che non pare che tu ce fussi mai più, chè hai picchiato così disusatamente; "Respuse el iovene: "Et como se deve picchiare?" Dixe frate Masseo: "Picchia tre volte l'una depo l'altra di rado, et poi aspecta tanto che l'frate habia decto el Pater nostro et venga ad te; et si in questo intervallo non viene, picchia una altra volta". Respuse el iovene; "Io ho gran fretta, et però ho picchiato sì forte; chè ho ad fare lungo viagio et qua sò venuto per favellare ad frate Francesco; ma egli hora sta ne la selva et non lo voglio exturbare; ma va et mandame frate Helya, chè li voglio parlare et porli una questione, però che io ho inteso che ò molto savio". Va frate Masseo et dice ad frate Helya che vada ad quel iovene. Et frate Helya se ne scandaliza et non ce vuole andare; di che frate Masseo non sa que farse, ne que respondere ad colui; però che si diceva: Frate Helya non pò venire, mentiva; et si diceva como era turbato et non voleva venire, temeva de non darli malo exemplo. Et però che frate Masseo penava tanto ad tornare, eliovene picchia una altra volta como prima, et poco stante tornò frate Masseo a la porta et dixe al iovene: "Tu non hai observata la mia doctrina nel picchiare". Dixe el iovene: "Frate Helya non vole venire ad me; ma ve et d' a frate Francesco che io sò venuto ad favellare con lui; ma però che io non voglio impedire da la oratione, digli che mandi frate Helya".


Alhora andò frate Masseo ad sancto Francesco che orava ne la selva colla faccia levata verso el cielo, et dixeli tucta l'ambassata del iovene et la resposta de frate Helya. Quel iovene era l'angelo de Dio in forma humana. Alhora sancto Francesco non mutandose de luocho, nè movendo la faccia, dixe a frate Masseo: "Va et dì ad frate Helya che per obedientia vada ad quel iovene prestamente".


Odendo frate Helya la obedientia de sancto Francesco, andò a la porta molto turbato, et con grande impeto et remore et dixe al iovene: "Que voli tu? "Respuse el iovene: "Guarda, frate, che tu non sii turbato, como tu pari, però che l'ira impedisce l'animo et non li lassa discernere el vero". Dixe frate Helya: "Dimme quel che tu vuoi da me". Respuse el iovene: "Io te demando si ad li observatori del sancto evangelio è licito magnare ciò che lo è posto innanti, secondo che Christo dixe a li suoi discipoli, ( LUCA; X, 8 ) et demandote si ad alcuno homo è licito ponerli innanti alcuna cosa contraria a la libertà evangelica". Respuse frate Helya superbamente: "Io so bene questo, ma non te voglio respondere; va per li facti tuoi". Dice el iovene: "Io saperìa meglio respundere ad questa questione de te". Alhora frate Helya turbato se partì et chiuse la porta: puoi comenzò ad pensare de la dicta questione et dubitavane fra se medesimo; et non la sapeva solvere, però che egli era Vicario de l'Ordine, et aveva ordinata et facta costituzione oltra el vangelio et oltra la Regola de sancto Francesco, che niuno frate ne l'Ordine magnasse carne, sì che la dicta questione era expressamente contra de lui. Onde non sapendo dechiarare se medesimo, et considerando la modestia de quel iovene, et che dixe che sapeva ad quella questione respondere meglio de lui, retornò a la porta et aprìla per demandare el iovene de la dicta questione; ma era ià partito; però que la superbia de frate Helya non era degna favellare co l'angelo.


Facto questo, Sancto Francesco, al quale da Dio omni cosa era stata revelata, tornò da la selva et fortemente et con alta voce riprese frate Helya, dicendo: "Ma fai, frate Helya superbo, che cacci da noi l'angeli che ce vengono ad admagestrare. Io te dico che temo, frate, che la tua superbia non te faccia finire fuore de questo Ordine". Et così gli advenne poi, como sancto Francesco gli predixe, però che morì fuore de l'Ordine. In quello dì medesimo et in quella hora che quello angelo se partì, apparì ad frate Bernardo che tornava da santo Jacobo et era a la riva de un grande fiume et salutòlo in suo linguagio dicendo: "Dio te dia pace, o buon frate". Et maravigliandose frate Bernardo et considerando la belleza de quel iovene et la loquela de la sua patria, con la salutazione pacifica et con la faccia lieta sì lo demandò: "Onde vieni tu, o buon iovene?" "Io vengo, dixe, de cotale luocho dove demora sancto Francesco et andai per favellare con lui et non ho potuto, però che era ne la selva ad ontemplare le cose divine et io non l'o voluto impedire. In quel luocho demora frate Masseo, frate Egidio et frate Helya; Frate Masseo m'ha insegnato de picchiare la porta ad modo de frati; ma frate Helya, però che non me volse respondere a la quistione che io gli propusi, poi se ne pentì; et volevame odire et vedere, et non potè". Depo queste parole dixe l'angelo ad frate Bernardo: "Perchè non passi tu de là?" Respuse frate Bernardo: "Perchè temo de la profondità de l'acqua che io vedo". Dice l'angelo: "Passiamo insieme; et non dubitare". Et prese la mano et in uno bactere de occhio el puse da l'altra parte del fiume. Alhora frate Bernardo cognobe che quello era l'angelo de Dio, et cum grande reverenza et gaudio ad alta voce dixe: "O angelo benedecto de Dio, dimme quale è el nome tuo". Dixe l'angelo: "Perchè demandi tu del nome mio el quale è admirabile?".


Et decto questo, l'angelo se partì et lassò frate Bernardo tucto consolato,intanto che tucto quello viaggio fece con alegreza. Et considerò el dì e l'hora che l'angelo li era apparito, et iongenedo al luocho dove era sancto Francesco con li compagni sopradicti recitò a loro omni cosa ordinatamente. Et cognobero certamente quello medesimo angelo in quello dì et in quella hora era apparito ad loro et ad lui. Et rengraziarono Dio. Amen.




V

COMO FRATE BERNARDO PRESE EL LUOCO DE' FRATI AD BOLOGNA


Perchè sancto Francesco con li suoi compagni erano da Dio chiamati et electi ad portare col cuore et con l'opere, et predicare con la lingua la croce de Yhesu Christo, egli parevano et erano homini crucifixi, quanto a l'habito et quanto a la vita austera, et quanto a li acti et operationi loro; et però desideravano più sostenere vergogna et opprobrii per amore de Yhesu Christo, che honori del mondo et reverentie et vane laude. Anzi de le iniurie se relegravano, et de li honori se contristavano.


Et così se andavano per lo mondo como pelegrini, non portando seco altro che Christo crucifixo; et però che egli erano veri tralci de la vite, cioè de Christo, vera, producevano per lo mondo grandi et boni fructi de l'anime, quale quadagnavano ad Dio.


Hora advenne che nel principio de la religione sancto Francesco mandò frate Bernardo ad Bologna, ad ciò che ivi, secondo la gratia che Dio li haveva data, facesse fructo. Et frate Bernardo, facendose el segno de la sancta croce, per la sancta obedientia se partì et pervenne ad Bologna. Et vedendolo li fanciulli in habito disusato et vile, li facevano molti scherni et iniurie como ad pazo; et frate Bernardo patientemente et alegramente omni cosa sosteneva per amore de Yhesu Christo. Anzi, ad ciò che meglio fosse stratiato, se puse studiosamente ne la piaza de la città; onde sedendo ivi se radunarono molti fanciulli et homini, et chi li tirava el capuccio derieto et chi denanti, chi li gittava polvere, chi pietre et chi lo spengeva de là et chi de quà: et frate Bernardo sempre de uno modo et de una patientia, col volto lieto, non se ramaricava et non se mutava. Et per più dì retornava ad quel medesimo luoco, per sostenere simile cose.


Et però che la patientia è opera de perfectione et prova de virtù, uno savio doctore de lege, vedendo et considerando tanta constantia et virtù de frate Bernardo in non poterse conturbare in tanti dì per niuna molestia o iniuria, dixe infra sè medesimo: "Impossibile è che costui non sia uno sancto homo". Et appressandose ad lui sì lo demandò: "Chi sei tu? et que sei venuto ad fare in quà?" Et per resposta frate Bernardo se mise mano in seno et traxe fuore la regola de sancto Francesco, et decteli chè la legesse: et como la hebe lecta, considerando el suo altissimo stato de perfectione, cum grandissimo stupore et admiratione se voltò al compagno et dixe: "Veramente questo è el più alto stato de religione che io mai odesse, nè vedesse; et però costui con li suoi compagni sonno de li più sancti homini de questo mondo, et fa grandissimo peccato chi li fa iniuria; el quale sommamente se deverìa honorare, cum ciò sia cosa che lui sia vero amico de Dio". Et dixe ad Frate Bernardo: "Si voi volessete prendere uno luoco per vostra habitatione in servitio de Dio, io per salute de l'anima mia volentieri ve lo darò". Dixe frate Bernardo: "Messere,io credo che ve habia spirato el Signore nostro Yhesu Christo, et però io accepto la vostra proferta volentieri ad honore del nostro Signore Yhesu benedecto". Alhora el decto iudice cum grande reverentia et carità menò frate Bernardo ad casa sua; et poi li decte el luoco promesso, et tucto lo aconciò, et fornì a le sue spese; et deventò protectore de li frati et singulare loro benefactore et defensore.


Frate Bernardo, per la sua sancta conversatione, comenzò ad essere molto honorato da la gente, in tanto che beato se teneva chi lo poteva toccare o vedere. Ma egli, como vero et humele discipolo de Christo et de sancto Francesco, temendo che el honore del mondo non li tollesse la pace et la salute de l'anima sua, se partì de llì et tornò ad sancto Francesco et dixeli così: "Patre, el luoco è preso ne la città de Bologna; mandatevi de li frati che lo mantengano et che ve stieno, però che io non vi faceva più guadagno, anzi per lo troppo honore che m'era facto, temo che io non perdesse più che non guadagnerei".


Alhora sancto Francesco, odendo omni cosa per ordine, sì como Dio aveva ordinato et adoperato per frate Bernardo, rengratiò Dio, el quale così comenzava a dilatare li poverelli discipoli de la croce; et allora mandò de li suoi compagni ad Bologna et in Lombardia, li quali presero molti luochi in diverse parti.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.




VI

DE LA MORTE DE FRATE BERNARDO


Era frate Bernardo de tanta santità, che santo Francesco li portava reverentia et spesse volte el lodava. Essendo un iorno sancto Francesco in oratione, gli fo revelato da Dio che frate Bernardo per divina permissione deveva sostenere molte pungente et dure bactaglie da le demonia; di che sancto Francesco, havendo grande compassione al decto frate Bernardo, el quale egli molto amava como figliolo, molti dì orò con lacrime, pregando Dio per lui ricommendandolo ad Yhesu Christo benedecto, chè li devesse dare victoria da le demonia. Et orando così sancto Francesco devotamente; Dio un dì li respuse et dixe: "Francesco, non temere, però che tucte le tentationi le quali haverà frate Bernardo et da le quali deve essere combactuto, li sonno da Dio permesse per exercitio de virtù et corona de merito; et finalmente de tucti li inimici haverà victoria, però che egli è uno de' commissarii del Reame de Dio".


De la qual resposta sancto Francesco habe grandissima alegreza et rengratiò Dio. Et da quella hora innanti li portò sempre maiure amore et reverentia.


Et bene li mostrò, non solamente in vita sua, ma etiamdio ne la morte. Però che venendo sancto Francesco ad morte, ad modo che quello sancto patriarca Iacob (Genesi; LXVIII, I e ss), che, standoli intorno li figlioli adolorati et lacrimosi de la partenza de così admirabile patre, demandò et dixe: "Dove è lo mio primogenito? Vieni ad me, figliolo, ad ciò che io te benedica prima che muora". Alhora frate Bernardo dixe in secreto ad frate Helya, el quale era Vicario de l'Ordine: "Patre, va da la mano dericta del sancto", el quale haveva perduto el vedere per lo troppo lacrimare, puse la mano dericta sopra el capo de frate Helya et dixe: "Questo non è el capo del mio primogenito frate Bernardo". Alhora frate Bernardo andò ad lui da la mano sinistra. Et sancto Francesco alhora concellò le braccia (Cancellò le braccia: incrociò le braccia) ad modo de croce, et puse lamano ricta sopra al capo de frate Bernardo et la manca sopra al capo de frate Helya, et dixe ad frate Bernardo: "Benedicate el Patre del nostro Signore Yhesu Christo con omni benedictione spirituale et celestiale in Christo, sì como tu sei el primo electo in questo sancto Ordine a dare exemplo evangelico, et sequitare Christo ne la evangelica povertà: imperò che non solamente tu desti el tuo et distribuisti integramente et liberamente a li poveri per amore de Christo; ma etiemdio te medesimo offeriste ad Dio in questo Ordine in sacrificio de suavità. Benedecto sii tu adonque dal nostro Signore Yhesu Christo et da me poverello servo suo de benedictioni eterne, andando, stando, vegiando et dormendo, vivendo et morendo. Chi te benedirà, sia pieno de benedictioni, et chi te maledicesse non remarrà senza punitione. Sii el principale de li tuoi fratelli, et al tuo comandamento tucti li frati obediscano; habi li centia de ricevere ad questo Ordine et de cacciare chi tu vorrai, et nullo frate habia signoria sopra de te, et siate licito de andare et ed de stare dove te piace".


Depo la morte de santo Francesco, li frati amavano et riverevano frate Bernardo como venerabile patre. Et venendo egli ad morte, vennero ad lui molti frati de diverse parti; fra quali venne quello yerarchico et divino frate Egidio, el quale vedendo frate Bernardo, con alegreza dixe: Sursum corda, frate Bernardo, sursum corda!.


Et frate Bernardo dixe ad uno frate che apparecchiasse ad Frate Egidio un luoco apto ad contemplare, et così lo facto.


Et essendo frate Bernardo ne l'ultima hora de la morte, se fece rizare et favellò a li frati che li erano denanti, et dixe: "Considerate, carissimi fratelli, non ve voglio dire molte parole, ma devete considerare che lo stato de la religione che io ho avuto, voi avete et questo che ho io hora, voi haverite anchora. Et truovo questo ne l'anima mia, che per mille mundi equali ad questo non vorria non avere servito al nostro Signore Yhesu Christo. Et de omni offesa che io ho facta me rendo in colpa al mio Signore Yhesu benedecto et ad voi. Pregove, fratelli miei carissimi, che voi ve amiate insieme".


Et poi depo queste parole, decte altri admagestramenti buoni, et reponendose in su el lecto, la faccia sua deventò splendida et lietra oltra modo, di che tucti li frati se meravigliarono. Et in quella letitia la sua anima, coronata de gloria, passò de la presente vita a la beata vita de li angeli.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



VII


COMO SANCTO FRANCESCO SOLO CON UNO MENZO PANE DEIUNO' TUCTA UNA QUADRAGESIMA NE L'ISOLA DE LACO DE PEROSCIA


El venerabile servo de Yhesu Christo sancto Francesco, però che in certe cose fo quasi uno altro Christo, dato al mondo per salute de la gente, Dio Patre lo volse fare in molti acti conforme et simile al suo figliolo Yhesu Christo sì como se demostra nel venerabile collegio de xij compagni et nel venerabile misterio de le sacre stigmate et nel continuato ieiunio de la sancta quadragesima, el quale fece in questo modo.


Essendo una volta sancto Francesco, el dì de carnasciale, al lato al Laco de Peroscia (lago di Perugia), in casa de uno suo devoto col quale era la nocte albergato, fo spirato da Dio che egli andasse ad fare quella quadragesima in una isola del decto laco, di che sancto Francesco pregò quel suo amico, per amore de Yhesu Christo, chè lo portasse su ne la navicella in una isola (Isola Maggiore) dove non habitasse persona; et questo fece la nocte del dì de la cenere,sì che persona non se ne avedesse. Et costui, per la grande devotione che haveva ad santo Francesco, solicitamente adempì la sua volontà et portòlo a la decta isola; et sancto Francesco non portò con lui altro che due panetti. Et essendo ionto ne l'isola , el amico partendose per tornare ad casa sua, sancto Francesco el pregò caramente che non revelasse ad persona como egli fosse ivi, et che non venisse per lui insino al iovedì sancto. Et così se partì colui; et sancto Francesco remase solo.


Et non essendoce alcuna habitatione ne la quale se potesse reducere, intrò in una siepe molto folta et strecta la quale molti pruni et arbori la havevano acconcia ad modo de una cappannetta; et in questo cotale luoco se puse ad contemplare le cose celestiali. Et ivi stecte tucta la quadragesima senza magnare et senza bere, altro che la metà de uno de quilli panetti, secondo che trovò quel suo devoto amico el iovedì sancto, quando tornò per lui; el quale trovò de dui pani el uno intigro et menzo l'altro. E l'altro menzo se crede che sancto Francesco magnasse per reverentia del ieiunio de Yhesu Christo benedecto, el quale ieiuniò XL dì et XL nocte senza prendere cibo materiale. Et con quello menzo pane cacciò da sè la vanagloria, et ad exemplo de Christo ieiunò XL d' et XL nocte.


Et poi in quella isola, dove sancto Francesco haveva facta sì maravigliosa abstinentia, fece Dio molti miracoli per li suo meriti; per la qual cosa comenzarono li homini ad edificare de le case; et in poco tempo se fece uno castello buono et grande, et ècce el luoco de frati, facto ad reverentia de sancto Francesco. Et anchora li homini et le donne hanno grande devotione in quello luoco dove sancto Francesco fece la dicta quadragesima.


Ad laude de Christo. Amen.





VIII


EXEMPLO MARAVIGLIOSO DE PATIENTIA EL QUALE DIXE SANCTO FRANCESCO AD FRATE LIONE


Venendo una volta sancto Francesco da Peroscia ad Sancta Maria de l'Angeli con frate Lione a tempo di verno, e il fredo grandissimo fortemente li cruciava, chiamò frate Lione, che andava un poco innanzi, et dixe così: "O frate Lione, advengadio che li Frati Minori in onmi terra dieno bono exemplo de sanctità et de bona edificatione; nientedemeno scrivi, et nota diligentemente, che ivi non è perfecta letiti". Et andando più oltra, sancto Francesco lo chiamò la seconda volta et dixe: "O frate Lione, benchè li Frati Minori alluminino li ciechi, et distendano li tracti, et caccino le denomia, et rendano el odire a li surdi, et lo andare a li zoppi, et lo parlare a li mutoli, et che, maiure cosa è, resuscitino li morti de quattro dì; scrivi che in ciò non è perfetta letitia". Et andando più oltra, santo Francesco grida forte: "O frate Lione, si el Frate Minore sapesse tucte le lingue, et tucte le scentie, et tucte le scripture, sì che sapesse profetare, et revelare non solamente le cose future, ma etiamdio li secreti de le conscientie; scrivi che in ciò non è perfecta letitia". Andando un poco più oltra, sancto Francesco grida forte: "O frate Lione, benchè el Frate Minore parli con la lingua angelica, et sappia li cursi de le stelle, et le virtù de le herbe, et fosserli revelati tucti li thesori de la terra, et cognoscesse tucte le virtà de li ucelli, et de li pesci, et de tucti li animali, et de li homini, et de l'arbori, et de le pietre, et de le radice, et de le acque; scrivi che in ciò non è perfecta letitia". Et andando un poco più oltra. Sancto Francesco chiamò frate Lione et dixe: "O frate Lione, benchè l' Frate Minore sapesse sì bene predicare, che convertesse tucti l'infideli a la fede de Christo; scrivi che non è ivi perfecta letitia".


Et durando questo modo de parlare ben dui miglia, frate Lione con grande admiratione lo demandò et dixe: "Patre, io te prego da la parte de Dio, che tu me dichi ove è perfecta letitia". Et sancto Francesco li respuse et dixe:"Quando noi iongerìmo ad Sancta Maria de l'Angeli, così bagnati per la piovia et giacciati per lo fredo et infangati de luto, et afflicti de fame, et picchiarimo la porta del luoco, el portanaro verrà adirato et dirà: "Voi chi site?" et noi dirìmo: "Siamo dui de vostri frati". Et quello dirà: "Voi non dite vero, anzi site dui ribaldi che andate ingannando el mondo et robando le limosine dè poveri". Et non ce aprirà, et faràce stare de fuore a la neve et a l'acqua, cum fredo et cum fame in sino a la nocte; alhora si noi tanta iniuria et tanta crudeltà sosterremo patientemente senza turbatione et, senza mormorare de lui, pensaremo humilmente et caritativamente che quello portanaro Dio lo fa favellare contra de noi; o frate Lione, scrivi che ivi è perfecta letitia.


Et si noi perseverarìmo picchiando, et egli uscirà fuore turbato et como gaglioffi importuni ce caccerà cum villanie et cum guanciate dicendo: "Partiteve de qui, giottoncelli vilissimi, andate a l'hospedale, chè qui non magnerite voi nè albergarite"; si noi questo sosterremo patientemente con alegreza et con amore; o frate Lione, scrivi che qui è perfecta letitia. Et si noi, pur constrecti da la fame et dal fredo et da la nocte, pur picchiaremo, et chiameremo, et pregarìmolo per amore de Dio con grande pianto che ce apra et mèctace pur dentro, et quello più scandalizato dica: "Costoro sonno (Sonno: sono gaglioffi importuni, io li pagarò como sono c'igni; et uscirà fuore con uno bastone nochioruto et pigliaràci per lo cappuccio et gicteràce in terra et rivolglieràce (Rivoglierace: avvolgeracci) ne la neve et bacteràci con quello bastone; et si noi tucte queste cose sosterremo patientemente con alegreza, pensando le pene de Christo benedecto, le quali noi debiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, scrivi che in questo è perfecta letitia. Et però odi la conclusione, o frate Lione. Sopra ad tucte le gratie et doni de lo Spirito Sancto, le quale Christo concedecte ad li amici suoi, si è vincere se medesimo, et volentieri per amor de Christo sostenere pene et iniurie, opprobrii et disastri; però che in tucti l'altri doni de Dio noi non ce possiamo gloriare, però che non sonno nostri, ma de Dio, onde dice l'apostolo: Que hai tu che non habi da Dio? et si tu l'ai avuto da lui, perché te glorii, como si tu lo havessi da te? (Lettera ai Corinti: IV, 7) Ma ne la croce de la tribulatione et de l'afflictione ce possiamo gloriare, però che questo è nostro. Et però dice l'apostolo: Io non me voglio gloriare, si non ne la croce del nostro Signore Yhesu Christo (Lettera ai Galati: VI, 24).


Al quale sia sempre honore et gloria in secula seculorum.

Amen.



IX


COMO SANCTO FRANCESCO DIXE MATUTINO CUM FRATE LIONE SENZA BREVIARIO


Essendo sancto Francesco una volta nel principio de l'Ordine cum frate Lione in uno luoco dove non haveva libro da dire l'officio divino, dixe sancto Francesco ad frate Lione: "Carissimo, noi non habiamo breviario, che possiamo dire matutino; ma ad ciò che noi expendiamo el tempo ad laude de Dio, io dirò, et tu responderai como te insegnarò; et guarda che tu non muti le parole altramente che te dirò. Io dirò così: "O frate Francesco, tanti mali et peccati facisti nel seculo, che tu sii degno de l'inferno"; et tu, frate Lione, reponderai: "Vera cosa che tu meriti l'inferno profondissimo". Et frate Lione cum simplicità columbina respuse: "Volentieri, patre; cominciamo al nome de Dio". Alhora sancto Francesco dice: "O frate Francesco, tu facesti tanti mali et tanti peccati nel seculo, che tu sii digno de l'inferno". Et frate Lione respuse: "Dio per te farò tanti beni, che n'andirai in Paradiso". Dice sancto Francesco :"Non dire così, ma quando io dirò: "O Francesco, tu hai facte tante cose inique contra a Dio, che tu se digno de essere maletecto da Dio; et tu responderai: "Vera cosa è che sii digno esser messo fra li maledicti". Et frate Lione responde: "Volentieri, patre mio". Alhora sancto Francesco con molte lacrime et suspiri et picchiare de pecto, dice ad alta voce: "O signor mio Dio del cielo et de la terra, io ho commesso contra de te tanta iniquità et tanti peccati, che al tucto io sò digno essere da te maledecto". Et frate Lione responde : "O frate Francesco, Dio te farà tale, che fra li benedecti tu sirai singularmente benedecto".


Sancto Francesco maravigliandose che Frate Lione respondeva pureal contrario de quello che egli li haveva imposto, sì lo reprende dicendo: "Perchè non respondi tu como io te ho imposto? Io te comando per sancta obedientia che tu me respondi como io te insegno". Io dico così: "O frate Francesco cattivello, pensi tu che Dio haverà misericordia de te; cum ciò sia cosa che habi commissi tanti peccati contra el Patre de la misericordia?" Et tu, frate Lione, responderai: "Per niuno modo sè digno de trovare misericordia". Ma quando sancto Francesco dixe: O frate Francesco cattivelo etc.; respuse frate Lione: "Dio Patre, la cui misericordia è infinita più che'l peccato tuo, farà teco grande misericordia, et sopra epsa te adiongnirà molte gratie".


Ad questa resposta sancto Francesco, dolcemente turbato et patientemente adirato, dixe:"O frate Lione, perchè tu hai avuta presumptione de fare el contrario de quello che io t'ò imposto? " Responde frate Lione molto humilmente et reverentemente et dice: "Dio el sa, patre mio,che omni volta me ho posto in cuore de respondere como tu me hai conmandato; ma Dio me fa parlare como ad lui piace et non secondo che piace ad me". Di che sancto Francesco se meravigliò, et dixe ad frate Lione: "Io te prego carissimamente che questa volta tu me rispondi como io te ho decto". Respuse frate Lione: "Dì su al nome de Dio, che per certo questa volta io te respondirò como tu vuoli". Et sancto Francesco lacrimando dixe: "O frate Francesco cattivello, pensi tu che Dio habia misericordia de te, che hai facti tanti mali; "Respuse frate Lione: "Anzi, tu receverai grandissima gratia da Dio, et exalteràte et glorificheràte in eterno, però che chi si humilia sarà exaltato ( LUCA; XIV, 11). Et io non posso dire altro, però che Dio parla per la bocca mia".


Et così in questa humile contentione con molte lacrime et con molta devotione et consolatione spirituale vegiarono in sino al dì.


Al laude de Yhesu Christo. Amen.



X


RESPOSTA NOBILE ET HUMILE DE SANCTO FRANCESCO AD FRATE MASSEO SUO COMPAGNO


Demorando sancto Francesco una volta nel luoco de la Portiuncola, cum frate Masseo de Marignano homo de molta scientia, sanctità et discretione et gratia nel parlare de Dio, per la qual cosa sancto Francesco molto lo amava; un iorno tornando sancto Francesco de la selva da la oratione, et essendo in su el uscire de la selva, el decto frate Masseo, el volse provare como fosse humile, et fècelise incontra, et dixe: "Perchè ad te, perchè ad te, perchè ad te tucto el mondo viene derieto et omni persona pare che desideri de vederte, et de odirte, et de obedirte? Tu non sei nobile; onde adonque ad te, che tucto el mondo te venga derieto?" Odendo questo sancto Francesco, tucto realegrato in spirito, rizando la faccia in cielo, per grande spatio stecte con la mente in Dio; et poi retornando in sè, se inginocchiò et rendecte laude et gratie ad Dio; et poi con grande fervore de spririto se revoltò ad frate Masseo et dixe: "Vuol tu sapere, vuol tu sapere, vuol tu sapere, perchè ad me viene tucto el mondo derieto? Questo ho io da quelli occhi de l'altissimo Dio, li quali in omni luoco contemplano li buoni et li rei: però che quelli occhi sanctissimi non hanno veduto infra li peccatori niuno più vile, nè più insufficiente, nè più grande peccatore de me: et però ad fare quella operatione maravigliosa, la quale egli intende da fare, non ha trovata più vile creatura de me sopra la terra; et ha electo me per confondere la nobilità et la grandeza et la forteza et la belleza et la sapientia del mondo, ad ciò che conosca che omni virtù et omni bene è da lui, et non da la creatura, et niuna persona se possa gloriare nel cospecto suo; ma chi se gloria, se glorii nel Signore ( Lettera I ai Corinti: I, 27-31 ), de cui è omni honore et gloria in eterno.


Alhora frate Masseo ad sì humile resposta, decta cum tanto fervore, se expaventò et cognobe certamente che sancto Francesco era fondato in vera humiltà.

Ad laude de Christo. Amen.




XI


COMO SANCTO FRANCESCO ANDANDO A SIENA REPACIFICO' HOMINI CHE SE OCCIDEVANO INSIEME


Andando un iorno sancto Francesco per camino cum frate Masseo, el decto frate Masseo andava un poco innanzi. Iongendo ad uno trivio de vie, per le quale se poteva andare ad Siena, ad Fiorenza et Arezo, dice frate Masseo: "Patre, per quale via volemo noi andare? "Respuse sancto Francesco :"Per quella che Dio vorrà". Dice frate Masseo: "Et como porremo noi sapere la volontà de Dio?" Dixe sancto Francesco:"Al segnale che io te domanderò; onde io te conmando per sancta obedientia, che in questo trivio nel luoco dove tu tieni li piedi, tu te giri intorno, sì como fanno li fanciulli, et non restare si io non tel dico". Alhora frate Masseo comenzò ad volgerse in giro; et tanto se voltò, che per la vertigine del capo, la quale se suole generare per cotale girare, egli cadè più volte in terra; ma non dicendoli sancto Francesco che restesse, et egli volendo fedelmente obedire, se rizava su et poi recomenzava. Alhora quando egli se volgeva ben forte, dixe sancto Francesco: "Stà fermo et non te mutare". Et così fece. Et sancto Francesco lo demanda: "Inverso qual parte tieni tu la faccia? "Responde frate Masseo: "Verso Siena". Di che sancto Francesco dixe: "Quella è la via per la quale vuole Dio che noi andiamo".


Andando per quella via, frate Masseo fortemente se maravigliava de quello che sancto Francesco li haveva indicto fare, como fanciulli, innanti ad seculari che passavano; nientedemeno non era ardito demandare sancto Francesco per reverentia.


Appressimandose ad Siena, el popolo de la città odì de l'advenimento suo (Advenimento suo: venuta sua), onde se gli fecero incontra et per grande devotione portarono lui, el compagno insino al vescovato, che non toccaro niente terra con li piedi. In quella hora alquanti homini de Siena combactevano insieme, et ià dui de loro ne erano morti; et iognendovi, sancto Francesco predicò ad loro sì devotamente, che tucti li reduxe ad pace et concordia insieme. Per la qual cosa, odendo el vescovo de Siena quella sancta operatione che sancto Francesco haveva facta, si lo invitò ad casa sua, et recevettelo con grandissimo honore quel dì et ancho la nocte. Et la matina sequente sancto Francesco, humile, el quale ne le sue operationi non cercava si non la gloria de Dio, se levò per tempo col suo compagno et partìse senza pigliar comiato da persona.


Di che frate Masseo andava per la via mormorando et dicendo: Que è questo che fa questo homo? Fèceme girare ne la via como uno fanciullo, et al vescovo, che tanto l'à onorato,non li ha decta una buona parola, nè rengriatiatolo. Et pareva ad frate Masseo che sancto Francesco se fosse portato indiscretamente. Ma poi per divina inspiratione retornando in se medesimo et reprendendose, diceva fra se stesso: Frate Masseo, tu sii troppo superbo, che iudichi l'opere divine, et sii degno de l'inferno per la tua indiscreta superbia, però che nel dì de heri (Heri: ieri ) sancto Francesco fece sì sancte operationi, che si le havesse facte l'angelo de Dio non sirìeno state più maravigliose. Onde si te comandasse che tu gictassi le pietre, el deveresti obedire, chè ciò che egli ha facto in questa via (In questa via: in questo viaggio) è proceduto da l'ordinatione divina, sì como se demostra nel buon fine che è sequìto; però che si non havesse repacificati coloro che combactevano insieme, non solamente, como havevano ià incomenzato, molti corpi sirìeno morti de coltello, ma etiamdio molte anime haverìa el diavolo tirate ad l'inferno. Et però tu sii stultissimo et superbo, che mormori de quello che manifestamente procede da la volontà de Dio.


Et tucte queste cose che frate Masseo imaginava nel cuore suo, andando innanzi, fuorono revelate da Dio ad sancto Francesco. Onde approssimandose sancto Francesco dixe così: "Frate Masseo, ad quelle cose che tu pensi ora, t'atieni, che sonno buone et utili da Dio spirate; ma la prima mormoratione che tu facevi era vana, ciecha et superba, et fo ad te messa ne l'animo dal diavolo". Alhora frate Masseo se advide che sancto Francesco sapeva li secreti del suo cuore, et certamente comprese che lo spirito de la divina sapientia dirizava el patre sancto intucti li acti suoi.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



XII


COMO SANCTO FRANCESCO PROVO' LA HUMILTA' DE FRATE MASSEO SUO COMPAGNO.


Sancto Francesco, volendo humiliare frate Masseo ad ciò che per molti doni che Dio gli dava non se levasse insuperbia, ma per virtù de la sancta humilità crescesse con epsi de virtù in virtù; una volta che demorava in uno luoco solitario con quelli suoi primi compagni veramente sancti, di li quali era el uno frate Masseo, dixe un dì sancto Francesco, presenti tucti l'altri compagni: "Frate Masseo, tucti questi tuoi compagni hanno gratia de oratione et de contemplatione; ma tu hai gratia de predicare la parola de Dio et satisfare al popolo. Et però io voglio, ad ciò che costoro possano intendere a la contemplatione, che tu facci l'officio de la porta et vadi per la limosina et facci la cocina; et quando l'altri frati magniranno, tu magnirai fuore de la porta del luoco, sì che ad quelli che verrano ad luoco nanzi che picchino, tu satisfacci ad loro de alquante parole de Dio, sì che non bisogni che vada fuore altri che tu. Et questo farai per merito de la sancta obedientia". Alhora frate Masseo inchienando el capo, humilmente recevette et sequitò questa obedientia per più dì, facendo l'officio de la porta, de la limosina et de la cocina. Di che li compagni, como homini illuminati da Dio, comenzaro sentire ne li loro cuori grande rimordemento considerando che frate Masseo era homo de grande perfectione como loro o più, et ad lui era posto tucto el peso del luoco et non ad loro. Per la qual cosa se mossero tucti et andaro ad pregare sancto Francesco chè li piacesse distribuire fra loro quelli officii, però che le loro conscientie per nullo modo potevano sostenere che frate Masseo portasse tante fatighe. Odendo questo, sancto Francesco consentì a li loro preghi et voluntadi et chiamò frate Masseo et dixe: "Frate Masseo, li tuoi compagni vogliono far parte de li officii che io te ho dati; et però vogli che li dicti offici se dividano". Alhora frate Masseo cum grande humilità dixe: "Patre, ciò che tu me imponi, o de tucto o de parte, tucto lo reputo facto da Dio". Alhora sancto Francesco, vedendo la carità de coloro et la humilità de frate Masseo, fece ad loro una predica maravigliosa de la sanctissima humilità admagestrandoli che quanto maiuri doni et gratie c'è da Dio, tanto noi debiamo essere più humili; però che senza humilitade niuna virtù è acceptabile ad Dio. Et fornita la predica, distribuì l'officii cum grande carità-


Ad laude de Christo. Amen.



XIII


EXEMPLO MARAVIGLIOSO DE POVERTA' ET HUMILITA' DE SANCTO FRANCESCO.


El maraviglioso sequitatore de Christo sancto Francesco, per conformarse perfectamente ad Christo in omni cosa, el quale, secondo che dice el vangelio, mandò li suoi discipuli a dui a dui ad tucte quelle cittade et luochi dove egli deveva andare ( MARCO; VI, 7 e LUCA; X, 1); da poi che sancto Francesco ad exemplo de Christo habe radunati XII compagni, sì li mandò per lo mondo ad predicare a dui a dui. Et, per dare ad loro exemplo de vera obedienza, comenzò prima ad andare, ad exemplo de Christo che comenzò prima ad fare che ad insegnare (Atti degli Apostoli; I,1). Onde avendo assignate a li compagni l'altre parte del mondo, egli prendendo frate Masseo per compagno prese el camino verso la provincia de Francia.


Et pervenendo un iorno ad una villa assai affamati, andaro, secondo la Regola, mendicando el pane per amore de Dio; et sancto Francesco andò per una contrada, et frate Masseo per un altra. Ma perchè sancto Francesco era homo troppo desprezato et piccolo de corpo, però era reputato un vile poverello da chi non lo conosceva, non gli fo dato si non paricchi pezolini de pane secco; ma frate Masseo, perchè era homo grande et bello del corpo, sì gli fuorono dati buoni pezi de pane grandi, et assai, et alcuno integro.


Accactato che egli hebero, se retrovarono insieme fuor de la villa, in un luoco, per magnare, dove era una bella fonte, et al lato era una bella pietra larga, sopra la quale ciaschuno puse le limosine che avevano accactate . Et vedendo sancto Francesco che li pezi del pane de frate Masseo erano più grandi et più belli che li suoi, fece grandissima alegreza, et dixe così: "Frate Masseo, noi non siamo digni de così gran thesoro". Et dicendo queste parole più volte, respuse frate Masseo: "Patre, como se pò chiamare thesoro, dove è tanta povertà et manchamento de le cose che bisognano? Qui non è tovaglia, nè coltello, nè taglieri, nè scodelle, nè cassa, ne mensa, nè fante, nè fantesca". Dixe alhora sancto Francesco: "Et questo è quello che io reputo grande thesoro, ove non è cosa veruna apparecchiata per industria humana; ma ciò che ci è, è apparecchiato da la providentia devina, sì como se vede manifestamente dal pane accactato, et ne la mensa de pietra et ne la fonte sì chiara et bella. Et però voglio che preghiamo Dio ch' el thesoro de la sancta povertà così nobele, el quale ha per servitore Dio, ce faccia amare con tucto el cuore". Et decte queste parole, et facta la oratione, et presa la refectione corporale de quelli pezi del pane et de l'acqua, se levarono per caminare in Francia.


Et iongnendo ad una chiesa, dixe sancto Francesco al compagno: "Intriamo in questa chiesa a l'oratione". Et sancto Francesco se ne va derieto a l'altare, et ponse in oratione, et in quella oratione si ricevette da la divina visitatione sì excessivo fervore, che infiammò l'anima sua sì fortemente de l'amore de la sancta povertà, che sì per lo colore de la faccia et per lo nuovo exbadigliare de la bocca pareva che gictasse fiamma de amore. Et venendo così infocato al compagno, sì gli dixe: "A! A! A! frate Masseo, damme te medesimo". Et cosi dixe tre volte, et ne la terza volta sancto Francesco col fiato levò frate Masseo in aere et gictòlo denanti ad se per spatio de una hasta de lancia. Di che frate Masseo hebe grandissimo stupore et recitò poi a li compagni che in quello levare et suspingere col fiato, el quale li fece sancto Francesco, sentì tanta dolceza de animo et consolatione de lo Spirito Sancto che mai in vita sua sentì tanta suavità.


Et facto questo, dixe sancto Francesco: "Andiamo ad sancto Pietro et ad sancto Paolo et preghiamoli che ce ensignino et adiutino ad possedere el thesoro exmesurato de la sanctissima povertà; però che ella è thesoro dignissimo et sì divino, che noi non simo digni de possederlo ne li nostri vasi vilissimi; cum ciò sia cosa che questa virtù sua quella celestiale, per la quale tucte l'altre cose terrene et transitorie se calcano, et per la quale omni impaccio se tolle (Tolle; toglie) denancti a l'anima, ad ciò che ella se possa coniongere cum Dio eterno. Questa è quella virtù la quale fa l'anima, ancora posta in terra, conversare in cielo co l'angeli. Questa è quella che accompagnò Yhesu Christo in su la Croce, cum Christo fu sepellita, cum Christo risuscitò, cum Christo salì in cielo; et la quale etiamdio in questa vita concede a l'anime, che de lei se inamorano, ageveleza de volar in cielo; cum ciò sia cosa che ella guardi l'arme de la vera humiltà et carità. Et però preghiamo li sanctissimi apostoli de Christo, li quali fuoro perfecti amatori de questa povertà evangelica, che ce accactino questa gratia dal nostro Signore Yhesu Christo, li quali fuoro perfecti amatori de questa povertà evangelica, che ce accactino questa gratia dal nostro Signore Yhesu Christo, che per la sua sancta misericordia ce conceda de meretare de essere veri amatori et veri observatori et discipoli de la sanctissima evangelica povertà".


Et in questo parlare ionsero ad Roma, et intraro ne la chiesa de sancto Pietro; et sancto Francesco se puse in oratione cum molte lacrime in uno cantuccio de la chiesa, et frate Masseo ne l'altro. Et stando lungamente in oratione cum molte lacrime et grande devotione, appariero ad sancto Francesco li sancti apostoli Pietro et Paolo cum grande splendore, et sì li dixero: "Però che demandi et desideri observare quello che Christo et li sancti apostoli servarono, lo nostro Signore Yhesu Christo benedecto ce manda ad te ad annuntiarte como la tua oratione è exaudita, et è conceduto ad te et a li tuoi sequaci da Dio perfectissimamente el thesoro de la sanctissima povertà. Et anche da sua parte te dicemo, che qualunque ad tuo exemplo sequitarà perfectamente questo desiderio, egli è securo de la beatitudine de vita eterna; et tucti li tuoi sequaci con teco seranno da Dio benedecti". Et decte queste parole disparierono, lassando sancto Francesco pieno de consolatione.


Et levandose sancto Francesco da la oratione retrovò el suo compagno et dixe se Dio li haveva revelato nulla; respuse de no. Alhora sancto Francesco li dixe como li sancti apostoli li erano appariti et quello che li havevano revelato. Di che, ciaschuno pieno de letitia, determinaro retornare a la Valle de Spoleti lassando l'andata de Francia.


Ad laude de Christo. Amen.




XIV


COMO SANCTO FRANCESCO CON CERTI SUOI COMPAGNI FAVELLANDO DE DIO, APPARVE IN MEZZO DE LORO YHESU CHRISTO BENEDECTO



Essendo una volta sancto Francesco, nel comenzamento de l'Ordine, raccolto con li suoi conpagni inuno luoco a parlare de Dio, egli in fervore de spirito conmandò ad uno de loro che nel nome de Dio aprisse la bocca et parlasse de Dio ciò che lo Spirito Sancto lo spirasse. Adempiendo el frate el conmandamento et parlando de Dio maravigliosamente, sancto Francesco l'impuse silentio, et conmandò ad uno altro el simigliante. Et obedendo, suctilissimamente parlò de Dio, et sancto Francesco similmente l'impuse silentio; et comandò al terzo che parlasse de Dio. El quale comenzò a parlare sì profondamente de le cose de Dio, che sancto Francesco certamente vide che questo, como l'altri dui, parlava per Spirito Sancto.


Et questo anche se demostra per expresso segnale; però che, stando in questo parlamento, apparve Christo benedecto in menzo de loro in specie de uno bellissimo iovene: et benedicendoli gli riempiè di tanta dolcezza che tucti furono ratti <di se medesimi, et iacevano como morti, non sentendo niente di questo mondo. Et poi ritornando in se medesimi>, dixe alhora sancto Francesco : "Fratelli miei carissimi, regratiate Dio, el quale ha voluto per la bocca de li simplici revelare li thesori de la divina sapientia; però che Dio, el quale apre la bocca a li muti, et le lingue de li semplici fa parlare sapientissimamente (Sapienza: X, 21).


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



XV


DEL MARAVIGLIOSO MAGNARE CHE FECE SANCTO FRANCESCO CUM SANCTA CHIARA AD SANCTA MARIA DE L'ANGELI.



Sancto Francesco, quando stava ad Asisi, spesse volte visitava sancta Chiara (Nota: Chiara fu della città di Assisi. Nacque (1193) da Favarone di Offredduccio e da Ortalana, ambedue di famiglia nobile e ricca. Fin dalla più tenera età principiò a risplendere per la sue virtù. A diciassette anni (1210), udite le prediche che S. Francesco faceva nella Cattedrale, desiderosa della più alta perfezione cristiana, andò ripetutamente in segreto con una sua fida compagna, Bona di Guelfuccio, a chiedergli consiglio sul come più facilmente conseguirla. così venne alla determinazione di abbandonare il mondo e votarsi totalmente a Dio. La notte seguente la domenica delle Palme (28 marzo 1211) fugge dalla casa paterna a S.Maria degli Angeli in Porziuncola, di dove S. Francesco, vestitala dell'abito monastico, la conduce al monastero benedettino di S. Paolo presso Bastia.


Di quivi i parenti con lusinghe e minacce tentano di strapparla, ma essa resiste e vince, e dopo pochi giorni dimora passa al monastero, anche questo benedettino, di S. Angelo di Panso, e poco dopo a S. Damiano. Quivi sorse il primo monastero de monache che da lei si dissero Clarisse, quivi visse per circa 43 anni nel continuo esercizio delle più eroiche virtù, visse per circa 43 anni nel continuo esercizio delle più eroiche virtù, quivi morì nel 1253. Il suo corpo si venera nella chiesa a lei dedicata, presso la quale le Clarisse andarono ad abitare dopo la morte della loro Santa Madre, dandoli sancti admagestramenti. Et avendo epsa grandissimo desiderio de magnare una volta con lui, et de ciò pregandolo molte volte, lui volse mai fare quella consolatione. Onde vedendo li suoi compagni el desiderio de sancta Chiara, dixero ad sancto Francesco: "Patre, ad noi pare che questa rigidità non sia secondo la carità divina, che sora Chiara, vergene così sancta, da Dio dilecta, tu non exaudisci in così piccola cosa, como è magnare con voi; et spetialmente considerando che ella per la tue predicationi abandonò le pompe et le riccheze del mondo. Et di vero, si ella te demandasse maiure gratia che questa, la deverate fare a la vostra pianta spirituale.


Alhora sancto Francesco respuse: "Pare ad voi che io debia exaudire? "Respusero li compagni: "Patre, degna cosa è che tu li facci questa consolatione". Dixe alhora sancto Francesco: "Poi che pare ad voi, pare ancho ad me. Ma ad ciò che ella sia più consolata, io voglio che questo magnare se faccia in sancta Maria de l'Angeli, però che ella è stata lungo tempo rinchiusa in sancto Damiano, sì che li ioverà vedere un poco el luoco de sancta Maria, ove ella fo tondita et facta sposa de Yhesu Christo; et ivi magnerimo insieme al nome de Dio.


Venendo adonque el dì ordinato ad ciò, sancta Chiara uscì del monasterio con una compagna, et accompagnata da li compagni de sancto Francesco venne ad sancta Maria de l'Angeli. Et salutata devotamente la vergene Maria gratiosa denanti al suo altare, dove era stata tondita et velata, poi la menaro vedendo el luoco insino ad tanto che venne el hora del magnare. Et in questo menzo sancto Francesco fece apparecchiare la mensa in su la piana terra, como era usato de fare. Et facta el hora, se pongono ad magnare sancto Francesco et sancta Chiara insieme; et uno de li compagni <de sancto Francesco> con la compagna de sancta Chiara. Et poi tucti l'altri compagni se aconciarono humilemente. Et per la prima vivanda sancto Francesco comenzò a parlare de Dio sì suave, et sì altamente et sì maravigliosamente, che, descendendo sopre de loro l'abundantia de la gratia divina, tucti fuorono rapti in Dio.


Et stando così rapti con le mani et co l'occhi levati in cielo, li homini d'Asisi et da Bectona (Bettona: paese di fronte ad Assisi), de la contrada dintorno vedevano che sancta Maria de l'Angeli et tucto el luoco et la selva, che era alhora al lato el luoco, ardevano fortemente, et pareva che fosse un fuoco grandissimo che occupava la chiesa et luoco et la selva insieme. Per la qual cosa li Asisiciani cum grande frecta cursero la giù per spegnere el fuoco, credendo fermamente che omni cosa ardesse. Ma iongendo al luoco et non trovando ardere nulla, intrando dentro trovaro sancto Francesco cum sancta Chiara et con tucta la loro compagnia rapti per contemplatione et sedere intorno ad quella humile mensa. De que ipsi certamente compresero che quello era stato fuoco divino et non materiale, lo quale Dio haveva facto apparire miracolosamente, ad demostrare et significare el fuoco del divino amore, del quale ardevano l'anime de quisti sancti frati et de queste sancte monache; onde li dicti homini suspiravano con grande consolatione ne li loro cuori et cum sancta edificatione.


Poi, depo grande spatio, tornando in sè sancto Francesco et sancta Chiara insieme con li altri, et sentendose bene confortati de cibo spirituale, poco se curarono de cibo corporale. Et così fornito quello benedecto magnare, santa Chiara, bene accompagnata, se tornò ad sancto Damiano. Di che le monache, vedendola, ne habero grande alegreza; però che temevano che sancto Francesco non l'avesse mandata ad regere qualche altro monasterio, si como haveva mandata sora Agnese (Nota: Agnese sorella minore di S. Chiara. Seguì questa nel monastero per consacrarsi a Dio sedici giorni dopo, la seguì in cielo dopo tre mesi ( 16 novembre 1253) sua sorella per abbadessa Idel monasterio de Montecelli de Fiorenza. Et sancto Francesco alcuna volta haveva decto ad sancta Chiara: "Apparecchiate, si bisognasse de mandarte in alcuno luoco"; et ella, como figliola de la obedientia, haveva risposto: "Patre, io so sempre apparecchiata de andare dove me commandereti". Et però le suore se relegrarono molto, quando la videro tornare. Et sancta Chiara d'alhora innanzi remase molto consolata.


Ad laude de Christo. Amen.


XVI


REVELATIONE CHE HEBE SANCTA CHIARA ET FRATE SILVESTRO QUE VITA DEVESSE TENERE SANCTO FRANCESCO


El humile servo de Yhesu Christo messer sancto Francesco, poco tempo depo la sua conversione, avendo ià radunati molti frati et ricevuti a l'Ordine, posto in grande pensiero et dubitatione de quello che devesse fare: o intendere solamente a la oratione, o alcuna volta predicare; et sopra de ciò desiderava molto de sapere la volontà de Dio. Et perchè la sancta humilità era in lui, non presumeva de se, nè de le sue orationi, pensò de cercare la divina volontà co l'orationi altrui.


Onde egli chiamò frate Masseo et dixeli così: "Vanni ad sora Chiara et digli per mia parte che ella con alcune delle più spirituale compagne che habia devotamente preghino Dio, che li piaccia de mostrarme quale sia il meglio: o che io intenda ad predicare, o unicamente a l'oratione. Et poi andirai ad frate Silvestro et similmente li dirai . Costui era stato nel secolo quello messer Silvestro, che aveva veduta una croce d'oro procedere da la bocca de sancto Francesco, la quale era lunga insino al cielo et larga fine a le estremità del mondo; et era questo frate Silvestro de tanta devotione et sanctità, che ciò che chiedeva a Dio impetrava et era esaudito, et spesse volte parlava cum Dio; et però sancto Francesco haveva in lui grande devotione.


Andò frate Masseo et, secondo el conmandamento de sancto Francesco, fece l'ambasciata (prima) ad sancta Chiara et poi ad frate Silvestro. La quale recevuta, subito se puse in oratione, et orando hebe la divina resposta, et tornò ad frate Masseo et dixe così: "Questo dice Dio che tu dichi ad frate Francesco: che Dio non l'à chiamato in questo stato solamente per se, ma acciò cha faccia fructo a l'anime et multi per lui sieno salvati".


Havuta questa resposta, frate Masseo tornò ad sancta Chiara <a sapere quello ch'ella aveva impetrato da Dio> et ella respuse, che quella medesima resposta haveva havuta lei e le sue compagne da Dio, come frate Silvestro.


Et con questo frate Masseo retornò ad sancto Francesco et da lui fo recevuto con grande carità, et, lavatoli li piedi et magnato, lo chiamò ne la selva et cavandose lo capuccio et inginocchiandose denanti ad frate Masseo et faccendo croce de le braccia lo demandò: "Que conmanda che io faccia el nostro signore Yhesu Christo benedecto? "Respuse frate Masseo che sì ad frate Silvestro at sì ad suora Chiara et così a la sorella Christo haveva resposto et revelato: "che la sua volontà si è che tu vadi per lo mondo predicando, però che non per te solo te ha electo Dio, ma per te et per altri". Alhora sancto Francesco, questa resposta odita, et cognosciuta per epsa la volontà de Dio, con grandissimo fervore dixe: "Andiamo al nome de Dio". Et prese per compagni frate Masseo et frate Angelo.


Et andando con impeto de spirito, senza considerare via, nè semita (sentiero) ionsero ad uno castello che se chiama Cannaia. Et sancto Francesco se puse ad predicare, conmandando prima a le rondini, che cantavano, che tenessero silentio insino ad tanto che havesse predicato. Et così fo obedito. Et ivi predicò con tanto fervore, che li homini et le donne de quello castello per grande devotione volevano andarli derieto et abandonare el castello; ma sancto Francesco non volse, dicendo ad loro: "Non habiate frecta et non ve partite, che io ordinarò quello che voi debiate fare per salute de l' anime vostre". Alhora pensò de fare el terzo Ordine per salute universale de tucti. Et così lassandoli molto consolati et ben disposti ad penitentia, partìse de llì et venne fra Cannaia et Bevagni.


Et passando oltra con quello fervore, levò li occhi in alto et vide alquanti arbori ad lato la via, insu li quali era grande multitudine de ucelli; de che sancto Francesco maravigliandose dixe a li compagni: "Voi me aspectarite qui ne la via, et io andirò ad predicare a le mie sorelle ucelle". Et dentro nel campo comenzò ad predicare ad li ucelli che erano in terra; et subito quelli che stavano in su l'arbori vennero ad lui; et tucti insieme stectero fermi, <mentre che sancto Francesco compiè di predicare; et poi anche non si partivano> finchè lò decte la benedictione.


Et secondo che recitò poi frate Masseo a li frati da Massa, andando fra loro sancto Francesco, et toccandole co l'abito niuna se moveva.


La substantia de la predica fo questa:


"Sorelle mie ucelle,

voi site tenute molto ad Dio vostro creatore,

et sempre, in omni luoco,

lo devete laudare,

però che egli ve ha dato el vestimento duplicato et triplicato;

appreso,

però che de voi reservò el seme ne l'arca de Noè,

ad ciò che la spetie de voi non venesse meno nel mondo; anchora li site tenute per lo elemento de l'aere che ha deputato ad voi.


Oltra a questo, voi non seminate,

non bactete, et Dio ve pasce et dave li fiumi et li fonti per vostro bere,

et monti et valle per vostro rifugio,

et l'arbori per fare li nidi.


Et cum ciò sia cosa che voi non sapiate nè coscire,

nè tagliare,

Dio veste voi et li vostri figlioli.


Onde molto ve ama el Creatore,

poichè ve ha dati tanti beneficii.


Et però guardateve, sorelle mie, dal peccato de la ingratitudine, ma sempre ve studiate laudare Dio.

Dicendo ad loro sancto Francesco queste parole, tucti quelli ucelli comenzarono ad aprire li becchi, et ad distendere l'ale et li colli, et con reverentia inchienare li capi fine ad terra, et con acti et con canti demostrare che le parole de sancto Francesco davano a loro grandissimo dilecto. Et sancto Francesco insieme con loro se delectava, et maravigliandose molto de tanta moltitudine de ucelli et de la loro bellissima varietà, et de la loro actentione et familiaritade; per la qual cosa egli co'lloro divotamente lodava il Creatore.


Fornita la predica, sancto Francesco lo' fece el segno de la sancta croce et dedigli licentia de partirse; et alhora tucti quelli ucelli schierati se levarono in aere con maravigliosi canti, et poi secondo la croce che lò haveva facta sancto Francesco, così se divisero in quattro parte; el una parte volò verso l'oriente, l'altra verso l'occidente, la terza verso el meridie, et la quarta verso lo aquilone (mrzzogiorno), et ciascuna schiera andava cantando maravigliosamente, significando che como sancto Francesco, confalonieri de la croce de Christo, era stato loro predicatore et sopre de loro haveva facto el segno de la croce, secondo el quale egli devevano andare cantando in quattro parte del mondo; così la predicatione de la croce de Christo renovata per sancto Francesco se deveva per lui et per li suoi compagni portare per tucto el mondo; li quali frati, ad modo de ucelli, non possedendo alcuna cosa propria in questo mondo, solo ad la providentia de Dio conmectono la loro vita. Ad laude de Christo. Amen.



XVII


COMO UNO NOVITIO VIDE UNA REVELATIONE FACTA AD SANCTO FRANCESCO.


Uno fanciullo molto puro et innocente fo recevuto a l'Ordine, vivendo sancto Francesco ; et stava in uno locarello piccolo, nel quale li frati per necessità dormivano in capolecto. Or venendo sancto Francesco una volta al decto luoco, la sera, decta Compieta, se andò ad dormire per poterse levare la nocte a la oratione, quando gli altri frati dormivano, como lui era usato de fare. El decto fanciullo se pose in cuore de vedere solicitamente le vie de sancto Francesco, per poter conoscere la sua sanctità et spetialmente quello che la nocte faceva quando se levava. Et ad ciò che el sonno non lo ingannasse, se puse ad dormire ad lato ad sancto Francesco per sentire quando egli se levasse, et legò la corda sua con quella de sancto Francesco; et de questo sancto Francesco non sentì nulla. Ma la nocte su el primo sonno, quando tucti i frati dormivarno, sancto Francesco se lieva et trova la corda sua così legata, sciolsela si pianamente, ch' el fraticello nol sentì et andosene solo ne la selva che era presso al luoco, et intrò in una celluza che ce era et pùsesi in oratione.


Depo alcun spatio se desta el fraticello, et non trovando sancto Francesco, et trovarsi la corda sciolta, lievase su et va cercando sancto Francesco, et trovando aperto el uscio de la selva pensò che sancto Francesco vi fusse dentro. Et intrando ne la selva et iongendo presso al luoco dove sancto Francesco orava, comenzò ad udire un grande favellare; et approximandose più per odire et per intendere el parlamento, egli vide una luce mirabile la quale attorniava sancto Francesco, et in epsa vide Christo benedecto et la vergine Marìa et sancto Johanni Baptista et lo Evangelista et grandissima moltitudine de Angeli, li quali parlavano con sancto Francesco. Vedendo questo el fanciullo et odendo, cade in terra tramortito.


Poi fornito el misterio de quella sancta apparitione, tornando sancto Francesco al luoco, co lli piedi trovò el decto fanciullo iacere ne la via come morto, et per compassione se lo puse in braccio et portòlo a lecto, como fa el buon pastore con la sua pecorella.


Et poi sapendo da lui como haveva veduta la decta visione, li conmandò che non lo dicesse mai ad persona finchè egli fosse vivo. El fanciullo poi, crescendo in grande gratia de Dio et de sancto Francesco, fo valente homo ne l'Ordine, et solo depo la morte de sancto Francesco revelò a li frati la decta visione.


Ad laude de Christo. Amen.



XVIII


DEL MARAVIGLIOSO CAPITOLO FACTO AD SANCTA MARIA DE L'ANGELI, DECTO CAPITOLO DE LE STOIE



El fedele servo de Yhesu Christo sancto Francesco tenne una volta Capitolo generale, ad Sancta Maria de l'Angeli, al quale se radunarono cinque milia frati, et vennevi sancto Domenico, capo e fondatore de' Frati Predicatori el quale alhora veniva de Borgogna et andava ad Roma, et odendo questa Congregatione et Capitolo che sancto Francesco faceva ad Sancta Maria, si lo andò a vedere con septe frati de l'Ordine suo.


Fo anchora nel decto Capitolo uno cardinale devotissimo de sancto Francesco, al quale egli haveva prophetato che deveva essere Papa, et così fo; el quale cardinare era venuto studiosamente da Peroscia, che ce stava la corte, et omne dì veniva ad vedere sancto Francesco con li suoi frati, et alcuna volta cantava la messa, alcuna volta faceva el sermone a li frati in Capitolo.


Et prendeva el decto cardinale grandissimo dilecto et consolatione, quando veniva ad visitare questo sancto collegio, vedendo in quella pianura sedere li frati ad schiere, qui LX, qui C, dove CC, dove CCC, tucti occupati solamente ad rascionare de Dio, in oratione, in lacrime et in exercito de carità; et stavano in tanto silentio et in tanta modestia, che ivi non se sentiva uno rumore, nè uno strepito; et maravigliosamente de tancta moltitudine et così ordinata, con lacrime et con grande devotione diceva: "Veramente questo è el campo de l'exercito de cavalieri de Yhesu Christo".


Non se udiva in tanta moltitudine niuno favellare fabule, nè buscie (favole, cose vane); ma devunque si radunava una schiera de frati o egli oravano, o dicevano officio, o piangevano li peccata loro et de loro benefactori, o vero ragionavano de la salute de l'anima. Et erano in quello campo tecti de graticcie et de stoie, distincti per turme, secondo li frati de diverse Provincie; et però se chiamava quel Capitolo el Capitolo de le stoie o vero de li graticci. Li loro lecti era la pura terra, et chi ce haveva un poco de paglia; el guanciale era pietra o legno.


Per la qual cosa era grande devotione de loro ad chi li vedeva o odiva, et era tanta la fama de la loro sanctità, che la corte del Papa, che era alhora ad Peroscia, cardinali, vescovi, abbati con altri chierici, conti et baroni, cavalieri et altri gentili homini et popolari de l'altre terre de la Valle de Spoliti venivano ad vedere quella sancta, grande et humile compagnia et congregatione, la quale el mondo non hebe mai de cotanti homini insieme. Et principalmente venivano per vedere el capo et patre sanctissimo de tucta quella sancta congregatione, el quale haveva robata al mondo quella bella preda et radunato così bella gregie al loro vero pastore Yesu Christo benedecto.


Et essendo così radunato tucto el Capitolo generale, el patre de tucti sancto Francesco in fervore de spirito propone la parola di Dio, et predicando ad loro in alta voce quello che lo Spirito Sancto lo faceva parlare; per thema propuse queste parole: "Figlioli miei, grande cose habiamo promesse a Dio, ma troppo maiure sono da Dio promesse ad noi; observiamo quello che habiamo promesso, et aspectiamo de certo quello che è promesso ad noi. Breve è lo dilecto del mondo, ma la pena che seguita ad epso è perpetua. Piccola è la pena di questa vita, ma la gloria de l'altra vita è infinita". Et sopre ad queste parole predicando devotissimamente, confortava et reduceva li frati ad reverentia et obedientia de la sancta matre Ecclesia, ad carità fraternale, ad orare per tucto el popolo de Dio, ad havere temperantia ne la prosperità et patientia ne l'adversità del mondo, ad tenere pudicitia et castità angelica; ad havere pace con Dio, con li homini et con la propria conscentia; ad amore et observantia de la sanctissima povertà. Et qui dixe: "Io conmando per merito de la sancta obedienti ad tucti voi, che site ecqui (quì) congregati che nullo de voi habia cura, nè solicitudine de veruna cosa da magnare, nè da bere, nè de altre cose necessarie al corpo, ma solamente intendete a la oratione et ad laudare Dio; et tucta la solicitudine del corpo vostro lassate a Dio; però che egli ha spetial cura de noi". Et tucti recevectero questo conmandamento con alegro cuore et lieta faccia. Et fornito el sermone de sancto Francesco tucti se pusero in oratione.


Di che sancto Fomenico se maravigliò del comandamento de sancto Francesco et reputavalo indiscreto, non potendo pensare como tanta moltitudine se potesse regere, senza havere cura et solicitudine de le cose necessarie al corpo. Ma lo principale pastore Christo benedecto, volendo mostrare como lui ha cura de le sue pecorelle et singulare amore a li poveri suoi, incontinente spirò (ispirò) a le gente de Peroscia, de Spoliti, de Foligni, de Aspello, de Asisi et de l'altre terre dentorno che portassero da magnare et da bere ad quella sancta congregarione. Et ecco subitamente venire de le decte terre homini con somieri et cavalli et carri carchi de pane, vino et cascio, fave et altre buone cose da magnare secondo che a lì poveri erano de bisogno. Et fra questo rechavano tovaglie, orcioli, bicchieri et altri vasi necessarii ad tanta moltitudine. Et beato se reputava chi più cose portare poteva et più solicitamente servire, intanto che etiandio li cavalieri et baroni et altri gentili homini con grande humilità et devotione li servevano innanti.


Per la qual cosa sancto Domenico vedendo queste cose et conoscendo che la providentia divina se adoperava in loro, humilmente se recognobe haver male iudicato et inginocchiòse innanzi ad sancto Francesco et humilmente dixe sua colpa, et odionse: "Veramente Dio ha cura speciale de questi poverelli et io non lo sapeva, et io da hogi innanzi promecto de observare la evangelica povertà sancta; et meledico da parte de Dio omnipotente tucti li frati de l'Ordine mio li quali nel decto Ordine presumeranno de havere de proprio " (Nel Capitolo generale dei Domenicani tenuto a Bologna nella Pentecoste del 1220 lo stesso S. Domenico emanò un decreto col quale imponeva ai suoi la rinuncia ai beni terreni e il vivere nella più stretta povertà). Si chè sancto Domenico fu molto edificato del fedele et sanctissimo servo de Christo Francesco et de la obedientia et de la povertà de sì grande et ordinato collegio, et de la providentia divina et de la copiosa abondantia de omni bene.


Et in questo medesimo Capitolo fo decto ad sancto Francesco che multi frati portavano la panziera del ferro in su la carne et cerchi de ferro; per la qual cosa multi ne infermavano, et multi n'erano impediti da l'oratione. Di che sancto Francesco, como discretissimo patre, conmandò per sancta obedientia, che qualunque havesse panziera o cerchio de ferro, se lo cavasse et ponesselo denanti ad lui. Et fosì fecero. Et fuoro annumerate cinquecento panziere et multi più cerchi de ferro, intanto che facevano uno buono monticello; et sancto Francesco tucti li fece lassare ivi.


Poi fornito el Capitolo, sancto Francesco confortandoli tucti in bene et admagestrandoli como devessero scampare de questo mondo malvascio (malvagio) senza peccato, con la benedictione de Dio et sua gli remandò ad le loro Provincie, tucti consolati de letitia spirituale.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.


XIX

COMO SANCTO FRANCESCO ANDO' AL CARDINALE PROTECTORE DE L'ORDINE.


Essendo sancto Francesco una volta gravemente infermo de gli occhi, messer Ugolino cardinale et protectore de l'Ordine, per grande tenereza che haveva de lui, sì gli scripse che andasse ad lui ad Riete, dove erano optimi medici da occhi. Alhora sancto Francesco, recevuta che hebe la lettera del cardinale, se ne andò prima ad sancto Damiano, dove era sancta Chiara, devotissima sposa de Yhesu Christo, per dargli alcuna consolatione et poi andare al cardinale. Et essendo ivi sancto Francesco, la nocte seguente peiorò sì de gli occhi che niente vedeva; di che non potendose partire sancta Chiara li fece una celluza de cannicci, ne la quale egli se potesse meglio reposare. Ma sancto Francesco si per lo dolore de la infermità et per la moltitudine de sorci, che gli facevano grandissima noia, niente se poteva posare, nè de dì, nè de nocte.


Et sostenendo più dì quella pena et tribulatione, comenzò ad pensare et reconoscere che quello era uno flagello de Dio per li suoi peccati; et cum tucto el cuore et con la bocca comenzò ad rengratiare Dio; et poi diceva ad alta voce: "Signore mio, io so degno de questo et de pegio. Signore mio Yhesu Christo, pastore buono, el quale ad noi peccatori et indigni hai posta la tua misericordia in diverse pene et angoscie corporale, concedi grati et virtù ad me, tua pecorella, che per niuna infermità, angoscia o dolore io me parta da te". Et facta questa oratione venne una voce da cielo la quale gli dixe: "Francesco, rispondime. Si tucta la terra fosse oro, et tucti li mari, li fonti et li fiumi fossero balsamo, et tucti li monti, et colli, et saxi fossero pietre prectiose, et tu trovassi uno altro thesoro più nobile che queste cose, tanto quanto el oro è più nobile che la terra, el balsamo che l'acqua, et le pietre pretiose più che li monti et li saxi, et fòssete ( ti fosse ) dato per questa infermità quello più nobile thesoro, non deveresti tu essere contento bene et alegro? "Relegrate, Francesco, però che quello thesoro è la vita eterna, el quale io te conservo et insino ad hora io te ne investisco; et questa infermità è arra de questo thesoro beato".


Alhora sancto Francesco chiamò el compagno con grandissima alegreza de quella gloriosa promessa

et dixe: "Andiamo al cardinale". Et consolando prima sancta Chiara con sancte parole, da lei humilmente prese conmiato, pigliando el cammino verso Riete.


Et quando ce ionse presso, tanta moltitudine del popolo si li fece incontra, che perciò egli non volse intrare ne la terra, ma andosene ad una chiesa presso a la città forse due miglia. Sapendo poi i cittadini che egli era in quella chiesa, ad turme currevano ad vederlo, intanto che la vigna de la chiesa tucta se guastava et tucte le uve se coglievano. Di che el prete multo se doleva, et nel cuore suo se penteva havere recevuto sancto Francesco ne la sua chiesa.


Et essendo da Dio revelato ad sancto Francesco el pensiero del prete, el fece chiamare ad se et dixeli: "Patre carissimo, quante some de vino te rende questa vigna el anno, quando è bona stascione?" Respuse el prete che XII some. Dixe sancto Francesco : "Io te prego, patre carissimo, che tu sostenghi patientemente el mio demorare ecqui alquanti dì, però che io ce truovo molto riposo, et lassa tollere (Tollere: togliere) ad omni persona de questa uva de la vigna et fidate de me poverello; et io te promecto da la parte del mio Signore Yhesu Christo che in questo anno te rendirà la vigna XX some de vino". Et questo faceva sancto Francesco, de stare ivi, per lo grande fructo de l'anime che se vediva fare da le genti, che venivano ad lui, de' quali molti se partivano inebriati del divino amore et abandonavano el mondo.


Confidòse el prete de la promessa de sancto Francesco et lassò liberamente la vigna ad coloro che venivano ad lui. Maravigliosa cosa! La vigna fo al tucto guasta et colta, sì che appena ce remasero alquanti racèmoli (Racèmoli; racimoli, miseri grappoli) de uve. Venne el tempo de la vendegna (vendemmia), el prete coglie quelli racèmoli et metteli nel tino et pista; et, secondo la promessa de sancto Francesco, XX some de optimo vino ricolse.


Nel quale miracolo manifestamente se dette ad intendere che, como per li meriti de sancto Francesco la vigna spoliata de uve era abundata in vino, così el popolo christiano sterile de virtù per lo peccato, per li meriti de sancto Francesco et per la sua doctrina spesse volte abonda in buono fructo de penitentia.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



XX

COMO UN NOVITIO REMASE NE L'ORDINE PER LA INFRASCRIPTA VISIONE.


Uno iovene molto nobile et delicato venne a l'Ordine de sancto Francesco; el quale depo alquanti dì, per instigatione del demonio, comenzò ad havere in tanta abominatione el habito che portava, che gli pareva portare un sacco vilissimo; haveva horrore de le maniche, abominatione del cappuccio, et la lungheza et l'aspreza li pareva una soma (peso) importabile. Et crescendo pure el despiacere de la religione, egli finalmente deliberò lassare el habito et retornare al mondo.


Haveva ià costui preso per usanza, secondo che gli haveva ensegnato el suo magistro, in qualunque hora egli passava denanti a l'altare del convento, nel quale stava el Corpo de Christo, inginocchiarsi con grande reverentia, et cavarse el cappuccio, et inchienarse con le braccia in croce. Or advenne che in quella nocte, ne la quale se deveva partire et oscire de l'Ordine, gli convene passare denanti a l'altare, et passando de llì, secondo el usanza, se inginocchiò, et fece reverentia. Et subito in quello inginocchiamento fo rapto in spirito et foli monstrata da Dio una maravigliosa visione in questo modo. Vide costui denanti a sè una moltitudine de sancti ad modo de processione a dui a dui, vestiti tucti de bellissimi vestimenti et drappi pretiosi, et la faccia et le mani loro resplendevano como sole, et andavano con canti de angeli suavissimi. Fra li quali erano dui più nobilmente vestiti et ornati che tucti li altri, et erano attorniati de tanta clarità, che davano grandissimo stupore ad chi li guardava; et quasi in fine de la processione, vide uno adornato de tanta gloria, che pareva un cavaliero novello, più ornato che gli altri. Vedendo el iovene questa visione, se maravigliava et non sapeva quello che questa visione se volesse dire: et non era ardito de demandare et stava stupefacto per dolceza.



Nondimeno essendo passata tucta la processione, costui curre et va ad li ultimi et con grande timore li demanda et dice: "Carissimi patri, io ve prego che ve piaccia dirme chi sonno questi così maravigliosi in questa processione sì venerabile". Respondono costoro et dicono: "Sappi, figliolo, che noi siamo tucti frati Minori, li quali hora venimo de la gloria de paradiso". Et costui demanda: "Chi sò chelli dui che resplendono più che gli altri? "Respondono costoro et dicono: "Quelli dui el uno è sancto Francesco, l'altro è sancto Antonio, quello ultimo, che tu vidi così ornato, è uno sancto frate che è morto novellamente; el quale, perché ha combactuto valentemente contra le tentationi et ha perseverato in sino a la fine, noi lo meniamo hora alla gloria del paradiso. Et questi vestimenti de drappi così belli che noi portiamo, ce sonno dati da Dio in scambio de l'aspra de le toniche le quali noi patientemente portammo ne la religione, et la grande chiarità che tu vidi in noi c'è data da Dio per la humilità, et per la patientia, et per la sancta povertà, obedientia et castità, le quale noi servammo in sino al fine. Et però, figliolo, non te sia duro portare el sacco de la religione così fructuoso, però che, si col sacco de sancto Francesco tu per amore de Yhesu Christo dispregirai el mondo, et mortificherai la carne, et contra el demonio combactirai valentemente, tu insieme con noi haberai simile vestimento et clarità de gloria".


Et decte queste parole, el iovene tornò in sè medesimo, et confortato de la visione, cacciò da se omni tentatione, et recognobe la sua colpa inanzi al guardiano et a gli altri frati; et dae llì ( da lì ) inanzi desiderò l'aspreza de la penitenza et de li vestimenti, et finì la vita sua ne l'Ordine con grande sanctitade.


Ad laude de Christo. Amen.



XXI

COMO SANCTO FRANCESCO PACIFICO' EL LUPO COL POPOLO D'EUGUBIO


Al tempo che sancto Francesco demorava en la città d'Eugubio (Oggi, Gubbio) apparì uno lupo asprissimo, terribile et feroce, el quale non solamente devorava li animali, ma etiandio li homini; in tanto che tucti li cittadini stavano impauriti, però che spesse volte se appressava a la città; et tucti andavano armati quando uscivano de la terra, como si andassero ad combactere; et con tucto ciò non se potevano defendere da lui, chi con lui se scontrava solo. Et per paura de questo lupo vennero ad tanto, che niuno ardiva oscire de la terra.



Per la qual cosa sancto Francesco havendo compassione ad quelli homini, volse uscire fuore ad quel lupo, benchè li cittadini ne lo sconsigliassero; et facendose el segno de la sancta croce, uscì fuore con li suoi frati, tucta la sua fidanza reponendo in Dio. Et dubitando gli altri de andare più oltra, sancto Francesco piglia el cammino in verso dove era el lupo. Et questo videromolti cittadini li quali erano venuti ad vedere quello miracolo.


El dicto lupo se fa incontra ad sancto Francesco con la bocca operta; et approssimandose ad lui, sancto Francesco gli fece el segno de la croce, et chiamòlo ad sè et dixe così "Vieni ecquà, frate lupo; io te conmando da la parte de Yhesu Christo che tu non facci lesione, nè male, nè ad me, nè ad persona". Mirabile dire! Incontinente che sancto Francesco hebe facta la croce, el lupo chiuse la bocca et ristette de correre; et, facto el conmandamento, venne mansueto como agnello, et gictòse a li piedi de sancto Francesco ad iacere.


Alhora sancto Francesco parlò così et dixe: "Frate lupo, tu fai molti danni in queste parti, et hai facti molti maleficii, guastando et occidendo le creature de Dio senza sua licentia; et non solamente hai occise et devorate le bestie, ma tu hai havuto ardire de occidere et guastare li homini facti a la ymagine de Dio; per la qual cosa tu sii degno de le forche como latro et homicidiale pessimo; et omni gente grida et mormora de te, et tucta questa terra t'è inimica. Ma io voglio fare la pace, frate lupo, fra te et costoro, sì che tu non li offendi più et elli te perdoniranno omni offesa passata, et nè homini, nè cani te perseguiteronno più.


Dicte queste parole, el lupo con acti corporali de coda, de orecchie et menare de capo mostrava de acceptare ciò che sancto Francesco diceva, et de volerlo observare. Alhora sancto Francesco dixe:" Frate lupo, da poi che te piace de tenere questa pace, io te prometto de farte dare le spese continuamente, finchè viverai, da l'homini de questa terra, sì che tu non patirai più fame; però che io so bene che per la fame tu hai facto omni male. Ma puoi che io te accactirò questa gratia, io voglio che tu e promecti che non nocirai mai più ad niuno homo, nè ad niuno animale. Premettime tu così?" Et inchinando el capo, el lupo fece evidente segnale che promecteva. Et sancto Francesco dice: "Frate lupo, io voglio che tu me facci fede de questa promissione, ad ciò che io me ne possa bene fidare". Et distendendo sancto Francesco la mano per recevere la fede, el lupo levò el piede denanti,et domesticamente el puse sopra la mano de sancto Francesco dandoli quello segnale de fede che poteva.


Alhora dixe sancto Francesco: "Io te conmando nel nome de Yhesu Christo, che tu venghi meco senza dubutare de nulla, et andiamo ad fermare questa pace nel nome de Dio". El lupo obediente se ne va con lui como uno agnello mansueto; di che li cittadini fortemente se mavavigliano. Et subito questa novità se sparse per tucta la città; sì che omni gente, grandi et piccoli, maschi et femine, trahono a la piaza per vedere el lupo con sancto Francesco.


Et essendo ivi bene radunato tucto el popolo, levòse su sancto Francesco et predicà ad loro, dicendo, tra l'altre cose, como per li peccati Dio permecte cotale perstilentie, et che più pericolosa è la fiamma de l'inferno, che è da durare eternalmente a li dannati, che non è la rabia del lupo, el quale non pò occidere si non el corpo.


"Quanto è adonque da temere la bocca de l'inferno, quando tanta multitudine tiene in terrore et in paura la bocca de un piccolo animale? Fate degna penitentia de li vostri peccati, et Dio ve delibererò dal lupo in presente et nel futuro dal fuoco eternale".


Et facta la predica, dixe santo Francesco: "Odite, fratelli miei: frate lupo, el quale è qui denanti ad voi, ha promesso, et fàctome fede, de far pace con voi et de non offenderve mai più in cosa veruna, si voi gli promectete darli omni dì le spese necessarie; et io intrarà ricolta (entrerò mallevadore) per lui ch' el patto de la pace lui observirà fermamente". Alhora tucto el popolo ad una voce promise de nutricarlo continuamente.


Et sancto Francesco denanti ad tucto el popolo dixe al lupo: "Et tu, frate lupo, promecti de observare li pacti de la pace ad costoro, et che tu non offendirai nè animali, nè niuna creatura? " El lupo se inginocchiò et chienò el capo et con acti mansueti de corpo, de coda et de orecchie demostra, quanto è possibile, de voler observare a lloro omni pacto. Alhora dixe sancto Francesco: "Io voglio che como tu me desti la fede et promessa fuor de la porta, così qui denanti ad tucto el popolo me dii fede de la tua promessa, che tu non me ingannirai de la recolta che io te ho facta". Alhora el lupo levando el piè ricto si lo puse in mano de sancto Francesco. Onde per quello acto et de l'altri decti de sopra fo tanta admiratione et alegreza in tucto el popolo, sì per la devotione de sancto Francesco, et sì per la novità del miracolo et per la pace de lupo, che tucti comenzarono gridare ad cielo, laudando et benedicendo Dio, el quale haveva mandato ad loro sancto Francesco, che per li suoi meriti li haveva liberati da la bestia crudele.


Et puoi el decto lupo vixe dui anni in Eugubio et intravase domesticamente per le case ad uscio ad uscio, senza fare male ad persona et senza esserne facto ad lui, et fo nutricato cortesemente da le genti, et andandose così per la terra ià mai niuno cane li abaiava. Finalmente depo dui anni frate lupo morì de vecchieza, onde li cittadini molto se dolsero, però che vedendolo andare così mansueto per la città, se recordavano meglio de la virtù et sanctità de sancto Francesco.


Ad laude de Christo. Amen.




XXII

DE LE TURTURE CHE FUORONO DONATE AD SANCTO FRANCESCO ET DA LUI LIBERATE


Uno iovene haveva prese un iorno molte turture, et portandole ad vendere se scontrò in sancto Francesco (Il fatto, secondo gli Actus - cap. 24 avvenne a Siena), el quale haveva sempre singulare pietade a li animali mansueti, et guardando ad quelle turture con occhi pietosi, dixe al iovene: "O buon iovene, io te prego che tu me dii questi ucelli così mansueti et innocenti, li quali ne la sancta Scriptura sonno assimigliati a l'anime caste, humili, devote et fedeli, chè non vengano a le mani de li homini crudeli, che li occidano". De subito colui, spirato da Dio, le decte ad sancto Francesco, et egli recevendoli in grembio, comenzò ad parlarli dolcemente et diceva: "O sorelle mie, semplice, innocenti et caste, perchè ve lassate voi pigliare? Or eccho io ve voglio scampare da la morte et farve li nidi, ad ciò che faciate fructo et moltiplichiate (Genesi C.1 v.22) secondo el conmandamento del nostro Creatore".


Et ad tucte fece el nido. Et elle comenzarono ad fare l'ova et figliare nanzi a li frati, et così domesticamente usavano con sancto Francesco et con l'altri frati, sì como fossero state galline sempre nutricate da loro. Et mai non se partierono in fino che sancto Francesco con la sua benedictione lo' decte licentia.


Et al iovene che gli haveva donate dixe sancto Francesco: "Figliolo, tu sirai anchor frate Minore et in questo sancto Ordine servirai Yhesu Christo benedecto gratiosamente". Et poi el decto iovene se fece frate, sì como sancto Francesco li haveva decto, et vixe ne l'Ordine con grande sanctitate.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.




XXIII

COMO SANCTO FRANCESCO LIBERO' UN FRATE DA LE BRANCHE DEL DIAVOLO.


Stando una volta sancto Francesco in oratione nel luogo de sancta Maria de l'Angeli, vide per divina revelatione tucto el luoco attorniato et assediato da le demonia ad modo che da uno grande exercito; ma niuno poteva però intrare nel luoco, però che quelli frati erano de tanta sanctità, che le demonia non havevano con chi appiccarse. Ma pure perseverando così, uno de quelli frati se scandalizò con uno altro, et pensava nel cuore suo como egli lo potesse accusare et farne vendecta. Per la qual cosa stando in questo mal pensiero, lo demonio, havendo la intrata aperta, intrò nel luoco et pùsese (posossi) nel collo ad questo frate.


Vedendo el solicito pastore, che sempre vegiava (vegliava) sopra lo suo grege, che el lupo era intrato ad devorare la sua pecorella; fece subitamente chiamare ad sè quel frate, et conmandò che subito devesse excoprire el veneno de l'odio concepto contro el proximo, per lo quale egli era ne la mano del nemico. Di che colui impaurito, perchè se vedeva compreso dal patre sancto, excoprì omni veneno et rancore, et recognobe la colpa sua et demandòne humilemente la penitenza. Et absoluto che fo dal peccato, et ricevuta la penitenza, incontinente denanzi ad sancto Francesco el demonio se partì; et lo frate, liberato da la crudele bestia per la volontà del buono pastore, regraziò Dio, et retornando correpto et admagistrato ad la grege del sancto pastore, vixe poi in grande sanctità.


Ad laude de Christo. Amen.



XXIV

COMO SANCTO FRANCESCO ANDO' PER CONVERTIRE EL SOLDANO.


Sancto Francesco, per zelo de la fede de Yhesu Christo et per lo desiderio del martirio andò una volta oltra mare con XII suoi compagni devotissimi et sancti, per andarsene derictamente al Soldano de Babillonia.


Et iognendo in alcuna contrada de Saracini, dove se guardavano li passi da homini sì crudeli, che niuno christiano, che inde passasse, poteva scampare che non fosse morto; piacque ad Dio scamparli da la morte, ma presi, bactuti et legati furono menati denanti al Soldano. Et essendo denanti ad lui, sancto Francesco, admagestrato da lo Spirito Sancto, predicò così devotamente de la fede de Christo, che etiandio per epsa egli voleva intrare nel fuoco.


Di che el Soldano comenzò havere grande devotione de lui, et per la constantia de la fede sua et per lo dispregio del mondo che vedeva inlui, però che nullo dono voleva da lui recevere, essendo poverissimo, et etiandio per lo fervore del martirio che in lui vedeva. Et da quello ponto inanzi el Soldano l'odiva volentieri, et pregòlo che spesse volte tornasse ad lui, concedendo liberamente ad lui et ad li compagni che potessero predicare dove piacesse ad loro. Et decte ad loro uno segnale per lo quale egli non potessero essere offesi.


Havuto adonque questa licentia, sancto Francesco mandò quelli electi suoi compagni ad dui ad dui in diverse parte de Saracini ad predicare la fede de Christo; et egli con uno de loro elesse una contrada, ad la quale iongendo intrò in uno albergo per riposarse. Et ivi era una femina bellissima del corpo et soza de l'anima, la quale maledecta lo richiese de peccato. Et dicendo sancto Francesco: "Io accepto, andiamo ad lecto", et ella lo voleva menare in camera. Et sancto Francesco dixe: "Vieni mecho". Et menòla ad uno grandissimo fuoco che se faceva in quella casa; et in fervore de spirito spogliandose ad lato ad questo fuoco, insu lo spiazo infocato, nudo, invita costei che ce vada et spòglisi su in quello letto così morbido et spiumacciato. Et stando così sancto Francesco per grande spatio con alegro viso, et non ardendose nè abrusciandose niente, quella femina, per tale miracolo spaventata et conpuncta nel cuore suo, non solamente se pentè del peccato et de la mala intentione, ma etiandio se converti a la fede de Christo perfectamente, et deventò de tanta sanctitade, che per lei molte anime se salvaro in quelle contrade.


Finalmente, vedendose sancto Francesco non potere fare più fructo in quelle parti, per divina revelatione se despuse con tucti li suoi compagni retornare fra li fedeli, et radunateli tucti insieme retornò al Soldano et prese commiato da lui. Alhora el Soldano gli dixe: "Frate Francesco, volentieri me convertirìa a la fede de Yhesu Christo,ma io temo de farlo per hora; però che si costoro lo sentissero, occiderieno te et me con tucti li tuoi compagni. Et cum ciò sia cosa che tu possi anchora fare molto bene, et io habia ad spacciare molte cose de gran peso, voglio per hora induciare la morte tua et la mia. Ma pregote che me insegni como io me possa salvare, et sò apparecchiato ad fare ciò che me dirai".

Dixe alhora sancto Francesco: "Signore, io me partirò hora da voi, ma poi che io sirò tornato in mio paese et gito in cielo, per la gratia de Dio, depo la morte mia, secondo che piacerà a Dio, io te mandirò dui de li miei frati, da li quali tu recevirai el baptismo (Battesimo) de Yhesu Christo, et sirai salvo, secondo che me ha revelato el mio Signore Yhesu Christo benedecto. Et ut in questo menzo exbrìgate da omni impaccio, chè quando verrà ad te la gratia de Dio te truovi apparecchiato ad fede et ad devotione.


Et così promise de fare et fece. Facto questo, sancto Francesco se tornò con quello venerabile collegio de li suoi sancti compagni, et depo alquanti anni sancto Frncesco per morte corporale rendecte l'anima ad Dio. Et lo Soldano infirmando aspectava la promessa de sancto Francesco, et faceva stare le guardie ad certi passi, conmandando che si dui frati ce passassero co l'abito de sancto Francesco de subito fossero menati ad lui. In quel tempo apparve sancto Francesco ad dui de li suoi frati et conmandòli che senza inducio andassero al Soldano et procurino la sua salute secondo che lo haveva promesso. Li quali frati incontinente se mossero, et passando el mare, da le decte guardie fuorono menati denanti al Soldano. Et vedendoli el Soldano hebe grandissima alegreza et dixe: "Hora so io che veramente Dio ha mandati ad me li suoi servi per la mia salute, secondo la promessa de sancto Francesco, per revelatione divina". Recevendo adonque informatione da li decti frati, così regenerato in Christo, se morì de quella infirmità, et fo salva l'anima sua per li meriti et operatione de sancto Francesco.


Ad laude de Christo. Amen.


XXV

COMO SANCTO FRANCESCO SANO' UN LEPROSO INFERMO DE L'ANIMA ET DEL CORPO.


El humile et vero descipolo de Yhesu Christo messer sancto Francesco, vivendo in questa miserabile vita, con tucto el suo exforzo se ingegnava de sequitare Christo suo perfecto magestro; onde adveniva spesse volte, per divina operatione, che ad chi sanava el corpo, Dio sanava el anima ad una medesima hora, sì como se lege de Yhesu Christo.


Però che egli non solamente serviva volentieri leprosi, ma oltra ad questo haveva ordinato che li frati del suo Ordine, andando o stando per lo mondo, servissero a' leprosi, per amore de Dio, el quale volse essere reputato per noi leproso. Advenne una volta che appresso ad quel luoco dove demorava sancto Francesco, era uno hospedale de infirmi, infra quali era uno leproso sì impatiente et sì importabile et protervo, che omni persona credeva, et così era de certo, che era invasato dal demonio, però che egli villaniggiava de parole et de bactiture qualunque lo serviva, et, che pegio era, vitupeperosamente biastimava Christo et la sua sanctissima Matre, che per niuno modo se trovava chi volesse o potesse servirlo. Et advenga Dio che le iniurie proprie o villanie li frati se studiassero portare patientemente per accrescere il merito de la patientia; non di meno le iniurie de Christo et de la sua Matre le loro conscentie non potevano sostenere, determinaro al tucto de abandonarlo: ma non volevano fare insino ad tanto che sancto Francesco non lo sapesse.


Ordinatamente significato che lo hebero ad sancto Francesco, per sua carità ne venne ad vederlo personalmente quello leproso tanto perverso; et iognendo ad lui el salutò dicendo: "Dio te dia pace, fratel mio carissimo". Responde lo leproso rimbrocciandolo: "Et que pace posso io havere da Dio, che me ha tolta la pace et omni bene, et hame facto tucto marcio et puzolente?" Et sancto Francesco dixe: "Figliolo, habi patientia, però che le infirmità del corpo ce sonno de grande merito, quando sonno portate patientemente". Responde el leproso: "Como posso portare con pace la pena cheme afflige el dì et la nocte? Et non solamente io sò afflicto de l'infermità mia, ma pegio me fanno li frati che tu me daesti chè me servissero, li quali non me servono como debiano". Alhora sancto Francesco, cognoscendo che questo leproso era posseduto dal malegno spirito per revelatione divina, andò et pùsesi in oratione et pregò Dio devotamente per lui.


Et facta la oratione, retornò ad lui et dixe così: "Figliolo , io te voglio servire, poichè tu non te contenti de l'altri". "Piaceme, dice el leproso; ma que me porrai fare più tu che gli altri?". Responde sancto Francesco: "Ciò che tu vorrai, io farò". Dice lo infermo: "Io voglio che tu me lavi tucto quanto, però che io puzo sì fortemente, che io medesimo non me posso patire". Alhora sancto Francesco incontinente fece scaldare l'acqua con molte buone erbe odorifere, poi spoglia costui et comènzalo ad lavare con le sue gratiose mano, et uno altro frate mecteva su l'acqua. Et per divino miracolo, dove sancto Francesco toccava con le sue sancte mano, se parteva la lepra et la carne remaneva perfectamente sanata.


Et como se comenzò ad sanare la carne, così se sanava l'anima; onde vedendose lo leproso comenzare ad guarire, gli venne grande compunctione et pentimento de li suoi peccati, et piangeva amarissimamente; sì che quando el corpo se mundava da fuore da la lepra per lo lavamento de l'acqua, l'anima se nectava dentro del peccato per la contritione et per le lacrime.


Et essendo perfectamente sanato quanto al corpo et quanto a l'anima, humilmente se rendeva in colpa, et piangendo diceva ad alta voce:"Guai ad me, che io so' degno de l'inferno per le villanie et per le iniurie che ho facte ad li frati, et per la impatientia et biastime che ho havute contra de Dio". Onde XV dì perseverò in amaro pianto per li suoi peccati et chiesene misericordia ad Dio, confesandose al prete integramente. Et sancto Francesco vedendo così expresso miracolo, el quale Dio haveva adoperato per le sue mano, regratiò Dio et partìse de llì, et andò in altri pagesi ( paesi ) assai de longa per fugire omni gloria mundana; emperciochè in tucte le sue operationi solo cercava el honore et la gloria de Dio et non la propria.


Poi el decto leproso sanato de l'anima et del corpo, como ad Dio piacque, depo XV dì de la sua penitentia, infirmòse de altra infermità; et armato de li ecclesiastici Sacramenti morì sanctamente, et l'anima sua se ne andò ad paradiso; et apparve in aere ad sancto Francesco, che stava in una selva ad la oratione, et dixeli così: "Recognoscime tu?" "Chi sii tu?" dixe sancto Francesco. Et egli respuse: "Patre, io so' quello leproso lo quale Christo benedecto guarì per li tuoi meriti, et hogi ne vo ad vita eterna; di che molte gratie rendo ad Dio et ad te. Benedecta sia l'anima, el corpo tuo, et benedecte le tue sancte parole, et le tue operationi; però che per te molte anime se salvaranno nel mondo. Et sappi che non è dì nel mondo, che li sancti angeli non regratiino Dio de li fructi che tu et l'Ordine tuo continuamente facete in diverse parti del mondo; et però confòrtate et rengratia Dio et stà con la sua benedictione". Et decte queste parole, se n'andò ad cielo; et sancto Francesco remase tucto consolato.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



XXVI

COMO PER LI MERITI DE SANCTO FRANCESCO SE CONVERTIERONO TRE LATRONI ET POI SE FECERO FRATI DE L'ORDINE SUO


Andando sancto Francesco una volta per lo distrecto del Borgo de Sansepolcro, et passando per uno castello che se chiama Montecasale, venne ad lui un iovene nobile et molto delicato et dixeli : "Patre, io vorria essere volentieri de li vostri frati".


Et sancto Francesco respuse: "Figliolo, tu sii iovene, delicato et nobile; forse che tu non porresti sopportare la povertà et l'aspreza nostra". Et egli dixe: "Patre, non site voi homini como io? Adonque como la sostenete voi, così la sosterrò io per la divina gratia". Piacque molto ad sancto Francesco quella resposta; de que incontinente, benedicendolo, lo recevette a l'Ordine et pùseli nome frate Angelo. Et portòse questo iovene si gratiosamente, che de llì ad poco tempo sancto Francesco el fece Guardiano nel luoco de Montecasale.


In quel tempo usavano in quella contrada tre nominati latroni (Nominati latroni: famigerati ladroni), li quali un iorno vennero al luoco de "frati et pregaro el decto Guardiano che lo' desse da magnare. Or perchè in quella contrada facevano molti mali, el guardiano respuse ad loro reprendendoli molto aspramente et dicendoli: "Voi, latroni et crudeli homicide, non ve vergognate de robare le fatighe altrui; ma etiandio, como presumptuosi et sfacciati, volete devorare le limosine che sonno mandate ad li servi de Dio, che non site pur digni che la terra ve sostenga, però che voi non havete alcuna reverentia nè ad Dio, che ve creò, nè a l'homini, nè a le sue creature: andate adonque per li facti vostri, et qui non apparete più". Di que coloro se partierono con grande exdegno turbati.


Et ecco sancto Francesco che tornava de fuore con la tasca del pane et con uno vasello de vino che haveva accattato; et recitandoli el guardiano como lui haveva cacciati coloro, sancto Francesco lo represe, dicendoli che li peccatori meglio se reducevano ad Dio con dolceza che con aspre reprensioni: "Onde el nostro magestro Christo, el cui Evangelio noi havemo promesso observare, dice che non è bisogno a li sani lo medico ma ad l'infirmi, et non era venuto ad chiamare li iusti ma li peccatori ad penitentia; et però egli spesse volte magnava con loro. Cum ciò sia cosa adonque che tu habi facto contra la carità et contra el sancto Evangelio de Christo, io te conmando per sancta obedientia, che incontinente tu pigli questa tasca de pane et questo vasello de vino et và ad loro derieto solicitamente per monte et valle cercandoli, sì che tu li trovi, et presenta lò tucto questo pane et questo vino da mia parte; et poi te inginocchia denanti ad loro et humelmente dirai tua colpa de la tua crudeltà, et poi li pregherai da mia parte che non facciano più male, et temano Dio et non offendano el proximo; et si faranno questo, io promecto de subvenirli ne li loro bisogni, et de dar lò continuamente da magnare et da bere. Et quando haverai decto questo, partiràite humilmente et vieni ad me". Mentre che el decto guardiano andò ad fare questo, sancto Francesco se puse in oratione et pregava Dio che remorbidasse li cuori ad quelli latroni et convertisseli ad penitentia.


Iognendo ad loro el obediente guardiano presentò lo' el pane et vino, et humilmente fece como sancto Francesco li impuse. Et como piacque ad Dio, magnando questi latroni la elimosina de sancto Francesco, comenzaro ad dire insieme: "Miseri noi exventurati! Como aspre pene de l'inferno ce aspectano, li quali andiamo non solamente robando li proximi, ma bactendo et etiandio occidendo; niente de meno de tanti mali et così scelerate cose, como noi facciamo, non habiamo niuno remordimento de conscentia, nè timore de Dio. Et ecco questo sancto frate che è venuto ad noi, per paricchie parole che ce dixe iustamente per nostra colpa et malatia, et così humilmente ce ha decta sua colpa, et oltra ad questo ce ha recato pane et vino et hace facta così liberale promessa da parte del Patre loro. Veramente questi frati sono sancti, li quali meritano paradiso; et noi siamo veramente figlioli de la eterna dannatione, et non sapemo si de li peccati che habiamo facti insino ad qui noi ne poterimo trovare misericordia da Dio". Queste et simile parole dicendo l'uno de loro, l'altri dui dixero: "Certamente tu dici el vero ; ma ecco, que debiamo noi fare?" "Andiamo, dixe costui, ad sancto Francesco, et si egli ce darà speranza che noi troviamo misericordia da Dio de li nostri peccati, faciamo ciò che lui ce conmanda, ad ciò che possiamo le nostre anime liberare da le pene de l'inferno".


Piacque questo consiglio ad tucti, et così tucti tre accordati se ne vengono in frecta ad sancto Francesco et diconli così: "Patre, per multi scelerati peccati,che noi habiamo facti, non crediamo trovare misericordia da Dio; ma si tu ce dài, ecco che siamo apparecchiati de fare ciò che tu conmandirai, et stare con teco ad fare penitentia". Alhora sancto Francesco, recevendoli caritativamente et con benignità, li confortò dandoli multi exempli, et facendoli certi de accaptare lo' da Dio Misericordia mostrando lo' come la misericordia de Dio è infinita. "Et si noi havessemo infiniti peccati, anche la misericoria de Dio è maiure: et secondo el Vangelio et l'apostolo Paolo, Christo benedecto venne in questo mondo per salvare li peccatori.


Per le qual parole et simili admagestramenti li decti tre latroni renunciarono el demonio et fecero grande penitentia, poi che fuorono recevuti a l'Ordine; de li quali dui ne andarono ad paradiso in poso spatio; ma el terzo, sopravivendo et repensando le sue peccata, fece sì grande penitentia, che per XV anni continui, excepte le quadragesime conmuni, le quale faceva con gli altri frati, de altro tempo sempre tre dì de la septimana ieiunava in pane et acqua, et sempre andava scalzo et solo con una tonica indosso, mai non dormiva depo matutino. Infra questo tempo sancto Francesco passò de questa presente vita.


Avendo adonque costui per molti anni continuata cotal penitentia, et eccote che una nocte depo matutino gli venne tanta tentatione de dormire, che per niuno modo poteva resistere al sonno, nè vegiare como soleva. Finalmente, non potendo più resistere, andosene su in lecto per dormire; et subito posto giù el capo, fo rapto et menato in spirito su in uno monte altissimo nel quale era una ripa profondissima, et di qua et di là erano saxi spezati et scogliosi et li scogli variati che uscivano fuore de' sazi; di che inquesta ripa era pauroso aspecto ad guardarci. Et l'angelo che menava questo frate si lo spense et gictollo giù per questa ripa tucto exmembrato et menuzato, secondo che ad lui pareva. Et iacendose così malconcio dice colui che lo menava: "Lievate su chè te conviene fare anchora grande viagio". Responde el frate: "Tu me pari indiscreto et crudele homo, chè me vidi per morire per la caduta che me ha sì expezato, et dici: Lievate sù". Et l'angelo si accostò ad lui et toccòlo, et tucte le sue membra gli sanò. Poi li mostra una grande pianura piena de pietre acute et tagliente, piena de spine et de tribuli, et dice che per tucto questo piano li conviene passare ad piedi nudi tanto che ionga al fine; nel quale vedeva ardere una fornace ne la quale gli convaneva intrare.


Havendo quel frate passata tucta quella pianura cum grande angoscia et pena, l'angelo li dice: "Entra in questa fornace, però che così te conviene fare". Dice costui: "Oimè! quanto me sii crudele guidatore, che me vidi essere presso che morto per questa angosciosa pianura et hora per reposo me dici che io entri in questa fornace ardente". Et vide costui intorno alla fornace molte demonia che havevano forche de ferro in mano, et indutiando intrare si lo spinsero dentro subitamente cum grande furore .


Et puoi che fo dentro ne la fornace, vide uno homo ivi che era stato suo compare, el quale tucto ardeva. Et demandòlo costui dicendo: "O compare exventurato, como venisti tu qua?" Et quello respuse: "Và un poco più inanzi et trovirai la moglie mia, tua conmare, che te dirà la cascione de la nostra dannatione". Et andando el frate più oltra li apparve la decta conmare tucta infocata renchiusa in una mensura de grano tucto focoso; et egli la demanda: "O conmare misera, perchè venisti in così crudele tormento?" Et ella respuse: "Perchè al tempo de la grande fame, la quale predixe sancto Francesco inanzi, lo marito mio et io falsavamo el grano et la biada, che noi vendevamo, nel mesurare, et però io ardo strecta in questa mensura".


Et decte queste parole, l'angelo che menava questo frate si lo spense fuore de la fornace, et poi li dixe: "Apparecchiate ad fare uno horribile viagio". Et costui ramaricandose diceva: "O durissimo conductore, tu non me hai alcuna compassione. Vidi che sò quasi arso in questa fornace, et hanco me vuoi menare in viagio pericoloso et horribile?" Alhora el angelo el toccò et fece sano.


Et poi el menò ad uno ponte che non se poteva passare senza pericolo, el quale era molto sottile et strecto et exdrusciulente et senza sponde da lato, et di sotto passava un fiume obscuro et terribile, pieno de serpenti et dragoni et de scorpioni, li quali gictavano grandissima puza. Et dixe l'angelo: "Passa questo ponte, chè al tucto te conviene passare". Respuse costui: "Et como lo porrò passare che io non cada in questo pericoloso fiume?" Dice l'angelo: "Vieni depo me et poni el piè tuo dove vedirai porre el mio, et passirai bene". Passa questo frate derieto a l'angelo, como li haveva insegnato, et ionto al menzo del ponte l'angelo, como li haveva insegnato, et ionto al menzo del ponte l'angelo se n'andò via, et pùsesi in uno monte altissimo molto da lunga. Et costui considerò bene el luoco dove l'angelo era volato; ma remanendo egli senza guidatore et guardando giù, vedeva quelli animali terribili stare con li capi fuore de l'acqua con le bocche aperte, apparecchiati ad devorarlo si cadesse; era in tanto tremore che per niuno modo sapeva que farse, però che ad rieto tornare non poteva, et non ardiva de andare inanzi.


Onde vedendose in tante tribulationi et che altro refugio non haveva si non Dio, se inchienò et abracciò el ponte et con tucto el cuore se reconmandava ad Dio che per la sua misericordia li succerresse. Et facta la oratione, li parve mectere l'ale; de che egli pregava cum grande alegrezza che le penne crescessero per poter andare de là dal ponte, dove era volato l'angelo. Ma depo alcun tempo, chè egli haveva voglia de volare per passare questo ponte, se mise ad volare; et perchè l'ale non erano tanto cresciute, cade su el ponte et le penne gli cascarono, di che costui da capo abraccia el ponte, et como prima se riconmanda ad Dio. Facta la oratione anchora li pareva mectere l'ale; ma non aspectando che l'ale crescessero perfectamente, mectendose ad volare inanzi al tempo recade da capo in su el ponte et le penne cascarono. Per la qual cosa vedendo che per la fretta che egli haveva de volare inanzi al tempo non poteva volare, diceva fra sè medesmo: "Per certo si io remecto l'ale la terza volta, io aspectirò tanto che siranno sì grande che io porrò volare senza cadere". Et stando inquesto pensiero li pareva mectere l'ale la terza volta; et aspectando gran tempo, tanto che erano bene grandi; parevali, per la prima, seconda et terza volta ad mectere l'ale, havere aspectato centocinquanta anni et più. Et finalmente se lieva questa terza volta con tucto el suo exforzo et volò in alto fine al luoco dove era volato l'angelo.


Et bussando a la porta del palazo dove era pervenuto, el portanaro el demandò: "Chi sii tu che sii venuto qua?" Respuse: "Io sò frate Minore". Dixe el portaio: "Aspeca qui, chè io tornarò et menarò sancto Francesco per sapere si te conosce". Andando costui per sancto Francesco, questo frate comenzò ad guardare le mura maravigliose de questo palazo, le quale pareva relucente et de tanta clarità che chiaramente vedeva li cori de li Sancti et ciò che dentro se faceva. Et stando costui stupefacto in questo, eccote venire sancto Francesco, frate Bernardo et frate Egidio, et depo sancto Francesco tanta multitudine de Sancti et Sancte li quali havevano sequitato la vita sua, che quasi parevano innumerabili. Iognendo sancto Francesco dice al portinaio: "Lassalo entrare dentro, però ch'egli è de li miei frati". Et incontinente como fo entrato dentro, sentì tanta consolatione et alegreza che dementicò tucte le tribulationi che haveva havute, como si mai non fossero state. Et alhora sancto Francesco menandolo dentro li mostrò molte cose maravigliose et poi li dixe: "Figliolo, te conviene de tornare al mondo et starvi septe dì, ne li quali apparecchiate diligentemente con omni devotione, però che depto septe dì,io verrò per te, et alhora verrai meco ad questo loco de li beati". Et era sancto Francesco coperto de uno mantello maraviglioso, adornato de stelle, bellissimo, et le sue cinque Stigmate erano cinque stelle relucente et bellissime de tanto splendore che tucto quello palazzo illuminavano con li loro ragi. Et frate Bernardo haveva incapo una corona de stelle bellissime, et frate Egidio era adornato de maraviglioso lume; et molti altri frati conobe fra loro li quali al mondo non haveva mai veduti. Licentiato adonque da sancto Francesco, se ritornò al mondo benchè mal volentieri.


Destandose et ritornando in sè, li frati suonano ad Prima; sì che non era stato in quella visione si non da Matutino ad Prima, benchè ad lui paresse essere stato molti anni. Et recitando per ordine al suo guardiano tucta questa visione, infra septe dì comenzp ad febricare; et l'octavo dì venne per lui sancto Francesco, secondo la promessa, con grandissima moltitudine de Sancti, et menò l'anima sua al reame de vita eterna.


Ad laude de Christo. Amen.



XXVII

COMO PREDICANDO SANCTO FRANCESCO AD BOLOGNA SE CONVERTI' FRATE PELEGRINO ET FRATE RICCIERI DE LA MARCHA.


Pervenendo una volta sancto Francesco a la città de Bologna, tucto el popolo de la città curreva per vederlo, et era sì grande la calca, che appena poteva iongere in su la piaza. Et essendo tutta la piaza piena de homini et de donne et de scolari, sancto Francesco se lieva su nel mezzo in uno loco alto, et comenzò ad predicare sì como era dictato da lo Spirito Sancto. Et predicava sì maravigliose cose, che pareva più presto Angelo che homo, et le sue parole parevano celestiale ad modo che sagepte acute, le quale passavano sì li cuori de chi l'odivano, che in quella predica grande moltitudine de homini et de donne se convertierono ad penitentia. Fra quali fuorono dui nobili studianti de la Marcha de Ancona; et l'uno avea nome Pelagrino, et l'altro Riccieri, li quali, per la decta predica toccati per divina ispiratione, vennero ad sancto Francesco, dicendoli che al tucto volevano abandonare el mondo et essere de li suo frati. Alhora sancto Francesco, conoscendo per revelatione divina che costoro erano mandati da Dio et che ne l'Ordine devevano tenere sancta vita, et considerato el grande fervore, con alegrezza gli recevette, et dixe: "Tu, Pelegrino, terrai ne l'Ordine la via de la humiltà; et tu Riccieri, servirai li frati.


Et così fo: chè frate Pelegrino non volse andare como chiereco, ma como laico, benchè fosse molto licterato et grande decretalista; per la quale humilità egli pervenne ad grande perfectione de virtù, in tanto che frate Bernanrdo dixe de lui che egli era de li più perfecti frati del mondo. Et finalmente el decto frate Pelegrino, pieno di virtù, passò de questa vita, ad andò ad vita eterna, con molti miracoli inanzi et depo la morte. Et frate Riccieri devotamente et fedelmente servì li frati con grande humilità et santità; et deventò molto familiare de sancto Francesco, in tanto che molti secreti li revelava. Et essendo facto Ministro ne la Marcha de Ancona, grande tempo la resse con grandissima pace et discretione.


Et depo alcuno tempo Dio gli mise una grande tentatione ne l'anima sua; di che egli tributato et angustiato fortemente se afligeva con digiuni, discipline, lacrime et orationi de dì et de nocte, et non poteva però cacciare da lui questa tentatione, ma spesse volte era in grande desperatione impero che per essa egli si riputava abandonato da Dio. Et stando in questa desperatione, per ultimo remedio se determinò de andare ad sancto Francesco, pensandose fra sè medesimo così: "Si sancto Francesco me farà buono visto et mostraràme familiarità, como suole, io credo che Dio non me haverà abandonato, et hanco (Hanco, ancora) havrà de me pietà, ma si non me farà buon viso, sirà segnale de essere da Dio in tutto abandonato". Muòvese adonque costui et viene ad sancto Francesco, che stava nel palazo del Vescovo de Asise gravemente infermo.


Et Dio revelò ad sancto Francesco tucto el modo de la tentatione de frate Riccieri et suo proponimento et suo venire. Et incontinente chiamò frate Lione et frate Masseo, et diceli: "Andate presto incontra al mio figliolo frate Riccieri, et abbracciatelo da mia parte, et diteli che infra tucti li frati che sonno nel mondo io singularmente amo lui". Vanno costoro et truovano frate Riccieri per la via, et abbracciandolo li dicono questo che sancto Francesco lo' ha imposto. Onde tanta dolceza et consolatione gli fo a l'anima sua, che quasi uscì fuor de sè, et regratiando Dio con tucto el cuore, andò et ionse al luoco dove sancto Francesco iaceva infermo. Nondimeno sentendo venire frate Riccieri, benchè gli fosse grave, se levò su et fècelise incontra, et abbracciòlo dulcissimamente, et si gli dixe: "Figliol mio frate Riccieri, fra tucti frati che sonno nel mondo io amo te singularmente". Et decto questo, si gli fece el segno de la Croce ne la fronte, et basciòlo, et poi gli dixe: "Figliolo, questa tentatione te ha permessa Dio per grande guadagno de merito; ma si tu non vuoi più questo guadagno, non l'abbi". Maravigliosa cosa! Si presto como sancto Francesco hebe decte queste parole, subito se partì da lui omni tentatione, como si mai non l'avesse sentita, et remanse tucto consolato.


Ad laude de Christo. Amen.




XXVIII

COMO FRATE BERNARDO, ODENDO LA MESSA FO RAPTO IN SPIRITO.


Quanta gratia faccia Dio spesse volte a li poveri evangelici, li quali per amore de Yhesu Christo abandonano el mondo, se demostra in frate Bernardo, primogenito de sancto Francesco, el quale, poi che prese el habito, spesse volte era rapto per contemplatione de le cose celestiali.


Et fra l'altre advenne una volta che odiva la Messa, et stando con la mente suspesa, subito fo rapto et absorto in contemplatione in tal modo, che, levandose el Corpo de Christo, non se ne advide niente, nè se inginocchiò, nè cavò el cappuccio, como gli altri che v'erano, ma senza bactere occhio, stette così fixo et insensibile da la matina insino ad Nona. Et depo Nona retornando in, sè andava per lo luoco gridando con voce admirativa, et diceva: "O frati! o frati! o frati! Non è niuno in questa contrada sì grande, nè sì nobile, al quale fosse proferto uno palazo bellissimo pieno d'oro, non li fosse agevole portare un sacco pieno de letame per guadagnare quello thesoro nobilissimo".


Ad questo thesoro celestiale, promesso ad li amatori de Dio, fo frate Bernardo predecto sì elevato con la mente, che per XV anni continui sempre andò con la mente et con la faccia levata in cielo. Et in quel tempo mai non se tolse fame, benchè mangiasse, de ciò che gli era posto inanzi, un poco; però che diceva che de quel ch' el homo non gusta non fa perfecta abstinentia, ma la perfecta abstinentia si è temperarse de le cose che sanno buone a la bocca. Et con questo venne anco ad tanta clarità et lume de intelligentia, che etiandio li grandi chirici recurrevano ad lui per solutioni de forti questioni et male agevoli passi de la Scriptura sancta; et egli de omni difficultà li dechiarava.


Però che la mente sua era tucta sciolta da le cose terrene, et egli como rondine volava per contemplatione; onde alcuna volta XX dì, alcuna volta XXX dì se stava solo in su le cime de li monti altissimi, contemplando le cose celestiali. Per la qual cosa diceva frate Egidio de lui che non era dato ad onniuno, quelo che haveva frate Bernardo, cioè che volando se pasceva como la rondine. Et per questa excellente gratia che haveva da Dio, sancto Francesco volontieri et spesse volte favellava con lui de dì et de nocte: onde alcuna volta fuorono trovati insieme, per tucta la nocte, rapti in Dio ne la selva ambedui, dove se erano raccolti ad favellare de Dio.


El quale è benedecto in secula seculorum. Amen.




XXIX

COMO FRATE RUFINO, PER LI MERITI DE SANCTO FRANCESCO, FO LIBERATO D'UNA TENTATIONE CHE GLI MISE EL DEMONIO.


Frate Rufino, de li più nobili homini de Asisi, compagno de sancto Francesco et homo de grande sanctitade, fo un tempo molto combactuto de la predestinatione dal demonio; onde egli stava molto melanconoso et tristo; però che el demonio gli metteva pure incuore che egli era dannato et non era de li electi ad vita eterna, et che se perdeva ciò che faceva ne l'Ordine. Durando questa tentatione più et più dì, et egli per vergogna non lo revelava ad sancto Francesco, nientedemeno non lassava la oratione et l'abstinentia usata; onde el nemico li comenzò ad iongere tristitia sopre tristitia; et oltra la bactaglia dentro, el combacteva anchor da fuore con false apparitioni.


Di che una volta gli apparve in forma del Crucifixo et sì li dixe: "O frate Rufino, perchè te affligi tu in penitentia et oratione, cum ciò sia cosa che tu non sii de li electi ad vida eterna? Et credemi, però che io so quelli che ho electi et predestinati, et non credere al figliolo de Pietro Bernardone si te dicesse el contrario, et ancho non n'el demandara de questo, però che nè egli nè altri lo sa, si non io che sò Figliolo de Dio; però credemi per certo che tu sii del numero de li dannati, et così el figliolo de Pietro Bernardone, tuo patre, et ancho el patre suo sonno dannati, et qualunque lo seguita è ingannato".

Odite queste parole, frate Rufino comenzò ad essere così ottenebrato dal principe de le tenebre, che ià perdeva omni fede et amore che haveva havuto ad sancto Francesco, et non se curava de dirgline nulla.


Ma quello che ad sancto Francesco non dixe frate Rufino, lo revelò lo Spirito Sancto. Onde vedendo in spirito sancto Francesco tanto pericolo del decto Frate Rufino, mandò per lui frate Masseo, al quale frate Rufino respuse rimbrocciando: "Que ho io ad fare con frate Francesco?" Alhora frate Masseo tucto pieno de sapientia divina, conoscendo la fallacia del demonio, dixe così: "O frate Rufino, or non sai tu che frate Francesco è como un angelo de Dio? Onde io voglio che ad omni modo tu venghi ad lui, però che io vegio chiaramente te essere ingannato dal demonio". Et odite queste parole, frate Rufino se mosse et andò ad sancto Francesco.


Et vedendolo venire da longa, sancto Francesco comenzò ad gridare: "O frate Rufino captivello, ad chi hai creduto?" Et iognendo ad lui gli dixe per ordine tucta la tentatione che haveva havuta dal demonio dentro et de fuore, mostrandogli chiaramente che colui che gli era apparito era demonio et non Christo, et che per nullo modo gli deveva mai consentire a le sue subiestioni. "Ma quando el demonio te dice più: Tu sii dannato, dice sancto Francesco, et tu li respondi: "Apri la bocca et mò vi te caco". Et questo te sia segnale che egli è demonio, chè decte che tu haverai queste parole incontinente fugirà. Ad questo ancora devevi tu conoscere che era demonio, però che te indurò el cuore ad omni bene; la quale cosa è proprio suo officio; ma Christo benedecto mai non indura el cuore de l'homo fedele, anzi lo admorbida, secondo che dice per lo propheta: Io ve torrò el cuore de pietra et darove el cuore de carne.


Alhora frate Rufino, vedendo che sancto Francesco gli diceva così per ordine tucto el facto et modo de la sua tentatione, componcto per le sue parole, comenzò ad lacrimare fortissimamente, et humilmente inanzi ad sancto Francesco conobe la sua colpa de haverli celata quella tentatione. Et così remase tucto consolato et confortato per li admonimenti de sancto Francesco, et tucto fo mutato in meglio. Poi finalmente gli dixe sancto Francesco: "Và, confessate et non lassare lo studio de la oratione usata, et sappi per certo che questa tentatione te sirà ad grande utilità et consolatione, et in brevi lo provirai".


Retornandose frate Rufino ne la cella sua ad la selva, et standose con molte lacrime in oratione, eccote venire lo inimico de l'umana natura in forma de Christo, secondo l'apparentia de fuore, et dixeli: "O frate Rufino, non t'ò io decto che tu non credi al figliolo de Pietro Bernardone, et che non te affatighi in lacrime et orationi, però che tu sii dannato? Que te iova affligerte mentre sei vivo, chè quando morrai sirai dannato? "Subito frate Rufino respuse: "Apri la bocca, et mo te ce caco". Di che el demonio exdegnato incontinente se mutò ne la sua forma horribilissima, et partìse con tanta tempesta et commotione de pietre del monte Subasio che era ivi ad lato, che per grande spatio bastò la ruina de le pietre che venevano giù per la valle exfavillando fuoco horribile. Et per lo remore che le pietre facevano sancto Francesco con li compagni escierono fuore del luoco con grande admiratione ad vedere que novità fosse quella. Et ancho se vede quella ruina grandissima de pietre. Alhora frate Rufino conobe manifestamente che colui era el demonio che lo haveva ingannato. Et tornando ad sancto Francesco ancho da capo se iecta in terra reconoscendo la colpa sua. Et sancto Francesco el confortò con dolce parole et andòsene molto consolato ad la sua cella.


Ne la quale standose egli in oratione devotissimamente, Christo benedecto li apparve et tucta la sua anima rescaldò del divino amore, et dixeli; "Bene facisti, figliolo, che credisti ad frate Francesco, però che colui che te haveva contristato era el demonio; ma io sò Christo, tuo magistro. Et però che tu ne sii certo, io te do questo segnale che mentre che tu sirai vivo non sentirai mai tristitia, nè melanconia nisuna". Et decto questo, Christo benedecto se partì lassandolo con tanta alegreza et dolceza de spirito et elevatione de mente che el dì et la nocte era absorto et rapto in Dio.


Et d'alhora inanzi fo sì confortato et fermato in gratia et securtà de la sua salute, che tucto deventò mutato in altro homo. Et sirìa stato el dì et la nocte in oratione, chi lo havesse lassato stare. Onde diceva sancto Francesco de lui che frate Rufino era in questa vita canonizato da Yhesu Christo et che non dubitava de dire "Sancto Rufino" benchè fosse ancor vivo in terra.


Ad laude de Christo. Amen.



XXX

COMO SANCTO FRANCESCO MANDO' FRATE RUFINO NUDO AD PREDICARE AD ASISI


Frate Rufino era, per la continua contemplatione, sì absorto in Dio, che quasi era diventato insensibile et muto, e rarissime volte parlava; et appresso egli non haveva gratia, nè facundia, nè ardire de predicare. Nientedemeno sancto Francesco una volta gli commandò che andasse ad predicare al popolo ciò che Dio lo spiriasse. Di che frate Rufino gli respuse: "Patre, io te prego che me perdoni et ad ciò non me mandi; però che, como tu sai, io non ho gratia de predicare, et so' semplece et idiota". Alhora dixe sancto Francesco: "Perchè non hai obedito prestamente, io te conmando per sancta obedientia che nudo, con le brache solamente, tu vadi ad Asisi et intri in una chiesa et così nudo predicherai al popolo". Al quale conmandamento frate Rufino se spoglia nudo, et va ad Asisi et intra in una chiesa; et facta reverentia a l'altare, sale in su el polpito, et comenzò ad predicare. Per la qual cosa li fanciulli et homini comenzarono ad ridere et dicevano: "Ecco, questi frati che fanno tanta penitentia, che diventano stolti, et escono fuore de se".


In questo menzo sancto Francesco pensando sopra la prompta obedientia de frate Rufino, et del conmandamento duro che gli haveva facto, comenzò ad reprendere se medesimo et diceva: "Onde ad te tanta presumptione, figliolo de Pietro Bernardone, vile homicciolo, ad conmandare ad frate Rufino, el quale è de' maiori gentili homini de Assisi, che vada nudo ad predicare al popolo como uno pazo? Certamente tu provirai in te quello che tu conmandi ad altrui". Et subito in fervore de spirito se spogliò anch'egli nudo et vàsene ad Asisi, et menò con lui frate Lione, che recasse el habito suo et quello de frate Rufino. Et vedendolo li asisciani, lo schernivano reputando che egli et frate Rufino fossero impazati per la troppa penitentia. Et intrando sancto Francesco ne la chiesa dove era frate Rufino, et alhora predicava queste parole: "O carissimi, fugite el mondo, lassate le peccata; rendete l'altrui, se volete scampare da l'inferno; servate li commandamenti de Dio, amate el proximo, si volete andare ad paradiso et possedere el reame de vita eterna". Et alhora sancto Francesco nudo montò in su el pulpito ad predicare, et predicò si maravigliosamente del dispregio del mondo, et de la penitentia, et de la sancta povertà voluntaria, et del desiderio del reame celestiale, et de la nudità et opprobio et de la passione del nostro signore Yhesu Christo, che tucti quelli che erano ad la predica, maschi et femine in grande multitudine, comenzarono ad piangere fortissimamente con incredibile devotione et compunzione de cuore; et non solamente ivi, ma per tucto Asisi fo in quel dì tanto pianto de la passione de Christo, che mai non ve fo simile.


Et così fo edificato et consolato el popolo de l'acto de sancto Francesco et de frate Rufino. Poi sancto Francesco se vestì lui et frate Rufino, et così vestiti se retornarono ad Sancta Maria de l'Angeli, laudando et glorificando Dio che lo' haveva data gratia de vencere se medesimi per dispregio de sè, et edificatione de le pecorelle con buono exemplo, et demostrare quanto è da dispregiare el mondo. Et in quel dì crebe tanto la devotione del popolo verso de loro, che beato se reputava chi lo' poteva toccare l'orlo del vestimento.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



XXXI

COMO SANCTO FRANCESCO PER DIVINA ISPIRATIONE CONOSCEVA TUTTE LE VIRTU' ET LI MANCAMENTI DE LI SUOI COMPAGNI.


Sì como el nostro signore Yhesu Christo dice nel Vangelio: "Io conosco bene le mie pecore et elle conoscono me, etc.; così el servo de Dio sancto Francesco, como buono pastore, tucti li meriti et virtò de li suoi compagni per revelatione divina sapeva, et così conosceva li loro defecti; per la qual cosa epso sapeva ad tucti provedere de optimo remedio, cioè humiliando li superbi et esaltando li humili, vituperando li vitii et laudando le virtù, sì como se lege ne le mirabile revelationi che egli haveva de quella sua primitiva famiglia.


Fra le quali se truova che essendo sancto Francesco una volta con quella sua famiglia in uno luoco ad rascionare de Dio, frate Rufino usciva fuore de la selva et passò alquanto de lunga da costoro. Alhora sancto Francesco, vedendolo, si rivoltò ad li compagni et demandoli così: "Quale credete che sia la più sancta anima, che Dio habia nel mondo?" Et respondendoli che credevano che fosse la sua, et sancto Francesco dixe: "O carissimi, sò da me el più indegno et più vile homo che Dio habia nel mondo; ma vedete voi quel frate Rufino che esce hora da la selva? Dio me ha revelato che l'anima sua è una de le tre anime più sancte che Dio habia hora in questo mondo; et fermamente ve dico che io non dubitaria de chiamarlo "Sancto Rufino", cum ciò sia cosa che l'anima sua sia confirmata in gratia et sanctificata et canonizzata in cielo dal nostro signore Yhesu Christo".


Et queste parole non diceva mai sancto Francesco in presentia de frate Rufino.


Conobe anchor sancto Francesco li defecti de' suoi frati, como se comprende chiaramente in frate Helia el quale egli spesse volte reprendeva de la sua superbia; et in frate Iohanni da la Cappella, al quale egli predixe che se deveva impiccare per la gola sè medesimo; et in quel frate al quale el diavolo teneva strecta la gola quando era correpto de la disobbedientia; et in molti altri frati, li quali defecti secreti et le virtù chiaramente egli conosceva per divina revelatione.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



XXXII

COMO FRATE MASSEO IMPETRO' DA DIO LA VIRTU' DE LA SANCTA HUMILITADE.


Li primi compagni de sancto Francesco con tucto lo exforzo se ingegnavano essere poveri de cose terrene et ricchi de virtù, per le quali se perviene a le vere riccheze celestiale et eterne.


Advenne un iorno che, essendo raccolti insieme certi frati ad parlare de Dio, uno de loro dixe questo exemplo: "Fo uno che era grande amico de Dio, et haveva grande gratia de vita activa et contemplativa, et con questo haveva sì profonda humilità, che se reputava grandissimo peccatore; la quale humilità lo sanctificava et confermava in gratia facendolo continuo crescere in virtù et doni de Dio, et mai non lo lassava cadere in peccato". Odendo frate Masseo così meravigliose cose dela humilità et conoscendo che ella era uno thesoro de vita eterna, comenzò ad essere infiammato de amore et crescere in questa virtù, et levando la faccia in cielo, fece voto et proponimento firmissimo de non se relegrare mai, per fin che egli sentisse la decta virtù ne la sua anima perfettamente. Et d'alhora inanzi se stava quasi rechiuso in cella macerandose con deiuni, vigilie, orationi et pianti grandissimi denanzi ad Dio, per impetrare questa virtù, senza la quale egli se reputava degno de l'inferno.


Et stando frate Masseo molti dì in questo desiderio, advenne che un iorno egli intrò ne la selva, et in fervore de spirito andava per la selva gictando lacrime, sospiri et voci, demandando con fervente desiderio questa virtù divina. Et perchè Dio exaudisce le orationi de gli humili et contriti, stando così frate Masseo, venne una voce da cielo la quale chiamò due volte dicendo: "Frate Masseo! Frate Masseo!" Et egli conoscendo per spirito che quella era la voce de Yhesu Christo, respuse: "Signor mio! Signor mio!" Et Christo ad lui: "Che vuoli tu dare per havere questa virtù che tu demandi?" Respuse frate Masseo: "Voglio dare gli occhi dal capo mio". Et Christo ad lui: "Io voglio che tu habi la gratia et ancho l'occhi". Et decto questo, la voce disparì; et frate Masseo remase pieno de tanta gratia, per la divina virtù desiderata, et de tanto lume de Dio, che d'alhora inanzi egli era sempre in iubilo; et spesse volte, quando orava, faceva un iubilo uniforme con suono, ad modo de colomba, octuso: U! U! U!, con faccia lieta et cuore iocondo stava così in contemplazione. Et con questo, essendo deventato umilissimo, se reputava minimo de gli altri homini del mondo.


Una volta fo demandato da frate Iacobo de Fallarone, perchè nel suo iubilo non mutava verso, respuse con grande letitia che, quando in una cosa se truova omni bene, non bisogna mutare verso.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



XXXIII

COMO EL PAPA ANDO' AD VISITARE SANCTA CHIARA NEL SUO MONASTERIO.


Santa Chiara, devotissima descepola de la Croce de Christo et nobile pianta de santo Francesco, era de tanta sanctità, che non solamente li Ovescovi et Cardinali, ma etiandio el Papa desiderava con grande affecto de vederla.


Fra l'altre volte andò una volta el Sancto Patre al monasterio per odirla favellare de le cose celestiale et divine; et essendo così insieme in divini rascionamenti, sancta Chiara fece intanto apparecchiare la mensa et porve suso el pane, ad cio che el Sancto Patre el benedicesse. Onde, fornito el rascionamento spirituale, sancta Chiara inginocchiandose con grande reverentia el prega che li piaccia benedire el pane posto a la mensa. Responde el papa: "Suor Chiara fedelissima, io voglio che tu benedichi questo pane et facci sopra epso el segno de la santa Croce, figliola de Christo, al quale te sii tucta data ". Et sancta Chiara dice:"Sanctissimo Patre, perdonatemi, però che io sirìa de grande reprensione, si in presentia del Vicario de Christo, io, che so' una vile feminella, presumesse de fare cotale benedictione". El papa respuse: "Ad ciò che questo non sia imputato ad presumptione, ma ad merito de obedientia, io te conmando che sopra ad quisti pani tu facci el segno de la sancta Croce et benedichili nel nome de Dio".


Alhora sancta Chiara, como vera figliola de l'obedientia, extendendo la mano, devotissimamente benedixe quilli pani col segno de la sancta Croce. Mirabil cosa! Subitamente apparve in tucti quelli pani el segno de la Croce intagliato bellissimo. Et alhora de quilli pani parte ne fo magnata et parte per miracolo reservata. El pap, veduto el miracolo, prese del dicto pane et regratiando Dio se partì, lassando sancta Chiara con la sua benedictione.


In quillo tempo demorava in quillo monasterio suora Ortolana, matre de sancta Chiara, et suora Agnese, sua sorella, et ambedue insieme con santa Chiara piene de virtù et de Spirito Sancto, con molte altre sancte monache. A le quali sancto Francesco mandava multi infirmi; et elle col segno de la croce ad tucte rendèno sanità.

Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



XXXIV

COMO SANCTA CHIARA FO PORTATA MIRACOLOSAMENTE LA NOCTE DE NATALE A L'OFFICIO NE LA CHIESA DE SANCTO FRANCESCO.


Essendo una volta sancta Chiara gravemente inferma, tanto che non poteva andare ad fare l'officio suo in chiesa con l'altre monache; venendo la sollennità de la Natività de Yhesu Christo, tucte l'altre andarono ad Matutino, et ella sola se remase nel lecto, mal contenta puoi chè ella non poteva andare insieme con l'altre et havere quella consolatione spirituale. Ma Yhesu Christo suo sposo, non volendola lassare così exconsolata, miracolosamente la fece portare a la chiesa de sancto Francesco et essere ad tucto l'Officio del Matutino, et oltra questo recevere la sancta Communione, et poi reportarla ad lecto suo.


Tornando le monache ad sancta Chiara, fornito l'Officio, li dixero: "O matre nostra, como grande consolatione havemo havuta in questa sancta Natività! Or fosse piaciuto ad Dio, che tu fossi stata con noi!". Et sancta Chiara gli respuse: "Laude et gratie ne rendo al mio Signore Yhesu benedecto, sorelle mie et figliole carissime, però che ad omni sollennità de questa sanctissima nocte, et ad maiore che voi, sò stata io con molta consolatione dell'anima; però che, ad procuratione del patre mio sancto Francesco, con le mie corporale orecchie ho odito tucto el canto et suono de li organi che ve s'è facto, et ivi medesimo ho presa la sancta Communione. Onde de tancta gratia ad me facta relegratevene et regratiatene Dio.

Ad laude de Yhesu Christo. Amen.




XXXV

COMO SANCTO LODOVICO RE DE FRANCIA VISITO' FRATE EGIDIO


Andando sancto Lodovico re de Francia (Nota: Lodovico nacque a Poissy il 25 aprile 1225. Re di Francia, capitanò la settima (1248) e l'ottava (1270) crociata, durante la quale (25 agosto 1270) morì. Fu canonizzato da Bonifacio VIII l' 11 agosto 1297. Di un suo viaggio in Italia da altri, prima della redazione de I Fioretti, non si fa menzione) in peregrinagio visitando li Santuarii del mondo, et odendo la fama grandissima de frate Egidio, el quale era stato de li primi compagni de sancto Francesco, se puse in cuore de visitarlo personalmente. Per la qual cosa egli venne ad Peroscia, dove demorava frate Egidio.


Et iognendo a la porta del luoco de' frati, como uno povero pelegrino sconosciuto, con pochi compagni, demanda con grande instantia frate Egidio, nondicendo altramente chi fosse che el demandava. Va adonque el portinaio et dice ad frate Egidio che uno pellegrino è ad la porta che el demandava; et Dio haveva rivelato ad frate Egidio che quello è lo re de Francia. De che egli con grande fervore subito uscì fuore de cella et curre ad la porta, et senza altro demandare, nè mai se erano veduti insieme, con grandissima devotione inginocchiando se abbracciano insieme et baciaronse con tanta domesticheza, como si lungo tempo havessero tenuta amicitia insieme; ma con tucto questo non parlavano l'uno ad l'altro, ma stavano così abbracciati con quelli signi de amore caritativi in silentio. Et stati che fuorono per grande spazio nel decto modo senza parlarse insieme, se partierono el uno da l'altro; sancto Lodovico se ne andò al suo viagio, et frate Egidio se ne andò ad la sua cella.


Partendose el re, uno de li suoi compagni fo demandato da uno frate chi era colui che tanto era stato abbracciato con frate Egidio; et quello respuse che era Lodovico re de Francia, el quale era venuto ad vedere frate Egidio. Di che, dicendolo costui ad altri frati, tucti ne hebero grande melanconia che frate Egidio non li haveva parlato, nè decta parola; et ramaricandosene gli dixero: "Do! perchè sii tu stato così villano, che ad uno così facto re, el quale è venuto de Francia per vederte et per odire da te qualche bona parola, et tu non hai aperta bocca?" Respuse frate Egidio: "Carissimi fratelli, non ve maravigliate de questo; però che nè io ad lui nè lui ad me possette parlare parola, però che così presto como noi ce abracciammo insieme, la luce de la divina Sapientia revelò et manifestò ad me el cuore suo et ad lui el mio; et così per divina revelatione reguardandoce ne li cuori, ciò che io voleva dire ad lui et egli ad me troppo meglio conoscevamo che si noi ce avessemo voluto parlare con la lingua, et con maiure consolatione, che si noi havessemo voluto explicare con la voce quello che noi sentevamo nel cuore, per lo difecto de la lingua humana, la quale non pò chiaramente esprimere li misterii secreti di Dio, ce sirìa stato più presto exconsolatione che consolatione. Et però sappiate de certo che el re s'è partito mirabilmente consolato".


Ad laude de Christo. Amen.




XXXVI

D' UNA MIRABILE VISIONE CHE HEBE FRATE LEONE DE L'ORDINE NOSTRO


Una volta sancto Francesco era infermo et frate Leone el serviva, el decto Frate Leone, stando in oratione presso ad sancto Francesco, fo rapto in extasi et fo menato ad uno fiume grandissimo, largo et impetuoso. Et stando ad guardare chi lo passava, et egli vide alquanti frati carcati intrare in questo fiume, li quali subitamente erano abatuti da l'impeto del fiume et affocavano, alquanti andavano in sino al terzo, alquanti insino al mezo, alquanti presso ad la proda; li quali tucti, per lo impeto del fiume et per li pesi che portavano adosso, finalmente cadevano et affocavano. Vedendo questo, frate Leone haveva ad loro grandissima compassione. Et standose così eccote venire una grande moltitudine de frati senza peso alcuno adosso, ne li quali reluceva la santa povertà; et intrando in questo fiume, passarono da l'altro lato senza alcuno pericolo. Et veduto questo, frate Leone retornò in sè.


Alhora sancto Francesco, sentendo per spirito che frate Leone haveva havuta qualcuna visione, lo chiamò ad sè et dixe: "Que hai tu veduto? " Et dicta che li hebe tucta la visione, dixe sancto Francesco:"Frate Leone, ciò che tu hai veduto è vero. El grande fiume che vedisti è chesto mondo; li frati che affocano sonno quelli che non seguitano la evangelica professione et specialmente quanto a l'altissima povertade; ma quelli che senza pericolo passano, sonno quelli frati che niuna cosa terrena nè carnale cercano nè possedono in questo mondo, ma solamente havendo el temperato vivere (Vivere; vitto) et vestire, sonno contenti, sequitando Christo nudo in croce, el peso et iugo suave de Christo et la sancta obedientia portano alegramente et volentieri; et però agevelmente passano de la vita presente et vanno ad vita eterna".


Ad laude de Christo. Amen.


XXXVII

COMO UNO GENTILE HOMO PER LA CARITA' CHE FECE AD SANCTO FRANCESCO ET AD LI SUOI COMPAGNI MERITO' ESSERE FRATE MINORE


Iognendo sancto Francesco una sera al tardo ad casa de uno gentile homo et molto potente, fo recevuto da lui ad albergo, lui et li compagni, como fossero stati angeli de paradiso, con grandissima cortesia et devotione. Per la qual cosa sancto Francesco gli puse grande amore, considerando che ne l'intrare de casa egli lo haveva abracciato et basciato amichevolmente, et poi li haveva lavati li piedi et sciuctati et basciati humelmente, et acceso uno gran fuoco et apparecchiata la mensa de molti boni cibi; et quando magnavano, costui gli serviva con alegra faccia. Hor, magnato che hebero sancto Francesco con li suoi compagni, dixe questo gentile homo: "Ecco, patre, io ve proferisco me et le mie cose; quando voi havete bisogno de nulla, de tonica o de mantello o de veruna altra cosa, comperatela, et io la paghirò; et vedete che io so' apparecchiato ad provedere intucti li vostri bisogni, chè per la gratia de Dio io posso, però che abondo in omni bene temporale; et per amore de Dio, che me l'ha data, io ne fo volentieri bene a' li poveri suoi".


Di che, vedendo sancto Francesco tanta cortesia et amorevelezza in lui, concepecteli tanto amore, che poi partendose andava dicendo col suo compagno: "Veramente questo gentile homo sirìa bono per la nostra conpagnia, el quale è così grato et cognoscente verso de Dio, et così amorevole et cortese al proximo et ad li poveri. Sappi, carissimo frate, che la cortesia è una de le proprietà de Dio, el quale dà la sua piogia a li iusti et a li iniusti in cortesìa; et è la cortesìa sorella de la carità, la quale expenge el odio et conserva l'amore. Et però che io ho cognosciuto in questo buono homo tanta virtù divina, volentieri el vorrìa per conpagno; et però voglio che un giorno torniamo ad lui, che forse Dio lo toccarà nel cuore ad volerse accompagnare con noi ne li servitii de Dio; et in questo mezzo noi pregarimo Dio che gli mecta nel cuore questo desiderio et dìeli gratia mecterlo in effecto". Mirabile cosa! De lì a pochi dì, facta che sancto Francesco hebe la oratione, Dio mise nel cuore de questo gentile homo questo desiderio; et dixe sancto Francesco al compagno: "Andiamo, fratello, a l'homo cortese, che io ho certa speranza in Dio che egli con la cortesìa de le cose temporali donarà se medesimo in nostro compagno". Et andaro.


Et iognendo presso ad la casa sua, dixe sancto Francesco al suo compagno:"Aspectame un poco, però che io voglio prima pregare Dio che faccia prospero el nostro cammino et che la nobile preda, la quale noi pensiamo de tòrre al mondo , piaccia ad Christo benedicto de concederla ad noi poverelli ed debeli, per virtù de la sua santissima passione". Et dicto questo, se puse in oratione devotissimamente in un luoco che poteva esser veduto dal dicto gentile homo; onde, como piacque al Dio, guardando colui in qua et in là, vide sancto Francesco stare in oratione denanti ad Yhesu Christo benedetto, el quale in grande clarità gli era apparito ne la decta oratione et stava inanti ad lui; et in questo stare così, vedeva sancto Francesco per buono spazio levato da terra corporalmente. Per la qual cosa egli fo toccato da Dio sì factamente in spirito ad lassare el mondo, che de subito egli uscì fuore del palazo suo, et in fervore de spirito curre verso sancto Francesco et iognendo ad lui, che stava in oratione, gli se gictò ad li piedi et con grandissima instantia et devotione el prega che lo receva ad fare penitentia con lui.


Alhora sancto Francesco, vedendo che la sua oratione era exaudita de quello che haveva chiesto con grande instantia, levòse su et in fervore et letitia spirituale devotamente abbraccia et bascia costui, et regratia Dio che uno così facto cavalieri haveva accresciuto ad la sua compagnia. Et diceva quel gentile homo ad sancto Francesco: "Patre, que commandi tu che io faccia? Ecco, io so' apparecchiato ad omni tuo conmandamento, dare ad li poveri ciò che possedo, et con teco sequitare Yhesu Christo, scarcato de omni cosa temporale".


Et così fece, che, secondo el consiglio de sancto Francesco, distribui a li poveri tucto el suo et intrò ne l'Ordine, et vivecte in grande patientia et sanctità de vita et conversatione honesta.


Ad laude de Christo. Amen.



XXXVIII

COMO FO REVELATO AD SANCTO FRANCESCO CHE FRATE ELIA DOVEVA APOSTARE ET MORIRE FUORE DE L'ORDINE



Demorando sancto Francesco una volta con frate Helia, gli fo revelato che frate Helia deveva apostatare et essere dannato et finalmente morire fuore de l'Ordine. Per la qual cosa sancto Francesco concepecte una cotale displicentia verso de lui, intanto che non parlava, nè conversava con lui; et si adveniva che alcuna volta frate Helia andasse inverso de sè, gli torceva la via in altra parte per non scontrarse con lui.


De che frate Helia se comenzò ad avedere che sancto Francesco haveva displicentia de lui; onde volendo saper la cascione, uno giorno se acostò per parlargli, et sancto Francesco schifandolo, frate Helia sì lo retenne cortesemente per forza et cominciòlo ad pregare discretamente che li piacesse significare la cascione per la quale egli così schifava la sua conpagnia et parlare consueto.


Et sancto Francesco gli responde et dice: "La cascione è questa, però che ad me è stato revelato, como per li tuoi peccati aposteterai et morirai fuore de l'Ordine, et anche me ha Dio revelato che tu sii dannato".


Odendo questo, frate Helia dice così:"Patre mio, io te prego per amore de Yhesu Christo, che per questo tu non me schifi, nè cacci da te ; ma como buono pastore, ad exemplo de Christo, retrova et recevi la pecora che perisce, et prega Dio per me, che, si può essere, egli revochi la sententia de la mia dannatione; però che se trova scripto como Dio sa mutare la sententia, si el peccatore se monda dal peccato; et io ho tanta fede ne le tue orationi, che se io fosse nel mezo de'inferno, et tu facessi per me oratione ad Dio, io senterìa alcuno refrigerio. Onde anche te prego, che me peccatore reconmandi ad Dio, el quale venne per salvare i peccatori et receverli ad misericordia sua". Et questo diceva frate Helia con devotione et lacrime; di che sancto Francesco, como pietoso patre, gli promecte pregare Dio per lui; et così fece. Et pregando Dio per lui devotissimamente, intese per divina revelatione che la sua oratione era exaudita quanto ad la revocatione de la sententia de la dannatione de frate Helia, et che finalmente l'anima sua non sirìa dannata, ma de certo uscerìa de l'Ordine et fuore de l'Ordine morrìa. Et così advenne. Però che, rebellandose Federico re de Sicilia, et essendo excomunicato dal papa lui et qualunque li dava adiuto et consilio; el decto frate Helia, il quale era tenuto uno de li più savii homini del mondo, rechiesto dal decto Federico, se accostù ad lui, deventò ribello de sancta Chiesa et apostetò da l'Ordine: per la qual cosa fo excomunicato et privato de l'habito de sancto Francesco.


Et stando così excomunicato, infermò gravemente; la quale infirmità odendo un suo fratello, layco, el quale era rimasto ne l'Ordine et era de buona et honesta vita, sì lo andò ad visitare, et fra l'altre cose gli dixe: "Fratello mio carissimo, molto me doglio che sii excomunicato et fuore de l'Ordine tuo, et così te morrai; ma si tu ce vedissi modo veruno che io te potesse cavare de questo pericolo, volentieri ne piglierìa omni fatiga". Respuse frate Helia: "Fratello mio, io non ce vedo altro rimedio si non che tu vadi al papa (Innocenzo IV, 1243-1254), et preghilo per amore de Yhesu Christo et del suo servo sancto Francesco, per lo cui admagestramento et doctrina io abandonai el mondo, che lui me absolva et restituiscame el habito de la religione".


Dice questo suo fratello che volentieri se affatigharìa per la sua salute: et partendose da lui, se ne andò a li piedi del papa, pregandolo per amore de Yhesu Christo et de sancto Francesco suo servo, che faccia gratia al suo fratello. Et como piacque ad Dio, el papa gli concedecte che retornasse et, si el trovasse vivo, che da sua parte lo absolvesse da la excomunicatione et restituissili el habito.


Partendosi costui lieto et con gran frecta retorna ad frate Helia, et trovalo vivo, ma in su la morte, et sì lo absolvette da la excomunicatione, et remiseli l'abito. Frate Helia passò de questa vita, et l'anima sua fo salvata per li meriti de sancto Francesco et per le sue orationi, ne le quali frate Helia haveva havuta così grande fede.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



XXXIX

COMO SANCTO ANTONIO PREDICO' IN PRESENTIA DEL PAPA ET DE TUCTO EL CONCISTORIO MARAVIGLIOSAMENTE


Lo maraviglioso vasello de lo Spirito Sancto sancto Antonio da Padua, uno de li electi discipuli et conpagni de sancto Francesco, el quale sancto Francesco, chiamava suo vescovo, una volta predicando in concistorio denanzi al Papa et a li Cardinali, nel quale concistorio erano de diverse nationi, cioè Greci, Latini, Franciosi, Todeschi, Schiavi, Anghelisi et d'altre nationi et diverse lingue del mondo, infiammato de Spirito Sancto, sì ferventemente et intelligibilmente propose et parlò de la parola de Dio, che tucti quelli che erano in concistorio, qualunque fossero de diversi linguaggi, chiaramente intendèno le sue parole tucte distinctamente, como si avesse parlato in linguaggio di ciascuno de loro; che tucti stavano stupefacti, et pareva ad loro che fosse renovato quello antico miracolo de li Apostoli nel tempo de la Pentecoste, li quali parlavano in virtù de lo Spirito Sancto in omni linguaggio.


Et dicevano insieme el un et l'altro con admiratione: "Hor non è di Spagna costui che predica? Hor como odiamo noi costui che predica in nostro linguaggio?"


El Papa similmente, considerando et maravigliandosi de la profundità de le sue parole diceva: "Veramente costui è archa del Testamento et armario de la Scriptura divina".


Ad laude de Christo. Amen.



XL

COMO SANCTO ANTONIO MARAVIGLIOSAMENTE PREDICO' A LI PESCI


Volendo Yhesu Christo benedecto monstrare la grande sanctità del suo fedelissimo servo sancto Antonio, et como devotamente era da udire la sua predicatione et la sua sancta doctrina; per li animali non rascionevili una volta, intra l'altre, per li pesci represe la schioccheza de l'infedeli heretici, ad modo como nel Testamento Vecchio anticamente per la bocca de l'asina aveva ripresa la ignorantia de Balaam (Numeri: XXII; 21-30 ).


Onde essendo una volta sancto Antonio ad Arimino, dove era grande moltitudine di heretici, volendoli reducere a lume de la vera fede de Christo et ad la via de la verità, multi dì predicò ad loro et disputava con loro de la fede de Christo et de la sancta Scriptura; ma egli, non solamente non consentivano ad li suoi sancti parlamenti, ma etiandio, como indurati et obstinati, non lo volevano odire. Un giorno per divina ispiratione sancto Antonio se ne andò ne la foce del fiume ad lato al mare (Il fiume è la Marecchia. "Ne la foce del fiume ad lato al mare" sorge, a memoria del fatto, una cappella); et standose così ad la riva del mare et del fiume, odite la sua parola, poi che li infedeli heretici la schifano de odire". Et decto che hebe così, subitamente venne ad lui ad la riva tanta moltitudine di pesci grandi, piccoli et menzani, che mai in tucto quel mare et fiume non ne fo veduta tanta moltitudine, ne sì grandi; et tucti tenevano le capi fuore de l'acqua et stavano attenti inverso la faccia de sancto Antonio, tutti in grandissima pace et mansuetudine et ordine: però che denanzi et più presso stavano li pesciolini minori, depo loro stavano li menzani, et derieto, dove stava l'acqua più profonda, stavano li pesci maiori.


Essendo adonque in cotale ordine et disposizione allocatili pesci, sancto Antonio comenzò sollennemente ad predicare et dire così: "Fratelli miei pesci, molto site, secondo la vostra possibilità, tenuti de regratiare el vostro Creatore, el quale ve ha dato così nobile elemento per vostra habitatione; sì como ve piace havete l'acque dulci et insalate, et have dati molti refugii per evitare le tempestadi; anche ve ha dato lo elemento chiaro et cibo che possiate vivere. Dio vostro creatore benigno et cortese, quando ve creò, sì ve conmandò che crescièssete et moltiplicàssete, et detteve la sua beneditione. Poi quando fo il diluvio generale, tucti l'altri animali morendo, voi soli reservò senza danno. Appresso ve ha date l'ale per potere discurrere, como ad voi piace. Ad voi fo conceduto de conservare Iona propheta per conmandamento de Dio, et depo el terzo dì gictarlo ad terra sano et salvo ( GIONA: II; 1-11 ). Voi offereste el censo al nostro Signore Yhesu Christo nanzi a la resurrectione ( MATTEO: XVII, 23-26 ), et depto, per singulare misterio: per le quale molte cose molto site tenuti ad laudare et benedire Dio, chè ve ha dati tanti beneficii più che ad l'altre creature".


Ad queste et ad simile parole et admagestramenti de sancto Antonio, comenzaro li pesci ad aprire la bocca et inchienare li capi, et con questi et altri signi de reverentia, secondo el modo ad loro possibile, laudavano Dio. Alhora sancto Antonio, vedendo tanta reverentia verso el loro Creatore, relegrandose in spirito, dixe ad alta voce: "Benedecto sia Dio eterno, però che più lo honorano li pesci che non fanno li homini heretici". Et questo più sancto Antonio predicava, tanto più la moltitudine de li pesci cresceva, et niuno se mutava del luoco che haveva preso.


Ad questo miracolo comenzò ad currere el popolo de la città, fra' quali ce trassero li heretici sopradecti; li quali vedendo così manifesto miracolo, conpucti ne li loro cuori, tucti se gictarono a li piedi de sancto Antonio per odire la sua predica. Et alhora sancto Antonio comenzò ad predicare de la fede catholica, et sì nobelmente predicò, che tucti quelli heretici se convertiero a la vera fede de Christo, et ritornaro. Et tucti li fedeli ne remasero con grande alegreza confortati et fortificati ne la fede. Et fato questo, sancto Antonio licentiò li pesci con la benedictione de Dio, et tutti se partièro con maravigliosi acti de alegrezza, et similmente el popolo.


Poi sancto Antonio stecte in Arimino molti dì, predicando et facendo molto fructo spirituale de l'anime.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



XLI

DE FRATE SIMONE DE ASISI


Intorno al principio de l'Ordine, vivendo sancto Francesco, venne a l'Ordine uno iovene de Asisi, chiamato frate Simone; el quale Dio adornò de tanta gratia et contemplatione, che tucta la vita sua era specchio de santitade, secondo che io odecti da coloro che lungo tempo fuorono con lui. Costui rarissime volte era veduto fuore de la cella; et si alcuna volta stava con li frati, sempre favellava de Dio.


Costui non haveva mai imparata grammatica, et nondemeno sì profondamente parlava de Dio et de l'amore de Christo, che le sue parole parevano sopranaturali. Onde una sera, essendo gito ne la selva con frate Iacomo da Massa per parlare de Dio, et parlando dulcissimamente del divino amore, stectero tucta la nocte in quello parlamento, et la matina pareva ad loro essere stati un piccolo spatio, secondo che me recitò el decto frate Iacomo.


El decto frate Simone haveva in tanta suavità el dolceza de Spirito Sancto le divine visitationi amorose de Dio, che spesse volte, quando le sentiva venire, se poneva in su el lecto; però che la tranquilla soavità de lo Spirito Santo rechiedeva in lui non solo el reposo de l'anima,ma etiandio del corpo. Et in quelle cotale visitationi era molte volte rapto in Dio et deventava tucto insensibile a le cose corporale. Onde una volta, quando era così rapto et non sentiva de fuore co li sentimenti corporali, uno frate volendo havere de ciò esperientia et vedere si fosse como pareva de fuore, andò et prese un carbone de fuoco acceso et puseli in su el piede nudo, et frate Simone non ne sentì nulla, et non li fece nessuno segnale, advenga che ve stesse su tanto, che per sè medesimo se spense.


El decto frate Simone quando se poneva ad mensa, inanzi che prendesse cibo, per sè prendeva, et dava il cibo spirituale parlando de Dio; per lo cui devoto parlare se convertì uno iovene de Sancto Severino; el quale nel secolo era vanissimo et mundano, et de sangue era nobile et molto delicato del corpo. Et frate Simone, recevendo el decto iovene a l'Ordine, li reservava i panni et suoi vestimenti seculari; et egli stava con frate Simone per informarse de le observantie regulari. Di che lo demonio li mise sì forte tentatione carnale, che per niuno modo costui poteva resistere: per la qual cosa se ne andò ad frate Simone et dixegli: "Rendime le mie vestimenta che io recai dal secolo, però che io non posso più sostenere la tentatione". Et frate Simone, havendoli conpaxione, li diceva: "Siedi ecqui un poco con meco, figliolo". Et comenzò ad parlare de Dio, et subito omni tentatione se partiva; et poi ad tempo la tentatione retornava, et egli chiedendo li panni, frate Simone la cacciava col parlare de Dio.


Et facto così più volte, finalmente una nocte lo assalì sì forte più che non soleva, che per cosa del mondo non poteva resistere, andossene ad frate Simone redemandando al tucto li suoi panni. Alhora frate Simone, secondo che haveva usato da fare, lo fece sedere ad lato suo; et parlando de Dio, el iovene renchienò el capo nel grambio de frate Simone per melancolia et per tristitia. Alhora frate Simone per compazione levò gli occhi al cielo, et pregando Dio devotissimamente, fo rapto et fo da Dio exaudito; onde retornando egli, el iovene al tucto se sentì liberato da quella tentatione, como si mai non l'havesse sentita.


Anzi essendo mutata la tantatione in ardore de Spirito, però che s'era accostato al carbone infocato, tucto deventò infiammato de l'amore de Dio et del proximo; intanto che essendo preso una volta un malfattore, che gli devevano essere tracti ambedui gli occhi, costui se ne andò arditamente al Rectore nel pieno Consiglio, et con molte lacrime et devoti preghi demandò che ad sè fosse tracto un occhio, et al malfattore l'altro, ad ciò che non remanesse privato de ambedui. Ma quel Rectore vedendo el gran fervore de costui, facto el Consiglio, perdonò liberamente al malfattore.


Standose un iorno ne la selva frate Simone in oratione, et sentendo grande consolatione ne l'anima sua, una schiera de cornacchie con loro gridare li comenzaro ad fare grande noia; di che egli lo' conmandò nel nome de Yhesu Christo che se devessero partire et non tornarvi più. Et partendose li decti ucelli, da lì inanzi non fuorono mai più veduti nè llì, nè in tucta la contrada dentorno. Et questo fo manifesto ad tucta la Custodia de Fermo, ne la quale era el decto luoco.


Ad laude de Christo. Amen.



XLII

DE ALQUANTI FRATI DE LA MARCHA


La Provincia de la Marcha de Ancona fo anticamente, ad modo ch'el cielo de stelle, adornata de sancti Frati, li quali, como luminarie del cielo hanno adornato et illuminato el cielo, così el Ordine de sancto Francesco ha illuminato el mondo con exempli et con doctrina. Tra gli altri fuorono prima frate Lucido Antico, el quale veramente fo lucente per sanctità et ardente per carità divina; la cui gloriosa lingua, informata da lo Spirito Sancto, faceva maravigliosi fructi ne la predicatione.


Uno altro fo frate Bentivoglia da Sancto Severino, el quale fo veduto da frate Masseo essere levto in aera per grande spatio, stando egli ne la selva in oratione.

Per lo quale miracolo, essendo alhora el detto frate Masseo Piovano, lassò la Pieve et fecese Frate Minore, et fo puoi de tanta sanctità, che fece molti miracoli in vita et in morte; il corpo suo è riposto ad Morro.


El detto frate Bentivoglia, demorando una volta ad Travebonanti, solo, ad servire uno leproso, et avendo comandamento dal suo Mariure, che se devesse partire de llì et andare ad uno altro luoco, el quale era de lunga XV miglia, et non volendo abandonare quello leproso, con grande fervore de carità sì lo piglia et pònselo insu la spalla et portòlo da l'aurora insino al levare del sole per tutta quella via de XV miglia insino al detto luoco, dove era mandato, che se chiama Monte Sansavino. Il quale viagio, si fosse stato aquila, non averìa possuto fare in sì poco tempo: et de questo miracolo fo grande admiratione in tutto quel paese.


Uno altro fo frate Pietro da Montecello (Montecello; oggi Treia, in provincia di Macerata. Questo beato morì circa il 1304); el quale fo veduto da frate Servodei da Urbino, levato da terra cinque o vero sei braccia, insino a li piedi del Crucifixo ne la chiesa, innanzi al quale stava in orazione. Questo frate Pietro deiunava una volta la quaresima de Santo Michele Arcangelo con grande devotione, e l'ultimo dì de quella quaresima standose in chiesa in oratione, fo udito da uno frate iovine, che studiosamente stava nascosto sotto l'altare maiure per vedere qualche acto de la sua sanctità; et standose così, odì parlare con sancto Michele queste parole. Diceva sancto Michele: "Frate Pietro, tu ti sei fedelmente fatigato per me, et in molti modi hai afflicto el corpo tuo; ecco, io so' venuto ad consolarte et anche perchè tu demandi alcuna gratia, et te l'accatterò da Dio". Et frate Pietro respondeva; "Sanctissimo Principe de la Milizia celestiale, et fedele zelatore de l'onore divino et pietoso protectore de l'anime, io te demando questa gratia, che me impetri da Dio la perdonanza de li miei peccati". Respuse sancto Michele: "Chiedi altra gratia, però che questa te accatterò de leggero". Et frate Pietro non demandava altra gratia. Sancto Michele concluse et dixe: "Io per la fede che tu hai in me, te accatterò questa gratie et molte altre".


Et fornito questo parlamento, che durò per grande spatio, sancto Michele se partì, lassando frate Pietro molto consolato.


Ad laude de Christo. Amen.




XLIII

COMO LA VERGINE MARIA PUSE EL SUO BENEDECTO FIGLIOLO IN BRACCIO A FRATE CORRADO DA OFFIDA


Al tempo de questo frate Pietro da Monticello, fo un altro chiamato frate Corrado da Offida. El quale essendo insieme de famiglia nel luoco de Forano, ne la Custodia d'Ancona, el detto frate Corrado se ne andò un iorno ne la selva ad contemplare Dio, et frate Pietro secretametne se ne andò derieto ad lui per vedere quello che faceva frate Corrado. Stava in oratione et pregava la Vergine Maria devotamente, con grande pianto, che li accaptasse gratia dal suo benedecto Figliolo, che egli sentisse uno poco de quella dolceza,la quale sentì Simeone nel dì de la Purificatione, quando egli portò in braccio Yesu benedecto. Et facta questa oratione la Vergine Maria lo exaudì; chè sequitando la oratione venne la regina del cielo col suo benedecto Figliolo in braccio, con grandissima clarità et lume; et appressandose ad frate Corrado, sì gli puse in braccio quello benedecto Figliolo, lo quale recevendo devotissimamente, abbracciandolo et baciandolo et strengendoselo al pecto, tutto se strugeva et resolvea in amore divino, et inesplicabile devotione. Et frate Pietro similemente, el quale de nascosto vedeva omni cosa, così sentiva ne l'anima sua grandissima dolceza et consolatione.


Et partendose la Vergine Maria da frate Corrado, frate Pietro in frecta se tornò ad luoco, per non essere da lui veduto; ma poi che frate Corrado tornava tutto alegro et iocondo, frate Pietro li dixe: "O Celico, grande consolatione hai havuta hogi!" Et frate Corrado responde: "Que è quello che tu dici, frate Pietro? Que sai tu, que me habia havuto?" "Bene so io, ben so io, como la Vergine Maria col suo benedecto Figliolo hogi te ha visitato". Alhora frate Corrado, el quale como veramente humile desiderava essere secreto ne le gratie de Dio, et sì lo pregò che non lo dicesse ad persona. Et fo sì grande amore d'alhora inanzi intra ambedui questi frati, che uno cuore et una anima pareva che fosse intra loro in omni cosa.


Et detto frate Corrado una volta, nel luoco de Sarolo (Sarolo; Sirolo, tra Ancona e Recanati, Sull'Adriatico), con le sue orationi liberò una femina indemoniata, orando per lei tucta la nocte et la matina fugì per non essere honorato dal populo.


Ad laude de Christo. Amen.


XLIV

DEL DECTO FRATE CORRADO DA OFFIDA


El decto frate Corrado da Offida era zelatore de la evangelica povertà et de la Regola de sancto Francesco, et fo de sì religiosa vita et de sì grandi meriti apo Dio, che Christo benedecto ne la vita, et ne la morte lo honorò de molti miracoli.


Fra quali una volta, essendo venuto al luoco d'Offida forestiero forestiero; venuto al convento di Offida come ospite, essendo la sua ordinaria residenza altrove), li frati lo pregarono per amor de Dio et de la carità, che egli admonesse un iovene che stava in quello luoco, el quale se portava s' fanciullescamente et dissolutamente, che tucti gli altri frati turbava ne l'Officio divino, et de l'altre observantie regulari poco se curava. Di che frate Corrado per conpassione de quello iovene et per li preghi de gli altri frati, si lo chiamò da parte et in fervore de carità gli dixe sì efficace et devote parole de admagestramento, che co l'operatione de la divina gratia colui deventò subitamente, de fanciullo, vecchio de costumi, et fo sì obediente, benigno, humile et devoto, et sì pacifico et servente, et ad omni virtù studioso, che como prima per lui tucta la famiglia era turbata, così poi tucti ne erano consolati et contenti, et ciaschuno lo amava de core.


Or advenne, sì como piacque ad Dio, che pochi dì depo questa sua conversione, el dicto iovene infermò et morì, di che li frati molto se ne dogliono; et pochi dì depo la sua morte, apparì ad frate Corrado, che devotamente stava in oratione denanzi a l'altare maiure, et sì lo saluta umelmente como patre; et frate Corrado el demanda: "Chi sei tu?" Respuse colui: "Patre, io so' quello iovene che morì ad questi dì". Et frate Corrado dixe: "O figliolo carissimo, que è de te?" Et quello respose: "Patre mio carissimo, per la gratia de Dio et per la vostra Doctrina (Per la vostra doctrina; per i vostri insegnamenti), n'è bene, però che io non sò dannato, ma per certi miei peccati, li quali non hebi tempo de purgarli sufficientemente sostegno grandissime pene nel Purgatorio; ma io te prego, patre mio, che, como per la tua pietàa me sucurristi quando io era vivo, così hora te piaccia succurrerme ne le mie pene, dicendo per me alcuno paternostro, però che la tua oratione è molto accepta nel cospecto de Dio". Alhora, frate Corrado consentendo benignamente ad li suoi preghi et dicendo per lui una volta el paternostro cum REQUIEM ETERNAM, dixe quella anima:"O carissimo patre, quanto bene è questo, et quanto sento refrigerio hora! Io te prego che lo dichi un'altra volta". Et frate Corrado lo dice; et decto che fo, dice quella anima: "Patre mio, quando tu ori, tucta me sento alleviare: onde te prego che non resti pregare per me". Alhora frate Corrado vedendo che quella anima era così adiutata per le sue ortioni, dixe per lei cento paternostri; et forniti che fuorono, dixe quella anima: "Io te regratio, patre mio carissimo, da la parte de Dio, de la carità che hai avuta verso de me; però che per la tua oratione io so' liberata da omni pena, et hora ne vo al reame de vita eterna". Et decto questo, quella anima se partì. Alhora frate Corrado, per dare alegreza a li frati et conforto, recitò ad loro per ordine tutta la visione.


Ad laude de Christo. Amen.




XLV

COMO FO MOSTRATO AD FRATE PIETRO DA MONTECELLO, CHI HAVEVA AVUTO MAIURE DOLORE DE LA PASSIONE DE YHESU CHRISTO.


Al tempo che demoravano insieme ne la Custodia de Anchona frate Corrado et frate Pietro sopradecti, (li quali erano due stelle lucente ne la Provincia de la Marcha, et dui homini celestiali); però che fra loro era tanto amore et tanta carità che uno medesimo cuore et una anima parevano ambedui, egli se legarono insieme ad questo patto, che omni consolatione, la quale la benignità divina facesse ad loro, el uno ad l'altro el devesse revelare in carità.


Fermato insieme questo patto, advenne che uno iorno standose frate Pietro in oratione et pensando devotamente ne la passione de Christo, como la beatissima Matre de Yhesu Christo et Iohanni dilectissimo discipolo et sancto Francesco erano depincti ad piete de la croce, per dolore mortale crucifixi cum Christo, venneli desiderio de sapere quale de quelli tre haveva havuto maiure dolore de la passione de Christo, o la Matre la quale lo haveva generato, o el discipolo che sopra al pecto sua haveva dormito, o sancto Francesco che era cum Christo crucifixo.


Et stando in questo devoto pensiero, gli apparve la Vergine Maria, el discipolo Iohanni et sancto Francesco, vestiti de nobilissimi vestimenti de gloria; ma sancto Francesco pareva vestito de più bella vesta che sancto Iohanni.


Et stanto frate Pietro tutto expaventato de questa visione, sancto Iohanni el confortò et dixeli: "Non dubitare, carissimo frate, chè noi simo venuti a dechiararte del tuo dubio. Sappi adonque che la Matre de Christo et poi io ce dolemmo sopra omni creatura de la passione de Yhesu Christo; ma depo noi sancto Francescone hebe maiure dolore che nisuno altro; et però tu el vedi in tanta gloria". Et frate Pietro el demandò et dixe: "Sanctissimo Apostolo de Christo, dimme, perchè pare più bello el vestimento de sancto Francesco che' el tuo? " Responde sancto Iohani: "La cascione è questa: però che quando egli era nel mondo, portà più vili vestimenti de me".


Et decte queste parole, sancto Iohanni decte ad frate Pietro uno vestimento de gloria, el quale egli portava in mano, et dixteli: "Prendi questo vestimento, che io t'ho arrecato". Et volendo sancto Iohanni vestirlo, frate Pietro stupefacto cade in terra et comenzò ad gridare: "Frate Corrado, frate Corrado carissimo, succurri, presto vieni ad vedere cosa maravigliosa". Et in queste parole disparì questa visione. Venendo poi frate Corrado gli dixe omni cosa per ordine , et regratiarono a Dio.


Ad laude de Christo. Amen



XLVI

COMO FRATE IOHANNI DE LA PENNA INTRO' A L'ORDINE


Frate Iohanni da la Penna essendo fanciullo seculare ne la Provincia de la Marcha, una nocte gli apparve uno fanciullo bellissimo et chiamòlo dicendo: "O Iohanni, vanni ad sancto Stefano dove predica uno de li frati mei, a la cui doctrina credi et ad le sue parole attendi, però che io ve l'o mandato; et facto questo, haverai ad fare uno grande viagio, et poi verrai ad me". Di che costui incontinente se levò su et sentì grande mutatione ne l'anima sua. Et andando ad sancto Stefano, ce trovò grande moltitudine de homini et de femmine che stavano per odire la predica. Et colui che deveva predicare era uno Frate Minore, chiamato frate Filippo, el quale era uno de li primi frati che erano venuti ne la Marcha d' Ancona; et pochi luochi erano presi ne la Marcha.


Monta su questo frate et predica devotissimamente non con parole de sapientia humana, ma con virtù de lo Spirito Sancto, annuntiando el reame de vita eterna. Et finita la predica, el decto fanciullo se ne andò ad frate Filippo, et dixeli: "Patre, si ve piacesse receverme a l'Ordine, io farìa volentieri penitenza et serverìa al nostro Signore Yhesu Christo". Odendo questo frate Filippo, et conoscendo nel fanciullo una maravigliosa innocentia et prompta volontà ad servire Dio, sì gli dixe: "Verrai ad me el tale dì ad Racanati, et io te farò recevere". Nel quale luoco se deveva fare el Capitolo Provinciale. Di che el fanciullo, el quale era purissimo, se pensò che quello fosse el viagio grande che egli deveva fare, secondola revelatione che haveva havuta, et puoi andarsene ad Paradiso; et così credeva fare, incontanente che fusse recevuto a l'Ordine. Andando adonque, fo recevuto.


Et vedendo ch' el suo pensieri non se forniva alhora, dicendo el Ministro in Capitolo chi volesse andare ne la Provincia de Provenza, per merito de la sancta obedientia lui gli darìa licentia volentieri, venneli volontà de andarvi, pensando nel cuore suo che quello fosse el grande viagio che deveva fare prima che andasse ad Paradiso; ma vergognavase de dirlo. In fine confidandose de frate Filippo, el quale lo haveva facto recevere a l'Ordine, le pregò caramente che gli accaptasse quella gratia de andare in Provenza. Alhora frate Filippo, vedendo la sua sancta purità et intentione, sì li accaptò questa licentia; onde frate Iohanni con grande letitia se mosse ad andare, havendo questa opinione che, fornita quella via, se ne anderìa ad Paradiso.


Ma, como piacque ad Dio, egli stecte in quella Provincia XXV anni in questa aspectatione et desiderio, vivendo in grandissima honestà et sanctità exemplare, vivendo et crescendo in virtù et gratia de Dio; et era sommamente amato da' frati et da' secolari.


Standose un iorno devotamente in oratione et piangendo et lamentandose, perchè el suo desiderio non se adempiva, et ch'el suo peregrinagio troppo se prolungava: alhora gli apparve Yhesu Christo benedecto, al cui aspecto l'anima sua fo al tucto liquefacta, et dixeli così: "Figliolo frate Iohanni, demandame ciò che tu vuoli". Et egli respuse: "Signor mio, non so altro que domandare si non te, però che io non desidero niuna altra cosa; ma de questo solo te prego, che me perdoni tucti li miei peccati, et che io te veda una volta, quando ne haverò maiure bisogno che me facci gratia". Dixe Yhesu Christo: "Exaudita è la tua petitione". Et decto questo, se partì, et frate Iohanni remase tucto consolato et confortato.


Finalmente, odendo li frati de la Marcha la fama de la sua sanctitade, ordenarono col Generale, che gli mandò la obedientia, che tornasse ne la Marcha; la quale obedientia egli recevendo, lietamente se mise in camino pensando che, fornita quella via, se ne devesse andare ad Paradiso, secondo la promessa. Ma tornato che fo ne la Marcha, visse in epsa XXX anni, et non era cognosciuto da niuno suo parente; et omni dì aspectava la misericordia de Dio, che gli adempiesse quella promissione. Et in questo tempo più volte fece el officio del Guardianato con grande descretione, et Dio per li meriti suoi adoperò molti miracoli.


Et tra gli altri doni che egli recevecte da Dio, si hebe lo spirito de la prophetia; onde andando egli una volta fuor del luoco, uno suo novitio fo conbactuto dal demonio et sì fortemente tentato, che egli, acconsentendo a la tentatione, deliberò infra se medesimo uscire de l'Ordine subito como frate Ioanni tornava de fuori: la quale tentatione et deliberatione sentendo frate Iohanni per spirito, incontinente ritornò ad casa, et sì chiama ad se queto novitio, et diceli: "Io voglio che tu te confessi". Et prima che egli lo confessasse, gli recitò tucta la sua tentatione, secondo che Dio gli haveva revelata, et concluse et dixe: "Figliolo, perchè tu me hai aspectato et non te volisti partire senza la mia benedictione, Dio te ha facta questa gratia, che mai de questo Ordine tu non uscirai, ma morrai ne l'Ordine, con la divina gratia". Alhora el decto novitio fo confirmato in buona volontà, et remanendo ne l'Ordine deventò sancto homo.


Et tucte queste cose recità ad me frate Ugolino del decto frate Iohanni.


El quale era de animo alegro et reposato, er rare volte favellava, et era homo de grande oratione, et depo Matutino non tornava a la cella, ma stavase in chiesa in orationo insino al dì. Et stando egli una volta in oratione, sì gli apparse l'angelo de Dio et dixeli così: "Frate Iohanni, egli è fornito el tuo viagio, el quale tanto tempo hai aspectato; et però io te annuncio da la parte de Dio, che tu demandi qualunque gratia tu vuoli. Et anco te dico che tu elegi quale tu vuoli; o uno dì de Purgatorio, o septe dì de pene in questo mondo". Et elegendo frate Iohanni piutosto septe dì de pene in questo mondo, subito infirmò de diverse infirmitade; però che gli prese la febre forte, et la gotta ne le mani et ne li piedi, el male del fianco et molte altre malone: ma quello che peio li faceva, si era che uno demonio gli stava inanzi et teneva in mano una grande carta scripta, dove erano li peccati che mai haveva facti et pensati, et dicevali: "Per questi peccati, che tu hai facti et pensati, et dicevali: "Per questi peccati che tu hai facti col pensiero et co la lingua et co l'opere, tu sii dannato nel profondo de l'inferno". Et egli non se recordava de niun bene che mai avesse facto, nè che fosse frate, nè stato ne l'Ordine; ma così se pensava essere dannato, come quello demonio gli diceva. Onde quando egli era demandato come stesse, respondeva: "Sto male, però ch'io sò dannato".


Vedendo questo , li frati mandarono per un frate antico chiamto frate Matteo da Monterubiano, che era sancto homo et grande amico de frate Iohani sopradecto. Et gionse el decto frate Matteo el septimo dì de la tribolatione, et demandòlo como stava. Et egli respose: "Sto male, chè so' dannato". Alhora gli dixe: "Frate Matteo, non te ricordi tu, che molte volte te sii confessato da me, et io integramente te ho absoluto de tutti li tuoi peccati? Non te ricordi tu anchor che hai servito ad Dio in questo Ordine tanti anni? Appresso, non te ricordi tu che la misericordia de Dio excede tutti li peccati del mondo, et che Yhesu Christo benedecto per noi recomprare pagò infinito prezo? Et però habi buona speranza chè per certo tu sirai salvo". Et in questo dire de frate Matteo, però che era fornito el termino de la sua purgatione, la tentatione se partì et venne la consolatione.


Et con grande letitia et gaudio dice frate Iohanni ad frate Matteo: "Però che tu sii affatigato et l'hora è tarda, io te prego che te vadi ad reposare". Et frate Matteo non lo voleva lassare; ma pur finalmente ad grande sua instantia se partì da lui et andòse ad posare. Et frate Iohanni remase solo col frate ch'el serviva. Et eccote venire Yhesu Christo benedecto con grande splendore et suavità de odore, secondo che li haveva promesso de apparirli una altra volta, quando egli haveva maiure bisogno, et perfectamente lo sanò da omni infirmitade et malatia. Alhora frate Iohanni, con le mano iuncte regratiandolo che con optimo fine aveva terminato il suo grande viagio de la misera vita presente; et ne le mano de Yhesu Christo benedecto, che sì lungo tempo lo haveva aspectato. Et è reposto el corpo suo nel luoco de la Penna de Sancto Iohanni.


Ad laude de Christo. Amen.




XLVII

DE FRATE HUMILE ET DE FRATE PACIFICO SUO FRATELLO


Ne la decta Provincia de la Marcha, fuorono dui fratelli ne l'ordine, depo la morte de sancto Francesco, el uno habe nome frate Humile et l'altro frate Pacifico; li quali fuorono homini de grande sanctitade et perfectione; el uno, cioè frate Humile, stava nel luoco de Soffiano, et ivi se morì; l'altro se stava in uno luoco assai de lunga da lui. Or como piacque ad Dio, frate Pacifico un iorno, standose in oratione in uno luoco solitario, fo rapto in extasi et vide l'anima de suo fratello frate Humille andare in cielo dericta, senza niuno impedimento; la quale alhora se parteva dal corpo.


Or advenne poi, depo molti anni, questo frate Pacifico che remase fo posto de famiglia nel decto luoco de Soffiano, dove era morto el suo fratello. In quel tempo li frati, ad petitione del Signore de Monteforte, mutarono el decto luoco in uno altro; et fra l'altre cose che li frati traslatarono, furono le reliquie de li frati che erano morti in quello luoco. Et venendo ad la sepoltura de frate Humile, el suo fratello prese el ossa sue et sì le lavò con buono vino, et involsele in una tovaglia bianca, et con grande reverentia et devotione le baciava et piangeva: di che gli altri frati se maravigliavano et non havevano bono exemplo de lui; però che essendo egli homo de grande sanctità, pareva che per amore sensuale et carnale piangesse el suo fratello, et che più devotione monstrasse a le sue reliquie, che ad quelle de gli altri frati, li quali non erano stati de minore sanctità che quelle de frate Humille, et erano degne de reverentia como le sue.


Conoscendo frate Pacifico la sinistra imaginatione de li frati, satisfece loro et dixe: "Fratelli miei carissimi, non ve maravigliate, perchè a l'ossa del mio fratello io ho facto quello che non ho facto ad l'altri; però che, benedecto sia Dio, non me ha mai tracto amore carnale, como voi vedete, ma pertanto ho facto così, chè quando el mio fratello passo de questa vita, orando io in uno luoco remoto da lui, vidi l'anima sua derictamente andare in cielo; et però io s' certo, che le sue ossa sonno sancte et debono essere in paradiso; et dìcove che si Dio me havesse conceduta tanta certeza de gli altri frati, quella medesima reverentia haverìa facta a l'ossa loro". Per la qual cosa vedendo li frati la sua devota et sancta intentione, fuorono da lui ben edificati et laudarono Dio, el quale fa così maravigliose cose ad li suoi sancti frati.


Ad laude de Christo. Amen.


XLVIII

COMO UNO SANCTO FRATE FO CONFORTATO DA LA VERGINE MARIA


Nel prenominato luoco de Soffiano fo anticamente uno frate Minore de tanta sanctità et gratia, che tucto pareva divino, et spesse volte era rapto in Dio. Standose questo frate alcuna volta tucto absorto et elevato in Dio, però che haveva la gratia de la contemplatione, venivano ad lui ucelli de diverse maniere et domesticamente se posavano sopra le sue spalle, et sopra el capo, et in su le braccia, et ne le mani, et cantavano maravigliosamente. Era costui molto solitario et rare volte parlava, ma quando era demandato de cosa veruna, respondeva sì gratiosamente che più tosto pareva angelo che homo, et era de grandissima oratione; et li frati lo havevano in grandissima reverentia.


Fornendo questo frate el fine de la vita sua, secondo la dispensatione divina infirmò ad morte, in tanto che veruna cosa poteva pigliare, et cum questo non voleva ricevere alcuna medicina carnale, ma tucta la sua speranza era nel medico spirituale Yhesu Christo benedecto et su la sua benedecta madre; da la quale meritò essere visitato et confortato. Onde standose in su el letto et desponendose ad la morte con tutta la sua devotione, ecco che li apparve la gloriosa Madre de Christo, cum grandissima multitudine de Angeli et sancte vergini cum meraviglioso splendore, et appresòse al letto suo. Onde egli vedendola prese grandissimo conforto et alegreza, quanto a l'anima et quanto al corpo, et comenzòla ad pregare humilemente chè prieghi el suo Figliolo che per li suoi meriti lo traha de questa pregione de la misera carne. Et perseverando in questo prego cum molte lacrime, la Vergine gloriosa gli respuse chiamandolo per nome, et dicendo: "Non dubitare, figliolo, però che el tuo priego è exaudito, et io sò venuta per confortarte un poco, nanzi che tu te parti de questa vita".


Era allato alla Vergine Maria tre sancte vergine, le quali portavano in mano tre bossoli di latovaro di smisurato odore e soavità. Allora la vergine Maria gloriosa prese et aperse uno di queli bossoli, et tucta la casa fo ripiena d'odore; et prendendo di quello lattovaro con uno cucchiaio, lo diede allo 'nfermo, il quale sì stosto com'egli l'ebbe assaggiato, lo 'nfermo sentì sì grande conforto et tanta dolcezza, che l'anima non parea che potesse stare nel corpo, onde cominciò a dire: "Non più, o suavissima Matre di Yhesu Christo, vergine Maria benedecta, et salvatrice de l'umana generatione; non più, o medica benedecta; non più chè io non posso sostenere tanta soavità". ma la pietosa Matre, pure porgendo spesso ad lo 'nfermo de quello electuario, votà el primo vascello.


Et ella poi prese el secondo, mectevi el cocchiaio per darne ad costui; et egli dolcemente se rammaricava et diceva: "O dulcissima Matre de Dio, se l'anima mia è tutta liquefacta per l'odore et suavità del primo electuario, como porrò io sostenere el secondo? Io te prego, benedecta sopra tucti i santi, chè tu non me ne dìe più". Responde la Vergine Maria: "Assaggia, figliolo, pure un poco del secondo vascello". Et dandogline un poco dixe: "Omai, figliolo, tu ne hai tanto che ti può bastare. Confortate, però che presto verrò per te et menarotti al reame del mio Figliolo, el quale tu hai sempre desiderato".


Et dicto questo, se partì da lui, et remase sì confortato et consolato per la dolcezza, che per più dì visse satio et forte senza niuno cibo corporale. Et depo alquanti dì, alegramente parlando con li frati, con grande letitia et gaudio passò de questa vita misera et andòsene ad vita eterna.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



XLIX

DE FRATE IOHANNE DE LA VERNIA NATIVO DE LA MARCHA


Tra l'altri devoti et sancti frati et figlioli de sancto Francesco, i quali sonno la gloria del patre, secondo che dice Salomone, fo ad li dicti tempi ne la dicta Provincia de la Marcha el venerabile servo de Dio frate Iohanni da Fermo, el quale, per gran tempo che demorò nel sacro luoco de la Vernia, et ivi passò de questa vita, se chiama pure frate Iohanni de la Verna; però che fo homo de singulare vita et de gran sanctità.


Questo frate Iohanni, essendo fanciullo seculare, desiderava con tucto el cuore la via de la penitenza, la quale mantiene la munditia del corpo et de l'anima; onde, essendo piccolo fanciullo, comenzò ad portare la panziera alle carne nude, e' l circho de ferro per fare grande abstinentia; et maximamente quando dimorava con li canonici de sancto Pietro de Fermo, li quali vivevano splendidamente, et egli fugiva le dilitie corporali et mancerava el corpo suo cum grande rigidità de abstinentia. Ma havendo in ciò i conpagni molto contrati, li quali li spogliavano la panziera, et in diversi modi impedivano la sua abstinentia; egli spirato da Dio pensò de lassare el mondo con li suoi amatori et offerirse tucto ne le braccia del Cruxifixo, con l'abito del crocifixo sancto Francesco. Et così fece.


Essendo adonque recevuto a l'Ordine così fanciullo et conmesso a la cura del Magestro de li Novitii, deventò sì spirituale et devoto, che alcuna volta, odendo el decto Magestro parlare de Dio, el cuor suo se strugeva como la cera al fuoco; et così con grande suavità de gratia se rescaldava ne l'amore divino, che egli, non potendo star fermo, nè sostenere tanta suavità, se levava, et como ebrio de spirito discurreva hor per l'orto, hor per la selva, hor per la chiesa, secondo che la fiamma et l'impeto de lo spirito lo spengeva.


Poi, in processo de tempo, la divina gratia continuamente fece questa creatura angelica crescere de virtù in virtù et in doni celestiali et divine revelationi et rapti, in tanto che la mente sua alcuna volta era elevata ad splendore de' Cherubini, alcuna volta ad ardore de ' Seraphini, alcuna volta ad amorosi et excessivi abbracciamenti de Yhesu Christo, et non solamente per gusti spirituali dentro, ma etiandio per expressi signi da fuore, et gusti corporali. Et singularmente per exessivo modo una volta accese el suo cuore la fiamma del divino amore, che durò questa fiamma ben tre anni; nel quale tempo riceveva molte consolationi et visitationi divine et spesse volte era rapto in Dio; et brevemente nel decto tempo egli pareva tutto infocato et inceso ne l'amore de Yhesu Christo. Et questo fo nel sacro Monte de la Verna.


Ma però che Dio ha singulare cura de li suoi figlioli, dando ad loro, secondo diversi tempi, hora adversità, secondo che vede el loro bisogno ad mantenerli humili, overo per accendere el desiderio più ad le cose spirituali; piacque ad la bontà divina, dopo tre anni subtrahere da frate Iohanni questa fiamma de divino amore, et privòlo d' ogni consolatione spirituale; di che frate Iohanni remase senza lume et senza amore de Dio et tucto sconzolato, afflicto et adolorato. Per la qual cosa egli se ne andava per la selva così angoscioso discurrendo de là et de quà, chiamando con voci, con pianti e con suspiri el dilecto Sposo de l'anima sua, el quale se era nascosto el partito da lui, et senza cui presentia l'anima sua non trovava nè requie, nè riposo; ma in niun modo, nè in niun luogo poteva trovare el dolce Gesù, nè abbacterse ad quelli gusti de l'amore de Christo, como era usato. Et bastòli questa tribulatione molti dì, ne li quali egli perseverò in continuo piangere et sospirare et in pregare Dio che per la sua pietà gli rendesse el Dilecto de l'anima sua.


Quando piacque ad Dio de havere provta assai la sua patientia et acceso el suo desiderio, un iorno che frate Iohanni se andava per la selva così tribulato et afflicto, per lassezza se pure ad sedere ad lato ad uno fago (faggio), et stava con la faccia tutta bagnata per le lacrime et guardando verso el cielo; incontinente apparve Yhesu Christo presso ad lui nel vioctolo onde frate Iohanni era venuto, ma non diceva nulla. Et vedendolo frate Iohanni et reconoscendolo ch'egli era Yhesu Christo presso ad lui nel vioctolo onde frate Iohanni era venuto, ma non diceva nulla. Et vedendolo frate Iohanni et reconoscendolo ch' egli era Yhesu Christo, subito gli se gictò ad li piedi et con exmesurato pianto lo pregava devotissimamente, et diceva: "Succurrime, Signor mio, però che senza te, Angello, mansuetissimo, io sto in angoscie et in paura; senza te, Figliolo de Dio altissimo, io sto in confusione et in vergogna; senza te io sto spogliato de ogni bene, però che tu sii vera luce de l'anime; senza te io sò perduto et dannato, però che sii vita de l'anime et vita de le vite; senza te sò sterile et arido, però che tu sii fonte d'ogni dono et gratia; senza te io sò al tutto exconsolato, però che tu sii Yhesu nostra redemptione, amore et desiderio, pane confortativo et vino che relegra li cuori de li Angeli, et de tucti li Sancti. Illumina me, Magestro gratioso, et pastore pietosissimo, però che io sò tua pecorella, ben che indigna".


Ma però che el desiderio de li sancti homini, li quali Iddio indutia ad exaudire, sì li accende ad maiure amore et merito, Yhesu benedecto se parte senza exaudirlo et vàsene per lo vioctolo sopradicto. Alhora frate Iohanni se glieva su et curreli derieto et da capo se gli gictò ad li piedi, et con una sancta importunità sì lo retiene et con devotissime lacrime sì lo preca et dice: "O Yhesu dulcissimo, habi misericordia de me tribulato; exaudiscime per la moltitudine de la tua misericordia et per la verità de la salute tua, et rendime la letitia de la faccia tua et del tuo pretioso exguardo, però che de la tua misericordia è piena tucta la terra". Et Yhesu Christo anchora se partì et non gli dice nulla, nè gli dà alcuna consolatione; et fa como la madre al fanciullino quando gli fa bramare la poppa, et fàselo venire derieto piangendo, ad ciò che la prenda poi più volentieri.


Et frate Iohanni cum maiure fervore et desiderio sequita Christo; et ioncto che fo ad lui, Christo benedecto se rivolta verso lui et guardandolo col viso gratioso et alegro, aperse le sue sanctissime braccia et abracciòlo dulcissimamente. Et in quello aprire de braccia vide frate Iohanni uscire del suo sanctissimo pecto ragi de luce maravigliosa, i quali alluminarono tucta la selva et lui ne l'anima et nel corpo.


Alhora frate Iohanni se inginocchiò a li piedi de Yhesu Christo, et ad modo che ad la Magdalena li porse li piedi ad baciare benignamente; et frate Iohanni gli prese con somma reverentia et baciandoli gli bagnò con tante lacrime che apreva una altra Magdalena; et diceva: "Io te prego, Signor mio, che tu non guardi a li miei peccati, ma per la tua sanctissima passione, resuscita l'anima mia ne la gratia del tuo amore, cum ciò sia cosa che questo sia il tuo conmandamento, che noi te amiamo cum tucto el cuore et con tucto l'affecto (MATTEO; XXII, 37: MARCO; XII, 30: LUCA; X, 27); el quale conmandamento niuno pò adempire senza el tuo adiutorio. Aiutame adonque, dulcissimo Figliolo de Dio, sì che io ami te con tucto el mio core et con tucte le mie forze".


Et stando così in questo parlare innanzi a li piedi de Christo, fo exaudito, et rehebe da lui la prima gratia, cioè la fiamma del divino amore, et tucto se sentì renovato et consolato; et conoscendo el dono de la divina gratia essere retornato ad lui, comenzò ad regratiare Christo benedecto et devotamente abbracciare li suoi sanctissimi piedi. Et puoi rizandose per riguardare el Salvatore in faccia, Christo, gli porse le sue mano sanctissime ad basciare; et frate Iohanni se accostò al pecto de Yhesu Christo et abbracciollo et con grande devotione basciò quello sacratissimo pecto, et Christo abbracciò et basciò lui similemente. Et in questo abbracciamento sentì frate Iohanni tanto odore divino, che si tucte le spetie e l'altre cose adorifere del mondo fossero state radunate insieme, sarìano parute puza ad comparatione de quello odore; et alhora frate Iohanni fo tucto rapto et consolato et illuminato, et duròli quello odore ne la sua cella parecchi mesi. Et d'alhora innanzi da la sua bocca, abevarata ad la fonte de la divina Sapientia nel sacrato pecto del Salvatore, uscivano parole maravigliose et celestiali, le quali mutavano li cuori di chi le odiva et facevano grandi fructi a l'anime. Et nel vioctolo de la selva, nel quale stectero quelli gratiosi piedi de Christo, et per buono spatio d'entorno, sentiva frate Iohanni quello odore, vedeva quello splendore, quando andava a llì, ad grande tempo da poi.


Ritornando in sè frate Iohanni poi et disparendo la presentia corporale de Christo depo quello rapto, egli remase sì illuminato ne l'anima, che, benchè non fosse homo litterato per humano studio, non di meno maravigliosamente solveva le questioni subtilissime de la Trinità divina et de li profundi misterii de la Scriptura Sancta. Et molte volte puoi, parlando denanti al Papa et a li Cardinali, ad li Regi et Baroni, et Magestri et Dottori tucti li metteva in grande stupore per l'alteza de le sue parole et profonde sententie che diceva.


Ad laude de Christo. Amen.



L

COMO PER LA MESSA DE FRATE IOHANNI MOLTE ANIME FUORONO LIBERATE


Dicendo una volta frate Iohanni la Messa el dì depo Omniasancti per l'anime de tucti morti, secondo che la Sancta Chiesa ha ordinato, offerse con tanto affetto de carità e con tanta compassione quello altissimo Sacrificio (el quale per la sua efficacia l'anime de li morti desiderano sopra omni altro bene che per loro se possa fare), che pareva che egli tucto se extrugesse per pietà et carità fraterna. Per la qual cosa in quella Messa levando el Corpo de Christo et offerendo ad Dio padre el Sacrificio pregandolo per amore del suo benedecto Figliolo Yhesu Christo, che per ricomperare l'anime perdute volse morire in Croce, gli devesse piacere de liberare da le pene del Purgatorio l'anime de li morti da lui create e recomperate; incontinente egli vide quasi infinite anime uscire del Purgatorio, ad modo de faville de fuoco innumerabili che uscivano de una fornace accesa, et videle salire in cielo per li meriti de la Passione de Yhesu Christo, el quale omni dì è offerto per li vivi et per li morti in quella Hostia sacratissima.


Ad laude de Yhesu Christo. Amen.



LI

COMO FRATE IOHANNI HEBE UNA VISIONE DE FRATE IACOBO DE FALLERONE


Al tempo che frate Iacobo da Fallerone, homo de grande sanctitò, el quale stava grandemente infermonel luoco de Magliano ne la Custodia de Fermo, odendo de la sua infirmità frate Iohanni supradecto, el quale demorava alhora nel luoco de la Massa, et perchè lo amava como suo caro patre, se puse in oratione per lui, pregando Dio devotamente che al decto frate Iacobo rendesse sanità del corpo, si fosse sua salute.


Et stando in questa devota oratione, fo rapto in exstasi et vide ne l'aere uno grande exercito de Angeli sancti stare sopra la cella sua, la quale era ne la selva, con tanto splendore, che tucta la contrada de intorno ne era alluminata. Et fra questi Angeli vide frate Iacobo, per cui egli pregava, stare in vestimenti candidi tutto resplendente, vìdivi anchora fra loro sancto Francesco adornato de le sacre Stigmate de Yhesu Christo con multa gloria. Vìvidi anche et ricognobevi frate Lucido sancto, et frate Matteo Antiquo da Monterubbiano et altri frati, li quali non haveva mai veduti nè cognosciuti in questa vita. Et riguardando così frate Iohanni quella beata schiera de Sancti con grande dilecto, gli fo revelato de certo la salvatione de frate Iacobo, et che de quella infirmità deveva morire; ma non così presto, et depo la morte, deveva andare ad Paradiso. De la quale revelatione frate Iohanni haveva tanta alegreza per la salute de l'anima sua, che de la morte corporale poco se doleva, ma con grande dolceza lo chiamava fra sè medesimo dicendo: "Frate Iacobo, mio dolce padre; frate Iacobo, mio dolce fratello; frate Iacobo , fidelissimo servo et amico de Dio; frate Iacobo, conpagno de li Angeli et consorte di li Beati". E così in questa certezza che ne haveva per divina rivelatione ritornò in sè, et subito se

partì del luoco et andò ad Magliano ad visitare frate Iacobo.


Et trovandolo sì aggravato che appena poteva parlare, sì gli annuntiò la morte del corpo et la salute de l'anima et la gloria, secondo la certeza che ne haveva havuta per quella revelatione; di che frate Iacobo tucto realegrato ne l'animo et ne la faccia, lo recevette con grande letitia, regratiandolo de le buone novelle che gli portava e reconmendandose ad lui devotamente. Alhora frate Iohanni lo pregò caramente che depo la morte sua devesse tornare ad lui et parlargli de lo stato suo; et frate Iacobo gli promise, si piacesse ad Dio de permetterlo. Et decte queste parole, appressandose el hora del suo passamento, frate Iacobo comenzò ad dire quello verso del salmo devotamente: IN PACE IN IDIPSUM DORMIAM ET REQUIESCAM (SALMO IV, 9). Et decto questo verso, con lieta faccia passò de questa vita.


Et puoi che fo seppellito, frate Iohanni se retornò al luoco de la Massa et aspectava la promessa de frate Iacobo, che tornasse ad lui in quel dì che haveva promesso. Ma el decto dì gli apparve Yhesu Christo con grande conpagnia de Angeli et de Sancti, fra quali non era frate Iacobo; onde frate Iohanni, maravigliandose molto, recomandòlo devotamente ad Christo. Puoi el dì seguente, orando frate Iohanni ne la selva, gli apparve frate Iacobo accompagnato da li Angeli, tutto glorioso et lieto, et frate Iohanni gli dixe: "O patre, perchè non sii tornato ad me quel dì che promettesti?". Et frate Iacobo respuse: "Però che io haveva bisogno de una purgazione; ma in quella hora che Yhesu Christo te apparì et me gli reconmendasti, fusti exaudito et liberòmi da omni pena. Et alhora io apparì ad frate Iacobo, laico sancto, da la Massa, che serviva ad Messa et vide la Hostia consacrata convertita et mutata in forma de uno bellissimo fanciullo vivo, quando se levò el Signore, et dixeli: "Hogi con quello fanciullo me ne vo ad vita eterna, al quale reame niuno poteva andare senza lui". Et decte queste parole, frate Iacobo exparì et andòsene in cielo con tucta quella sancta conpagnia de Angeli; et frate Iohanni remase tucto consolato.


Morì el decto frate Iacobo la vigilia de sancto Iacobo Apostolo del mese di luglio (24 luglio ) nel supradicto luoco de Magliano; nel quale per i suoi meriti la divina bontà adoperò molti miracoli depo la sua morte.


Ad laude Christo. Amen.



LII

COMO FRATE IOHANNI VIDE TUCTE LE COSE CREATE


El sopradecto frate Iohanni, però che perfectamente haveva abnegatoomni dilecto et consolatione mundana, et in Dio haveva posta tucta la sua speranza, la divina bontà li donava maravigliose consolationi et revelationi, specialmente nelle sollennità de Christo; onde una volta appressandose la Natività de Yhesu Christo, ne la quale egli aspectava consolatione de la dolce humanità de Yhesu Christo benedecto, lo Spirito Sancto gli mise sì excessivo amore ne l'anima sua de la carità de Christo, per la quale se era humiliato ad prendere la nostra humanità, che veramente gli pareva che l'anima gli fosse tracta dal corpo et che ardesse como una fornace. El quale ardore non potendo sofferire, tucto se angosciava et struggevasi et gridava ad alta voce, però che per lo impeto de lo Spirito Sancto et per lo troppo fervore de l'amore non se poteva contenere dal gridare.


Et in quella hora che quello exmesurato fervore gli veniva, haveva certa speranza de la sua salute, intanto che, si alhora fusse morto, non credeva passare per lo Purgatorio. Et questo amore gli durò ben sei mesi, benchè quello excessivo fervore non avesse così continuo, ma venevali certe hore del dì.


Et in questo tempo et poi recevecte molte consolationi et visioni maravigliose da Dio; et più volte fo rapto, sì come vide quel frate che da prima scripse queste cose.

Fra le quali, una volta fo sì elevato in Dio et rapto, che vide in lui Creatore tucte le cose create celestiali et terrene, et tucte le loro perfectioni et gradi et ordini distincti. Et alhora conobe chiaramente como omni cosa creata representava el suo Creatore, et como Dio è di sopra, dentro, et de fuore, et da lato ad tutte le cose create. Appresso conobe uno Dio in Tre Persone, et la infinita carità la quale fece incarnare el Figliolo de Dio per la obedienza del Padre. Et finalmente conobe che non c'era niuna altra via per andare ad vita eterna, si non per Yhesu Christo benedecto, el quale è via, verità et vita (GIOVANNI; XIV, 6) de l'anime.


Ad laude de Christo. Amen.



LIII

MIRABILE COSA CHE ADVENNE AD FRATE JOHANNI DICENDO LA MESSA


Ancora el decto frate Iohanni dicendo la Messa nel sopradecto luoco de Magliano, secondo che recitarono li frati che furono presenti, advenne una volta, la prima notte depo la ottava de sancto Lorenzo, infra la ottava de l'Assumptione de la Donna, havendo decto Matutino in chiesa con gli altri frati, et sopravenendo in lui la illuminatione de la sancta contemplatione, se ne andò ne l'orto ad contemplare la passione de Christo, et despùsese cum tucta la sua devotione ad celebrare la Messa, la quale gli toccava la matina ad cantare. Et stando in contemplatione de le parole sacramentali cioè: HOC EST ENIM CORPUS MEUM, et considerando la infinita carità de Christo, per la quale ce volse non solamente recomperare col suo pretioso sangue, ma etiandio lassarce per cibo de le nostre anime el suo dignissimo Corpo et Sangue; comenzòli ad crescere in tanto fervore et in tanta suavità lo amore del dolce Yhesu Christo, che l'anima sua non poteva più sostenere tanta dolceza, ma gridava forte, et como ebrio de spirito fra sè medesimo non restava de dire: HOC EST CORPUS MEUM; però che dicendo queste parole, gli pareva vedere Christo benedecto con la Vergine Maria et con moltitudine d'Angeli. Et in questo era illuminato da lo Spirito Sancto de tutti profundi et alti misteri de quello altissimo Sacramento.


Et venuta l'aurora egli entrò in chiesa con quello fervore et con quelle parole non credendo essere odito da persona; ma in coro stava uno frate in oratione, el quale vedeva et odiva tucto. Et non potendo in quello fervore contenerse per la abundantia de la divina gratia, gridava ad alta voce; et tanto stecte in questo modo, che fo hora de dire la Messa; onde, essendo parato, andò a l'altare.


Et comenzando la Messa, quanto più seguiva oltra, tanto più gli cresceva el amore divino et quello ardore de la caritade, col quale egli era dato ad uno sentimento de Dio ineffabile, el quale egli medesimo non sapeva et non poteva exprimere con la lingua. Di che temendo egli che quello fervore et sentimento de Dio non durasse tanto che egli non potesse fornire la Messa, fo in grande dubio et non sapeva qual parte prendersi, o de procedere oltra ne la Messa o de aspectare. Ma perchè altre volte gli era advenuto simile cosa, el Signore haveva sì temperato quello fervore, che non gli era convenuto lassare la Messa. Or confidandosi de poter far così questa volta, con gran timore se mise ad procedere oltra ne la Messa.


Et pervenendo infine al prefatio de la Donna, gli comenzò si ad crescere la divina illuminatione et suavità de l'amore divino, che venendo ad la parola che dice “Qui pridie” appena poteva sostenere tanta suavità et dolceza.


Finalmente iognendo a l'acto de la consecratione et dicendo sopra l'ostia le parole debite, cioè: HOC EST, dixe, et non poteva procedere più oltra, ma pur queste replicava. La cascione perchè egli non poteva procedere più oltra, si era che sentiva et vedeva la presentia de Christo cum multitudine de Angeli, la cui maiestà egli non poteva sofferire; et vedeva che Christo non intrava ne l'hostia, o vero che l'ostia non se transubstantiava nel Corpo de Christo, si egli non proferiva l'altra metà de le parole, cioè; CORPUS MEUM. Di que stando in questa ansietà et non procedendo più oltra, el guardiano et gli altri frati et molti secolari che erano in chiesa per odire la Messa, se appressarono a l'altare et stavano tucti expaventati ad vedere et considerare l'acti de frate Iohanni; et multi de loro piangevano per devotione.


A la fine, depo lungo spatio, frate Iohanni proferì: CORPUS MEUM, ad altra voce; et subito la forma del pane exparì, et ne l'hostia apparì Yhesu Christo benedetto incarnato et glorificato, et demostròli la humilità et la carità la quale omni dì lo fa venire ne le mani del sacerdote, quando consacra l'ostia. Per la qual cosa egli fo anchora più elevato in dolcezza de contemplazione. Onde levato che hebe l'ostia e calice consacrato, egli fo rapto fuore de sè medesimo; et essendo l'anima suspesa da li sentimenti corporali, el corpo suo cadè indietro, et si non che fo sostenuto dal guardiano, che gli stava derieto, che temeva de ciò, egli sirìa caduto supino in terra. Accorendovi li frati et li secolari li quali erano in chiesa, homini et donne, si lo portarono in sacristia como morto, però chè l'corpo suo era raffredato como corpo de homo morto, et de dita de le mano erano attrappate sì forte, che non se potevano ponto distendere nè muovere. Et in questo modo stette così rapto infino ad terza. Et però che io fui presente ad questo, desiderava de sapere quello che Dio haveva operato inverso de lui, onde egli, però che se fidava molto de me, me narrò tucto el facto per ordine. Et fra l'altre cose me dixe che consecrando egli el Corpo de Christo, e l'Sangue el quale era in su l'altare, et inanzi, el cuore suo era liquido como cera stemperata, et la carne sua gli pareva che fosse senza ossa, per tal modo che quasi non poteva levar le braccia nè le mani per fare el segno de la croce sopra al calice. Anco me dixe che inanzi che se facesse prete, gli era stato rivelato che deveva venire meno ne la Messa; ma, però che haveva decte molte. Messe et questo non gli era advenuto, pensava che la rivelatione non fosse stata da Dio. Et nientedemeno el dì denanti l'Assumptione de la Donna, nel quale el sopradecto caso gli advenne, ancho gli era stato da Dio revelato che quel caso gli deveva advenire circa la festa de l'Assumptione, ma poi non se ne ricordava de la revelatione.


Ad laude de Christo. Amen

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